sabato 31 gennaio 2015

della Democrazia dir si voglia Laocrazia .... il prodotto non cambia

“Quando la città retta a democrazia si ubriaca, con l’aiuto di cattivi
coppieri, di libertà confondendola con la licenza, salvo a darne poi
colpa ai capi accusandoli di essere loro i responsabili degli abusi e
costringendoli a comprarsi l’impunità con dosi sempre più massicce d’indulgenza verso ogni sorta d’illegalità e di soperchieria; quando questa città si copre di fango accettando di farsi serva di uomini di fango per poter continuare a vivere e ad ingrassare nel fango; quando il cittadino accetta che, di dovunque venga, chiunque gli capiti in casa possa acquistarvi gli stessi diritti di chi l’ha costruita e c’è nato; quando i capi tollerano tutto questo per guadagnare voti e consensi in nome di una libertà che divora e corrompe ogni regola ed ordine, c’è da meravigliarsi che l’arbitrio si estenda a tutto, e che dappertutto nasca l’anarchia e penetri nelle dimore private e perfino nelle stalle?



> In un ambiente siffatto, in cui tutto si mescola e confonde; in cui la demagogia dell’uguaglianza rende impraticabile qualsiasi selezione, ed anzi costringe tutti a misurare il passo sulle gambe di chi le ha più corte; in cui l’unico rimedio contro il favoritismo consiste nella reciprocità e moltiplicazione dei lavori; in un ambiente siffatto, dico, pensi tu che il cittadino accorrerebbe in armi a difendere la libertà, quella libertà, dal pericolo dell’autoritarismo?






> Ecco, secondo me, come nascono e donde nascono le tirannidi. Esse hanno due madri. Una è l’oligarchia quando degenera, per le sue lotte interne, in satrapia. L’altra è la democrazia quando, per sete di libertà e per l’inettitudine dei suoi capi, precipita nella corruzione e nella paralisi. Allora la gente si separa da coloro cui fa colpa di averla condotta a tanto disastro e si prepara a rinnegarla prima coi sarcasmi, poi con la violenza, che della tirannide è pronuba e levatrice.


> Così muore la democrazia: per abuso di se stessa. E prima che nel sangue, nel ridicolo.»

- Platone. La Repubblica, Cap. VIII -

Germania: nasce PEGADA, più di mille persone hanno manifestato contro l'americanizzazione dell'Europa e le guerre della NATO


Oltre mille persone sono scese sabato in piazza nella città di Erfurt sotto la sigla di Pegada, acronimo di "Patrioti Europei contro l'americanizzazione dell'Occidente". Ad organizzare questa manifestazione sono stati dei simpatizzanti locali di Pegida, che hanno deciso però di estendere il proprio campo d'azione e di denuncia, dando dunque vita ad un movimento cugino dei Patrioti contro l'islamizzazione, adottando un programma più mirato, che indica chiaramente quali siano i nemici da combattere. Non genericamente una confessione o un'etnia, ma determinati trattati e accordi internazionali che, a loro dire, rendono l'Europa succube dell'egemonia politica ed economica statunitense.

La critica portata in piazza non è rivolta al popolo americano, verso il quale viene espressa solidarietà. Pegada dice invece di volersi difendere dai politici tanto americani quanto tedeschi che permettono l'esportazione delle guerre atlantiste e l'occupazione della Germania da parte di una cultura politica non autoctona come quella yankee. Contro ogni forma di dominazione politica, economica, militare e sociale. Contro il sotterramento o l'annullamento delle tradizioni europee attraverso l'imposizione di riti, feste e celebrazioni americane. Contro il Trattato transatlantico (Ttip)il Trade in service agreement (Tisa) e ilComprehensive economic and trade agreement (Ceta).

Contro lo sfruttamento dei paesi del terzo mondo e le guerre americane ad esso funzionali che sono la principale causa dell'immigrazione massiccia verso l'Europa. A favore dell'uscita della Germania dalla Nato. A favore della sovranità politica ed energetica dei paesi europei. A favore della democrazia diretta e del regionalismo. A favore dell'abolizione delle sanzioni alla Russia.


Un movimento composto da tedeschi, ma che non si rivolge solo a tedeschi, bensì a tutti i popoli che abbiano a cuore le tematiche portate alla luce. Durante la manifestazione di Erfurt, infatti, non sono state sventolate solo le bandiere nazionali nero-rosso-oro (seppure fossero comprensibilmente in maggioranza) ma anche bandiere di tanti altri popoli, da quella francese a quella italiana a quella russa fino a quella palestinese (un vero tabù in Germania dato il fortissimo senso di colpa verso Israele ancora presente nella sensibilità collettiva). "Oggi a Erfurt è nato qualcosa di incredibilmente grande ed esteso" si legge in un comunicato degli organizzatori, come per rimarcare la volontà che la lotta contro l'americanizzazione dell'Europa debba varcare i confini nazionali tedeschi per estendersi anche altrove.


