mercoledì 31 marzo 2021
martedì 30 marzo 2021
Prima o Poi!!!
"Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare".
lunedì 29 marzo 2021
sabato 27 marzo 2021
venerdì 26 marzo 2021
Anteporre "Real" alla "Cittadella di Messina" .....!!
Anteporre "Real" alla "Cittadella di Messina" sarebbe, ad illustre parere di Angelo Sindoni, frutto di "una concezione ingenua e, si direbbe quasi infantile, della storia".
giovedì 25 marzo 2021
NIETZSCHE E LA DANZA DI SHIVA.
NIETZSCHE E LA DANZA DI SHIVA.
A guardarlo sembrava uno dei tanti libri lì confusamente ammassati, all’interno degli
angusti locali della libreria Europa. Conosco Miguel Serrano e quel titolo “Nietzsche
e la Danza di Shiva” aveva istintivamente, attratto la mia attenzione. Ad un
superficiale sguardo, avrebbe potuto esser confuso con uno dei tanti manualetti per
iniziandi alla militanza politica. Ma sin dall’inizio della sua lettura, questo testo mi
trascinava via via, in un vortice da cui non riuscivo a riemergere.
Tesi fondante di Serrano, è il parallelismo tra i due pilastri ideologici di Nietzsche,
Volontà di Potenza ed Eterno ritorno e l’Induismo della filosofia Samkhya e del
Tantra Yoga. Tutto il testo è praticamente un inno a quel pensiero Vitalista che in
Nietzsche trova la propria più pregante espressione, nell’idea di “Volontà di
Potenza”, che rappresenta l’anelito primordiale dell’universo tutto e della miriade di
esseri viventi che lo compongono. Tutti egualmente spinti ed animati da quella
Volontà, che porta l’uomo a cercare di superare i propri angusti limiti per farsi
Super/Oltre-Uomo, in un crescente anelito di tensione.
Strumento principe per arrivare a questa trasmutazione di valori o, se vogliamo
parlare in termini esoterici, al raggiungimento di questo superiore stato di coscienza,
è l’accettazione dell’Eterno Ritorno, ovverosia dell’idea della circolarità del tempo.
Ma, badate bene, qui Serrano è molto chiaro, Nietzsche da bravo Vitalista “fin de
siecle”, non è un metafisico, tutt’altro. Egli concepisce la realtà come un immenso
Chaos, o Essere-in Potenza, attraverso le correnti del quale, l’uomo dovrà sapersi
destreggiare, cogliendo qualunque “opportunità” vada via via, presentandosi.
Manifestandosi la realtà tutta, all’interno di un tempo circolare e ciclico ed essendo
costitutivamente finita, ad ogni ciclico alternarsi, essa dovrà tornare a manifestarsi
identica a come si era precedentemente manifestata. L’accettare con spirito
leggiadro, quasi fosse una danza, il continuo ripetersi di gioie e dolori, il nascere,
vivere e morire, per poi rinascere dopo un istante, è ciò che predispone l’uomo a far
di sé un Oltre/Super-Uomo. Ma il riuscire a fruire dell’Eterno Ritorno, all’interno del
Cerchio, non è cosa da tutti.
Prendendo le mosse dalla filosofia Samkhya , Serrano ci dice che a poter vivere
dell’Eterno Ritorno è il Jvanmukti, il “liberato”, colui che dall’umano stato di Jvan,
passa ad uno superiore, in virtù del fatto di essersi riuscito a liberare dall’illusione
ingenerata da Prakriti/Materia, per ricongiungersi a quello di Purusha/Essere. In
ambito tantrico, a mutare sono i nomi dei soggetti del dramma cosmico, laddove,
nella filosofia Samkhya si parla di Purusha e di Prakriti, nel Tantra si parla di Shiva e
di Shakti, ovverosia dell’ordine cosmico maschile e della sua distruttrice forza vitale
femminile Shakti.
Al fine di contenere Shakti, Shiva o Nataraja, danza su una collana di fuoco,
contemperando, al medesimo tempo, creazione e distruzione. E così, nel nome
dell’eterna contraddizione che caratterizza il ciclo dell’Essere tutto, Shakti andrà
assumendo la valenza di Ishvara-Shiva, o Creatore femminile, mentre Shiva
assumerà l’androgina valenza di Parama-Shiva, nel ruolo di principio neutro
emanatore dell’Essere. In tal modo ogni possibile dualismo, è superato, ogni aspetto
molteplice della realtà finisce con il coincidere in un principio unico, a sua volta
però, capace di assumere una infinita molteplicità di aspetti.
Colui che sa osservare la danza dei mondi dal di fuori, ha recepito appieno e fatto
suo il principio primo di Volontà Assoluta, che anima la Shakti, è un Vira/Eroe che
addiviene allo stato di Shudibudishvabhaba/Trasmutato. Attraverso il rituale
Panchatattva, egli andrà a conquistare Icchacuddi o Volontà Assoluta, che ne farà un
semidio o un nume, una vera e propria incarnazione dell’ideale di quell’Oltre/Super
Uomo, in grado di accettare il cerchio dell’Eterno Ritorno.
