domenica 30 settembre 2012

UN CONCETTO DIVERSO DI LIBERTA' DEMOCRAZIA E Vittorio Arrigoni

VOI DOVETE SAPERE SOLO 
LA "LORO" VERITA'
CHE VI METTONO CON L'IMBUTO
NEL CERVELLO  ATTRAVERSO
 I VARI FAZIO(SI)



Osservate questo breve video, se non ci si collega direttamente, copiate la stringa e mettetela nella finestra di ricerca.

Vedrete una faccia da schiaffi (Saviano) e come reagisce ad accorate domande su Vittorio Arrigoni.
Praticamente si alza e se ne va con la scorta messagli a disposizione e pagata da noi contribuenti, tutta scena per  il suo libro denuncia, che in realtà è una grande bufala.  
Tanto è vero,come mi suggerisce l’amico Cozzolino, che il libro del multi milionario pseudo scrittore, grande amico di Israele, fa talmente paura alla camorra che, a quanto sembrerebbe,  lo ha fatto anche stampare abusivamente per realizzarci un profitto.
Una sola osservazione: si sente nel video una voce accorata di una ragazza che gli ripete, onde invitarlo a dare una risposta, che loro lo hanno sempre sostenuto. Ecco il dramma di un mondo genericamente di sinistra che crede alle favole, che non si rende conto della ambiguità di certe figure, di certi pseudo “compagni”, di giornali con un linguaggio da sinistra al caviale, ma in realtà organi dell’alta finanza e filo sionisti (La Repubblica).

Quella del condizionamento ebraico della sinistra, soprattutto in Italia e in Francia, che già al tempo del terrorismo costò innumerevoli “soffiate” al Mossad da parte di “compagni” che al contempo erano israeliti, e probabilmente consentirono di gestire il caso Moro, è un angoscioso problema che risale alla storia stesa del marxismo, agli albori della nascita del comunismo.
Questa penosa situazione la tocchiamo spesso con mano quando l’amico Joe Fallisi ci illustra le lettere demenziali che riceve da sedicenti “compagni” che non sanno capacitarsi e sono sconvolti dalle innumerevoli precise denunce che Fallisi compie quando mette in rete osservazioni, accuse e ricerche storiche che dimostrano il connubio tra un ebraismo criminale e assassino e certa sinistra o il falso di certi comunisti, ebrei, mezzi ebrei o giudaizzati che in realtà sono solo dalla parte di Israele.
Ci si rifiuta di crederci e poi, come nel caso di Saviano – Arrigoni ci sbattono il muso.
Maurizio Barozzi

Osservate questo altro video e ascoltate le belle parole che Vittorio Arrigoni dedicò a Roberto Saviano poco prima di essere assassinato.




Notare che Arrigoni inizia il suo discorso riferendosi a quella squallida manifestazione che gli ebrei romani tennero davanti all’Arco di Tito (atavica vendetta per il loro odio verso Roma).
Nessuno dimentichi mai che, assieme agli ebrei che festeggiavano davanti all’arco di Tito i 60 anni di Israele, c’era il sindaco di Roma ALEMANNO che a quanto si dice porterebbe al collo una medaglietta con la croce celtica.
Ebbene questo figlio di tutto quel mondo missista e ordinovista che veicolava libri di Evola ed esaltava la romanità e il mondo nordico, è stato proprio quello che ha dato a Israele la grandi soddisfazione, da secoli sognata, ma mai realizzata, di avere il sindaco della città eterna sotto (io direi sottomesso) il glorioso Arco di Tito.
Previsione: chissà, se quando, tra non molto, gli ebrei romani, oramai trionfanti, chiederanno ed ovviamente otterranno lo smontaggio dell’arco di Tito per trasferirlo a Gerusalemme, ci sarà ancora a fargli omaggio un sindaco epigono di quel destrismo da sempre filo atlantico e filo giudaico, qualunque siano state le sue false tematiche propagandate?
Chi vivrà vedrà.
Maurizio Barozzi

ANTROPOCRAZIA E L' ELIMINAZIONE DELL'INTERESSE


La morte non esiste è una invenzione della Chiesa Cattolica - Guarda il ...


DUE VIDEO STRETTAMENTE CORRELATI




PROPAGANDA DI GUERRA – GUERRA PSICOLOGICA


PROPAGANDA DI GUERRA – GUERRA PSICOLOGICA

La notizia che con studiata strategia è stata fatta circolare in queste ore, ovvero quella che Gheddafy venne intercettato e quindi assassinato dalla Intelligence francese, su delazione del presidente siriano Bashar Assad deve essere considerata per quello che è: un arma psicologica sparata dai criminali d’Occidente per sostenere la loro infame guerra in quello scacchiere mediterraneo e del medio oriente. Una guerra che le orde di assassini infiltrati nel territorio siriano non riescono a vincere nonostante i larghi mezzi militari e finanziamenti messi a loro disposizione.

Ecco che allora si ripiega sulla “propaganda di guerra”  visto che il presidente siriano Assad, nonostante tutte le false voci di una sua imminente fuga all’estero e altre mascalzonate del genere (altre armi psicologiche), è rimasto saldamente al suo posto.
Sconfitti quindi, almeno fino a questo momento, sul piano militare, i criminali d’occidente, come era prevedibile, anzi scontato, hanno fatto ancora ricorso alla “guerra psicologica”, facendo filtrare la “rivelazione” che furono i servizi francesi a causare la cattura di Gheddafy (notizia che lascia il tempo che trova) e fu il presidente siriano Assad colui che, praticamente vendette Gheddafy fornendo ai francesi le coordinate del satellitare del colonnello libico (la vera “bomba” psicologica), in cambio di un alleggerimento delle sanzioni  e della pressione politica sulla Siria.
Di fronte a queste “rivelazioni” per le quali si è impossibilitati a poterle verificare, si può solo applicare le considerazioni dettate dalla logica, dal ragionamento eduttivo e dall’esperienza storica, senza dimenticare il non indifferente fattore che ogni notizia che filtra dal “fronte bellico occidentale” (perchè tale in effetti è) e viene divulgata tramite i mass media occidentali, strumenti di proprietà di ben identificati poteri, è falsa o artefatta: SEMPRE!