Gli oltre mille manifestanti di Pegada sono stati accompagnati da una contromanifestazione di protesta antifascista battezzata "Tutti i patrioti sono degli idioti", a cui hanno aderito circa seicento persone che, in più riprese, hanno tentato di impedire fisicamente ai manifestanti di proseguire nel loro percorso. Come riportato da der Spiegel, momenti di tensione e di violenza non sono mancati sul fronte antifascista, senza che però venissero creati gravi danni. Paradossalmente i contromanifestanti - per lo più partiti di sinistra, sindacati e gruppi antifascisti organizzati - sono scesi in piazza armati di bandiere a stelle e strisce. 

Emblematico è il fatto che la sinistra tedesca postcomunista ed erede della Ddr decida di combattere il patriottismo schierandosi dalla parte dell'ex grande nemico americano. Anche se in realtà non tutta la sinistra istituzionale ha deciso di schierarsi preventivamente contro i patrioti: gli appartenenti di Pegida si erano infatti riuniti venerdì sera a Dresda per un'assemblea pubblica, alla quale si è presentato a sorpresa il numero uno del Sps e vice- cancelliere Sigmar Gabriel. "Ritengo sia necessario parlare e confrontarsi con queste persone", ha detto sottolineando che si tratta di una sua iniziativa privata. Ma la sensazione generale è che se un politico di sinistra dialoga con dei patrioti e la sinistra antifascista sventola bandiere americane, lo schema bipolare che divide la Germania (e l'Europa) in destra contro sinistra stia progressivamente diventando storia.




"ALTERNATIVE AL DISERBO CHIMICO"

Due video Importantissimi da vedere del convegno  "ALTERNATIVE AL DISERBO CHIMICO"

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intervento di Renata Alleva, Medico che studia le mele della Val di non, sugli effetti nocivi dei pesticidi per la salute
https://www.youtube.com/watch?v=LwLWTSJkVrw




Prof. Fabio Taffetani, Università di Ancona sui danni verso l'ambiente dei diserbanti e dell'agricoltura industriale chimica



Storia delle origini sociali del Fascismo ( e previsioni sulla Presidenz...

venerdì 30 gennaio 2015

CONSIGLIO A GRILLINI, EX GRILLINI E BASE GRILLINA E NON DITE CHE NON VE LO AVEVAMO DETTO


Contaminazioni illegittime di OGM nelle Sementi, per interpretazioni non corrette dei risultati delle analisi da parte dell'ENSE-CRA.
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Ai Ministeri Competenti: Agricoltura, Sanità, Ambiente, Giustizia
Agli organi di Polizia e Giustizia                                     
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Allarme sementi contaminate da OGM !

Contaminazioni illegittime di OGM nelle Sementi possono inquinare irreversibilmente la nostra agricoltura, a causa di interpretazioni non corrette dei risultati delle analisi per la verifica dell'assenza, da parte dell'ENSE-CRA, ente di controllo nazionale
di Giuseppe Altieri
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Le sementi OGM in Italia sono vietate e il Decreto Ministeriale del 2003 in materia, del 2003, stabilisce la tolleranza zero, nel momento in cui chiede ai laboratori competenti di verificare l'assenza di ogm nelle sementi.
 
E' necessario pertanto verificare il sistema di controllo dell'ENSE - CRA di Milano, da parte degli organi di controllo competenti, dal momento che in un'intervista recente pubblicata sulla rivista "Valori" (www.valori.it), la responsabile delle analisi, Dr.ssa Zecchinelli, dichiara di lasciar passare come regolari lotti di sementi contaminati da ogm. 
Laddove i valori di bassa presenza, ad es. di 1 seme su 3.000 semi (che rappresenta il campione di semi che si preleva dai lotti per le analisi), corrispondente allo 0,033%, vengono approssimati ...a zero ! 
Ciò è ovviamente illegittimo... oltre che incredibile !!

Tale comportamento ha provocato sicuramente contaminazioni delle coltivazioni di Mais, Soia, Colza ed altre colture a rischio di inquinamenti da OGM nelle sementi, dal momento che ogni pianta transgenica produce milioni di granelli di polline che si diffondono alle coltivazioni circostanti. 
Ad esempio, nelle coltivazioni di Mais, laddove si seminano 75.000 piante per/ha, considerando la contaminazione minima di presenza rilevabile di 1 seme sul campione di 3.000 semi, avremmo circa 25 piante transgeniche presenti per ogni ha di coltivazione, con centinaia di milioni di granelli di polline diffusi nell'ambiente con conseguente raccolti contaminati. Anche nella Soia, coltivazione con investimenti di semi per ha molto maggiori del mais, seppur la pianta è prevalentemente autogama, sussistono percentuali sensibili di impollinazione incrociata e, in ogni caso, i semi OGM presenti tra quelli non OGM si moltiplicano inquinando i raccolti e l'ambiente. Lo stesso ovviamente avviene per la Colza, pianta che diffonde molto polline, come per tutte le altre specie vegetali delle quali esistano varietà transgeniche.