Forse l’unica discrepanza ravvisabile nel testo del Serrano, sta nel fatto che l’intero
Arya Dharma, (il complesso religioso e ideologico che accomuna Induismo,
Buddhismo e Jainismo...) si fonda sul fatto che vero Moksa/Nirvana/ Liberazione è
l’uscita dal Cerchio ciclico del Samsara, mentre per Nietzsche, vera liberazione è la
permanenza in tale cerchio, attraverso la gioiosa accettazione del continuo ripetersi
del ciclo delle esistenze, ovverosia di quel continuo “ek-sistere”, ovverosia oscillare
tra l’Essere ed il Nulla, la qual cosa fa sì che l’uomo possa porsi nella condizione di
andare, attraverso uno sforzo eroico, oltre i propri umani limiti.
Nietzsche, al pari di altri autori di quell’ambito romantico e vitalista, che va dal 18°
sino alle soglie del 20° secolo, guardò ad Oriente con un occhio di interesse ed
ammirazione. La sua visione incentrata sulla gioiosa accettazione della natura ciclica
della realtà e di tutte le sue conseguenze, non va, in verità, considerata quale laico
ed ateo ripiegamento in favore di un quanto mai arido opportunismo scientista,
quanto nell’ottica dell’esaltazione di quel Selbst/Sé o “Io” potenziato la cui “ipseità”
va proprio rafforzandosi grazie ai continui stimoli offerti dalla circostante realtà.
E questo spiega i postumi interessi di Nietzsche verso le scienze esatte, così come
manifestati in scritti quali “La gaia Scienza” o nei frammenti de “La Volontà di
Potenza”. Lo stesso Serrano ce lo fa capire, citando spesso e volentieri uno studioso
come C.G.Jung, le cui ricerche sulla dimensione più profonda del Sé, ci portano ad
una visione di introspettivo potenziamento dell’ “Io” e delle sue connessioni con
l’Essere attraverso la dimensione del simbolismo archetipico.
Quella di Nietzsche, a detta del Serrano, potrebbe esser considerata una versione
occidentale, “iperborea”, dell’orientale principio di metempsicosi, proprio a causa
del continuo avvicendarsi di cicli vitali che vedono avvicendarsi altrettanti “io”, tutti
identici a sé stessi, ma aperti alla possibilità, attraverso l’Eterno Ritorno, di
potenziarsi, spalancando a quei medesimi “io” la possibilità di divenire altro e meglio
di sé.
E così la personalità diviene solo una maschera, dietro alla quale rimane quel Selbst,
quell’ ”Io-Archetipo”, aperto, tra una pausa dell’Essere all’altra, seguendo la ruota
del Samsara, all’autoperfezionamento. Coerentemente con lo spirito che anima
tutta la sua opera, quella dell’Eterno Ritorno di Nietzsche, non può esser considerata
una costruzione definitiva, ma solamente il momento di un percorso di continuo
auto perfezionamento, legato ad un doppio principio di Volontà-Casualità. A tal
proposito, il Serrano muove una decisa critica ad Heidegger ed alla sua accusa a
Nietzsche, di essere un “metafisico”, proprio a causa, a dire di questi, del suo
presunto tentativo di porre dei paletti ontologici, addivenendo, tramite motivo
come Volontà di Potenza ed Eterno Ritorno, ad una nuova costruzione metafisica.
La qual cosa, potrebbe nuovamente dar l’impressione di allontanare ambedue le
visioni, quella nicciana e quella Hindu, le quali però, sebbene lontane per epoca e
contesto, oltre ai motivi di cui abbiamo poc’anzi parlato, sono accomunate da
un’altra fondamentale e primeva, intuizione.
Una delle vicende portanti del poema Hindu Bhagavad Gita, ci narra della eroica
figura di Arjuna (dalla radice sanscrita “Ar”-quale Virtù, Valore, Coraggio, da cui il
greco “Aretè/Virtù”, il celtico Eire, l’avestico Iran-“Spazio Ario”, etc., sic!) che, preso
dallo sconforto di fronte all’idea di dover combattere contro gli zii ed i cugini
Pandava, viene rincuorato dal dio Krishna che, lo invita a riprendere le armi, non
prima di porsi “al di là del bene e del male”, nel nome della virtù, mantenendo
l’imperturbabile spirito di un vero praticante di Yoga.
Così, quella che fu la primordiale intuizione delle tribù Indo Arie nella notte dei
tempi, si è fatta Archetipo vivente ed è tornata a manifestarsi agli albori di una
Modernità, della quale ha sparigliato, sin dal primo momento, le coordinate. Resta
la conclusione che l’accettazione dell’Eterno Ritorno, attraverso una Volontà di
Potenza, alla base della quale non può che stare il principio del superamento delle
usali coordinate morali di Bene e Male, nel nome di una superiore “virtus”, non è
cosa da tutti. E questo, sia che vi si voglia arrivare da una prospettiva di puro e laico
vitalismo nicciano, che da quella offerta dal Tantra Yoga che, altresì, da quella
offerta dalle Occidentali Scienze Ermetiche.
