KRAJINA Notizie
- Febbraio 2014
A cura del Forum Belgrado Italia e CIVG
Veritas: identificati i resti di 14
serbi della Krajina 18/10/2013
Trovati i resti
di vittime serbe uccise durante la guerra in Croazia del 1991-1995. Secondo un rapporto
della ONG Veritas, le vittime sono serbi provenienti dai territori della Lika,
Dalmazia, Kordun, Banija e della Slavonia. I resti identificati eraono stati
esumati da una fossa comune o individuali, oltre 12 anni fa.
Veritas possiede un’elenco con i nomi di 1920 serbi
scomparsi durante la guerra in Croazia, nel territorio della Krajina Serba; di
essi 1317 son civili e 516 donne. Veritas ha dichiarato che possiede indizi che
ci sono circa 440 luoghi di fosse comuni ancora non esumate, che contengono
vittime serbe, nonostante siano passati gia’ 18 anni dalla fine della guerra.
Requiem in memoria delle
vittime nei comuni della Krajina occidentale
Nella Chiesa
di San Marco a Belgrado è stato servito il requiem ai serbi uccisi 18 anni fa
in 14 comuni in Bosnia ed Erzegovina, la Coalizione delle Associazioni dei
Rifugiati ha evidenziato nell’ occasione che non è ancora stato punito nessuno
per questi crimini. Il requiem e’ stato servito dal vicario del Patriarca
Irinej, il vescovo Jovan. Il presidente della Coalizione delle Associazioni dei
rifugiati Miodrag Linta ha dichiarato che nell’azione dell’Esercito croato, del
Consiglio di difesa croato e dell’Armata secessionista della Bosnia ed
Erzegovina, dal territorio di quei comuni sono stati scacciati 120mila serbi, ne
sono stati uccisi 1.650 soldati e civili, e numerosi villaggi sono stati
incendiati e rasi al suolo. 10. 10.
2013
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Chicago: Corte locale ha accettato
la querela serba contro MPRI
La Corte di
Chicago ha accettato la querela contro la compagnia statunitense Military
Professional Resources Inc. ( MPRI), delle organizzazioni serbe negli Stati
Uniti: ”Vittime del genocidio in
Krajina“ e “Raduno serbo di Krajina“, scrive il quotidiano croato Slobodna
Dalmacija. I serbi che vivono in America, accusano Military Professional
Resources Inc. della partecipazione al genocidio e della pulizia etnica di
200.000 serbi della Krajina. Nella querela è stato precisato che quella
compagnia ha addestrato l’esercito croato per l’azione Tempesta e che ha
partecipato ad essa. Alla Corte di Chicago è stato consegnato l’accordo tra
Military Professional Resources Inc. e la Croazia sull’addestramento degli
ufficiali e soldati croati. Il giudice Ruben Castiglio della Corte federale di
Chicago ha proclamato che tocca allo Stato dell’ Illinois condurre il processo.
I serbi della Croazia che hanno presentato la querela vivono a Chicago, Milwaukee,
Rockford e nelle città vicine. Il quotdiano ha riportato che i serbi chiedono
l’indennizzo di 10 miliardi di dollari, ossia 25.000 dollari per ogni profugo
serbo, perché la compagnia Military Professional Resources Inc. avendo
addestrato gli ufficali dell’esercito croato per l’Operazione Tempesta è
diventata responsabile della pulizia etnica del popolo serbo, delle
persecuzioni e delle uccisioni nell’ex Repubblica della Krajina serba. 10.012
Intervista a Čedomir Marić, Presidente dell’Associazione Suza (Lacrima) delle famiglie dei spariti e caduti
della Krajina
Di
Gordana Bjelobrk
Grazie al Novi list,
l'ultimo quotidiano serio in Croazia, c’è la possibilità di leggere quest’intervista, nella
quale possiamo imparare qualcosa sulle vittime della parte serba nella
cosiddetta “Domovinski rat” (Guerra per
la patria croata). Nell' opinione pubblica croata ciò non succede spesso.