Il "modus facendi" dell'ENSE - CRA è semplicemente irresponsabile, dal momento che la legge chiede all'ente di controllo del Ministero Agricoltura di "verificare l'assenza di OGM nelle sementi", ovvero il risultato deve essere pari a zero, pena il sequestro.

Si chiede pertanto, alle autorità competenti, di intervenire immediatamente sul sistema di controllo delle sementi in quanto il  Decreto Ministeriale in materia prevede che ..."il valore eventualmente rilevato"..., ovvero una presenza di OGM e non certo un'assenza, "deve essere espresso in percentuale ed approssimato alla prima cifra decimale"... e non di certo fatto sparire, considerandolo zero (vd. GU n. 281 - Serie generale - pagg.38-40. Nell'ultimo capoverso si legge: "Il risultato dell'analisi viene espressoper approssimazione, allaprima cifra decimale").
Come si può arrotondare una presenza rilevata... allo zero ? !!! 
Nascondendo le contaminazioni da OGM nelle sementi che devono risultare pure ?

Secondo la normativa vigente (Decreto MIPAAF del 27 novembre 2003 - All.to"PROCEDURA PER L'ESECUZIONE DELLE ANALISI"), le analisi vanno condotte su campioni di tremila semi (estraendone il DNA), utilizzando una metodica sensibilissima, la "PCR Real Time", che è in grado di determinare presenze di OGM a livelli bassissimi, essendo il limite di rilevabilità qualitativo (ovvero di presenza/assenza) o di "tipizzazione" (identificazione) o "determinazione" (LOD, Limit of Detection) anche di molto inferiore al valore corrispondente a un seme OGM su tremila, che rappresenta la presenza minima rilevabile in un campione di 3.000 semi. E più precisamente, il rapporto tra il peso del Dna di un seme transgenico e il peso del Dna totale estratto dal campione di 3.000 semi, valore che, pur considerando la variabilità di quantità di Dna presente in ciascun seme, corrisponde a circa 1/3.000 = 0,00033, ovvero allo 0,033%, espresso in percentuale. 

L'ENSE, evidentemente, interpreta con fantasia la matematica, leggendo solo il primo valore dopo la virgola (es. 0,033%), nascondendo di fatto la presenza di OGM, invece di arrotondare (ovvero "approssimare") alla prima cifra decimale il valore rilevato, portandolo, ad esempio a 0,03%, come prevedono la Matematica, la Logica... ed il Diritto e le Norme che ne derivano.
Si "certificano" pertanto lotti di semi "esenti da OGM", quando all'interno del campione possono esserci uno-due semi geneticamente modificati (ogni 3.000 semi), un arbitrio ovviamente illegittimo.

L'approssimazione di un valore, nel risultato dell'analisi, si giustifica per l'incertezza sulla quantità della contaminazione da OGM rilevata (ovvero presente) nel campione di analisi, dal momento che la precisione quantitativa dell'Analisi PCR Real Time (LOQ, Limit of quantity) si ha solo con valori sopra lo 0,049%. 
Ma non certo per farla sparire ! 
Arrotondando a zero tutti i valori al di sotto di 0,049%....

Se pur si volesse interpretare il legislatore (erroneamente), spostando la virgola a destra nel dato rilevato espresso in percentuale, si otterrebbe sempre un valore di "presenza", in questo caso addirittura moltiplicato per 10 (ovvero 0,33%) e non certo un valore di assenza. Cosa che non appare nelle intenzioni del legislatore quando si parla di "approssimazione" e non di "moltiplicazione", ne tantomeno, di letture arbitrarie prima o dopo le virgole.
Fatto che non cambia la sostanza, dal momento che il risultato delle analisi va sempre interpretato in senso qualitativo, ovvero di presenza o assenza, ai migliori livelli di sensibilità consentiti dai sistemi di "rilevamento" o "tipizzazione", in quanto lo scopo prioritario del legislatore è quello di verificare l'assenza di contaminazioni da OGM, attraverso l'analisi PCR Real Time e non quello di determinarne le quantità.

Limiti di Rilevabilità o "Tipizzazione"