La realizzazione di un Uomo Nuovo, che sappia porsi al di là degli angusti limiti nei
quali, oggi sempre più, è astretto e costretto un individuo occidentale sempre più
omologato ai desiderata di una disumana tecno-economia, va oggi facendosi nobile
sforzo e tentativo, di creare un esempio che possa porsi quale stella polare, per un
quanto mai alienato e confuso genere umano.
“Buddhiyukto jahati ‘ha ubhe sukrtaduskrte tasmad yogaya yujyasva yogah karmasu
kausalam.
Colui che ha raggiunto l’equilibrio dell’intelligenza aggiogata elimina anche in questo
mondo tutti e due, il bene e il male. Lotta dunque per realizzare lo yoga; lo yoga è
abilità nell’agire.”
(Bhagavad Gita)
UMBERTO BIANCHI
mercoledì 24 marzo 2021
martedì 23 marzo 2021
lunedì 22 marzo 2021
domenica 21 marzo 2021
giovedì 18 marzo 2021
mercoledì 17 marzo 2021
FU DETTO
Io devo studiare sodo e preparare me stesso perché prima o poi verrà il mio momento.
Abraham LincolnL' ONESTA'
L'onestà
L'onestà è un bene unico
i più sono beni falsi o ingannevoli.
Se ti convincerai di questo
e amerai appassionatamente la virtù
"amarla soltanto
infatti sarebbe troppo poco"
tutto ciò che essa toccherà
sarà per te ricchezza e felicità
comunque la pensino gli altri.
Sia chiaro che niente è buono
se non è onesto
e che tutti i guai a ragione
saranno chiamati beni
se baciati dalla virtù.
Gli uomini onesti sanno
che le ricchezze si trovano
in un luogo diverso
da quello in cui vengono ammucchiate
sanno che si deve riempire l'anima
non il forziere.
Se potessimo vedere l'anima di un uomo
onesto e virtuoso
che bella figura
che splendore di magnificenza
e serenità vedremmo.
Da una parte
risplendono la giustizia e la fermezza
dall'altra
la temperanza e la prudenza.
E oltre a queste la pazienza
la generosità
l'affabilità
e bene raro in un uomo
l'umanità.
Seneca..
martedì 16 marzo 2021
Vaticano e Industrie Farmacieutitche - Vaccini, Pfitzer, Coronavirus - obbligo del Vaccino
lunedì 15 marzo 2021
Onore dimenticato
- il 13 marzo 1861, dopo una lunga resistenza, capitolava la Real Cittadella di Messina. E proprio a seguito del bombardamento ordinato dal tanto discusso gen. Cialdini, sabaudo di stirpe e di lingua francese, che, usando la potenza dei nuovi cannoni rigati dello esercito piemontese (non italiano, si badi), fiaccava la ultima resistenza e presenza dei soldati del Regno delle Due Sicilie. Gli oltre 4000 soldati ed ufficiali della guarnigione, comandati dal Gen. Fergola, venivano dallo stesso Cialdini sia umiliati con il mancato riconoscimento dello onore delle armi sia insultati (in francese) sprezzantemente dal Cialdini stesso che li definì "animali". Tutti finirono in galera, ospiti dei piemontesi nelle varie fortezze. Alcuni ufficiali addirittura vennero processati come criminali di guerra. Ed andò loro pure bene perché, sia come a Gaeta prima ed a Civitella del Tronto dopo, Cialdini non aveva esitato a far fuoco sulle abitazioni civili pur di fiaccare la resistenza militare. Senza scrivere dei crimini che avrebbe commesso successivamente ai danni della popolazione civile del Meridione nella repressione, questa si italiana, del "brigantaggio". Di certo non ho la pretesa di darmi arie da "storico revisionista" . Non ne ho titolo e capacità. Ma quanto sopra scritto non credo possa venire contestato storicamente. Possono quindi trarsi delle valutazioni, queste evidentemente opinabili. Civitella, Gaeta e la Cittadella di Messina : gli esempi di come soldati meridionali furono , trovando comandanti leali al giuramento fatto, capaci e vogliosi di combattere per la loro Patria e, perché no, per il loro legittimo Re. Contro una aggressione straniera sostenuta dalle potenze europee e dai tradimenti interni allo stesso Regno delle Due Sicilie.
COVID-19 – LA PRIMA EPIDEMIA A EVOLVERE IN PANZOOZIA ?
“SarsCov2 è un virus zoonotico che diffondendosi tra gli esseri umani è diventato una pandemia. La trasmissione del virus si è verificata anche da esseri umani a cani, gatti domestici, tigri e leoni” . Da https://www.