Novi list ha parlato a
Belgrado con Čedomir Marić, presidente dell'Associazione che in Croazia cerca i
corpi delle vittime militari e civili. Quasi duemila famiglie serbe, profughe
dalla Croazia durante l'operazione militare Tempesta cercano ancora i corpi dei
loro cari. Potreste non crederci, ma le lacrime delle madri serbe sono uguali
alle lacrime delle madri croate che cercano i loro figli spariti nella guerra.
''Loro ci prendono di
mira, ci sparano, ma d'altra parte si è sentito un urlo perchè anche noi
spariamo a loro...’’ Così negli anni novanta ha cantato Marijan Ban e la sua
Daleka obala. Delle vittime di querra croate si parla spesso, ma di regola non si
parla delle vittime dell’altra parte. Se davvero vogliamo impegnarci nel
processo di pacificazione e perdono, bisogna tener conto che nella Guerra per
la patria, anche dall’altra parte ci sono stati dei caduti e che le lacrime
delle madri e padri, fratelli e sorelle, figli e figlie sono uguali sia dalla
parte serba che croata. Le vittime maggiori sono quelle famiglie che hanno
perduto i loro cari, al di là della parte in cui sono stati. E la situazione
più difficile è di quelle che fino ad oggi
non hanno trovato i corpi dei loro cari. L’Associazione di famiglie dei
spariti e periti Suza (Lacrima) di Belgrado, cerca i corpi dei parenti dei
serbi rifugiati dalla Croazia. La tristezza ed il dolore in questa Associazione
non sono minori di quello che provano le famiglie croate in cerca dei corpi di
loro cari. A Belgrado abbiamo parlato con uno dei fondatori dell’Associazione
Suza, Čedomir Marić. Il nostro interlocutore racconta del suo figlio morto,
della ricerca degli spariti e delle sentenze dell'Aia che hanno riportato le
relazioni tra la Croazia e la Serbia almeno un paio d'anni indietro.
Čedomir Marić,
fondatore dell'Associazione Suza di Belgrado
-
Sono fondatore dell'Associazione che cerca gli
spariti e per il momento faccio il consulente. Le dirò subito che della
politica non ne voglio nemmeno parlare. Sono uno di quelli che hanno vissuto
tragedia in famiglia e voglio parlare dal punto di vista delle famiglie delle
vittime di guerra, come una persona che ha vissuto la cosa peggiore. Prima e durante guerra ho lavorato nella
Scuola media superiore a Knin. Educavo i ragazzi e gli insegnavo di non fare differenze tra le nazionalità. Così facevo
anche con i miei figli. Mio figlio è stato catturato e poi ucciso a Knin,
durante l’Operazione Tempesta. Non era armato. Era membro dell’ orchestra
cittadina degli strumenti a fiato, suonava il sassofono. Quando è iniziata
l’Operazione Tempesta lui ci chiedeva di partire, di fuggire. Mia moglie, mia
madre ed io siamo partiti la sera, pensavo che sarebbe arrivato pure lui e che saremmo evacuati insieme. L’uomo non sa quando farà un errore,
se lo sapesse non lo farebbe. Non siamo partiti da casa con l’intenzione di finire
in Serbia ma con l’intenzione di allontanarci dalla portata delle granate. In
continuo ci dicevano: avanti, andiamo avanti. Andando ‘’avanti’’ siamo
finiti a Belgrado. Quei giorni sono
stati i più difficili della mia vita. Più passava il tempo meno si ricevevano notizie di mio figlio.
Negli abbiamo cercato, raccolto dati, sia per nostro figlio che per altri
spariti. Negli incontri con altre famiglie si è creata la necessità di fondare una
associazione. Da allora molti sono aderenti.
Una parte di loro ha trovato e sepolto i loro cari, mentre molte altre famiglie
purtroppo non ci sono più. Sono morti e non hanno mai ritrovato i corpi dei
loro figli.
Ha trovato salma di suo
figlio?
