domenica 30 giugno 2019
In Italia scompare un bimbo ogni 48 ore: 4 su 5 non vengono ritrovati „
In Italia scompare un bimbo ogni 48 ore: 4 su 5 non vengono ritrovati
„In Italia scompare un bimbo ogni 48 ore: 4 su 5 non vengono ritrovati“
„In Italia scompare un bimbo ogni 48 ore: 4 su 5 non vengono ritrovati“
sabato 29 giugno 2019
IL MERCATO LIBERO E IL LIBERO CONSENSO
IL MERCATO LIBERO E IL LIBERO CONSENSO
di Giuseppe Campolo
di Giuseppe Campolo
In un tempo non lontano, a nessuno veniva in mente di qualificare libero il mercato, perché lo era naturalmente; il mercato è libero, per qualità intrinseca, dalla notte dei tempi. Ora che si snatura tutto, alcuni padroni del libero mercato fanno di noi quello che vogliono. E tal mercato, che libero non è affatto, ha bisogno di tanta pubblicità a questa sua millantata alta qualità, per renderla reale nelle menti visto che non può esserlo in concreto. Mercato libero, vivo solo in pubblicità, è un mantra, una parola d'ordine, un miraggio, un sogno ipnotico. Una trappola.
“Lo sai che col mercato libero si fanno le frittelle impanate? Te lo assicuriamo noi, basta che dici sì, qui, semplicemente al telefono; e inoltre ti assicuriamo che poi paghi di più per sempre. Sempre è bello. Di' ancora una sola parola e sarai salvo, un sì facile facile, e si aprirà il privilegiato conto Mammalabanca. Tu metti lì i tuoi soldini e noi ce li prendiamo senza disturbarti punto.” Un punto esclamativo.
Una volta, fra il cliente e l'artigiano o il negoziante, c'era un'intesa, un rispetto personale, una lealtà che a volte durava tutta la vita. Il cliente si sentiva un traditore, se andava dal concorrente senza un motivo irriconciliabile, senza aver ricevuto un grave torto dal suo abituale fornitore, che di solito invece coccolava il cliente e lo favoriva in ogni modo. Ora sballottiamo da un gestore all'altro, da un inganno all'altro come prostitute, senza altro parametro di scelta che un miraggio di miracoloso risparmio: un centesimo al k.
E tutto il resto è franchising: il venditore non conta nulla, è un mero esecutore; sembra un imprenditore con gli attributi dell'essere umano, ma non è vero, egli non ha facoltà di decidere cosa comprare e cosa vendere, né dirige le strategie di vendita e di acquisto e non può mica scegliere i suoi fornitori; non è proprietario del suo negozio, ma egli stesso ha un proprietario.
Nel mercato senza aggettivi, i produttori avevano fiducia nei propri clienti rivenditori o elaboratori di materie prime, intrattenevano rapporti personali, spesso stringevano delle vere amicizie. C'era posto per la simpatia e la stima, la considerazione umana, la solidarietà che spesso era spinta oltre i limiti banali dell'ipocrisia. Centro di solidarietà economica e politica, confronto culturale, socializzazione, era il negozio di un tempo. Non si scambiavano soltanto merci, ma opinioni e intesa (e dunque era pericoloso per il dominio, esattamente come la famiglia patriarcale, che era un luogo di potere decentrato, troppo decentrato per non modernizzarla). Era un mercato, dicevo, con caratteristiche umane; mentre il millantato mercato libero è disumano, e vi si scambiano soltanto merci, mai i biglietti da visita. Mai ci si presenta l'un l'altro: i Nessuno sfiorano altri Nessuno. Siamo i consumatori, morti nella qualità di persone. Le città sono morte, farcite di umanità morta nella mente. Siamo in ostaggio di un'immane catena di parchimetri con mutevoli forme: parvenze, larve, simulacri di un'entità sovrana a cui occorre dare l'appropriato nome di Giove. Solo che quello si faceva la giovenca e qualche altra, o altro, mortale, ma questo Giove qui si fa tutti noi.