Le metodiche di analisi PCR Real Time, indicate dal legislatore, possono essere utilizzate sia per determinazioni qalitative che quantitative.
La metodica di analisi PCR Real Time qualitativa è oggi il metodo migliore per stabilire eventuali contaminazioni da ogm, essendo un'evoluzione della PCR qualitativa convenzionale, in cui è stata migliorata la sensibilità ed affidabilità. Logicamente, è possibile rilevare la quantità di un ogm solo se questo è presente nel campione. Di conseguenza il saggio con la Real Time ci dà un'informazione sia qualitativa che quantitativa.
L'analisi PCR qualitativa classica, secondo Jankiewicz et al. (1999) ha un limite teorico di rilevazione pari a 0,005%, corrispondente a 30 copie di genoma aploide di Soia oppure a 9 copie di genoma aploide di Mais, mentre la PCR "Real Time" è ancora più sensibile per la rilevazione di presenza/assenza. Secondo il Centro di Ricerca di ISPRA, (relazione presentata da Marco Mazzara e Guii Van den Eede: “Problematiche analitico metodologiche delle analisi degli ogm”, Atti del Convegno sugli ogm, tenutosi al centro congressi di Milano, il 10 ottobre del 2002) il LOD del metodo di rilevazione (Limit of Detection) può arrivare alla determinazione ("tipizzazione") della presenza di ogm allo 0,0026%Che, nel caso di analisi delle sementi, corrisponde a circa 1 seme su 30.000 semi, pertanto assolutamente in grado di determinare l'eventuale presenza di contaminazioni nei campioni d'analisi, anche di 1 solo seme sul campione uffciale di 3.000 semi. 
In Sostanza, al fine di valutare la presenza o assenza di semi ogm in un campione d'analisi, come richiesto dal decreto ministeriale in questione, è chiaro che qualsiasi valore di presenza rilevato, ovvero che sia superiore al LOD (Limite di rilevabilità), dev'essere espresso appunto come "presenza", seppur non precisata nella quantità, qualora i valori rilevati siano inferiori al LOQ (Limite di Quantità). 
Espressione del risultato ed incertezze.
Secondo la metodica ufficiale, il risultato dell'analisi viene espresso, per approssimazione alla prima cifra decimale, come media delle 6 repliche (3 per ogni estrazione di DNA) e viene ritenuto valido se il coefficiente di variazione non supera il 30%. Nel caso in cui il coefficiente di variazione superi il 30% o i risultati fra le repliche siano discordanti, si procede ad una riestrazione di DNA dal campione. Qualora l'esito dell'analisi sia ancora incerto, e' necessario analizzare un secondo campione di 3000 semi. 
In ogni caso, una presenza rilevata non può mai tramutarsi in assenza.
Qualcuno, e non per ignoranza, sta palesemente "manipolando il Diritto"... 
...dopo che altri irresponsabili hanno manipolato il DNA ed intendono imporre in tutto il mondo semi pericolosi per la salute e l'ambiente e devastanti per le Agriculture Tradizionali dei Popoli e per la loro Sovranità Alimentare ed Economia, in grado di contaminare irreversibilmente i territori agricoli italiani. 

I cittadini sanno che la legge impone l'assenza di semi OGM in Italia, ma se si continua a concedere queste vere e proprie "tolleranze illegittime di contaminazioni delle sementi", l'Italia potrebbe essere inquinata in breve tempo e non potersi più liberare degli OGM. 
Le prime vittime sarebbero gli agricoltori tradizionali, in primis quelli Biologici, i quali rappresentano un "diritto precedente".

Le multinazionali degli OGM cercano ovviamente di contaminare la nostra agricoltura e lo stanno facendo in maniera illegittima. Per poi cercare di imporre le loro regole, costringendoci ad accettare le contaminazioni da OGM, mentre l'Agricoltura italiana e le sue filiere agroalimentari sono ancora esenti da OGM. Dobbiamo fermarle immediatamente! 

Con sanzioni adeguate, dal momento che non vi sono problemi a produrre semi esenti da OGM e non si giustificano in nessun caso contaminazioni delle sementi, dal momento che le superfici per produrre semi sono molto contenute. 
Basta produrre sementi nei paesi che hanno vietato gli OGM, ad esempio in Italia. 

Accettare le contaminazioni delle sementi, attraverso l'ennesimo "Cavillo di Troia", significa consentire la contaminazione irreversibile del territorio italiano da OGM, reato oggi penalmente perseguibile.

Sorprende, a tal proposito, la posizione del Dr. Ferrante (anche lui intervistato dalla rivista Valori),  Presidente AIAB, associazione che dovrebbe tutelare l'Agricoltura Biologica, il quale afferma che le filiere delle sementi di Soia sarebbero praticamente tutte contaminate da OGM, il che non è assolutamente vero, dal momento che la maggior parte dei paesi al Mondo non consente la coltivazione di OGM. E per la produzione di semi sono necessarie superfici molto contenute, ed es. meno di 10.000 ha per produrre tutto il seme di mais necessario all'Italia, dove si coltivano fino a 1.500.000 di ha di Mais.

Come può pensare il Presidente AIAB di rilanciare la soia e le altre produzioni italiane ogm free, una volta che il territorio fosse contaminato in maniera diffusa e, pertanto, irreversibile?
Come si può pensare di difendere l'Agricoltura Biologica dagli OGM con tali posizioni irresponsabili?
Caro Ferrante, gli agricoltori e i consumatori Italiani non possono accettare le contaminazioni da OGM, tanto meno nei prodotti biologici, perchè ciò significa tradire l'agricoltura biologica.