Da Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/
“Tra il 2005 e il 2020 dagli animali si sono originate tre epidemie ed una pandemia che hanno interessato la popolazione umana: nel 2003 è comparsa la SARS, che dai pipistrelli si è trasferita agli zibetti e poi all'uomo.[6] Nel 2009 si è diffusa una epidemia di influenza suina causata dal virus H1N1, trasmessa dagli uccelli ai suini e poi passata all'uomo. Nel 2012 è comparsa la MERS, trasmessa dai pipistrelli ai cammelli e all'uomo. Nel dicembre 2019 si è sviluppata una pandemia di COVID-19, provocata dal virus SARS-CoV-2: quest'ultimo è stato probabilmente trasmesso all'uomo dai pipistrelli attraverso un ospite intermedio, forse il pangolino, sebbene vi siano margini di incertezza al riguardo.[6] “
L’unica cosa certa sono i margini di incertezza circa la vera causa di queste epidemie-pandemie. L’attuale virologia basa le ricerche sul salto di specie del virus H1N1 degli uccelli all’uomo che nel periodo della prima guerra mondiale avrebbe ucciso 50 milioni di persone. Perché gli uccelli in quel periodo sono diventati così pericolosi? Perché non prima o dopo quel periodo?
Nell’elenco di Wikipedia hanno dimenticato anche di inserire l’aviaria che non si è manifestata come previsto forse perché non è andato a buon fine il progetto tra banchieri e scienziati. Afferma infatti il giornalista Severgnini in questo suo intervento : “hanno avuto più coscienza gli scienziati dei finanzieri” – A 17.20’ ca - “ i pentiti della finanza” https://www.youtube.com/watch?
A partire dal 2010 si sono susseguite numerose “profezie” sulle future pandemie:
2010 - https://it.scribd.com/
2015 - https://www.ted.com/talks/
2019 - https://www.brainfactor.it/
2020 - http://accademiadellaliberta.
Perché virologi, microbiologi ecc. non ricercano le cause di certe epidemie anche in quei laboratori di manipolazioni chimiche,genetiche, batteriologiche ecc. che G. Grabovoi chiese nel 2002 a tutti i governi mondiali di chiudere? https://www.
E’ casuale che nel 2001-2002 i governi abbiano ratificato un accordo sul controllo climatico? https://2001-2009.state.gov/g/
Scrisse l’antropologo-teosofo Bernardino del Boca a proposito delle pesti: “Non erano colpevoli i topi se la società di allora viveva nella sporcizia fisica e morale” http://accademiadellaliberta.
Un caro saluto. Paola Botta Beltramo
sabato 13 marzo 2021
venerdì 12 marzo 2021
BATTAGLIA DEL GRANO E GRANDE AZZERAMENTO
BATTAGLIA DEL GRANO E GRANDE AZZERAMENTO
Proemio
Durante il ventennio fascista, negli anni
1926-1931 si tentò di rendere il Paese autosufficiente nella produzione di
frumento. La si chiamò “Battaglia del grano”, ma la somiglianza con il titolo
di questo articolo è del tutto casuale. Di ben altro grano tratteremo
Il
Grande Azzeramento
La pressante litania di
pandemie scoppiate (se è quello che fecero) nel XXI secolo: mucca pazza, SARS
avicola, suina, ovina e quant’altro, è ora sfociata nel Grande Azzeramento[1], del
quale si fa un gran parlare dall’inizio del fatidico 2020. È l’ultima mossa in
esecuzione, ma prima in intenzione, di un processo di secoli, guidato dalla
strategia del divide et impera e identificabile,
non senza difficoltà, in una congerie di eventi geopolitici: balcanizzazione,
l’ossimoronica “scuola obbligatoria e gratuita”, oggi sminuzzata in nozioni
slegate online, “distanziamento
sociale,” museruole obbligatorie, guerra al lavoro libero e indipendente, al
denaro contante, collettivizzazione, pensiero a senso unico, bruttezza morale
ed estetica, eccetera. La baracca sta in piedi grazie al controllo della moneta
tolto alla politica e monopolizzato dalla finanza privata.
Lo aveva profetizzato Lord
Acton (1834-1902) nel quasi preistorico 1875, quando copriva la carica di Chief Justice (Presidente della Corte
Suprema) del Regno Unito. Il suo detto piu famoso:
Con il potere in
poche mani, è frequente che esso cada sotto il controllo di uomini con la
mentalità di gangster. La storia lo ha provato: il potere corrompe, e il potere assoluto corrompe assolutamente.
Ma
quale potere? Lo stesso statista britannico lo indica:
La questione che si trascina da secoli, e per la quale prima
o poi si dovrà combattere, è quella del popolo
contro le banche.
Ne segue che se si trasferisse quel potere
dal sistema bancario al popolo, l’operazione metterebbe il sistema in
condizioni di non nuocere, per infine debellare il cancro che rode le viscera della
civilizzazione occidentale, già Cristianità, da secoli: l’usura.
