mercoledì 16 dicembre 2020
SENSO E DIREZIONE DEL SAPERE INIZIATICO.
Ad oggi, quando si parla di determinate forme di conoscenza “tradizionali”, dalla
valenza prettamente iniziatica, si commette l’errore di considerare tale corpus di
conoscenze, alla stregua di un vero e proprio unicum, le cui varie espressioni
altri non sarebbero che le temporanee emanazioni di un’unica, aprioristica,
realtà. Il concetto in sé, non sarebbe errato in toto, se non portasse all’idea di
una “Tradizione” immutabile e statica, in diretta ed antagonistica competizione
con il secolare scorrere delle umane vicende.
Il sapere iniziatico, invece, a queste ultime è strettamente interrelato,
manifestandosi in modalità ed espressioni conformi allo scenario storico nel
quale si presenta. Scendendo nel particolare, possiamo riscontrare la presenza
di una prima e significativa faglia, in quel periodo storico a cavallo tra l’ VIII ed il
I secolo A.C., dallo Jaspers definito quale “Età Assiale dell’Umanità” e che assiste
al passaggio da una fase del sapere caratterizzata da una spersonalizzata
narrazione mitopoietica ad una invece imperniata sulla mediazione di una
persona, che si fa carico di rappresentare il tramite in terra , tra l’Assoluto ed il
genere umano (Buddha, Zoroastro,i Profeti israeliti, etc.) o tra una superiore
forma di conoscenza e quello stesso genere umano (come nel caso della filosofia
greca dei pre socratici e di Parmenide o del Tao di Lu Tzu in Cina).
In ambedue le fattispecie le forme di conoscenza via via palesate o “rivelate”,
sempre più andranno a rivolgersi a quella sfera interiore dell’individuo, che
andrà, via via, prendendo il posto di quella civica che, dell’uomo antico,
costituiva il naturale supporto di integrazione ed indirizzo ad una armoniosa
crescita individuale. Un processo, questo, di non immediato effetto, il cui
svolgimento avverrà in tempi asimmetrici e che impiegherà almeno un millennio
per arrivare a compimento, con le dovute eccezioni, come nel caso dello
Zoroastrismo che, dell’Impero Persiano costituirà l’impalcatura ideologico-
religiosa sin dal tempo della dinastia Achemenide ed in nome della quale, sotto il
regno dei Sassanidi, non si esiterà a mettere a morte Mani, il propalatore di una
intransigente forma di Gnosticismo.
Laddove, invece, la rima di frattura ontologica di cui stiamo parlando, si farà
maggiormente sentire, sarà proprio in Grecia, che darà i propri natali a quella
forma di conoscenza universale e sintetizzante rappresentata dalla filosofia. Se
andiamo a vedere, tutte le espressioni sapienziali dell’Età Pre-Assiale, sia nella
loro forma di pura narrazione mitologica, pertanto aperta ad un uditorio più
ampio possibile,( come nel caso dei poemi omerici ed esiodei...) che in quella più
squisitamente iniziatica, (come nel caso di Orfismo, Misteri Eleusini e
Dionisismo), sono il frutto di un continuo affastellarsi ed avvicendarsi di autori e
di versioni, riguardanti anche lo stesso motivo, andando in tal modo, a conferire
una valenza impersonale al tutto.
A voler parafrasare il grande filosofo Heidegger, l’umanità è andata via via
perdendo nel corso dei secoli e dei millenni, quel contatto con l’Essere, che ne
caratterizzava in toto la vita sin dai più remoti primordi. A ben vedere, l’uomo
nelle sue varie espressioni di civiltà, viveva in forte connubio con la natura e con
le stesse forze del sovrannaturale, in una dimensione di ciclica atemporalità, ben
rappresentata dalla dimensione mitica, della quale gli aedi erano i principali
cantori...l’uomo viveva a stretto contatto con quella dimensione del divino con la
quale colloquiava, interagiva, ricevendo presagi e segni tangibili della sua
presenza. (basterebbe, atl proposito, vedere gli ex voto per guarigione
conservati in un qualsivoglia museo etrusco-romano o ellenico...).