Ora, guardatevi dai gestori e dalle grandi offerte, vi dovrei dire. Ma il fatto è che non abbiamo scampo, non ci possiamo difendere mica. Siamo prigionieri dei fornitori dei servizi, delle banche, della politica imbonitrice, prigionieri nel nostro stesso paese. Per intraprendere qualunque cosa lecita, abbiamo bisogno di un'autorizzazione preventiva a pagamento; come dire che dobbiamo riscattare ogni nostro diritto con un pedaggio. Solo per le attività illecite non c'è bisogno di permessi, e c'è meno rischi che andare in bicicletta: solo il cinque per cento dei reati vengono perseguiti. Noi siamo le prede di bracconieri legali e illegali.
I bracconieri ci vogliono schedare, catturare in pseudo effige con una carta fedeltà. Sembra che ai colossi renda strapparci capziosamente informazioni personali, sbeffeggiandoci con un banner rassicurante che qualcuno accreditato si prenderà cura della nostra privacy, privacy che stracceranno in tutti i modi col nostro consenso, obbligato se vogliamo comunque campare
Massimo Barbetta, Mauro Biglino e il muro di Luxor: spunti e riflessioni
+++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++
CHI È FABIO FRANCHI, MEDICO CHIRURGO "DIVERSAMENTE VAX"
+++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++
venerdì 28 giugno 2019
giovedì 27 giugno 2019
mercoledì 26 giugno 2019
martedì 25 giugno 2019
lunedì 24 giugno 2019
Marija Gimbutas: oltre l’archeologia. Un nuovo approccio allo studio della preistoria e la scoperta di una civiltà europea alternativa a cura di Mariagrazia Pelaia
Con preghiera di pubblicazione. Grazie
Come accade troppo spesso, il giuramento del Carabiniere Badar Eddine Mennani, musulmano italiano di origini marocchine, ha sollevato discussioni sui social, alcune davvero inopportune e "fuori controllo" per toni e parole usati dai denigratori ed, in risposta, dai "sostenitori".
Io (impropriamente) passo, su Facebook, quasi per xenofobo se non peggio..per questo approfitto de La Sicilia per chiarire sulla carta stampata, da conservare "ad memoriam" : benvenuto nell' Arma ad un italiano di cittadinanza pienamente acquisita e totalmente onorata visto che è stato giudicato idoneo allo arruolamento !!
Tra gli "stranieri", presenti sul territorio nazionale, ci sono un mare di persone per bene. Che lavorano duramente, magari più di troppi "indigeni". E devono essere considerati "patrimonio della nazione", esattamente come tutti gli altri. Una cosa sono la immigrazione incontrollata con i relativi problemi di sicurezza, altra l'accoglienza ed integrazione verso chi dimostri rispetto delle leggi ed orgoglio di appartenenza !! Dai, Badar..i migliori auguri per il sogno raggiunto !! Stai sicuro che i cittadini ti vorranno bene e rispetteranno..
Vincenzo Mannello
.Marcello Foa, presidente Rai: “muore per le cure alternative?
n relazione a questo articolo, con il quale concordo, https://www.ingannati.it/2019/ 06/21/qualche-informazione-in- piu-per-non-fermarsi-ai- titoli-dei-giornali/ ho inserito fra i commenti:
Da questo articolo dell’anno scorso: https:// corrieredelveneto.corriere.it/ veneto/cronaca/18_luglio_18/ rifiuto-chemio-mori-genitori- processo-29a5f904-8a50-11e8- ac88-a72c2447e2e2.shtml
“«E’ una decisione importante da parte della Corte d’Appello, non solo per questo caso e soprattutto in un momento in cui la medicina ufficiale è sotto attacco, vedi per esempio la questione vaccini — commenta il professor Giuseppe Basso, primario della Oncoemaologia pediatrica di Padova”.