Sovranità
Il termine, di moda crescente dal Trattato di
Westphalia (1648) in poi, è di Jean Bodin (1529-1596), francese e filosofo del
diritto, che lo definì come “potere assoluto e perpetuo proprio dello
Stato”. Bodin non pensò minimamente di dotare “il popolo” di sovranità. Ci
pensò la Rivoluzione, nella Francia del 1789 per estendersi oggi a tutto il
mondo, anche se solo a parole. Perfino la Cina si autodichiara “Repubblica
Popolare”, dove però un agricoltore che
ha osato generare otto figli è stato multato per l’equivalente di 400mila
dollari USA.
Che si abbia il coraggio
–o la faccia tosta- di dichiarare il popolo italiano “sovrano” contemporaneamente
ingannandolo e bistrattandolo come accade dall’Unità in poi, sorvoliamo. Il
fine di questo articolo è suggerire come il popolo italiano possa impadronirsi di
sovranità monetaria con metodi pacifici ma del tutto eterodossi, e a dispetto di
quelle istituzioni approvvigionatrici di
frodi dette “facoltà” di Economia, Scienze Politiche ecc.
Cominciamo con Marco Polo
(1254-1324) osservatore acutissimo di cose cinesi durante il regno di Kublai
Khan (1215-1294), dove trascorse 17 anni della sua vita. Una di queste fu la
carta moneta, inventata da quella civilizzazione cinque secoli prima, e in auge
a quei tempi.
Due misteri avvolgono quel
fenomeno. Il primo è il ritardo di ben quattro
secoli che ci vollero dal ritorno del Nostro dall’Estremo Oriente perché l’Occidente
mettesse in pratica questa grande invenzione. Solo nel XIX secolo gli Stati
europei la adottarono massicciamente, ma fingendo di ancorarla ai metalli
preziosi con argomenti rocamboleschi e truffaldini che tralasceremo.
Un secondo mistero è come i
governi occidentali, europei o americani, si siano lasciati blandamente
usurpare il diritto di batter moneta dalla finanza, che con il suo credito bancario menzognero e usurario
opprime il popolo come questo mal sa e meno reagisce. Perchè? Per una mimetizzazione
così ben riuscita, da irretire milioni di persone nella superstizione di Creso
(m. 546 a.C.) secondo la quale una moneta deve
avere “valore intrinseco”.
Per capire i quali
(superstizione e valore intrinseco), ritorniamo in Estremo Oriente in tempi più
recenti di Marco Polo. Spiccano alcuni fatti.
Alla fine del secolo XIX, nei
porti cinesi e giapponesi, “aperti” i
primi dalle cannoniere britanniche e i secondi da quelle americane, i
doganieri operavano sotto un perpetuo
incubo, dovuto alla confusione di dollari messicani, statunitensi, pesos sudamericani,
rupie indiane e tant’altro; ma siccome i vari istituti bancari non si fidavano
del “valore intrinseco” delle medesime, le facevano saggiare dai loro esperti e
stampigliare con simboli propri per “distinguere” quello che giorno dopo giorno
era sempre meno distinguibile.
Furono i
giapponesi a tagliare la testa al toro. Nei loro uffici doganali, ai primi del
secolo XX, non c’erano più monete sfuse. C’erano invece sacchetti sigillati pieni delle medesime ma alla
rinfusa. Il loro valore facciale era ignoto, ma ad ogni sacchetto veniva dato un
suo valore monetario, e lo si
scambiava senza aprirlo. Era una
tacita ammissione che quel che conta in una moneta è quello che dice di fuori, non quello di cui è fatta.
Ossia, il valore intrinseco è irrilevante. Ma ancora oggi, la Banca
d’Inghilterra “promette di pagare al portatore” la somma di non si sa che
“pounds” fantasma, ma alla prova dei fatti altri pezzi di carta più o meno
variopinti. La turlupinatura continua, e sarebbe ora di finirla. È possibile? Vediamolo.
La sovranità che conta
Fino a 20 anni fa, pochi
conoscevano il detto di Meyer Amschel Rothschild (1744-1812): “Datemi il
controllo della moneta, e non mi importa di chi fa le leggi”. Grazie alla Rete,
oggi lo conoscono anche le pietre. Ma sapere non è capire, il che né la Rete né
men che meno la raccolta di pie favole fatta passare per “storia” dai “programmi
ministeriali” promuovono. Se lo facessero, sapremmo che il buon Meyer Amschel
si riferiva alla moneta debito.
Curioseremo quindi negli anfratti della questione, ben tenuti in ombra anche dai
manuali di cosiddetta “economia”.
I quali
svelano che nel 1100, anno di accessione al trono inglese di Enrico I
ultimogenito di Guglielmo il Conquistatore, questi autorizzava lo Scacchiere ad
accettare in concetto di imposte i tally
sticks[2], mezzo di
pagamento emesso dai produttori di ricchezza e già circolante nel reame,.