-
Si. Dopo otto anni. Sono fortunate le famiglie che
trovano i corpi dei loro familiari. Perchè fortunate? Perchè dopo l’identificazione
e la consegna del corpo arriva la serenità. Il dolore rimane nel cuore ma non
c'è più incertezza. Questo è un grande sollievo per noi. So che per il mondo
fuori è difficile da capire quando diciamo sollievo. Ma per l’anima è un
sollievo.
-
Per me sono stati otto lunghi anni di ricerche.
C'è gente a cui sono stati uccisi tutti e due genitori, vittime civili, a
Banija. I genitori di una collega sono stati uccisi sulla soglia della casa
dopo la loro casa è stata bruciata. Come è noto, dai corpi bruciati è difficile
identificare il DNA che potrebbe servire da confronto con campioni di sangue
della famiglia. Queste sono storie difficili.
''Cerchiamo
1950 spariti''
Quanti casi degli
spariti avete nella vostra data base?
-
Quasi duemila, più precisamente 1950. Sono spariti
nel periodo di tutta la guerra, dal 1991 al 1995. Per quanto riguarda
l’Operazione Tempesta abbiamo 995
vittime registrate. Parlo di quelli che dopo la bonifica del terreno dopo l’Operazione,
in presenza degli osservatori internazionali, sono stati sepolti dal nord della
Dalmazia fino a Petrinja. La maggior parte dei corpi di queste tombe è
essumata. Sono rimasti circa 330 corpi. Parlo di quelli evidenziati cioè del numero
stabilito in base ai dati che ci sono statipresentati dalla Croazia. La prima
esumazione dei periti è stata nel 200, nel cimitero di Knin.
Nella ricerca
riscontrate comprensione delle istituzioni croate?
-
Nella nostra collaborazione ci sono alti e bassi.
Come Associazione ci siamo impegnati a pubblicare i nomi degli spariti nel
nostro giornale. Questo ha dato particolare fastidio al presidente della
Commissione per imprigionati e spariti, Ivan Grujić. Lui si è sempre fortemente
arrabbiato quando portavo questo giornale
alle conferenze regionali, cosa che facevamo per scambiare dati con famiglie di
altre etnie. Diceva che ciò non era realistico. I nomi pubblicati sono quelli
dati dalle loro famiglie. Non sono dati falsi. Pubblichiamo i nomi per avere indizi,
informazioni e per aggiornare il nostra database. Se qualcuno mi informa: la
persona il cui nome è pubblicato non è sparita ma è sepolta in tale cimitero
oppure è ancora viva, immediatamente faccio correzione dei nostri dati.
Desideriamo avere dati realistici. Il nostro unico obbiettivo è trovare i corpi
delle vittime indicate come sparite.
''I crimini in
Tempesta sono stati commessi.
E il fatto.''
Vi incontrate con le
famiglie delle vittime croate evidenziate come sparite e in quale spirito si
svolgono questi incontri?
-
E da molto
che abbiamo iniziato a incontrarci proprio per aiutare famiglie di tutte le
associazioni. I nostri primi incontri sono stati nel 1997, non qui nel territorio
della ex Yugoslavia, in Ungheria, a Budapest. Nel 1997. un incontro è stato
organizzato a Zagabria. Devo dire che è stato molto difficile relazionare. Ci
hanno portato a Mirogoj dove si trova un ossario con salme di 400 persone senza
identità. Allora è successo che alcune rappresentanti delle associazioni croate
non volevano salire in pulman in cui c'erano serbi. Non mi piace ricordare di
questo, c'erano anche delle minaccie. Dovevano trovare un altro mezzo di
trasporto. Questo dico solo per dare esempio su come difficili erano i primi
incontri. Però, abbiamo continuato a incontrarci, col passar del tempo i
problemi si sono ridotti, ma mai completamente. Non abbiamo ancora chiarito con
se stessi se siamo pronti a collaborare sull'obiettivo comune, nonostante il
fatto che realmente siamo tutti vittime di guerra.
Come avete vissuto le
sentenze di assoluzione (liberazione) dei generali croati all'Aia?