“«E’ una decisione importante da parte della Corte d’Appello, non solo per questo caso e soprattutto in un momento in cui la medicina ufficiale è sotto attacco, vedi per esempio la questione vaccini — commenta il professor Giuseppe Basso, primario della Oncoemaologia pediatrica di Padova”.
Affermazioni gravi.
Quindi questa sentenza vorrebbe essere un monito verso tutti quei genitori favorevoli alla libertà di scelta di cura per i loro figli. . Eleonora non fu curata con “il metodo Hamer” – non esiste alcun metodo ma ogni caso deve essere valutato come un unicum – e i genitori, che avevano ricoverato la figlia presso una clinica svizzera, invitarono, invano, i media a non fare opera di sciacallaggio mediatico contro il medico tedesco che in passato era stato già arrestato ed incarcerato perchè ritenuto responsabile del fatto che i genitori della piccola Olivia Philar rifiutarono l’ennesima chemio dato il grave stato di salute della loro figlia, che, seguita poi da Hamer, guarì. Anche i genitori di Olivia vennero incarcerati. Il padre di Olivia, l’ing. Helmut Philar, è diventato in seguito uno fra i principali divulgatori delle scoperte del dr. Hamer. Ovviamente Wikipedia riporta questo caso in modo del tutto errato come è qui evidenziato: https://www. ingannati.it/2015/06/14/a-eco- piace-wikipedia-perche-e- controllata-beato-lui/
.Marcello Foa, presidente Rai: “muore per le cure alternative?” https://www. youtube.com/watch?v=mqCqEF1Rv- Q
Un caro saluto. Paola Botta Beltramo
domenica 23 giugno 2019
sabato 22 giugno 2019
Sa Defenza: GILET GIALLI: APPELLO PER UNA NUOVA REPUBBLICA
Sa Defenza: GILET GIALLI: APPELLO PER UNA NUOVA REPUBBLICA: GILET GIALLI: APPELLO PER UNA NUOVA REPUBBLICA " Mi vergogno moltissimo di poter apparire di fronte a me stesso come un uomo capac...
venerdì 21 giugno 2019
MEZZI UOMINI UOMINICCHI E QUAQUARAQUA'
MEZZI UOMINI UOMINICCHI E QUAQUARAQUA'
1)
NAZIONALIZZARE
BANCA D’ITALIA
2)
ELIMINARE
IL MECCANISMO DELL’ASTA MARGINALE
3)
COLLOCAZIONE DI TUTTI I TITOLI DI STATO SUL MERCATO
INTERNO ( INCENTIVANDO IL RISPARMIO DEL POPOLO)
4)
FAR
COMPRARE A CASSA DEPOSITI E PRESTITI I TITOLI NON COLLOCATI.
5)
CREAZIONE
DI BANCHE REGIONALI PUBBLICHE PER L’ACQUISTO DI TITOLI DI STATO IN QUOTA PARTE.
6)
CREAZIONE
DI UN FONDO SOCIALE SOVRANO ITALIANO, ANCHE CON IL RISPARMIO PRIVATO ITALIANO PER IL RIACQUISTO DEL DEBITO PUBBLICO IN MANO STRANIERA
7)
ISTITUZIONE
DI UNA MONETA SOCIALE DI STATO ( ANCHE MINIBOT) PER LA PARTENZA DELLA ECONOMIA INTERNA
8)
PIANO
ENERGETICO ALTERNATIVO ANTI RICATTO.
9)
RIFONDAZIONE
DELLA NUOVA IRI PER LA RIPARTENZA DELL'ECONOMIA DI STATO COME VOLANO.
10)
COMUNICAZIONE
EFFICACE AGLI ITALIANI DEL PROGETTO ECONOMICO IN OGGETTO.
giovedì 20 giugno 2019
mercoledì 19 giugno 2019
Il padre, l’assente inaccettabile
Il padre, l’assente inaccettabile
Da Il Timone, luglio/agosto 2003 - A cura di Jacopo Alberti - www.iltimone.org
Opera di un affermato psicologo di formazione laica, convertitosi al Cattolicesimo nel corso
delle sue ricerche, il libro ripercorre la crisi della figura paterna in Occidente.