Ci
importano non tanto i particolari tecnici quanto il principio su cui operavano
e la loro durata in circolazione. I tallies,
di cui pochissimi esemplari sopravvivono, erano cambiali di legno che tennero
banco per ben 726 anni, 1100-1836. Rimangono un esempio di emissione monetaria democratica, saggiamente supportata dal potere
regale. In Italia, le cambiali cartacee che diedero vita all’economia degli
anni Cinquanta, avevano la stessa funzione; ma il potere politico, in combutta
con le banche, invece di sostenerle le snobbò, le screditò, le tassò invece di
sussidiarle come aveva raccomandato Silvio Gesell (1862-1930) mezzo secolo
prima, e le fece sparire a colpi di leggi e leggine da sempre caratterizzanti i
regimi totalitari sotto mentite spoglie “democratiche”.
Tornando
all’Inghilterra, il passaggio dalla dinastia dei Plantageneti a quella dei
Tudor alla fine della Guerra delle Rose (1485) segnò anche l’ingresso della
banca moderna nell’economia. Quanto desse fastidio alla banca la sovranità
popolare sulla moneta lo si vide dalla guerra senza quartiere da essa mossa ai tallies, vinta dopo ben tre secoli e
mezzo, e i cui particolari sono reperibili altrove. La stessa ostilità viene
diretta oggi globalmente al contante, del quale le banche vogliono sbarazzarsi con
slogan e ragionamenti di una irrazionalità degna di miglior causa.
Alla
sconfitta dei tallies seguì il dominio,
sempre più asfissiante, del potere usurario, dovuto, come puntualizzava Gesell,
non tanto a uomini quanto alla natura di una moneta con doppia, contradditoria
funzione di riserva di valore e mezzo di scambio. Definì l’usura come il potere di imporre tributo da chi possiede la prima funzione, su tutti
coloro che bisognano della seconda.
L’usura interessa non solo i prestiti, ai quali viene tradizionalmente
tracciata, ma anche il commercio e la speculazione, borsistica e non, per non
parlare dei fiumi di sangue sparsi in guerre senza fine.
Perchè la
guerra? Per impedire ad ogni costo, anche
di milioni di vite umane, l’inevitabile scoppio di una bolla finanziaria che
inevitabilmente segue la crescita incontrollata dell’interesse composto, anima dell’usura. Ogni guerra ha sempre fatto
da Grande Azzeramento pianificato: dopo la distruzione immane di vite umane e
di ricchezza materiale, eccoti gli usurai offrire il credito per ricostruire. Oggi, non potendo distruggere fisicamente,
lo si fa incutendo terrore mediatico al popolo, impedendo il lavoro, per un bel
giorno azzerare. È l’ultima vittoria delle banche sul popolo, come profetizzava
Lord Acton nel 1875 e ripeteva Ezra Pound nel 1944.
Moneta del popolo
È ora di
chiederci: è possibile, oggi, ribaltare la situazione? Che il popolo si
approprii di quel che i banchieri hanno monopolizzato per tanto tempo? E per di
più farlo pacificamente, legalmente, naturalmente, anche se in maniera del
tutto eterodossa? Sembrerebbe follia affermarlo, e ancor più metterlo in
pratica. Ma per lo meno tentiamolo.
La resa incondizionata
all’usura dai poteri politici, nonché da quelli ecclesiastici, ha prodotto due
idee malsane da cui liberarsi per riconvogliare la sovranità monetaria al controllo
popolare:
Una: La moneta gode di una misteriosa (a tutti gli
effetti stregonesca) capacità di riprodursi detta “interesse”;
Due: Una moneta ha valore se
e solo se emessa da una “autorità”, sia pubblica (Stato, governo) sia privata
(banca).
Nessuna delle due
proposizioni è necessariamente vera.
Abbiamo visto come i tallies inglesi, imprestabili e
infalsificabili, impedirono all’usura di spadroneggiare colà per sette secoli. Ma
erano manufatturati, e quindi soggetti a legislazione ostile.
La funzione di mezzo di
scambio, d’altro canto, è stata storicamente espletata non solo da metalli
preziosi, ma anche da metalli vili, conchiglie, vetro, cuoio, i wampum
amerindi, peltri di animali selvatici, e un lungo eccetera.
Ergo, la prima cosa da
fare è sradicare le idee false e radicare quelle vere. Che sono:
Una: La moneta emessa dal
popolo può e deve essere, totalmente e naturalmente, libera da interesse, e quindi emessa senza indebitare nessuno;
Due:
L’unico, ripeto unico, valore di una moneta è quello indotto, come non si
stancava di ripetere Giacinto Auriti (1923-2006), cioè la sua accettazione in pagamento di qualsiasi
bene o servizio anche pubblico, come fece lo Scacchiere di Enrico I.