Abbiamo vissuto quelli
giorni come se fossero di nuovo uccisi i nostri cari. Li abbiamo vissuti come
uccisione della verità. Ma non ne parlo di Markač e Gotovina. Non voglio
parlare se loro avessero partecipato nei Crimini ed in quale misura. Quello che
ci ha feriti è la negazione dei crimini creatasi nell’opinione pubblica croata
dopo la sentenza. E dato di fatto che crimini sono stati commessi a Golubić,
Grubori, Varivode ed in altri siti. Il presidente croato è venuto di persona
all’inaugurazione del monumento dedicato alle vittime civili a Varivode. I
crimini sono stati commessi. Io so il destino di mio figlio. So che è stato
catturato e poi ucciso. Al modo molto precisò divido le vittime. Ritengo uccisi
quelli che sono stati uccisi in battaglia come militari. Periti sono quelli la
cui morte è causata dalle conseguenze di guerra, quelli che sono rimasti senza
farmaci, il cui cuore non è resistito e simile. Bisogna fare suddivisione molto
precisa. E normale che qualcuno sia ucciso in guerra. Catturare e poi uccidere,
sgozzare un’anziana di 85 anni, nata nel 1910. – questi sono crimini.
‘’Sgozzare un’anziana
di 85 anni – è il crimine!’’
Che cosa dice
sull’onda dei nazionalismi presenti in Croazia e Serbia che abbiamo visto dopo
la sentenza di assoluzione dei generali croati?
-
Abbiamo da
sempre evitato cose estreme. Qualche volta dopo esequie andavamo in corteo.
Andavamo anche davanti il ministero croato non per distruggere ma per
consegnare elenco degli spariti. Ogni volta in queste situazioni si
intromettevano le persone con dei messaggi estremi. Perciò abbiamo smesso di
organizzare i cortei di protesta. Noi sventurati e la nostra sofferenza
vogliono manipolare per i loro obiettivi politici. A quella gente dicevo:
Perchè ci disturbate? Noi vogliamo emettere il messaggio diverso.
Vogliamo che la
Croazia solleciti il processo di soluzione del destino degli spariti. Ci
interessa solo questo, nient altro.
Desidera rientrare e
vivere in Croazia?
-
Ogni anno
trascorriamo un periodo di tempo in Croazia. Abbiamo sepolto figlio nella tomba
di famiglia a Golubić ed ogni anno ci andiamo all’anniversario del funerale e
al giorno di suo compleanno. D’inverno non ci sono condizioni. A casa non ci
sono attacchi di corrente, acqua e noi siamo anzi ani. Altro motivo perchè non
rientriamo per rimanerci è che io molto difficilmente sopporto provocazioni.
Vado in macchina con targa di Belgrado, quest’estate per esempio, e uno si
ferma, sputa verso macchina e gesticola. Passo, mi sforzo di non notare, ma ti
arrivano tanti cenni che non sei benvenuto. Guardate cosa è successo Đevrske. I
due – uno di 19 anni e altro di 30 – giravano e chiedevano se ci fossero dei
cetniki. Hanno chiesto dalla gente di
mostrare le carte d’identità. Ciò non è male solo per i serbi ma anche per la
Croazia. I minori incidenti li fanno i croati autochtoni. Generalmente lo fanno
immigrati da Janjevo e dalla Bosnia. Voi signori al governo, cosa avete fatto
per educare questa gioventù?
-
Questo
incidente a Đevrske, uno aveva due anni, altro 13 quando è finita guerra. Come
mai le persone che alla fine della guerra erano bambini ora creano incidenti
del genere? Cosa fate voi per la società? Va bene, i serbi se ne sono andati e
non ritorneranno, ma cosa fate voi per educare i giovani che crescono? Andiamo
li e ci sediamo in terrazza dei vicini di casa e bambini nel cortile accanto
raccolgono frutta e ci colpiscono. Cosa fate per educare bene questi bambini?
Queste sono le domande per la Croazia. Se vuole essere una società civile
Croazia dovrà risolvere questo prima o dopo.