Il principio della crisi viene indicato dal Risé nell’istituzione protestante del divorzio che, non
contemplando più Dio come vero attore della dinamica familiare, enfatizza e sbilancia il ruolo
della madre progenitrice a scapito del padre educatore. Si racconta come nella modernità
europea l’eclissi educativa nella vita dei figli sia coincisa con la progressiva specializzazione
del “padre” in serbatoio finanziario del nucleo familiare, ruolo che l’ha sempre più coinvolto
nel lavoro. Gradatamente l’imprinting emotivo materno, che corrisponde all’esperienza della
realtà di cui il bimbo dispone in principio, risulta sempre meno integrato dalla formazione
progettuale maschile, che insegnava al figlio ad ordinare le pulsioni emotive in un progetto
creativo di vita. Si tratta di un processo secolare, con momenti di straordinaria
accelerazione: le rivoluzioni francese e industriale, e le due guerre mondiali, che lasciano sul
campo milioni di capifamiglia. Vi si intravede tuttavia anche un progetto legato a ben definiti
motori culturali della modernità europea, che rinchiudono progressivamente i padri in posti di
lavoro lontani da casa, dalle fabbriche sino ai grandi uffici delle multinazionali, e per tempi
sempre più lunghi del giorno, mentre ne dividono il tempo libero tra amicizie di club e
tentazioni consumistiche. In questo modo scompaiono dal mondo occidentale alcuni riti
originari dell’uomo, di svezzamento del figlio e di passaggio attraverso le età, e alla visione
paterna del progetto creativo della persona sopravvive la sola etica materna di soddisfazione
dei bisogni immediati.
Ulteriore spinta viene data nel ‘900 dalla sviluppo tecnologico e lavorativo che, aprendo le
porte alla manodopera femminile, ne enfatizza il riscatto sociale: raggiunta l’autonomia
economica della madre, attraverso la liberalizzazione di divorzio ed aborto ed ecco arrivare
all’emarginazione del padre come pilastro familiare, in un quadro di crisi già profonda del suo
ruolo e di radicato assenteismo. All’interno di un disegno culturale che ha portato la madre a
decidere del destino familiare del padre come di quello dei figli, prospera oggi una
burocrazia di professionisti e di addetti ai meccanismi del divorzio e dell’aborto di massa,
che opera ormai attraverso gruppi di pressione per il mantenimento di sé stessa, con il tacito
accordo dell’industria consumista.
A pochi passi dal disastro sociale in Occidente, in una società che non genera figli ma
consumi, troppo attenta alla soddisfazione dell’edonismo personale per poter generare un
cambiamento corale, si notano però lievi segnali in controtendenza, bisogni remoti mai del
tutto sopiti che tornano alla superficie della vita umana: è il ritorno del padre.
martedì 18 giugno 2019
MINIBOT AND CO.
Correva l’anno di grazia 2011, “Monti regnans” ed al Ministro dello Sviluppo
Economico, Corrado Passera, venne in mente l’idea di saldare i debiti delle
Pubbliche Amministrazioni con le Imprese, attraverso una emissione di Titoli di
Stato. Immediata e corale fu l’opposizione a questa proposta ed a farsi portavoce
dei mal di pancia dell’establishment, fu l’allora Ministro per l’Economia, Vittorio
Grilli, che addusse a motivazione del proprio atteggiamento, il fatto che una roba
del genere avrebbe solo fatto aumentare il disavanzo pubblico e per tanto non se
ne parlava proprio. Tra un tira e molla e l’altro, visto che il problema dei debiti
con le imprese sussisteva eccome, alla fine con il decreto-legge n. 35 dell’8 aprile
2013, si optò per una soluzione all’italiana che non risolveva un bel niente. In
sostanza, il decreto nell’art. 7, co. 9, introdusse la possibilità di pagare con titoli
di Stato i debiti della Pa ceduti dalle imprese alle banche. In questo modo, gli
istituti finanziari ( e chiaramente non gli imprenditori, sic!) potevano veder
rimborsati i propri crediti verso la Pubblica Amministrazione, acquisiti
attraverso il pagamento in titoli da parte dello Stato. Dulcis in fundo, l’articolo
12, per trovare le risorse necessarie a quanto detto sopra, autorizzava
l’emissione di titoli di Stato per un importo massimo di 40 miliardi di euro, per il
biennio 2013-2014....Inutile dirlo ma, agli occhi di un qualunque osservatore
dotato di un minimo di attenzione e senso di discernimento, un provvedimento
del genere ha il sapore di un’ulteriore beffa ai danni di chi lavora. Dietro
l’apparente volontà di risolvere un problema, si è finito con il favorire, more
solito, i grandi cartelli e le concentrazioni del potere finanziario. Alla bella faccia
di chi lavora. Ora il caso si è nuovamente aperto.