Pane e usura
Detto
ciò, si presti la massima attenzione alle granaglie:
non solo cereali: frumento, riso, mais, orzo ecc., ma anche legumi: fagioli,
piselli, lenticchie, ceci ecc. Sono semi
duraturi, a differenza di frutta e
verdure. Possono quindi essere monetizzate,
non nel senso di venderle per “realizzarle” in moneta ufficiale, ma di comprare
con esse beni e servizi. Il sistema in auge non prevede un tale uso. Esso
penalizza e sfrutta tanto i produttori di granaglie quanto i loro consumatori.
I primi
sanno troppo bene come li tratta il “mercato”: il prezzo all’ingrosso si
aggira, per i cereali, attorno alla miseria di 300 euro/tonnellata, o 30 euro/quintale.
I
secondi non possono acquistarle se non in quantità industriali, così venendo penalizzati
molto più di quanto essi si rendano conto.
Che
fare? Andiamo al grano, anzi al Grano. Il primo è la cariosside[3] di
Triticum sativum, del quale la
battaglia storica del 1926-31 non arrivò
ai 90 milioni di quintali desiderati. Il secondo, con G maiuscola, è una quantità
molto più modesta, intesa a fare da unità
monetaria naturale e popolare, descritta infra. Ben altro grano, quindi, come recita il titolo di questo
saggio.
Ma per
capire la questione in profondità, è necessario un excursus che introduca la dimensione sanitaria concomitante a quella
monetaria.
Riportiamoci
a prima del lontanissimo 1868, anno della tassa sul macinato, imposta dal
governo sabaudo per pagare interesse sui prestiti usurari che aveva contratto.
Ci interessa la natura di quel macinato, non la politica[4].
I contadini
portavano una certa quantità di grano al mugnaio. Costui lo macinava
integralmente, cioè schiacciandone i
tre componenti: germe, crusca e endosperma[5], insieme. Ne tratteneva una parte in
pagamento del servizio, e ritornava il resto. Il ciclo durava una settimana.
Chiediamoci
il perché di questo ciclo, oggi del tutto sconosciuto e meno ancora capito
dalle folle malate di consumismo e rincoglionite da una “educazione” che di
tale non ha che il nome.
Il macinato
andava panificato entro tre giorni. A non farlo, il germe, la parte più
nutriente e appetitosa della cariosside si sarebbe irrancidita, divenendo
immangiabile. Il pane di allora si manteneva per una buona settimana.
Chi ha
mai assaggiato “quel” pane non ne dimenticherà mai il gusto. Faceva venire
l’acquolina in bocca solo a odorarlo.
Ma il
progresso, si sa, è inarrestabile. Un brutto giorno esso si abbattè sul
macinato nella forma “moderna”, naturalmente, di cilindri prima e dischi dopo,
di acciaio, che calibrati accuratamente non schiacciano i tre componenti del
cereale insieme, ma li separano nettamente l’uno dall’altro.
Di quel “progresso”
se ne impadronì immediatamente l’usura. Vendendo i tre separatamente, si
ottengono profitti inaspettati, e non solo: l’amido puro ha una durata
praticamente illimitata negli scaffali di un supermercato, che lo rifila ai
consumatori come “farina 00” e simili arcana.
Neanche agli insetti fa gola: una vera bonanza per Mammona.
Tralascio
gli effetti deleteri sulla salute per dare al lettore una buona notizia. Il
progresso è sì inarrestabile, ma c’è quando prende il senso giusto. Sono apparsi
sul mercato centinaia di modelli di mulini elettrici capaci di macinare i
cereali all’antica, ma dentro le mura del focolare domestico, senza accudire al
mugnaio. Il che importa non solo alla salute, ma anche alla sovranità monetaria
come vedremo. Descriviamola dunque per chiudere la questione.
Il Grano
Entriamo
ora nei particolari della nostra unità monetaria. Vogliamo comprare con essa, vedremo cosa e come. Fa da Grano la quantità naturale di cento grammi di cereale, o
legume.
È
evidente che valore facciale e valore intrinseco coincideranno sempre. Cento
grammi di cereali o legumi possono essere lavorati in pane, pasta, polenta,
panelle, piadine e quel che la fantasia e abilità culinarie dettino. E possono sempre
sfamare un essere umano adulto per un giorno. La necessità fisiologica, uguale
per tutti, dipende non dal portafoglio ma dallo stomaco.
Chi può
emettere Grano? Lettore, potresti essere tu, ad avere accesso a granaglie
coltivate in proprio o acquistate come possibile. Anche da solo? Anche da solo.
Come?
Prima
fase: prepararne l’accettazione. Sigillare
Grano in sacchetti trasparenti (secondo il modello giapponese) da 100, 200,
500, 1000, 2000, 5000, 10mila unità, cioè grammi, ciascuno. Sigillato, il Grano
è moneta; aperto, è cibo. Tertium non
datur.