CONCLUSIONI

L'Italia, paese con la più grande biodiversità e tradizione agroalimentare al Mondo, deve rappresentare il modello per il Bando degli OGM in tutta l'Unione Europea, sulla base del Principio di Preacauzione e di Sussidiarietà del Trattato UE, al quale non è stata delegata la Sovranità nazionale in materia di Salute ed Ambiente.
Adoperandosi in tal senso anche nelle sedi Istituzionali a livello Mondiale, per la pericolosità Sanitaria, Ambientale, Agroecologica e Sociale degli OGM, che mettono a rischio la Biodiversità, la Sicurezza e la Sovranità Alimentare dei Popoli di tutto il Pianeta. 
 
L'Italia deve bandire gli OGM per sempre, con una Legge Nazionale ad hoco con una modifica Costituzionale, come ha fatto l'Ungheria. 
Vietandone la vendita, la semina e l'importazione per qualsiasi scopo, impostando un sistema nazionale di controllo basato sui criteri di Presenza/assenza (tolleranza ZerOGM), in quanto rappresentano un pericolo per la salute e l'ambiente (Art. 32 e Art. 9 della Costituzione Italiana) ed una minaccia per l'Agricultura Tradizionale, un diritto precedente che risulterebbe compromesso per sempre, in caso di contaminazioni transgeniche.
E' proprio per questo motivo che la decisione in Materia di OGM spetta al Popolo (attraverso il Referendum), unico possibile responsabile della eventuale decisione di rinuncia irreversibile alla propria tradizione millenaria.

Ribadiamo con forza il diritto precedente degli Agricoltori Tradizionali italiani, ancora liberi da ogm, a non essere contaminati e il diritto attuale alla tolleranza ZerOGM contro le immissioni nell'ambiente. Contaminazioni che avvengono non solo attraverso le sementi ma anche con il trasferimento genico orizzontale del Dna modificato (transgenico) attraverso i Batteri dell'Intestino e le deiezioni Umane ed Animali, che inquinano l'ambiente e passano da un essere vivente all'altro, dal momento che oggi che importiamo OGM a scopo alimentare o per altri scopi.

(14 dicembre 2014)

Prof. Giuseppe Altieri, Agroecologo 

Lnks delle Interviste pubblicate su Valori:

- Dr.ssa Zecchinelli, responsabile Ense Cra controlli sulle sementi 

- Intervista Prof. Giuseppe Altieri

- Intervista al presidente AIAB Ferrante

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Prof. Giuseppe Altieri,
Docente Ordinario di Agroecologia, Fitopatologia, Entomologia ed Agricoltura Biologica - Ist. Agrario di Todi

Studio AGERNOVA - Servizi Avanzati per l'Agroecologia e la Ricerca
Loc. Viepri Centro 15, 06056 Massa Martana (PG)

LA VERITA' E' SOLO COME SI RACCONTA - LA REALTA' E' UN'ALTRA COSA..... elementi di comunicazione!!!