Il 28 maggio, la Camera dei deputati ha fatto passare all’unanimità una mozione
presentata dal deputato di Forza Italia Simone Baldelli che, pur non avendo
valore vincolante, ha insufflato nelle menti dell’Esecutivo l’idea che lo Stato
potesse pagare i debiti della Pubblica amministrazione con le imprese, non tanto
con titoli ordinari ma quanto, con strumenti quali “titoli di Stato di piccolo
taglio". Un’idea questa, ben presente nel contratto di Governo e di cui il
presidente leghista della Commissione Bilancio della Camera Claudio Borghi, si è
fatto strenuo fautore. Lo Stato emetterebbe obbligazioni di basso valore, per
ripagare i propri debiti con le imprese. Questi “minibot” , a causa della propria
funzione, indirizzata all’esclusivo scopo di cui sopra, sarebbero strutturati in
modo differente dai normali Buoni ordinari del Tesoro (Bot), non avendo, per
esempio, alcuna scadenza, contrariamente a quel che accade con quei titoli
periodicamente emessi dallo Stato italiano, per finanziare il proprio debito.
Neanche a dirlo, una serie di pareri discordi, lanciati trasversalmente, dal coro
delle ochette del “politically correct”, ha messo, per ora, la cosa a tacere. Si urla e
si strilla che i “minibot” costituirebbero una palese violazione dell’articolo 128,
dei Trattati sul funzionamento del Circo Equestre di Bruxelles, un vero e proprio
antefatto per l’emissione di una nuova moneta, alternativa all’Euro e che, in tal
modo, l’Italia andrebbe a preparare la propria totale uscita dalla Euro-Moneta. A
farsi forte di questa opinione, è stato, in primis, il governatore della Banca
Centrale Europea, Mario Draghi, seguito dalla solita corte di nani e nanerottoli,
analisti, economisti opinionisti e quant’altro, nel ruolo di portavoce di quei
cartelli finanziari che, in una proposta simile, hanno subito identificato la
possibilità di un “vulnus” ai propri interessi. Per l’occasione, qualcuno ha
addirittura, ipotizzato l’esistenza di una “terza forza” politica, una sorta di
fronte trasversale, che va dal Premier Conte al ministro Tria, dal Presidente
Mattarella a Draghi...Al di là di congetture e congetturine varie, quanto qui
illustrato ci mostra come, al solo minimo prospettarsi di ipotesi “tecniche” non
gradite a Lor Signori, come costoro diano luogo all’istante e senza esitazione
alcuna, a vere e proprie levate di scudi, in difesa dei propri lobbistici inrteressi.