E tutto
quel peso? Ammesso e concesso che è notevomente superiore a quello del contante
cartaceo, en guerre comme en guerre;
chi milita sa che deve fare extra sforzo. Non è poi tanto: anche un ottantenne
può caricarsi di cento Grani, pesanti dieci chili, in uno zainetto.
Il tasso di scambio non è
fisso: lo si negozia caso per caso, e giorno dopo giorno, luogo per luogo, secondo
bisogno; l’unico rapporto fisso è quello tra il Grano e il volume gastrico.
Seconda fase: spacciare.
Dove? Evidentemente non in supermercati o in esercizi bolscevizzati, cioè
pensati per le moltitudini consumiste. La prudenza suggerisce di tentare prima
con chi può fare il doppio uso del Grano: vengono a mente i ristoratori,
specialmente se dotati di mulino elettrico come descritto. Il Grano è pensato
per i piccoli operatori economici (incluso lo spacciatore) la cui libertà e
indipendenza sono giornalmente minacciate dal potere. Propone loro una compra per
tot Grani, o per un miscuglio di questi e di contante, quest’ultimo reso permanentemente scarso grazie alla
politica statale e bancaria. Chi accetta la transazione, e fa circolare Grani,
farà muovere l’economia senza attrarre l’attenzione del fisco e di kleptocrati parassiti,
attuando da habitué del Grano emesso
dal Popolo Sovrano.
Le piccole quantità
spacciate e la loro versatilità potrebbe incentivare alcuni possessori di
scarso contante a “venderlo” per Grani. Con un generoso “sconto” naturalmente, ma
al rovescio: una maggiore quantità di Grani. Il prezioso contante andrebbe dove
ve ne sarebbe più bisogno.
Terza fase: passaparola.
Si sappia sempre di più che il Grano funziona, anche in piccolo. Si promuova l’uso
di mulini domestici, così diffondendo la circolazione di Grano. Raggiunta una certa
massa critica nessuno sarà in grado di fermarlo. Produttori e spacciatori copriranno
prima o poi il territorio nazionale, eludendo la kleptocrazia per poi ispirare i
popoli oltre confine.
I vantaggi del Grano sono inevitabilmente
unilaterali: esso avvantaggia chi
lavora a spese di chi non lo fa. Con la mercede del lavoro sottratta alla tassazione
in auge, iniqua e truffaldina, chi oggi guadagna senza lavorare si dovrà
preparare a soffrirne le conseguenze.
Il potere politico sarà
costretto a promuovere il bene comune
assumendosi il dovere di emettere il
mezzo di pagamento per quelle tasse giuste
che esso ha il diritto di imporre.
Questo vorrà dire due cose:
Prima, lasciare l’Euro
dov’è, ma per transazioni internazionali, per le quali dopo tutto era stato
progettato; e affiancarlo ad un contante nazionale
a circolazione forzata, esclusivamente per uso domestico, inconvertibile,
capace di soddisfare la spesa pubblica e il pieno impiego della forza lavoro
senza limiti di sorta.
Seconda, spostare l’imponibile
fiscale dal valore aggiunto dallo
sforzo di chi lavora a quello sottratto
all’uso pubblico, in primis la
rendita da ubicazione del suolo, che monetizzata dallo Stato è in grado di
coprire tutta la spesa pubblica produttiva e improduttiva: difesa, ordine
pubblico, elettricità, acqua, educazione, sanità, diplomazia ecc.
Sarà possibile pagare non
tanto un reddito di cittadinanza quanto uno di maternità, così retribuendo il lavoro più duro e necessario che il
sistema in auge punisce invece di premiare[6].
Sorprendentemente quindi,
e dulcis in fundo, il Grano è in
grado di far sparire l’usura. Come i
tallies inglesi da Enrico I a
Vittoria, non è né prestabile né falsificabile. Esso garantirà pertanto la
vittoria del popolo sulle banche e su politiche antipopolo. La monetizzazione
delle granaglie farà da base a una sovranità popolare de facto e non solo de iure
come oggi[7].
29 gennaio 2021
Riveduto e aumentato 11 marzo
2021
[1] Great Reset in inglese, con l’accento sulla seconda “e” di reset. Ho tradotto con “azzeramento”.
[2] Tally vuol dire “far combaciare” le due metà di un
bastoncino con tacche sui margini indicanti la somma emessa e poi spaccati,
metà per il creditore e l’altra per il debitore. Erano pertanto
infalsificabili.
[3] Termine botanico. In volgare, “chicco”.
[4] Se questo è il motivo per l’espressione “governo
ladro” non mi è dato sapere.
[5] Termine botanico. In volgare, “amido”
[6] Tutte queste misure vigevano nella Libia di Muammar Gaddafi nel 2011,
quando finirono per costargli la vita.
[7] Consti che le suddette conclusioni me le ha imposte la logica, non il pregiudizio
o simili. Sarò lieto di rispondere a chi le volesse contestare, promettendo di
ritirare incodizionalmente qualsiasi asserzione dimostrata falsa.