In linea di principio, la storia ci insegna che una eventualità del genere potrebbe anche verificarsi in quanto nei rapporti internazionali, alla fin fine, a prevalere sono sempre gli interessi geopolitici e la ragion di Stato.Ma questo non significa nulla è solo una enunciazione teorica.
Concretamente e nello specifico, invece, questa notizia la si può ritenere una infame menzogna e non solo perchè è chiaramente una notizia facente parte di una “guerra psicologica” praticata in una guerra vera, al fine di conseguire determinati risultati, ma anche perchè riteniamo che Assad ben doveva intuire che dopo Gheddafy sarebbe toccato a lui di subire l’aggressione degli occidentali che manovravano le cosiddette “primavere arabe” e quindi era interesse del governo siriano che la crisi libica perdurasse, che Gheddafy in qualche modo riuscisse ad organizzare una resistenza. Questo obiettivo era sicuramente più importante di un eventuale e teorico alleggerimento delle sanzioni  e pressioni sulla Siria da parte dell’occidente.
In caso contrario, infatti, e in conseguenza del delicato ruolo che la Siria svolge nel medio oriente, tutto il peso degli interessi occidentali e israeliani nel voler far piazza pulita in quello scacchiere, sarebbe inevitabilmente ricaduto sulla Siria. Lo avrebbe capito anche un bambino.
Del resto che questa “rivelazione” sia una vera e propria menzogna e faccia parte della propaganda di guerra, lo si evince dalle stesse parole che sono state usate per divulgarla, si legge nelle parole di un talRami El Obeidi, ex responsabile per i rapporti con le agenzie di informazioni straniere per conto del Consiglio Nazionale Transitorio (ovvero l’ex organismo di autogoverno dei mercenari “cosiddetti libici” armati dagli occidentali) <<Assad avrebbe ottenuto da Parigi la promessa di limitare le pressioni internazionali sulla Siria per cessare la repressione contro la popolazione in rivolta».
Come vedesi trattasi di un enunciato precostituito, tipicamente propagandistico, perchè in Siria non c’era alcuna popolazione in rivolta: nella sua maggioranza il popolo siriano era dalla parte di Assad e quella che viene definita “popolazione in rivolta” erano quelle pseudo milizie mercenarie infiltrate nel territorio siriano armate di tutto punto e in collaborazione con agenti segreti che sul suolo della Sira da tempo preparavano il terreno per incendiare la Siria, avevano acceso i fuochi nella prospettiva di ottenere l’intervento Nato ripetendo il giochetto che tanto bene era riuscito in Libia.
In definitiva, non una riga di stampa, non una voce, non una notizia che proviene dal “quartier generale” dell’Occidente criminale deve essere ritenuta veritiera, ma deve considerarsi sempre e comunque propaganda di guerra!
MAURIZIO BAROZZI


UNA LAICA PREGHIERA

Ogni persona degna di questo nome è anche un "individuo" ... ed è un individuo in quanto essere umano unico ed irripetibile... ed è unico in quanto le sue caratteristiche della personalità sono appunto"caratteristiche" del suo modo di esistere... di comportarsi.. e dunque ognuno di noi ha delle sue precipue, inconfondibili, uniche qualità..

Questa è solo un stringatissima analisi e non una difesa in favore di qualcuno o un'accusa contro qualcun'altro.

David, ha  detto bene Sergio, è un cocciuto (de coccio) di prima categoria, poco acculturato... e quindi poco pratico di linguaggio parlato (fatto che io gli rinfaccio in ogni occasione , come adesso)... ma nonostante questo ha comunque delle ottime doti comunicative perche ha sensibilità e capacità di ascolto e riesce a percepire i punti dell'interlocutore dove far breccia per portare avanti il progetto che si è prefisso... 

E anche questa volta non si è smentito, sgusciando qua e la, destreggiandosi fra gli ostacoli che ciascuno di noi gli frapponeva al raggiungimento del suo obiettivo... e accontettando ciascuno di noi separatamente nelle sue richieste e instaurando una trattativa un po' diversa con ciascuno di noi che fosse appetibile soddisfacesse le nostre singole (o di gruppo aspettative...).... Ci ha coinvolti comunque in un incontro in cui si discuterà finalmente sul merito .... ma partendo dalle motivazioni profonde del motivo della nostra opposizione al regime, rifiuto del quadro generale della civiltà capital-consumistica  e dalla contemporanea nostra volontà di emancipazione e proposta di sovvertimento dello "statu quo".

Che poi è esattamente quello che volevamo noi di Albamediterranea.... 

Noi vogliamo da ormai lungo tempo parlare con la gente (e lo facciamo in ogni occasione per parlare dei “VALORI”), e con gli altri gruppi, associazioni, movimenti ... per parlare non delle fasi operative di realizzazioni di apparati burocratici (ufficiali o meno) e quindi di spartizioni di potere, di candidati, di zone e sfere di influenza e controllo.... ma di VALORI... SEMPRE, SOLO E SOLTANTO DI VALORI.... PER INSEGNARLI CON PUBBLICHE ASSEMBLEE, FARLI CAPIRE (PERCHE' MOLTI LI PERCEPISCONO MA NON RIESCONO A RIPRODURSI QUADRI RAPPRESENTAZIONALI DI INSIEME) .... PERMETTERE A TUTTI DI CAPIRLI, DI CONDIVIDERLI E TENTARE DI ATTUARLI...  in modo che chiunque poi abbia l'opportunità di essere eletto in qualunque consesso porti avanti i “VALORI” che avrà a suo tempo fatti suoi e profondamente condiviso....

Io ho detto infinite volte a David (che vedo spesso) che non c'è nessuna fretta di metterci a competere elettorlamente... per molti motivi...:

1) perchè non siamo pronti (come detto prima) e...

2) perchè i tempi non sono ancora maturi per il messaggio politico che vogliamo proporre noi di AlbaMediterranea (ma anche di altri gruppi, fra cui voi voglio sperare) in quanto non ancora sufficientemente chiaro lo sfacelo in cui siamo immersi...

3) perchè la popolazione appunto per il motivo precedente ... non ha ancora maturato pienamente la consapevolezza della inettitudine, inutilità, irragionevolezza, ed insostenibilità della proposta di vita dell'attuale complesso dei "VALORI".

QUINDI ASSODATO TUTTO QUANTO PREMESSO….Smettiamola di correre appreso al multisecolare quadro rappresantionale della realta’ instaurato dalle grandi multinazionali finanziarie – consumistiche – capitalistiche – schiavistiche – violentatrici - guerrafondaie e cominciamo ad agire da uomini liberi andando oltre gli scenari, predisposti, imposti ed inculcati e discutiamo di cosa vogliamo fare da grandi.


Perciò nessun "tempo tecnico", non ci corre appresso nessuno (finora)... consideriamo quest'incontro un "simposio", un seminario di perfezionamento a cui tutti contribuiscono e da questo incontro non deve scaturire nessun "patto"... ma una nuova consapevolezza .... che è molto più impegnativa di qualunque patto con estranei .... è un "patto" con se stessi... con la propria coscienza ... ed è vincolante per la vita... 


Ciao a tutti e buon fine settimana.

Orazio Fergnani - Albamediterranea.