Perdere il contatto con l’Essere è stato, anche e prima di tutto, perdere la
capacità di percepire il senso, l’essenza della realtà. Ragion per cui, sempre più,
andrà facendosi necessaria la presenza di qualscuno in grado di interpretare e
disceverare agli altri, tale senso. Si passa, pertanto, dalla dimensione di un
sapere puramente intuitivo ed impersonale, a quella di uno puramente razionale
ed individuale, sempre filtrato e mediato dalla presenza di un Profeta, Filosofo o
Sapiente che sia. Ora, dobbiamo interrogarci su quale possa essere l’esatta
valenza e la più specifica funzione di una forma di sapere, quale quello iniziatico
o misterico, che dir si voglia.
Sin dai suoi più remoti esordi, le forme di sapere iniziatico, nascono quale
correlato metodologico a narrazioni di tipo filosofico o religioso, non
approcciabili a chiunque e che, pertanto, necessitano di un vero e proprio
percorso volto a preparare l’iniziando, a ricevere tale sapere. Questo, attraverso
norme, prescrizioni e prove volte a modificare l’ io dell’iniziando che, in tal
modo, accederà a tale forma di sapere, avendo modificato il proprio assetto
interiore.
Tutte queste dottrine, partono, per lo più, da una base salvifica, avente come
assunto base la rinascita dell’uomo e della sua anima, spesso in consonanza con i
ritmi della natura ( come nel caso dei Misteri Eleusini e della vicenda di Demetra
e Persefone, sic!), arrivando a preconizzare l’immortalità dell’animo umano
(come nel caso dell’Orfismo, sic!) e finiscono con il portare alla coincidenza
dell’anima umana con la sostanza divina, della quale questa diverrebbe parte
integrante, con la ulteriore prospettiva, di divinizzare s’è stessa, cioè di fare
dell’iniziato un dio o semi-dio che dir si voglia. Il mito della divinizzazione di
taluni eroi della classicità, come nel caso di Eracle, Perseo e Pelope o dello stesso
Asclepio, costituiscono alcuni tra gli innumerevoli esempi riscontrabili in tutti gli
ambiti mitologici, che possono venirci in mente e che costituiscono il leit motiv
che anima le coordinate di molte scuole di pensiero iniziatiche, che finiscono
così con il presentare una costitutiva e difficilmente districabile, ambivalenza.
Una su tutte, quella del Mitraismo che, rispetto alle precedenti misteriosofie
religiose come l’Orfismo, i Misteri Eleusini ed il Dionisismo (frutto di un
atemporale ed impersonale sapere spontaneo, a cui si aggiungeva di tanto in
tanto, qualche posteriore rielaborazione poetica), anche se si presentava quale
frutto di quell’intersecazione e di quella sintesi di saperi, tipici dell’Ellenismo,
nell’interpretazione data dallo scrittore tradizionalista Julius Evola del Papiro
Magico di Parigi (unico testo rituale ad oggi disponibile, su questa
misteriosofia...), costituiva una vera e propria forma di teurgia, animata dallo
scopo ultimo di fare del miste una divinità, non senza aver però superato tutti gli
stadi iniziatici “coscientia plena”, in piena immedesimazione e consapevolezza
del proprio percorso.
Passando a quell’arco di tempo che va dall’Evo Medio alla Modernità, quei motivi
che, delle antiche misteriosofie, costituivano l’asse portante, riemergono, anche
se con diverse sfumature, nelle elaborazioni dei vari maestri del pensiero del
momento. Qui, a far da battistrada, sarà quell’insieme di dottrine e conoscenze
che noi, ad oggi, definiamo Ermetismo. Dai suoi natali ellenistici, frutto della
sintesi tra la figura del dio egizio Toth e la figura del greco Ermete/Mercurio,
quella di Ermete Trismegisto, è divenuta la figura simbolo del percorso e delle
mutazioni di un sapere iniziatico, attraverso i secoli. Qui, l’iniziale intuizione
“mercuriale” dell’identificazione dell’iniziato con la dimensione divina, il classico
“io sono quello”, va facendosi, attraverso i secoli, tentazione a manipolare
attivamente la realtà circostante, ai fini di una divinizzazione dell’individuo “si et
si”.