Come ha vissuto
dichiarazione di Ante Gotovina che ha invitato tutti i serbi a ritornare ed ha
detto che Croazia non sia più la sua patria che la patria dei serbi fuggiti?
-
Anche Tuđman
ci ha invitati a rimanere dopo l'ordine che l'esercito debba infliggere i colpi
da far praticamente sparire i serbi. Sappiamo bene cosa è successo a quelli che
sono rimasti.
Crede ai politici
croati quando vi invitano a rientrare?
-
Dietro parola
vuota non c’è nulla.
Come serbi fuggiti
oggi vedono Krajina come un progetto politico?
-
Ancora si
possono trovare casi estremi ma penso che la maggioranza non sia convinta che
Krajina possa essere un soggetto politico. Penso che non sia possibile.
Come vi hanno accolto
a Belgrado? C’è stata parecchia intolleranza verso i profughi.
-
C’era. Io
sono stato fortunato per differenza di molti altri, perchè dopo l’arrivo ho
trovato lavoro a scuola, insegnavo materia tecnica (disegni tecnici). C’è stata
intolleranza ma non diretta. I profughi dalla Bosnia sono stati accolti di
tutto cuore, quelli che nel ’91 sono venuti dalle zone urbane. Dopo è stato
molto, molto più difficile.
Da ‘’Novi List”
-
Traduzione di
Rajka V. per Krajina Notizie
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Guerra in
Krajina. Cosa sapeva la CIA?
Ante Gotovina accusato di crimini di guerra. Ora la Croazia vuole che i
suoi ex alleati dell’intelligence degli USA la aiutino a provare la sua
innocenza
di Roy Gutman, NEWSWEEK INTERNATIONAL
27 agosto - In una base militare
isolata sulla costa adriatica della Croazia un aereo senza pilota della CIA ha
percorso la pista, poi lentamente ha scalato la cima degli alti pini ed è
entrato nello spazio aereo nemico. Era il luglio del 1995 e un nuovo conflitto
si stava preparando.
Il leader serbo Slobodan Milosevic
aveva conquistato la zona di confine croata della Krajina con la Bosnia nel
1991 e ora la Croazia stava preparando un assalto lampo per riprendersela. Gli
americani in uniforme militare che operavano da un rimorchio color crema vicino
alla pista avevano inviato il drone GNAT-750 a fotografare le posizioni delle
truppe e delle postazioni armate serbe.
Le immagini
furono trasmesse alla base, analizzate e quindi passate al Pentagono. Secondo
alti funzionari dell'intelligence croato, alcune copie furono inviate anche
alla sede del generale croato al comando dell’"Operazione Tempesta".
Le missioni segrete di ricognizione
continuarono per mesi
fino a molto
tempo dopo che le forze croate avevano spinto i serbi nella vicina Bosnia. E secondo i croati l'informazione si rivelò
vitale per il successo dell'Operazione Tempesta. I funzionari croati dicono che
verso la fine della campagna di 72 ore, le foto dei droni mostrarono che le
forze serbe si stavano ammassando per una controspinta. Il comandante croato
dell'operazione, il generale Ante Gotovina, ammassò le sue truppe al punto di
penetrazione delle linee serbe e mandò all’aria l'assalto. Ora l’operazione riuscita della CIA
sta per diventare una prova di primaria importanza addotta dalla difesa in un
caso di crimini di guerra al Tribunale dell'Aia.
Dopo l'incriminazione del generale
Gotovina per le atrocità commesse durante e dopo l'Operazione Tempesta,
compreso l'omicidio di 150 serbi della Krajina, lo spostamento forzato di ben
altri 200.000 e l'incendio di migliaia di case. Gotovina, 45 anni, che un tempo
militava nella Legione straniera francese, nega qualsiasi ruolo nelle atrocità,
la maggior parte delle quali è avvenuta nei tre mesi dopo che l'operazione
militare si era conclusa.