sabato 29 settembre 2012

Sicilia colonia Usa: la minaccia del MUOS di Niscemi


SERVIZIO E VIDEO DI ROBERTA BARONE 

E' stato definito un "mostro", ma qualcuno lo ha battezzato col nome di Muos donandone l'uso esclusivo alle forze armate statunitensi, oggi presenti più che mai nel territorio siciliano. 
Cos'è il Muos? Lo riferisce Antonio Mazzeo, un giornalista che diverse volte si è distinto per il suo coraggio ed il suo vero animo da combattente sia contro il sistema mafioso sia contro quelle ingiustizie un po' troppo scomode per meritare attenzione da parte dei media.
Si chiama Mobile User Objective System e Mazzeo lo definisce " l'arma perfetta per le guerre del ventunesimo secolo", quelle guerre che si mascherano di belle parole come "democrazia" e "libertà" e che invece si macchiano di milioni di morti e vittime senza colpa. Si trova a Niscemi in Sicilia e consiste in tre grandi antenne radar che trasmetteranno con frequenze comprese tra i 240 e i 315 MHz (intensità altissima capace di produrre col tempo leucemie e mutazioni genetiche del corpo umano fino ad un raggio di circa 150 km da esso). Il Muos servirà agli Usa per le loro guerre in Siria, in Libia e in quei paesi dove cercheranno di instaurare la loro egemonia con la scusa del "portare la democrazia" in quella che è stata denominata Primavera araba. Ce ne sono solo 4 nel mondo ed uno si trova proprio in Sicilia, regione dalla posizione geografica strategica per i loro loschi scopi. Troppe volte il movimento NoMuos e i vari comitati siciliani hanno denunciato la pericolosità di tale strumento a svantaggio non solo dei residenti di un paese noto per la coltivazione di carciofi ma dell'intera penisola siciliana. E' già noto, ad esempio, che le antenne del Muos potrebbero interdire l'uso del nascente aeroporto di Comiso e di buona parte dello spazio aereo siciliano, ostacolando perciò lo sviluppo della stessa regione a favore di azioni di guerra che vanno a scontrarsi ideologicamente con l'art 11 della Costituzione italiana: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali (..)"
La domanda sorge spontanea: Perché il popolo non si ribella a quello che possiamo definire un vero e proprio stupro dei diritti umani? Siamo disposti a lottare, scendere in piazza e gridare "Usa go out?" O semplicemente facciamo finta di capire, per indossare il giorno dopo magliette con su stampata la bandiera americana?
I libri di storia ci tartassano con le loro belle storielle sulla liberazione americana dell'Italia del 1943 descrivendoci gli Americani come bei giovanotti, forzuti e generosi, che regalano cioccolatini e masticano gomme al ritmo di una vittoria "meritata". Cosa si nasconde dietro? Perché nessuno parla degli accordi tra mafia americana e siciliana, di Lucky Luciano e dei signorotti i grandi boss isolati dal regime fascista e poi liberati dagli alleati in cambio del loro aiuto? Gli stessi che poi furono messi a capo di molti paesi come sindaci, gli stessi colpevoli di aver contribuito alla diffusione della mentalità mafiosa nel territorio! E poi tutti in processione a piangere uomini come Falcone e Borsellino.
Cosa c'entra però Raffaele Lombardo in tutto questo? Inizialmente lui rispondeva in modo incerto alle domande dei giornalisti sull'installazione del Muos. Poi, improvvisamente, Ignazio La Russa e lo stesso Lombardo si convinsero dell'efficienza di questo strumento (di cui già altri scienziati ne avevano dimostrato i danni che esso avrebbe causato sia all'uomo che alla natura circostante-vedi Coraddu e Zucchetti) e i lavori vennero affidati nel 2008 ad un consorzio di imprese chiamato Team Muos Niscemi guidato dalla GEMMA S.p.a. E' un caso che la Gemma S.p.a risulti tra l'elenco delle aziende che nel 2008 finanziarono l'MPA, Movimento per l'Autonomia dello stesso Lombardo? Il giornalista Dario de Luca dimostrò che furono inizialmente versati 15.000 euro nelle casse dal partito incitando così i pareri favorevoli dell'Assessorato regionale al territorio ed ambiente e dando inizio ai lavori l'1 Giugno del 2011. 
Ma quale sarà il costo complessivo del Muos? Fonti ufficiali non hanno ancora stabilito dei costi precisi ma si stima che per la sua realizzazione la spesa necessaria ammonti a circa 3,26 miliardi di dollari. Intanto continua senza interruzione la lotta dei vari movimenti NoMuos che vede partecipare diversi attivisti e comuni cittadini in attività ed iniziative create per sensibilizzare più gente possibile nella conoscenza dei pericoli che esso comporterà. Non mancano poi storie di giovani coppie coraggiose di Niscemi che hanno scommesso sulla loro vita e quella degli eventuali figli promettendo a se stessi di non mettere al mondo nessun bambino se qualcun altro partorisca la nostra più grande minaccia.
Roberta Barone
  Ottimo video,    http://www.youtube.com/watch?v=_B43DI1-ywE    sia per la parte riguardante il passato, invasione della Sicilia, che per il presente, totale subordinazione dell’ Italia nella Nato per gli esclusivi interessi statunitensi e mondialisti con gravi rischi per il nostro paese.
La prima parte andrebbe dedicata a tutti quegli imbecilli che nel 1943 accolsero gli americani come liberatori. Questi invece erano degli invasori e ci portarono vizio e corruzione restaurando, moltiplicato per cento, il potere mafioso. Un potere che visse e prosperò all’ombra delle Chiese, cieche e sorde, e in connubio con la Democrazia Cristiana. Il potere mafioso, ovviamente gratificò il grandi latifondisti, i proprietari terrieri e il padronato in genere. Questo fatto determinò nei primi anni del dopoguerra l’opposizione dei comunisti costretti per loro natura a difendere i lavoratori e l’uccisione di alcuni sindacalisti, ma ben presto anche i PCI si accordò con la Mafia accettando la spartizione di potere imposta in Sicilia e limitando la sua azione a proteste verbali da comizio. La Mafia e i suoi sodali massonici, hanno imperato in Sicilia con la complicità di tutti i partiti politici.
La seconda parte, ovvero la penosa situazione del nostro paese utilizzato come basi e futura carne di porco per le guerra statunitensi, andrebbe dedicata a tutte le destre, in particolare i missisti, che andavano cianciando di americani quale male minore, di mondo libero in opposizione all’oltre cortina e altre cazzate del genere tutte a uso e consumo dei gonzi per farli operare esclusivamente in senso anticomunsta e filo atlantico. INFAMI E VIGLIACCHI TRADITORI DEGLI INTERESSI NAZIONALI.
E C’E’ CHI HA AVUTO IL BARBARO CORAGGIO DI CHIEDERE DI NOMARE UNA STRADA ALL’ANTIFASCISTA FILO ATLANTICO GIORGIO ALMIRANTE.
VERGOGNA.
MAURIZIO BAROZZI