Se il pensiero medioevale, attraverso un Roscellino o un Guglielmo da Occam,
vanno facendosi fautori di un pensiero nominalista e superomista ante litteram,
personaggi come Ildegarda da Bingen, Ruggero Bacone e Meister Eckhart,
attraverso l’Ermetismo spingeranno questa riflessione verso la dimensione del
sovrannaturale. L’Evo Medio, però, era stato per lo più caratterizzato, da una
parte, dalla predominanza dello Gnosticismo attraverso le sue varie espressioni
Catare, Bogomile e Pauliciane e quindi da un suo profondo ed ascetico disprezzo
della materialità, dall’altra dalla presenza dell’aristotelismo della Scolastico, la
qual cosa aveva collocato il sapere in una rigida gabbia dottrinaria, conferendo
alla Ecclesia cattolica una ulteriore giustificazione ideologica, ad un potere
universale che non ammetteva rivali.
Con l’avvento della Rinascenza e la riscoperta del Platonismo e del
Neoplatonismo, portati in Firenze dagli scritti dei vari Michele Psello, Gemisto
Pletone e dai contatti del Cardinal Bessarione con Cosimo dè Medici, l’Italia e
l’Europa vivranno una lunga ed intensa stagione di riscoperta delle
misteriosofie. Nel nostro paese, in particolare, stante la ingombrante presenza
della Chiesa, tali saperi si esprimeranno specialmente attraverso il linguaggio
della allegoria artistica, con i vari Marsilio Ficino, Botticelli, ma anche con i
Fedeli d’Amore di Dante Alighieri, di Petrarca e di Brunetto Latini, non senza
però, il fondamentale contributo teoretico di autori come Marsilio Ficino, Pico
della Mirandola, Giordano Bruno o Tommaso Campanella, solo per citarne
alcuni.
Ma ciò che, maggiormente, caratterizzerà le varie forme di pensiero iniziatico
agli albori dell’Età Moderna, sarà l’intrinseca ed eclettica polivalenza di tutti i
suoi insigni protagonisti. L’Abate Tritemio, Paracelso e financo il mago inglese
John Dee, al pari di una schiera di numerosi altri, oltre al proprio ruolo di
pensatori e maghi (dalla radice dell’iranico antico mag-), ricoprirono quello di
alchimisti, medici e scienziati ante litteram...Coraggiosi e convinti della giustizia
delle proprie opinioni, arrivarono a scontrarsi in modo virulento con i
protagonisti della nascente scienza empirica, come nel caso del burrascoso
dissidio epistolare tra l’alchimista ed ermetista inglese Robert Fludd ed il grande
astronomo Keplero.
Se le coordinate di pensiero che caratterizzavano le varie misteriosofie nel corso
dei secoli, potevano sembrare omologhe a quelle dell’antichità classica e pre
classica, vi era però una differenza sostanziale che ne marcava in modo netto e
deciso la sostanza. Le misteriosofie del mondo antico, erano tutte strettamente
interrelate ad un sistema religioso, di cui costituivano l’appendice iniziatica,
investita di una sua propria dignità ed ufficialità, (un po’ come ad oggi accade in
India, Tibet, nel contesto indo-buddista in genere e laddove ci trovi in presenza
di forme di religiosità “tradizionale”, sic!).