La qual cosa, ci mostra come costoro siano sensibili a quella sovranità monetaria
che, sicuramente, spariglierebbe le loro carte in tavola. Per chi come noi, invece,
è fermo fautore di un pieno ritorno alla sovranità monetaria, quanto accaduto ci
fa edotti del fatto che, anche se quella dei “minibot”, nell’intenzione dei
proponenti, sia probabilmente stata solamente un’ipotesi “contabile”, ovverosia
unicamente indirizzata alla risoluzione del problema dei crediti delle imprese,
potrebbe invece rappresentare un primo importante passo in direzione di un
graduale recupero di quella sovranità perduta, attraverso un graduale processo
di distacco dall’Euro e dalla gabbia comunitaria. Pertanto gli urli e gli strilli di
Lor Signori non possono che farci piacere ed indicarci che la risoluzione dei
problemi del nostro Paese, non può non passare attraverso il recupero di una
piena ed integrale sovranità, di cui l’aspetto economico e finanziario, legato alla
monetazione, rappresenta un tassello fondamentale. D’altronde, quello del
recupero della sovranità, non può essere il frutto di un improvviso e quanto mai
dannoso cambio di rotta, bensì dovrebbe essere il risultato di un graduale, ma
deciso processo di dismissione ed abbandono di tutti quegli accordi
internazionali che, per il nostro paese hanno comportato una perdita di
sovranità, cominciando dal Gatt, passando per tutti gli accordi comunitari, da
Lisbona a Maastricht. Quello della creazione di una monetazione nazionale
parallela all’Euro, da mantenersi nel ruolo di valuta “ufficiale”, per le relazioni
inter europee, rappresenterebbe una soluzione che ridarebbe fiato ad economie
schiacciate da decenni di lacci e lacciuoli, da parte dei burocrati di Bruxelles. La
valuta di un popolo, ne rappresenta la mentalità, la capacità, l’anima. Omologare
un intero continente ad una unica monetazione, ha significato la compressione,
l’appiattimento e l’immiserimento delle singole economie nazionali,
determinando una recessione infinita. E tanto per fare un esempio di storia
economica, quando nella loro prima grande fase di sviluppo, nel 19° secolo i vari
Stati della Confederazione Usa, adottarono un regime di monetazioni autonome,
all’interno dei singoli Stati, il risultato fu quello di una impetuosa crescita
economica. Questa ultima vicenda dei “minibot” ci indica la via da seguire e su
cui battere, attraverso proposte, dibattiti e quant’altro. Una via sicuramente
scomoda, che lascerà qualche faccetta un po’ più scura, alimenterà una bella
levata di cori e coretti ma che, Draghi o non Draghi, nel medio termine non potrà
non iniziare a portare a dei risultati, stavolta tutti a vantaggio e beneficio di un
popolo e non dei pochi “soliti noti”. Sempre che da parte di chi, ad oggi,
rappresenta il malcontento del Paese, vi sia la ferma volontà di perseguire questo scopo.
UMBERTO BIANCHI
Economico, Corrado Passera, venne in mente l’idea di saldare i debiti delle
Pubbliche Amministrazioni con le Imprese, attraverso una emissione di Titoli di
Stato. Immediata e corale fu l’opposizione a questa proposta ed a farsi portavoce
dei mal di pancia dell’establishment, fu l’allora Ministro per l’Economia, Vittorio
Grilli, che addusse a motivazione del proprio atteggiamento, il fatto che una roba
del genere avrebbe solo fatto aumentare il disavanzo pubblico e per tanto non se
ne parlava proprio. Tra un tira e molla e l’altro, visto che il problema dei debiti
con le imprese sussisteva eccome, alla fine con il decreto-legge n. 35 dell’8 aprile
2013, si optò per una soluzione all’italiana che non risolveva un bel niente. In
sostanza, il decreto nell’art. 7, co. 9, introdusse la possibilità di pagare con titoli
di Stato i debiti della Pa ceduti dalle imprese alle banche. In questo modo, gli
istituti finanziari ( e chiaramente non gli imprenditori, sic!) potevano veder
rimborsati i propri crediti verso la Pubblica Amministrazione, acquisiti
attraverso il pagamento in titoli da parte dello Stato. Dulcis in fundo, l’articolo
12, per trovare le risorse necessarie a quanto detto sopra, autorizzava
l’emissione di titoli di Stato per un importo massimo di 40 miliardi di euro, per il
biennio 2013-2014....Inutile dirlo ma, agli occhi di un qualunque osservatore
dotato di un minimo di attenzione e senso di discernimento, un provvedimento
del genere ha il sapore di un’ulteriore beffa ai danni di chi lavora. Dietro
l’apparente volontà di risolvere un problema, si è finito con il favorire, more
solito, i grandi cartelli e le concentrazioni del potere finanziario. Alla bella faccia
di chi lavora. Ora il caso si è nuovamente aperto.