SCHIAVO E' CHI ASPETTA QUALCUNO CHE VENGA A LIBERARLO

SCHIAVO E' CHI ASPETTA QUALCUNO 
CHE VENGA A LIBERARLO

venerdì 28 settembre 2012

Storia di una ex suora


Storia di una ex suora




http://www.repubblica.it/online/cronaca/preti/preti/preti.html


L’unica verità


L’unica verità
di Vincenzo Vinceguerra (Opera, 15 agosto 1012)
      Da alcuni anni a questa parte si assiste allo spettacolo offerto da persone che hanno come primario interesse la ricerca del consenso, dei complimenti e del conto in banca, impegnate a ricostruire le vicende del 12 dicembre 1969 in modo romanzesco e fantasioso, convinte (almeno affermano di esserlo) di aver trovato la chiave di lettura degli eventi in una duplicità di azioni e di operazioni: doppie organizzazioni, doppie strutture segrete, doppi depistaggi, doppie bombe.
Purtroppo con questi personaggi in cerca di notorietà a buon mercato, la verità non può essere doppia ma una sola, quella che vede un’operazione ben coordinata che coinvolge uomini ed organizzazioni del nei ofascismo di Stato (Movimento sociale Italiano, Ordine nuovo, Avanguardia nazionale), servizi segreti militari e civili italiani e stranieri impegnati nella stabilizzazione politica del Paese.
Nell’affannosa ricerca dello scoop ad ogni costo, si è giunti in questo modo ad ipotizzare che doveva essere portata nella banca dell’Agricoltura di Milano, il pomeriggio del 12 dicembre 1969, una bomba “buona”, destinata a fare boom, affidata all’ingenuo “anarchico” Pietro Valpreda dagli uomini di Avanguardia nazionale per conto della Divisione Affari riservati del Ministero degli Interni, repentinamente e furtivamente sostituta con una bomba “cattiva”, destinata a fare strage, dai malvagi di Ordine nuovo appoggiati dal Servizio informazioni difesa (Sid).
Per scriverci un romanzo, girarci un film, disegnarci un fumetto, questa “verità” può andare bene e rendere meglio, ma la verità non romanzata afferma che i “cattivi” di Ordine nuovo del Veneto e di Roma erano sotto la protezione esplicita della Divisione Affari riservati del Ministero degli Interni esattamente come i “buoni” di Avanguardia nazionale.
Prendiamo l’esempio, per cominciare, di Delfo Zorzi, indicato dai suoi colleghi Carlo Digilio e Martino Siciliano come l’autore della strage di piazza Fontana.
L’accusa non è stata ritenuta provata in sede processuale ma il rapporto fra Delfo Zorzi e i funzionari del Ministero degli Interni è provato al di là di ogni ragionevole dubbio. Arrestato il 16 novembre 1968, a Mestre, su indicazione presumibile del suo collega Giampiero Mariga, Delfo Zorzi in Questura si comporta come un tenore all’opera: “canta”.
In un verbale della polizia, a firma del commissario di Ps Naccarato, si legge che Zorzi “non tenne un atteggiamento negativo ma si lasciò andare ad ampia collaborazione. Dichiarava inoltre che il Mariga si rifornirebbe di armi presso un deposito esistente nel trevigiano e che, per eventuali riparazioni di armi, gli illegittimi detentori delle stesse farebbero capo ad un ufficiale dei paracadutisti in congedo residente tra Mantova e Verona”.
Il riferimento a Giovanni Ventura, a Roberto Besutti ed Elio Massgrande è chiarissimo ed esplicito, ma non ci saranno conseguenze né per Zorzi, né per Mariga e tantomeno per gli alti personaggi chiamati in causa.
Quando uno se la “canta” in Questura, ne consegue il suo allontanamento immediato da un’organizzazione politica che si pretende collocata all’opposizione del sistema parlamentare.
Viceversa, la patente di “canterino” rende Delfo Zorzi un elemento di sicuro affidamento per gli ordinovisti di Mestre-Venezia, anzi fa di lui una colonna portante del gruppo, a conferma che la collaborazione con la polizia è una nota di merito all’interno di Ordine nuovo.
Difatti, Delfo Zorzi da qual giorno è arruolato fra le file degli informatori da Elvio Catenacci, e messo in contatto col viceprefetto Antonio Sampaoli Pignocchi, ufficialmente capo dell’ufficio stampa del ministero degli Interni, in realtà funzionario del servizio segreto civile, e di lui, a distanza di oltre sedici anni affermerà di ricordarsi bene anche il prefetto Umberto Federico D’Amato.
Insomma, il presunto autore materiale della strage del 12 dicembre 1969, a Milano, il “cattivo” che avrebbe sostituito la bomba “buona” collocata da Pietro Valpreda, è un uomo del servizio segreto civile, lo stesso che protegge e dirige gli uomini di Avanguardia nazionale.
Per rendersi conto di quanto sia grottesca la suddivisione tra i “buoni”, identificati nel ministero degli Interni e in Avanguardia nazionale, e i “cattivi” del Sid-Ordine nuovo la vicenda personale di Delfo Zorzi basta e avanza.
Non dovendo farci un conto in banca, né partecipare alla sceneggiatura di film, avendo come unico fine l’affermazione della verità, proseguiamo nella nostra ricostruzione.
E’ sempre il questore Elvio Catenacci, ormai direttore della Divisione Affari Riservati, a minacciare a Padova, il 23 luglio 1969, il commissario di Ps Pasquale Juliano, colpevole di aver iniziato un’inchiesta contro il missino Massimiliano Fachini per armi, esplosivi ed altro.
Ed è sempre lo stesso Catenacci a disporre che si mantenga segreta la scoperta, avvenuta il 13 dicembre 1969, giorno successivo alla strage di piazza Fontana a Milano, del negozio padovano in cui sono state vendute almeno alcune delle borse utilizzate negli attentati di Roma e di Milano del 12 dicembre 1969.
Se il ruolo del ministero degli Interni e della Divisione Affari riservati non è emerso in tutta la sua evidenza e gravità nel corso di oltre quarant’anni, il merito, se così si può definire, è tutto del giudice istruttore Gerardo D’Ambrosio, oggi senatore del Pd.
E’ cotanto giudice che, per mera casualità, nel settembre del 1972 viene a conoscenza del fatto che la Divisione Affari riservati e le questure di Padova, Roma e Milano gli hanno sempre taciuto di aver identificato nell’immediatezza della strage il negozio padovano in cui erano state vendute le borse usate per gli attentati.
E’ un fatto di eccezionale gravità perché denuncia la volontà di impedire l’identificazione della persona che ha acquistato quelle borse, con una serie di omissioni ma anche con un’azione diretta di cui lo stesso Gerardo D’Ambrosio viene a conoscenza il 12 ottobre 1972: quel giorno, da un appunto della polizia scientifica, il magistrato apprende che ignoti hanno trafugato e fatto scomparire il laccio che assicura il cartellino del prezzo rinvenuto sulla borsa contenente la bomba inesplosa, perché non innescata, con il fine di impedire che da esso si potesse risalire al negozio che l’aveva venduta.
Per Gerardo D’Ambrosio si tratta di una mera bazzecola, di un “fatto di non rilevante gravità”, dovuto all’imbecillità di tre sprovveduti funzionari di polizia con i quali, anche dopo averli formalmente incriminati, lui continua a collaborare nelle indagini sulla strage di piazza Fontana, senza pretendere che siano allontanati se non dal servizio almeno dalla direzione degli uffici politici di Roma e Milano che i commissari Bonaventura Provenza e Antonino Allegra continuano tranquillamente a dirigere.
Dopo la strage del 12 dicembre 1969, il servizio segreto civile, diretto da Elvio Catenacci, con la complicità dei dirigenti degli uffici politici di Roma, Padova e Milano depista le indagini per proteggere Franco Freda ed i suoi colleghi.