La fine del mondo classico e l’avvento dell’intransigenza cristiana, caratterizzata
da una rigida e letteralistica lettura del testo evangelico, segnerà la fine di
qualsiasi altra modalità di pensiero dalla caratterizzazione esoterica o iniziatica,
che dir si voglia. Pertanto il pensiero esoterico occidentale, dalle forme di
Gnosticismo medioevale sino all’Ermetismo rinascimentale ed oltre, sarà
connotato da un carattere di vera e propria “eresia”, ovverosia di pensiero non
conforme.
In quanto tale, questo pensiero si presenterà sempre più slegato a qualunque
forma di ortodossia dottrinale ed in alcuni casi, sarà pertanto libero di deviare
verso forme di esasperato individualismo e/o materialismo ateo, come nel caso
di certa Massoneria francese di età illuminista, marcata da una forma di
esasperato razionalismo ateo. La crisi del razionalismo positivista, nel 19° secolo
farà da detonatore per il riemergere di un pensiero iniziatico, al quale, nella
maggior parte dei casi, si cercherà di dare anche una spiegazione scientifica,
sull’onda dello spirito dell’epoca che, oltre all’evoluzionismo, guarderà con
interesse alle scienze vitaliste ed ai contributi di personaggi come Mesmer,
proprio in relazione allo studio dei fluidi energetici.
Personaggi come Eliphas Levi, Rudolf Steiner, ma anche lo stesso Giuliano
Kremmerz ed altri ancora, nei loro scritti cercheranno di dare spiegazioni di
carattere scientifico alle loro enunciazioni. Anche se, nel più dei casi, costoro in
qualche modo, ricalcheranno forme di sapere che avevano attraversato i secoli, il
loro tentativo sarà quello di creare una nuova metafisica, sicuramente adattata
alle istanze della Modernità. E questo spiega certamente le personalistiche
interpretazioni dell’Induismo di Madame Blavatskij o il particolare
cristocentrismo degli antroposofi, correlato ad un’altrettanto particolare visione
cosmologica”, così come enunciata da Rudolf Steiner, o il particolare approccio
alla meditazione dell’antroposofo Massimo Scaligero, al pari delle stesse
interpretazioni che il Kremmerz ci dà delle scienze ermetiche.
Ma, ad oggi, di fronte alle sfide di un globalismo di stampo materialista ed
economicista, quale utilità, quale scopo potrebbe avere per il genere umano, un
pensiero di tipo “iniziatico”? Al pari di quello filosofico, di cui costituisce un
naturale correlato applicativo, il pensiero magico e/ o esoterico che dir si voglia,
si prefigge la conoscenza della natura più intima della realtà, al fine di favorire
una crescita spirituale nell’individuo, anche attraverso la manipolazione di detta
realtà ( come nel caso della pratica magica/da –mag-iranico- forza individuale o
stato di potenza individuale, sic!).
Ora, senza voler fare torti a nessuno, andando a demonizzare la scienza
moderna, di impronta cartesiana, in favore di un sapere magico (cosa oltretutto
impossibile a realizzarsi oggidì...), sarebbe invece il caso di addivenire ad una
concreta modalità di interazione tra i due piani del sapere, andando a riprendere
quel dialogo interrotto nel 17° secolo, dall’arroganza e dalla presunzione dei
primi pensatori razionalisti.
I nuovi orizzonti spalancati dalla fisica quantistica a partire da Werner
Heisembberg e Wolfgang Pauli, ma anche dall’epistemologia di un Karl Popper,
supportati dalle più recenti teorie sulla “complessità”, ben ci fanno sperare. Un
realtà, non più intesa come unilineare griglia razionale, ma come insieme di
causalità, interpretabili da diversi punti di vista. E lo sforzo di “iniziarsi” ad una
forma di sapere “altro”, potrebbe sicuramente costituire la molla ad una migliore
comprensione della realtà da parte dell’uomo, e perché no, condurre ad un
deciso e generale miglioramento della sua qualità di vita. Con buona pace degli
ideali di plastica dei Globalisti di vario ordine e tipo.
UMBERTO BIANCHI