Tuttavia,
egli ha rifiutato di arrendersi al tribunale, lamentando che avrebbe dovuto
passare anni in prigione in attesa di giudizio. L’avvocato di Chicago di
Gotovina, Luka Misetic, sostiene che l'intelligence degli Stati Uniti sarà di
vitale importanza per il suo caso. "…Egli
era nella catena di comando, ma c'era in questa un altra serie di occhi e
orecchie a guardare questa operazione…", dice Misetic. . "Nessuno lì [nella CIA] vide
che c'era un problema di crimini di guerra o un crimine contro l'umanità… L'informazione
che gli Stati Uniti possiedono è rilevante per stabilire l'innocenza del
generale Gotovina…".
Croazia: cosa sapeva l’FBI?
Ora un'indagine di Newsweek ha
dimostrato che la cooperazione di intelligence degli Stati Uniti con la Croazia
è andata molto più in profondità di quanto Washington abbia mai ammesso.
Secondo Miro Tudjman, figlio del defunto presidente Franjo Tudjman e capo della
controparte croata della CIA a metà degli anni 1990, gli Stati Uniti hanno
fornito l’attrezzatura per crittografare a ciascuna delle brigate regolari
dell'esercito della Croazia. Dice che la CIA ha anche speso almeno10 milioni di
dollari in postazioni di ascolto croate per intercettare le chiamate
telefoniche in Bosnia e Serbia. “Tutta la nostra intelligence [elettronica]
in Croazia è andata in linea in tempo reale per la National Security Agency di
Washington", dice
Tudjman. "Abbiamo avuto una
collaborazione de facto".
Un rapporto di collegamento
I funzionari americani a conoscenza
delle questioni di intelligence confermano che la CIA ha gestito droni da una
base nei pressi di Zara, sulla costa adriatica, durante e dopo l'Operazione
Tempesta.
Essi
ammettono inoltre ciò che descrivono come "condivisione limitata"
delle informazioni di intelligence con la Croazia. (Due ex alti funzionari
dell'amministrazione, però, negano che tale condivisione sia mai stata
approvata dalla Casa Bianca). E anche se i funzionari americani si rifiutano di parlare di dispositivi di
crittografia, confermano che c'era un "rapporto di collegamento" con
la Croazia e gli altri paesi della regione per raccogliere informazioni.
Inoltre insistono sul fatto che gli
operatori americani non hanno fatto nulla che abbia contribuito ai crimini di
guerra. Gli Stati Uniti "sapevano di un'operazione militare in fase di
progettazione", spiega Pierre-Richard Prosper, ambasciatore straordinario
per le questioni di crimini di guerra, gli Stati Uniti e aggiunge: “Non
sapevamo nulla della pianificazione di attività criminali”. Un ex alto funzionario
dell'amministrazione ha detto che la Casa Bianca aveva " la solita
diffusione di informazioni sui singoli incidenti ", ma nessuna prova che
"i croati si stavano dando molto da
fare a terrorizzare la popolazione serba”. Ante Gotovina, il generale dell'esercito croato in
pensione incriminato per le atrocità commesse nei Balcani, ritiene che le
informazioni dell’intelligence degli Stati Uniti possono dimostrare la sua
innocenza.
Le accuse contro Gotovina potrebbero
essere difficili da provare. Il procuratore capo delle Nazioni Unite, Carla Del
Ponte, afferma nel suo atto d'accusa che Gotovina ha la responsabilità
personale e di comando per le atrocità commesse durante e dopo l'Operazione
Tempesta. L'accusa sostiene in particolare che l '"effetto cumulativo"
di azioni da parte dell'esercito croato "ha portato allo spostamento su
larga scala" dei serbi….
In Croazia, il caso Gotovina ha suscitato
forti passioni. Cartelloni pubblicitari lungo la costa adriatica proclamano che
Gotovina è un eroe, non un criminale…E gli ex capi dell'intelligence del paese
hanno deciso di parlare dei loro legami con gli Stati Uniti in modo da
garantire per l'innocenza di Gotovina. "Ho sempre detto che le uniche persone in Croazia che sanno tutto sono
gli americani", dice Markica Rebic, l'ex capo dell'intelligence
militare…
(Traduzione di Patrizia M. per Krajina Notizie)
Cos’è
il Governo in esilio della Repubblica Serba di Krajina (RSK).