I MISTERI D'ITALIA - SOLANGE MANFREDI - 26-01-2015

LA RASSEGNA STAMPA DEL 30 GENNAIO 2015

UN ATLANTICO SUL COLLE

THE QUARTERED MAN

ARGENTINA SOTTO ATTACCO

LA "LINEA ROSSA" DELL'IRAN AVVERTE ISRAELE VIA USA




Materialismo storico e filosofia



I politici di sinistra sembrano riconoscere come imperativo categorico l’esecuzione di compiti storici. Alcuni critici hanno spiegato questo atteggiamento con l’influsso esercitato su Marx da Hegel, dal principio di questi secondo cui il reale è il razionale. Si tratta però di una spiegazione insostenibile: il culto della storia è una conseguenza del materialismo storico, propriamente del fatto che esso rifiuta il presente e vive nel futuro. Allo stesso modo, presumendo di aver divinato dove vada la storia, il politico di sinistra concepisce l’azione politica non come realizzazione nel presente dell’interesse generale, ma come eversione del presente a vantaggio del nuovo.
La necessità storica (il destino degli antichi) è il movimento per cui un cerchio di condizioni, raggiunta silenziosamente la sua completezza, diviene un’esistenzaimprevista; questa imprevedibilità è l’essenza della necessità: la libertà la conosce solo a posteriori, e lo fa non perché possa modificarla, ovviamente, ma per acquisire consapevolezza della propria profondità. Invece il rifiuto del presente è anche rifiuto dell’imprevedibilità dal futuro, e immagine della storia come di un unico fiume in movimento, di cui si può aumentare la velocità suscitando l’azione rivoluzionaria delle masse o assecondando le iniziative dei poteri forti. L’onore del materialista storico consiste nell’accelerare il moto del fiume; egli dunque risponde non più alla politica, ossia al gioco delle libertà sostanziate o almeno ispirate da leggi universali, ma a un destino superiore alla stessa libertà; e l’etica gli appare come una velleità piccolo-borghese, irrilevante per colui che ha già conosciuto il destino e si è messo dalla sua parte; lo stato costituzionale, la forma per cui l’individuo in quanto tale è persona, gli appare come una sovrastruttura insincera, finalizzata a creare negli schiavi l’illusione della libertà che li rende più docili. Poiché il materialista storico agisce non politicamente, come libero rispetto ad altri liberi, ma storicamente, come strumento della necessità assoluta, il presente non ha diritto davanti a lui; così, nell’applicazione estrema di quest’ottica, Stalin poteva non solo privare i kulaki della proprietà della terra, ma sterminarli, privarli anche della proprietà del loro corpo. Così i comunisti italiani potevano tradire apertamente il loro fine politico, cioè la difesa degli interessi dei lavoratori all’interno dello stato italiano, per continuare a sentirsi al servizio del destino che con la globalizzazione aveva rivelato una nuova sua età.
Nella sua pretesa di conoscere la legge della storia così da poterne accelerare il corso, il materialista storico fa della stessa storia un ambito della natura, concepisce la libertà come un gioco illusorio della necessità, regredisce cioè al fatalismo. Questa pretesa e il conseguente naturalismo non sono hegeliani. Hegel ha ben chiara la distinzione tra ciò che semplicemente è e ciò che è giusto. In riferimento al diritto positivo, egli riconosce che tutte le leggi positive, anche le più disumane come quelle romane sui debitori, trovano una spiegazione nei contesti storici in cui sono diventate vigenti; ma la conoscenza di queste spiegazioni non ne costituisce in alcun modo la giustificazione; anzi, proprio il fatto che trovano una spiegazione soltanto nel loro contesto storico ne prova la caducità e dunque l’aberrazione etica: con la fine del contesto che le genera finisce anche la loro esistenza empirica; esse restano come relitto di un passato terribile che può suscitare forse un interesse storiografico, ma certo non più filosofico.
La distinzione tra il semplice essere e la sua legittimità etica è distinzione tra la storia e la filosofia: mentre la storia accerta e spiega il semplice essere, solo la filosofia può mostrarne la giustizia. La filosofia ha questo potere non perché usurpi prerogative teologiche (essa è la fine della teologia), ma perché il suo metodo consiste nell’esposizione della verità attraverso il dispiegamento sistematico della critica. La mentalità comune concepisce ogni cosa buona nel suo genere; il metodo hegeliano trova il difetto, ossia la contraddizione, proprio nel genere; in questo non fa che generalizzare la scoperta kantiana dell’antinomia delle idee cosmologiche. Hegel va però oltre: la contraddizione è l’annullarsi del genere; ma il genere annullato non è il vuoto bensì un nuovo genere in cui la contraddizione del primo è risolta: questo esito positivo della dialettica è la speculazione. Anche il nuovo genere è contraddittorio e dunque si annulla a sua volta. Questo annullamento non è però identico al primo: nega il secondo genere che è il negativo del primo, dunque RIpropone il primo. La circolarità che così si stabilisce è la verità in senso enfatico, come unità di essere e dover-essere. Per esempio, il torto nega la legge astratta, ma è un’esistenza contraddittoria, negativa: è la volontà che si realizza annullando la volontà; la sua esistenza sembra libera, assoluta, ma in effetti è uno scivolare nella pena ­– risveglia le Erinni; il contrappasso è dunque la verità dell’intero movimento: è un torto che cancella il torto, un’azione che nell’eliminare il suo negativo elimina anche la propria negatività e ripristina la giustizia. Mentre il materialismo storico si limita a concepire la storia come il procedere di un fiume verso un fineindeterminato, Hegel ha concepito la verità come ritorno dal procedere. È dunque erroneo pensare insieme ai marxisti che Hegel abbia sostenuto che la storia si sviluppi in base alla coscienza e alle sue idee, anziché in base all’essere cosciente, alla struttura materiale; la verità è invece che la storia non ha nessuno sviluppo organico immanente, ma nella storia e nonostante la sua casualità si sviluppa la libertà, in base all’autocritica immanente dell’idea.
Viceversa, il materialismo storico non è, né purtroppo vuole esserlo, una filosofia della storia, ossia esso non è valutativo. L’indicazione che la politica e la cultura non abbiano un’evoluzione propria, ma seguano quella dell’economia, gli preclude il diritto di poter discriminare la giustizia e la verità degli oggetti storici. Negare infatti alla politica e alla cultura l’evoluzione propria, fare dei progressi scientifici ed etici un semplice riflesso dei progressi del modo di produzione, oltre a trascurare che il modo di produzione si evolve anche in base alla tecnica, che progredisce solo se progredisce la scienza, che quindi è fondato da ciò che deve fondare, equivale ad affermare che la politica e la cultura non progrediscano per la critica, dunque in base al criterio di giustizia e di verità, ma perché si adeguano al contesto storico-materiale, ossia che non ci sia scienza, ma solo ideologia e che siamo tutti nell’oscurità. Allo stesso modo, se, come il termine «materialismo» suggerisce, la struttura economica è cieca natura, allora i passaggi da un modo di produzione all’altro non sono salti dalla necessità alla libertà, ma sono come lo svilupparsi di una nuove specie viventi a partire dalla selezione naturale, uno sviluppo indifferente alla volontà umana, perché vi si va da una forma animale a una diversa forma animale. Le successive ibridazioni del marxismo con il positivismo e addirittura con il naturalismo nietzschiano non sono dunque una degenerazione, ma è nella natura stessa della concezione di Marx rifiutare la distinzione tra verum e factum, tra filosofia e storia naturale. Come il neo-hegelismo crociano, anche il marxismo fa della storia l’unica scienza e solo per una fortunata incoerenza non considera i concetti scientifici come pseudo-concetti.
È paradossale che entrambe queste scuole che pretendono di avere in Hegel un punto di riferimento, abbiano trascurato che per Hegel la storia si identifica con la conoscenza solo empirica, che certo applica categorie al suo oggetto, ma non può arrivare a conoscenze universali, le uniche che abbiano dignità scientifica, le uniche che siano suscettibili di giustificazione filosofica. L’equivoco è nato dall’incapacità di staccarsi dal pregiudizio dell’immobilità delle essenze logiche: poiché sembra evidente che la logica segua il principio di identità, sia cioè tautologia, il moto del concetto non può essere logico, ma un debito della logica dall’empiria – questo sostenne Trendelenburg e a questo si sono attenuti tutti i critici di Hegel, che in questo modo sono arretrati anche rispetto a Kant. A Hegel è invece evidente il contrario: poiché la contraddizione è un dato logico ineludibile la logica stessa,prima della sua applicazione alla natura e allo spirito, non è identica, ma ha l’inquietudine propria dell’attività vitale. Dunque a prescindere dall’empiria storica, l’uomo supera la sua naturalità e si giustifica in virtù della sua anima logica: essa, e nulla di mistico, è la verità della storia, ma soltanto la sua verità, non la causa degli avvenimenti storici, tanto meno il fine cosciente degli attori storici. Dunque non esiste nessuna concezione idealista della storia che sia contrapposta a quella materialista; esiste una considerazione filosofica che nel gioco delle lotte di classe, delle guerre e delle paci scorge anche un progresso della libertà politica conseguente al suo carattere autocritico. Questo progresso, riscontrabile non dalla storiografia, ma solo dalla filosofia nella storiografia, è la sola giustificazione della storia, una giustificazione che non riguarda gli avvenimenti e che non risarcisce in alcun modo le sofferenze (è la storia stessa, nella sua maniera imperfetta e casuale, a farlo), ma soltanto consente a noi di non volgere via lo sguardo dalla storia, travolti dal senso di nausea.