Il 28 maggio, la Camera dei deputati ha fatto passare all’unanimità una mozione
presentata dal deputato di Forza Italia Simone Baldelli che, pur non avendo
valore vincolante, ha insufflato nelle menti dell’Esecutivo l’idea che lo Stato
potesse pagare i debiti della Pubblica amministrazione con le imprese, non tanto
con titoli ordinari ma quanto, con strumenti quali “titoli di Stato di piccolo
taglio". Un’idea questa, ben presente nel contratto di Governo e di cui il
presidente leghista della Commissione Bilancio della Camera Claudio Borghi, si è
fatto strenuo fautore. Lo Stato emetterebbe obbligazioni di basso valore, per
ripagare i propri debiti con le imprese. Questi “minibot” , a causa della propria
funzione, indirizzata all’esclusivo scopo di cui sopra, sarebbero strutturati in
modo differente dai normali Buoni ordinari del Tesoro (Bot), non avendo, per
esempio, alcuna scadenza, contrariamente a quel che accade con quei titoli
periodicamente emessi dallo Stato italiano, per finanziare il proprio debito.
Neanche a dirlo, una serie di pareri discordi, lanciati trasversalmente, dal coro
delle ochette del “politically correct”, ha messo, per ora, la cosa a tacere. Si urla e
si strilla che i “minibot” costituirebbero una palese violazione dell’articolo 128,
dei Trattati sul funzionamento del Circo Equestre di Bruxelles, un vero e proprio
antefatto per l’emissione di una nuova moneta, alternativa all’Euro e che, in tal
modo, l’Italia andrebbe a preparare la propria totale uscita dalla Euro-Moneta. A
farsi forte di questa opinione, è stato, in primis, il governatore della Banca
Centrale Europea, Mario Draghi, seguito dalla solita corte di nani e nanerottoli,
analisti, economisti opinionisti e quant’altro, nel ruolo di portavoce di quei
cartelli finanziari che, in una proposta simile, hanno subito identificato la
possibilità di un “vulnus” ai propri interessi. Per l’occasione, qualcuno ha
addirittura, ipotizzato l’esistenza di una “terza forza” politica, una sorta di
fronte trasversale, che va dal Premier Conte al ministro Tria, dal Presidente
Mattarella a Draghi...Al di là di congetture e congetturine varie, quanto qui
illustrato ci mostra come, al solo minimo prospettarsi di ipotesi “tecniche” non
gradite a Lor Signori, come costoro diano luogo all’istante e senza esitazione
alcuna, a vere e proprie levate di scudi, in difesa dei propri lobbistici inrteressi.