E’ un auto proclamato governo in
esilio della Repubblica Serba di
Krajina.
Un governo che era esistito per un breve periodo di tempo dopo l'Operazione Tempesta nella metà degli anni '90, poi ricostituito il 26 febbraio 2005, quando alcuni esponenti dell ‘ex Repubblica Serba di Krajina si sono riuniti a Belgrado alla Casa del Sindacato della città serba. Presenti una quarantina di vecchi membri governativi della ex RSK (su 83), con l’ultimo Presidente della RSK che sta scontando una pena all'ICTY e diversi altri membri fuoriusciti dal paese. Nel corso della riunione di Belgrado, i presenti hanno ufficialmente dichiarato di essere la continuazione legittima dell’ex governo RSK e hanno chiesto la ricreazione della RSK, sulla base del Piano Z-4 1994, dove si richiedeva che la Krajina avesse uno stato con " un poco più dell'autonomia, un poco meno dell'indipendenza" all’interno della Croazia. Hanno annunciato che si sarebbero tenute elezioni parlamentari e che il nuovo nome del nuovo Stato sarebbe: "Repubblica serba di Krajina-". L'incontro ha eletto Milorad Buha come primo ministro e sei ministri senza portafoglio i cui nomi non sono stati rivelati.
Un governo che era esistito per un breve periodo di tempo dopo l'Operazione Tempesta nella metà degli anni '90, poi ricostituito il 26 febbraio 2005, quando alcuni esponenti dell ‘ex Repubblica Serba di Krajina si sono riuniti a Belgrado alla Casa del Sindacato della città serba. Presenti una quarantina di vecchi membri governativi della ex RSK (su 83), con l’ultimo Presidente della RSK che sta scontando una pena all'ICTY e diversi altri membri fuoriusciti dal paese. Nel corso della riunione di Belgrado, i presenti hanno ufficialmente dichiarato di essere la continuazione legittima dell’ex governo RSK e hanno chiesto la ricreazione della RSK, sulla base del Piano Z-4 1994, dove si richiedeva che la Krajina avesse uno stato con " un poco più dell'autonomia, un poco meno dell'indipendenza" all’interno della Croazia. Hanno annunciato che si sarebbero tenute elezioni parlamentari e che il nuovo nome del nuovo Stato sarebbe: "Repubblica serba di Krajina-". L'incontro ha eletto Milorad Buha come primo ministro e sei ministri senza portafoglio i cui nomi non sono stati rivelati.
L’obiettivo generale è quello di
permettere ai serbi di ritornare sulle proprie terre oggi occupate, di
difendere con mezzi politici e con colloqui gli interessi dei Serbi della
Croazia, verso il governo croato, l’Unione
europea e le Nazioni Unite.
Da subito contro questa iniziativa si sono sollevate critiche ed attacchi da numerosi fronti, sia all’interno della Serbia dagli ambienti istituzionali e partitici che hanno messo in luce i rischi per il percorso di entrata nella UE della Serbia; dalla Croazia, Zagabria ha subito inviato una nota di protesta per la nomina e la formazione del governo in esilio. Anche l’Unione Europea ha fortemente condannato questa iniziativa, con minacce e ricatti.
Da subito contro questa iniziativa si sono sollevate critiche ed attacchi da numerosi fronti, sia all’interno della Serbia dagli ambienti istituzionali e partitici che hanno messo in luce i rischi per il percorso di entrata nella UE della Serbia; dalla Croazia, Zagabria ha subito inviato una nota di protesta per la nomina e la formazione del governo in esilio. Anche l’Unione Europea ha fortemente condannato questa iniziativa, con minacce e ricatti.
Nel 2007, una mozione del Comitato dell'Unione europea per i Balcani ha richiesto la "dissoluzione" del governo ombra RSK ; la sottocommissione parlamentare europea ha dichiarato che il governo ombra non aveva "alcuna possibilita’ di stare su" e la sua attività poteva causare "danni irreparabili" alla parte serba che aspira ad andare nella UE.