L’AUTONOMIA FINANZIARIA E MONETARIA DEL TERRITORIO LIBERO DI TRIESTE



Il sottoscritto, quale cittadino residente del Territorio Libero di Trieste, evidenzia che il provvedimento n. 37561/2013, art. 11, commi 2 e 3 del decreto legge 6 dicembre 2011 n. 201, convertito con modificazioni dalla legge 22 dicembre 2011 n. 214, “Modalità per la comunicazione integrativa annuale all’archivio dei rapporti finanziari” non può essere applicato nel Territorio Libero di Trieste in virtù degli obblighi che derivano dagli accordi internazionali concernenti detto territorio.
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Una delle conseguenze della costituzione del Territorio Libero di Trieste quale Stato riconosciuto e membro di diritto delle Nazioni Unite fu il riconoscimento della sua sovranità monetaria stabilita dall’articolo 30 dell’allegato VI del Trattato di Pace del 1947.
Tale norma è tuttora in vigore, non essendo mai stata abrogata o modificata, e fa di Trieste un territorio al di fuori delle leggi finanziarie dell’Unione Europea. E quindi al di fuori del controllo della Banca Centrale Europea e della sua affiliata Banca d’Italia: una vera “free zone” del sistema economico mondiale.
Questo naturalmente vale anche per il Porto Franco Internazionale di Trieste, riconosciuto dalla XVIarisoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Sovranità monetaria significa poter avere una propria valuta e una propria Borsa. Il tutto anche in funzione del Porto Franco di Trieste.
I cittadini del Territorio Libero, fino a quando non sarà istituita una moneta separata, godono delle tutele previste dal Trattato di Pace e non possono vedersi imporre quale moneta corrente valute straniere se non come soluzione temporanea e previo accordo tra l’amministratore provvisorio e i mandanti.
Altra conseguenza delle disposizioni economiche dettate dal Trattato di Pace è l’impossibilità di fare pagare al Territorio Libero di Trieste il debito pubblico dello Stato italiano (art. 5 dell’Allegato X). Quindi nessuna tassa della Repubblica Italiana può essere imposta ai cittadini di Trieste e applicata all’interno del Porto Franco di Trieste.
Norme di diritto superiori che l’Italia è obbligata a rispettare in virtù degli accordi internazionali sottoscritti, come peraltro la stessa Unione Europea.
Accordi internazionali fino ad ora completamente disattesi  dallo Stato italiano, ma a cui ogni singolo cittadino del Territorio Libero può appellarsi per chiedere il rispetto dei propri diritti. Come esercitare efficacemente la propria sovranità monetaria? Contestando, anche singolarmente, l’esecuzione delle illegittime  normative italiane ed europee in materia economica. A partire dagli istituti di credito che le attuano.
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Alessandro De Felice: i misteri sulla fine di Hitler