Non basta. Come avrà modo di ricordare il sostituto procuratore della Repubblica di Padova, Pietro Calogero, in un’intervista, dopo le dichiarazioni accusatorie di Guido Lorenzon nei confronti di Giovanni Ventura e Franco Freda, organizza un incontro fra il teste e quest’ultimo affidando alla polizia il compito di registrare il colloquio.
Il risultato sarà, secondo il racconto di Calogero, che la prima volta la polizia non aveva inserito le batterie nel registratore, la seconda volta le batterie erano scariche, la terza volta dal tenore delle risposte di Freda egli ne ricavò la netta impressione che quest’ultimo fosse a conoscenza della trappola.
A dirigere l’ufficio politico della Questura di Padova c’era il commissario di Ps, Saverio Molino, che aveva fra i suoi atti anche la registrazione delle telefonate fatte da Franco Freda nei mesi precedenti la strage, per ordinare i timer poi utilizzati negli attentati.
Ad incriminare il funzionario sarà, il 16 novembre 1973, il procuratore della Repubblica di Padova, Aldo Fais, perché il furbissimo Gerardo D’Ambrosio che avrebbe avuto il dovere di farlo si asterrà dal perseguire Saverio Molino per una ragione evidente: con le prove del depistaggio finalizzato ad impedire l’individuazione del negozio dove erano state vendute, a Padova, le borse usate negli attentati, con l’incriminazione formale di Elvio Catenacci, Bonaventura Provenza e Antonino Allegra, procedere contro Saverio Molino per aver omesso di segnalare il contenuto delle telefonate con le quali erano stati ordinati i timer nel mese di settembre del 1969, avrebbe significato riconoscere che il ministero degli Interni aveva garantito protezione ed impunità al gruppo ordinovista veneto, di cui faceva parte Franco Freda, prima e dopo la strage.
Inoltre, il coinvolgimento del direttore della Divisione Affari riservati e di ben tre dirigenti degli uffici politici di tre questure non avrebbe consentito a Gerardo D’Ambrosio di ipotizzare l’infedeltà di un singolo funzionario ma l’avrebbe obbligato a chiamare in causa i vertici del servizio segreto civile e della polizia come complici di Franco Freda e dei suoi colleghi.
E mai sarebbe divenuto senatore.
Queste non sono fantasie scaturite in notti insonni pensando al conto in banca, sono fatti provati perfino sul piano processuale nonostante la magistratura di cui purtroppo gode questo Paese.
Fatti che provano come il ministero degli Interni, nel 1969, era attivo nella protezione e nelle complicità sia degli uomini di Avanguardia nazionale che di quelli di Ordine nuovo.
Una dimostrazione ulteriore, indiretta ma significativa, viene dal fatto che gli ordinovisti veneti, Giovanni Ventura e Marco Pozzan, porteranno sul banco degli imputati il servizio segreto militare, nelle persone di Gianadelio Maletti e Antonio Labruna, ma non diranno mai una sola parola sul conto della Divisione Affari riservati del ministero degli Interni.
Quale valore attribuire, dinanzi alla semplice esposizione di fatti peraltro ampiamente noti a chi conosce la storia del processo per la strage di piazza Fontana, alla pretesa che ci sia stata una bomba “buona” collocata da Pietro Valpreda per conto di Avanguardia nazionale e del ministero degli Interni, ed una “cattiva” deposta dagli ordinovisti veneti su incarico del Sid?
Se non c’è la volontà di introdurre, consapevolmente, una nota ulteriore di confusione in una vicenda che inizia ad apparire in tutta la sua chiarezza (non per merito di magistrati e di giornalisti), si potrebbe anche ipotizzare che accanto alle “doppie bombe”, alle “doppie strutture”, alle “doppie organizzazioni”, ai “doppi depistaggi” ecc. ci siano anche i “doppi fessi”.
In realtà, i servizi segreti italiani, sia militari che civili, collaborano nell’operazione del 1969 destinata a concludersi il 14 dicembre di quell’anno con la proclamazione dello stato di emergenza.
Lo dice la presenza dell’agente del Sid, giornalista missino de “Il Secolo d’Italia”, Guido Giannettini accanto ai veneti che lavorano per conto dei servizi nel campo dell’infiltrazione a sinistra, in particolare fra i marxisti-leninisti.
Lo dice anche un nome che è stato fatto scomparire dalla magistratura, insieme a quello di Guido Paglia, dalla vicenda processuale di piazza Fontana, quello di Gianfranco Finaldi.
Stefano Delle Chiaie, difatti, non indicherà nel solo Guido Paglia la persona che deve confermare il suo alibi per il pomeriggio del 12 dicembre 1969, ma insieme a lui citerà anche Gianfranco Finaldi.  Chi era costui?
Era il presidente dell’Istituto “A. Pollio”, lo stesso che organizzò il convegno all’hotel “Parco dei principi” sulla “guerra rivoluzionaria” del 3-5 maggio 1965.
Cos’è stato l’Istituto “Alberto Pollio”, lo ricaviamo da una nota del direttore del Sifar, Egidio Viggiani, del 23 maggio 1964, che lo definisce “una lancia spezzata delle Forze armate, con quelle funzioni di propaganda e – se del caso – di agitazione politica che le Ffaa non potrebbero istituzionalmente esercitare in proprio. Tutto ciò, naturalmente, sempre in termini di responsabile cautela, e comunque senza mai permettere di stabilire un nesso formale fra l’attività dell’Istituto stesso e gli uffici militari”.
Un uomo del ministero degli Interni, Stefano Delle Chiaie, cita come testimone a sua difesa un personaggio del Sid e dello Stato maggiore dell’Esercito, come Gianfranco Finaldi, perché sa perfettamente, essendo un gregario di Junio Valerio Borghese, che il servizio segreto militare è parte integrante dell’operazione esattamente come quello civile, e sa che lo proteggerà.
Come ha recitato la parte assegnatagli prima degli attentati del 12 dicembre 1969, il Sid continuerà a farlo anche dopo quando si tratterà di cancellare le tracce di un’operazione di respiro internazionale e i cui sono a conoscenza, a grandi linee, i vertici politici e militari italiani.
Una verità che ha infastidito e preoccupato qualche apparato statale che sfiduciato dall’incapacità dell’amministrazione penitenziaria, in particolare del carcere di Opera, di dissuaderlo dal proseguire la sua battaglia ideale, politica e civile a favore del Paese e del suo popolo, ha pensato bene nel mese di dicembre del 2011 di scendere in campo in prima persona con un’operazione finalizzata all’intimidazione.
Non è, per carità, una doppia operazione anche se potrebbe avere una finalità palese ed una occulta, non dichiarata, ma avendo chi scrive un morale altissimo, una salute di ferro, la volontà di proseguire senza mai fermarsi nella sua battaglia, la speranza fondata di campare cent’anni, potrebbero anche risparmiare tempo e soldi.
Del resto, già in passato certe operazioni in carcere sono fallite.
Comunque, non ci rivolgiamo ai furbi ed ai fessi che pretendono di scrivere la storia del Paese con “verità” parziali e strampalate, di quelle che non fanno male al Potere perché finalizzate a proteggerlo e ad escludere le responsabilità.
Ci rivolgiamo a coloro che oggi hanno vent’anni, che non sono ancora corrotti dall’ambizione e dalla viltà, perché possano giudicare i fatti e le logiche conclusioni che dalla loro corretta lettura scaturiscono.
Non è una “doppia” speranza, è una sola, semplice e lineare come la verità.
Vincenzo Vinciguerra
scritti scomodi, ma proprio per questo da divulgare 