Il "governo in esilio" della RSK ha tenuto la sua prima riunione in segreto in Serbia a Novi Sad. Il suo programma è stato annunciato in una conferenza stampa a Belgrado il 5 marzo, in cui M. Buha ha dichiarato che avrebbe sollecitato l'approvazione dell’ autonomia della Krajina serba, sulla base del piano Vance e del Piano Z-4. I delegati RSK hanno pubblicizzato un documento intitolato "Programma del Governo in esilio della RSK ", dove si afferma che "la condizione fondamentale per il successo del governo sarà la creazione di un proficuo concorso e cooperazione tra i partiti politici nazionali, le organizzazioni disponibili in Serbia, la Chiesa serba Ortodossa, come pure con i veri patrioti ".
Buha ha anche proposto una mozione nella
Assemblea Nazionale serba dicendo che "la questione nazionale serba e la sopravvivenza dei serbi sul
territorio della Repubblica serba di Krajina e della Croazia può essere risolta
solo mettendo fine all’occupazione della RSK ".
Il
governo ha anche inviato un appello al Papa, in esso hanno chiesto di aiutare
il popolo serbo per porre fine a quello
che è definito il genocidio croato contro i serbi e di garantire la
normalizzazione della situazione per i serbi del paese”.
L'Assemblea della RSK ha
dichiarato che depositerà “ l'accusa contro la Croazia ai Tribunali Internazionali
relativamente al genocidio e la pulizia etnica dei serbi in Croazia dal 1990 al
1995 ed il genocidio contro i serbi, zingari ed ebrei nella seconda guerra
mondiale”.
Il
governo ha anche inviato una lettera all'Ambasciata turca a Belgrado, dove si
esprimeva la speranza che il governo turco durante i suoi negoziaticon la UE,
sottolineasse i fatti riguardanti il genocidio croato contro i serbi per far
avanzare la loro causa e la causa del governo in esilio. evidenziando che i
genocidi contro i serbi sono un "pesante fardello per gli altri paesi
europei." Nel la lettera è detto che” in
base ai principi europei tutti gli Stati europei sono obbligati a prendere
posizione sui crimini che si commettono in Europa, e che solo allora potranno
partecipare ad indagini di eventi simili in altri continenti (…cosa che fa
l'Unione europea di frequente)”. Il
governo ha inoltre dichiarato: "E '
singolare che dibattono sulle prove circa i crimini turchi contro gli armeni
nel 1915, mentre non parlano di genocidio e dei crimini croati nel campo della
morte di Jasenovac su cui vi sono
documenti, dibattiti accademici, libri pubblicati da testimoni e anche una sezione
dedicata a questo nel Museo dell'Olocausto a New York. "
Nella
lettera si dichiara anche che: “… se gli
Stati membri della UEsi rifiutano di mettere in luce il genocidio contro i
serbi, stanno ignorando la Carta delle Nazioni Unite sui diritti dell'uomo e altri
documenti del Diritto Internazionale, che li obbligano a punire i criminali”.
Il
governo in esilio ha anche chiesto alla Croazia di pagareil risarcimento per i
danni di guerra al popolo serbo, Buha ha
sostenuto che il valore delle proprietà serbe in Croazia vale 30 miliardi di
euro, e che questo dovrebbe essere pagato per i serbi che vivevano in Croazia
come parte delle riparazioni di guerra.
Il governo ha aggiunto che chiedere il risarcimento di guerra per il
popolo serbo è la stessa misura utilizzata dalla Croazia e Bosnia nei confronti
della Serbia. Buha ha anche affermato
che circa le compensazioni relative al caso di danni di guerra, è necessario che la comunità internazionale
devono costringere le autorità croate ad
affrontare la questione, ribadendo che la Croazia ha aggirato questo obbligo
finora, mediante metodi amministrativi, giudiziari e altri. Il governo RSK sarà
anche un citante nella class action per recuperare il tesoro ustascia.
A cura di E. Vigna per
CIVG.IT INFORMA 36