giovedì 29 gennaio 2015

Generale russo spiega il NWO e poi lo "suicidano"???


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Durc, una norma incostituzionale?





Il Durc, ovvero il documento unico di regolarità contributiva, è stato di fatto definitivamente  introdotto, su spinta UE, con Decreto 24 ottobre 2007 del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale ed ad oggi riguarda un gran numero di artigiani ed aziende. Senza tediare il lettore con una lunga ricostruzione della variegata normativa in materia si rammenta, in questa sede, unicamente cosa sia tale documento. Trattasi di una certificazione rilasciata dall’autorità amministrativa o in alcuni settori, dalle casse professionali (ad esempio la cassa edile per l’edilizia), con cui l’imprenditore o l’artigiano deve certificare la propria regolarità nei pagamenti contributivi.

L’omissione del DURC è condizione ostativa alla possibilità di proseguire nell’attività professionale svolta, ovvero il cittadino si trova privato del proprio diritto al lavoro. Il DURC dunque è una follia giuridica posto che in sostanza, chi non è in regola con il versamento dei contributi, secondo il nostro ordinamento può tranquillamente legarsi una corda al collo e togliersi la vita. Ciò si verifica a prescindere dalle ragioni per cui è stato contratto l’eventuale debito (fermo restando che, anche se tale debito fosse colpevole, nel nostro ordinamento non è prevista la pena di morte e ciò vale sia in via diretta che indiretta).

La Repubblica, come noto, non solo riconosce il diritto al lavoro ma anzi vi si fonda. L’art. 1 lo mette al primo posto dei diritti fondamentali come vero e proprio cardine dello Stato: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” . Inoltre  “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” (art. 2 Cost.). Specificatamente in tema lavoro, l’art. 4 Cost. poi dispone: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”.

Non serve un fine giurista per poter affermare, senza tema di smentita, che il divieto al lavoro in caso di mancata regolarità contributiva è incostituzionale. Lo Stato certamente può agire legittimamente per il recupero dei propri crediti ma ovviamente non può farlo comportandosi come un volgare estorsore che, in caso di mancato pagamento, impedisce al cittadino di sopravvivere. Si è davanti ad un manifesto ricatto. Non è pertanto legittimo frapporre ostacoli al lavoro, fermo restando il diritto dello Stato di agire esecutivamente sul reddito conseguentemente ottenuto. Ciò ovviamente nei limiti di legge e sempre garantendo al cittadino che non venga pignorata una parte del reddito che impedisca ad esso ed alla propria famiglia un’esistenza libera e dignitosa. Questo a prescindere da qualsiasi errore passato, anche macroscopico, che possa essere stato commesso. Il diritto al lavoro non può essere compresso.

Il suggerimento dello scrivente per difendersi da tale abuso normativo è dunque quello di tentare, per chi si vedesse rifiutato il DURC, immediata impugnazione davanti al Tribunale Amministrativo competente per territorio (con qualche dubbio di giurisdizione ancora a mio avviso irrisolto) ed in tale sede, oltre a richiedere la sospensiva del provvedimento, sollevare l’eccezione d’incostituzionalità delle vergognose norme introdotte dallo Stato in materia al fine di cancellarle definitivamente dall’ordinamento. Sarebbe fondamentale fermare questo istituto giuridico responsabile diretto di molti suicidi nel nostro paese.

Ultimo rilievo viene fatto circa la ormai nota prassi di falsificare i DURC. Tale comportamento costituisce certamente reato ma chi scrive ritiene che possa ricorrere, in alcuni casi, una chiara esimente per chi purtroppo non ha la possibilità di provvedere materialmente alla regolarizzazione contributiva. Tale esimente è disciplinata dall’art. 54 c.p. che dispone: “Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo”.

Ovviamente i cosiddetti “furbi” non potranno mai avvalersi di tale esimente ma è chiaro che la stessa varrebbe per la maggior parte degli imprenditori messi in ginocchio dalla crisi economica causata dalle folle politiche di austerità imposte dall’UE che, guarda caso, è anche la responsabile dell’introduzione del DURC nel nostro ordinamento.

Lo scrivente, in diretta collaborazione con l’associazione Salviamo gli Italiani, è al vostro fianco per agire contro l’abominio giuridico del DURC.