IN MORTE DI UN VOLONTARIO


IN MORTE DI UN VOLONTARIO
di Vincenzo Vinciguerra   Opera, maggio 2011
    L’esultanza con la quale in Israele è stata accolta la notizia della morte di Vittorio Arrigoni a Gaza, suggerisce che ad armare la mano dei suoi assassini non sia stata la follia o l’integralismo islamico, come in perfetta malafede suggeriscono politici e giornalisti italiani, ma una raffinata operazione di “intossicazione” da parte dei servizi segreti israeliani, che fra la popolazione di Gaza contano certamente confidenti e collaboratori insospettabili.
Non è difficile nel clima in cui si vive a Gaza insinuare nelle menti più deboli e sospettose il dubbio che uno straniero, stabilmente residente sul posto, capace di conquistarsi la fiducia della gente sia, in realtà, un agente dei servizi segreti italiani che, notoriamente, sono subalterni a quelli americani ed israeliani. Fare eliminare un nemico da coloro che aiuta, con i quali è schierato e per la cui causa si batte, non è una novità perché con lo stesso metodo i francesi, durante la guerra d’Algeria, ottenevano di far fucilare dai loro stessi compagni i dirigenti del Fronte di liberazione nazionale ritenuti più pericolosi di altri.
Del resto, Arrigoni è stato prelevato per essere interrogato ed ucciso, a conferma che su di lui esistevano sospetti che i suoi comportamenti e la sua attività non potevano aver destato, ma che erano stati indotti da altri nei suoi uccisori. Non è il primo italiano che muore a Gaza e in Palestina, altri sono caduti per mano, in quelle occasioni, diretta degli israeliani che dapprima hanno negato e, poi, di fronte all’evidenza dei fatti hanno espresso il loro rituale rammarico. Questi italiani, politici e giornalisti li hanno già dimenticati, perché fanno testo e notizia solo quelli che muoiono per mano degli “integralisti” islamici in modo da compiacere la propaganda israeliana. Questa volta, però, è andata male perché la famiglia del volontario ha sottolineato il suo disprezzo per Israele fino al punto da esigere che la salma del ragazzo non transiti per il suo territorio. Insomma, gli specialisti dello sfruttamento della morte non hanno, in questo caso, possibilità di speculare e faranno ogni cosa per far dimenticare al più presto la morte di Vittorio Arrigoni, ed il suo impegno a favore della Palestina.
Per noi, però, la morte di Arrigoni si aggiunge a quelle di migliaia di palestinesi ai quali nessuno ha mai dedicato un rigo o un servizio televisivo. Una morte, questa del volontario italiano, che porta in primo piano la tragedia di un popolo rinchiuso in un enorme campo di concentramento, soggetto ad ogni vessazione, sottoposto ad ogni rappresaglia armata israeliana, nell’indifferenza del mondo e di quell’Italia politica, senza eccezioni, che non ha il coraggio e la dignità di schierarsi dalla parte del sangue contro l’oro, del giusto contro l’ingiusto. Lo ha fatto Vittorio Arrigoni, ed ha pagato il prezzo più alto, quello della sua giovane esistenza. Non sarà dimenticato. Altri sono da sempre impegnati a favore dei palestinesi, della loro causa, dei loro bambini, delle loro donne. Altri ancora se ne aggiungeranno perché ancora sono tanti coloro che sanno schierarsi dalla parte degli oppressi e dei giusti, come Vittorio Arrigoni e per uno che viene ucciso altri mille si faranno avanti, non in nome di una pace che in Palestina è negata da quasi tre secoli ma della giustizia all’affermazione della quale chi si considera un uomo non vorrà mai rinunciare.
Vincenzo Vinciguerra
scritti scomodi, ma proprio per questo da divulgare 
da:  http://www.archivioguerrapolitica.org/?p=853

E' GIA' SUCCESSO E QUINDI SI PUO' FARE


RETE TRADIZIONALISTA DELLE DUE SICILIE




 Quando il Re Borbone 
 liberò il Regno dal debito  

 Riceviamo e volentieri pubblichiamo:


Lo storico dell’Ottocento Giovanni Pagano, nella sua opera Storia di Ferdinando II – dal 1830 al 1850, nel libro 1° Il Progresso, capitolo III - La Finanza, riporta testualmente : “la Finanza è parte principale di Governo, e filosoficamente guidata forma nervo e sostegno alla potenza dello Stato, e fonte da cui scaturiscono i rivi della pubblica prosperità ed Egli (Re Ferdinando), al fine di ritrarla dalla voragine,  facendosi capo di una saggia ed ordinata economia, cominciò a praticarla prima nella Reggia e poi nel Reame.
Bandì il fasto della Corte, e compose la sua vita in modo men largo dei Predecessori, rilasciò dalla sua borsa privata 180 mila ducati ed altri 390 mila dall’assegnamento della sua Real Casa, in tutto 370 mila ducati, fece distaccare dal Dominio di Casa Reale alcuni designati beni in favore della Tesoreria generale, onde ottenere fra 6 anni una rendita di 36mila ducati, ordinò si dichiarassero di pubblica utilità le opere intraprese coi fondi della casa Reale per inalveare le acque di Caserta (Acquedotto Carolino).
Dispose un’economia e risparmi dei Ministeri di 871 mila e 667 ducati, diminuì per metà il dazio sul macino, si che si sgravò il popolo di 626 mila 599 ducati, annullò il vizioso costume di concentrare molti averi sulla stessa persona a titolo di soldi, soprassoldi, pensioni ecc. , purché la somma accumulata oltrepassasse 25 ducati al mese, stabilì nel tempo stesso una tariffa di riduzione di tutti i soldi e pensioni di giustizia che sorpassavano la detta somma, impose la ritenuta di una seconda decima sulle spese di materialeprescrisse nuovi piani di diminuzione di quei balzelli comunali che gravavano peculiarmente sui bisognosi, e già il Ministro dell’Interno, non ancora passati cinque mesi dal pubblicato, rapportava che in conseguenza di tali benefiche disposizioni, le province  avevano goduto del minoramento di  1 milione 192 mila, 743 ducati, e che erano stati spesi in opere comunali ben 122 mila,762 ducati. Abolì il dazio sulla carne e sull’estrazione dello zolfo in Sicilia, quello sui vini nei casali di Napoli, ridusse di un terzo il dazio sul sale.
Il meraviglioso è che, nel tempo stesso in cui erano scemate le imposte, si facevano grandi spese per opere pubbliche ed utili provvedimenti, si spegneva gradatamente il debito pubblico di due milioni di lire sterline anglo-napolitane contratto nel 1824, nonché quello fluttuante in ducati di 4 milioni, 341 mila e 251, ed anche l’altro della Cassa di Ammortizzazione di un milione ed 830 mila ducati, tal ché nel 1844 l’estinzione di tutti i debiti era compiuta”.

A cura di Francesco Iesu 



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GOLPE MONTI FATTO CON IL RICATTO DELLA BCE DIFFONDETE RICARICATE IL PIU' POSSIBILE


"Ma voi sosterrete il governo Monti?" Mi g'ha disi [tr. io gli ho detto]: "ma, vedremo. C'è un governo in carica, se cade vedremo chi verrà nominato e decideremo." "No, no, no. Verrà fatto il governo Monti. Voi lo sosterrete?" Al che ti girano un po' i santissimi. Gli dico: "no, non funziona così. Noi siamo stati eletti in una maggioranza, se la maggioranza non sta più in piedi si va e si vota e il popolo decide chi governa." "No, no, no. Non ci siam capiti. Se voi non sostenete il governo Monti, noi non compriamo i vostri titoli per due mesi, e voi andate in fallimento."


SE TUTTI LO SANNO PERCHÉ' NON SUCCEDE NIENTE?

DOVE E' LA CORTE COSTITUZIONALE?

SE LO STATO NON E' PIÙ' GARANTE DELLA COSTITUZIONE

SARA' IL POPOLO AD ASSUMERE QUESTO RUOLO?

COSA ALTRO DEVE SUCCEDERE PER CAPIRE CHE SIAMO SOTTO DITTATURA?
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Theodore Nathan Kaufman, comitato americano per la pace, 1940

“ La guerra di oggi non è una guerra contro Adolf Hitler. E non è nemmeno una guerra contro i Nazisti. E’ una lotta fra la nazione Tedesca e l’umanità. Questa volta la Germania ha obbligato il mondo ad una GUERRA TOTALE. Di conseguenza deve prepararsi a pagare una PENA TOTALE e questa non può essere che una sola: la Germania deve perire per sempre! Materialmente e non teoricamente! La popolazione della Germania, esclusi i territori annessi e conquistati, è di circa 70 milioni, più o meno equamente distribuiti fra maschi e femmine. Per raggiungere lo scopo prefissato dell’estinzione tedesca sarebbe necessario castrarne 48 milioni . Per quanto riguarda il tema della sterilizzazione maschile, la cosa più facile e più veloce sarebbe di avvalersi dell’esercito in qualità di unità organizzate. Portando 20.000 medici, come numero arbitrario e presumendo che ognuno riesca a praticare 25 operazioni giornaliere, non ci vorrebbe più di un mese, al massimo, per completare la castratura. Ovviamente più dottori riusciamo a portare, oltre questi 20.000, e meno tempo sarebbe necessario. La restante popolazione maschile potrebbe poi essere tranquillamente castrata nel giro di tre mesi. Per quanto riguarda la sterilizzazione femminile ci vorrà un po’ più di tempo. Si può prevedere che l’intera popolazione femminile tedesca potrà essere sterilizzata nel giro di tre anni o meno. La sterilizzazione completa di ambo i sessi, e non solo di uno, è da considerarsi necessaria in virtù dell’attuale dottrina tedesca in base alla quale anche una sola goccia di vero sangue tedesco rappresenta un tedesco. Ovviamente, a sterilizzazione ultimata, non ci saranno più nascite in Germania. Ad un tasso normale di mortalità del 2% annuo, la popolazione in Germania diminuirà al ritmo di 1.500.000 unità all’anno. Pertanto nel giro di due generazioni, a costo di milioni di vite, l’eliminazione del Germanesimo e dei suoi portatori, sarà diventato un fatto compiuto “.

Theodore Nathan Kaufman, comitato americano per la pace, 1940. Poi si voleva che i tedeschi non odiassero gli ebrei?

Kaufman pubblicò un libro dal titolo 
Germany Must Perish (la Germania deve perire)
Il testo 


Fonti
http://www.uomo-libero.com/images/articoli/pdf/235.pdf
http://www.erichufschmid.net/TFC/Ben_Freedman-I.html
http://en.wikipedia.org/wiki/Germany_Must_Perish!
http://top10z.posterous.com/blog?tag=michigan

giovedì 27 settembre 2012

KISSINGER, UN CRIMINALE DI GUERRA AL QUIRINALE CON NAPOLITANO

KISSINGER, UN CRIMINALE DI GUERRA AL QUIRINALE CON NAPOLITANO

di Gianni Lannes

MILA VANNUCCI


Mi comunicano che oggi, a Roma, nella chiesa di via Guido Reni, si sono svolti i saluti ultimi a Mila Vannucci. Attrice di grande talento e spessore, mai sopra le righe, ma scrupolosa, come mi dimostrò. Fu legata a Diego Fabbri. Per Chiara, anche.
Non m'interessai mai a conoscere la sua età. So che recitò già fin durante la seconda guerra mondiale, con tutti i sacri mostri - di vero valore - del teatro italiano, lavorando molto anche in televisione.
Me la presentò l'indimenticabile Francesco Grisi, nel 1984. La "ingaggiai" per porgere e leggere, con me e su mia indicazione, i difficilissimi testi di EZRA POUND. E non solo quelli, ma anche il Futurismo di Marinetti. Fu umilmente disponibile alle idee e suggerimenti. Facilitata dalla vicinanza di residenza, a quattro passi dalla mia casa e studio di Roma, fin quando rimasi in città nel 1999. Ma mi raggiunse anche quando trasferìi lo studio in collina a 40 km. Fu assai cara anche a mia moglie.
Lesse e recitò con me, per pubblico scelto di grandi ascoltatori capaci ed intelligenti, anche insieme al grande e modesto Arnaldo Ninchi (e, spesso, per le dizioni in inglese, anche Pat Starke) moltissime volte a Roma, in luoghi prestigiosi. Ma ricordo anche Milano, Spoleto festival, ed infinite occasioni in luoghi meno clamorosi, che ora non elenco.
Non ho potuto partecipare ai suoi funerali. Non avvertito in tempo. Ma è come se io fossi stato accanto a Lei, che fu umilmente e pazientemente grande nel saper ascoltare e poi saper porgere ciò che "bello è difficile", secondo la dizione di Pound.
Lascia Chiara, ed il nipotino, che con lei vivevano, e che tanto amò.
Forse è il caso che, con il cuore affranto, La ricordi con intensità non comune. Sopratutto per le lunghe conversazioni telefoniche, dove trattammo sempre di ogni grande cosa. E ciò è fondamentale, in tempi nei quali le nullità dominano ovunque.
MILA VANNUCCI. 
Grazie.
Antonio Pantano   

L'ARROGANZA DEL PIU' FORTE


PAROLE CHIARE
Fonte:  luogocomune.net

Patrick Clawson  un esponente del think-tank neocons chiamato WINEPWashington Institute for Near East Policy in un suo discorso del 26 settembre, ha di fatto e senza troppi sottointesi, auspicato il ricorso ad una operazione "false flag" per dare inizio alla guerra con l'Iran. Con bella faccia tosta, tipica dell’arroganza di potere americana, ha anche rievocato tante altre belle perle statunitensi utili per entrare in guerra. Ha avuto l’accortezza, nella sua spudoratezza di non citare, tra le tante false flag americane l’11 Settembre, sarebbe stato un autogoal incredibile, ma l’’evento è ancora fresco e utile per essere sfruttato a scusante di guerra di aggressioni infinite motivate dalla lotta contro il terrorismo.
Eccoo il testo dell'intervento di questo criminale (a pensare che hanno avuto la spudoratezza di demonizzare Hitler!)  che potete anche ascoltare e vedere in questo video sottotitolato: http://www.youtube.com/watch?v=IlxfBaACz7k&feature=player_embedded

<<Francamente, penso che sia molto difficile dare inizio ad una crisi. E faccio molta fatica a vedere come il presidente degli Stati Uniti possa davvero portarci in guerra contro l'Iran. Questo mi porta a concludere che se non si troverà un compromesso, il modo tradizionale con cui l'America entra in guerra sarebbe nel miglior interesse degli Stati Uniti. [...]
Qualcuno può pensare che Mr. Roosevelt volesse entrare nella II guerra mondiale, come ha suggerito David, ma forse ricorderete che ha dovuto aspettare Pearl Harbor.
Qualcuno può pensare che Mr. Wilson volesse entrare nella I guerra mondiale, ma forse ricorderete che ha dovuto aspettare l'episodio del Lusitania.
Qualcuno può pensare che Mr. Johnson volesse mandare le truppe in Vietnam, ma forse ricorderete che ha dovuto aspettare l'episodio del Golfo del Tonchino.
Non siamo entrati in guerra con la Spagna finché non c'è stata l'esplosione sul Maine.
E vorrei anche suggerire che Mr. Lincoln non sentì di poter chiamare l'esercito federale fino a quando Fort Sumter non fosse attaccato, e per questo motivo ordinò al comandante del forte di fare esattamente ciò che quelli del Sud Carolina dicevano che avrebbe provocato un attacco.
Quindi se di fatto gli iraniani non sono disposti al compromesso, sarebbe meglio che qualcun altro iniziasse la guerra.
Si possono sempre combinare altri metodi di pressione con le sanzioni. Ho citato ad esempio quell'esplosione del 17 agosto. Potremmo anche aumentare la pressione.
Dopotutto, signori, i sottomarini iraniani vanno periodicamente sott'acqua, ma qualcuno un giorno potrebbe anche non riemergere, chissà come mai?
Potremmo fare diverse cose se vogliamo aumentare la pressione.
Non è una cosa che sto proponendo, suggerisco soltanto che qui non siamo in una situazione di sì o no, sappiamo che o le sanzioni avranno successo oppure andrà fatto qualcos'altro.
Stiamo giocando una partita coperta con gli iraniani, e potremmo anche diventare più cattivi nel farlo>>.

Questo bel discorso criminale, ma almeno sincero, dovrebbe essere fatto leggere cento ripetute volte ai cosiddetti debunkers o cacciatori di bufale che accusano coloro che mettono in dubbio le versioni ufficiali di essere dei “complottisti”.
Fonte:  luogocomune.net

OGGI, DOMANI, DOPODOMANI...


PROPRIETA' POPOLARE DELLA MONETA - Prof Giacinto Auriti


SU GLADIO!!!!!!


Ho seguito attentamente i video su Gladio che si trovano su YOUTUBE , anche se conoscevo benissimo tutto quello che vi viene detto.
In sostanza gli interventi più interessanti e pertinenti sono quelli di Vincenzo Vinciguerra che evidenzia alla perfezione il ruolo subordinato dei nostri servizi militari e civili agli atlantici e dei gruppuscoli della destra neofascista ai  nostri Servizi militari e civili e allo Stato maggiore. Essendo i ns. Servizi subordinati ai comandi Nato, questi pseudo neofascisti erano anche in collusione con i colonizzatori del nostro paese. Di fatto un tradimento di quella Patria che a parole dicevano di difendere e il tutto giustificato con un falso e pretestuoso anticomunismo.

Quello che non emerge da questi video è un particolare che, se non fosse tragico farebbe sbellicare dal ridere. Mi spiego.

L’Italia, colonizzata dagli Stati Uniti, venne anche utilizzata come terra sperimentale per guerre di basso profilo, cosiddette “non ortodosse”.
Le stay behind  apparentemente erano strutture antisovietiche, ma in realtà questo era un compito tattico, perchè il loro fine vero era quello di  mantenere divisi e di controllare i rispettivi paesi europei assoggettati. Ergo, qualche neofascista, con il cervello di un neonato, che partecipò alle Gladio, credendo di difendere il nostro paese dal comunismo, in realtà lavora per conto dei nostri colonizzatori interessati a tenerci sottomessi.
E già qui viene una prima risata verso questi poveri deficienti. Parlo di quelli eventualmente in buona fede, perchè molti altri erano solo dei farabutti prezzolati, spie e provocatori.

Ma andiamo avanti.
Gli Stati Uniti in realtà avevano una esigenza tattica, quella di contrastare eventuali sconfinamenti dei Sovietici dalle aree geografiche a loro assegnate e una esigenza strategica quella di cooperare, in base agli accordi di Jalta con i Sovietici stessi, per mantenere soggiogati i rispettivi paesi assoggettati nella Nato e nel Patto di Varsavia. Partiti, popolazioni e governi d’Europa furono divisi tra fautori della Nato e fautori del Patto di Varsavia: divide et impera!
Ma le strategie americane non sono sempre state uniformi.
Se ricordate, dalla fine degli anni ’60 e fino al Watergate (1974) gli USA furono sconvolti da forti movimenti di contestazione, dai grandi movimenti rivendicativi dei negri, alle marce contro la guerra nel Vietnam, alla contestazione giovanile, alla filmografia che cercava di forzare l’introduzione nella cultura americana di modelli esistenziali neoradicali.
Dietro queste rivolte e movimenti contestativi, vi erano ben precise consorterie e lobby di Alta Finanza, proprietarie dei grandi giornali americani (anche l’ebraismo ebbe una sua parte e non a caso era in auge la figura dell’ebreo radicale e di sinistra): l’obiettivo era quello di prendere in America tutto il potere, cosa che fu raggiunta in pieno dopo il Watergate e la sostituzione di tutti i vecchi Servizi statunitensi.
Si tenga presente questa duplice condotta americana: da una parte esigenze tattiche che li portavano a utilizzare ambienti di destra per controllare i governi italiani (non si doveva consentire nè un raggiungimento del Pci al governo, nè che il nostro paese si imbarcasse in politiche di equidistanza internazionale, in particolare nel medio oriente,  o in tentativi di indipendenza energetica (vedi Mattei che fu necessario assassinare); da un altra parte, invece, specialmente dopo che certe forze avevano preso il potere nelle amministrazioni americane,  la strategia americana, o per meglio dire, a questo punto “mondialsita”, era quella di spingere il nostro paese verso forme progressiste e verso un certo modernismo esistenziale che sovvertisse la vecchia cultura cattolica e borghese.
Ecco che allora ambienti di destra neofascista, in un momento di gravi esigenze strategiche nel mediterraneo, messo in crisi dalla guerra dei sei giorni (1967 – 1971), vennero scatenati per sovvertire l’ordine pubblico con  operazioni di false flag e infiltrazioni varie,  promettendo loro il premio di uno “stato di emergenza”, se non di un golpe simile a quello greco dei colonnelli, ma in realtà gli atlantici non avevano alcun interesse a forzare così la mano nel nostro paese e quindi utilizzavano queste truppe cammellate per “stabilizzare” la situazione, ovvero impaurire l’opinione pubblica e ingessare i governi di centro sinistra di allora, già di per sè in crisi, in modo che l’Italia, in quel momento critico per il mediterraneo e il medioriente,  non si muovesse dalla sua rigida collocazione atlantica.
Terminata questa esigenza tattica con i primi anni ’70, la strategia americana cambiò radicalmente, anche in virtù dei cambiamenti che si ebbero negli USA dopo il Watergate  e i servi sciocchi di destra nostrani vennero buttati a mare, fatti finire in galera, sputtanati. Lo stragismo cambiò radicalmente segno, ora non più bombe da accollare ad anarchici e rossi, ma servivano bombe da accollare ai neri, ai fascisti.
Da Brescia in avanti, la strategia della tensione disegnò nel paese il cliscè del bombarolo nero e quella strategia della tensione era funzionale a spingere  la nostra società verso quella cultura neoradicale e quel certo progressismo che era stato previsto.
Molti destristi, lasciati allo sbaraglio divennero schegge impazzite e ci sarebbe da ridere al pensiero che il loro infame lavoro, in definitiva, fu utile alla trasformazione progressista del nostro paese, altro che anticomunismo!
Maurizio Barozzi