La qual cosa, ci mostra come costoro siano sensibili a quella sovranità monetaria
che, sicuramente, spariglierebbe le loro carte in tavola. Per chi come noi, invece,
è fermo fautore di un pieno ritorno alla sovranità monetaria, quanto accaduto ci
fa edotti del fatto che, anche se quella dei “minibot”, nell’intenzione dei
proponenti, sia probabilmente stata solamente un’ipotesi “contabile”, ovverosia
unicamente indirizzata alla risoluzione del problema dei crediti delle imprese,
potrebbe invece rappresentare un primo importante passo in direzione di un
graduale recupero di quella sovranità perduta, attraverso un graduale processo
di distacco dall’Euro e dalla gabbia comunitaria. Pertanto gli urli e gli strilli di
Lor Signori non possono che farci piacere ed indicarci che la risoluzione dei
problemi del nostro Paese, non può non passare attraverso il recupero di una
piena ed integrale sovranità, di cui l’aspetto economico e finanziario, legato alla
monetazione, rappresenta un tassello fondamentale. D’altronde, quello del
recupero della sovranità, non può essere il frutto di un improvviso e quanto mai
dannoso cambio di rotta, bensì dovrebbe essere il risultato di un graduale, ma
deciso processo di dismissione ed abbandono di tutti quegli accordi
internazionali che, per il nostro paese hanno comportato una perdita di
sovranità, cominciando dal Gatt, passando per tutti gli accordi comunitari, da
Lisbona a Maastricht. Quello della creazione di una monetazione nazionale
parallela all’Euro, da mantenersi nel ruolo di valuta “ufficiale”, per le relazioni
inter europee, rappresenterebbe una soluzione che ridarebbe fiato ad economie
schiacciate da decenni di lacci e lacciuoli, da parte dei burocrati di Bruxelles. La
valuta di un popolo, ne rappresenta la mentalità, la capacità, l’anima. Omologare
un intero continente ad una unica monetazione, ha significato la compressione,
l’appiattimento e l’immiserimento delle singole economie nazionali,
determinando una recessione infinita. E tanto per fare un esempio di storia
economica, quando nella loro prima grande fase di sviluppo, nel 19° secolo i vari
Stati della Confederazione Usa, adottarono un regime di monetazioni autonome,
all’interno dei singoli Stati, il risultato fu quello di una impetuosa crescita
economica. Questa ultima vicenda dei “minibot” ci indica la via da seguire e su
cui battere, attraverso proposte, dibattiti e quant’altro. Una via sicuramente
scomoda, che lascerà qualche faccetta un po’ più scura, alimenterà una bella
levata di cori e coretti ma che, Draghi o non Draghi, nel medio termine non potrà
non iniziare a portare a dei risultati, stavolta tutti a vantaggio e beneficio di un
popolo e non dei pochi “soliti noti”. Sempre che da parte di chi, ad oggi,
rappresenta il malcontento del Paese, vi sia la ferma volontà di perseguire questo scopo.
UMBERTO BIANCHI
lunedì 17 giugno 2019
domenica 16 giugno 2019
venerdì 14 giugno 2019
giovedì 13 giugno 2019
mercoledì 12 giugno 2019
martedì 11 giugno 2019
lunedì 10 giugno 2019
Guarda che Meteo..fake su Gerusalemme
Sapevate che il più cliccato sito meteo del mondo, The Weather Channel, ha "sua sponte" deciso che Gerusalemme sia "israele" ?? Io non lo sapevo, me lo hanno fatto notare i Palestinesi stessi (che di queste legittimazioni telematiche sioniste farebbero volentieri a meno).
E, dopo che il sottoscritto si è indignato a sufficienza battagliando sui social in appoggio alla sacrosanta protesta, mi è venuto il ghiribizzo di "interrogare" la mia preferita app metereologica :
iL Meteo.it..
Non lo avrei mai creduto : pure questo sito "assegna" Gerusalemme ad israele, senza "se e ma" !! Sarà pure esso di proprietà ebraica, come sembra sia il fratello maggiore ?? No ??
Ed allora ?? Hanno qualcosa da dire i responsabili della "pagina Gerusalemme" ?? Mi piacerebbe saperlo perché questo "torto" al diritto internazionale ed alle sofferenze di un popolo coraggiosissimo (ma abbandonato dagli "stati fratelli") non trova apparente scusante. Ed inoltre mi offre la opportunità di una rapida "filippica" per aggiornare chi voglia leggere sullo "stato delle cose".
Sperare nelle Nazioni Unite affinché siano rispettati i diritti dei Palestinesi (e la legittimità internazionale) è un sogno. Cosa hanno riconosciuto 137 stati all' Onu ? Una finzione, e lo sanno benissimo. Israele prosegue la sua attività di pulizia etnica in Gerusalemme occupata ed in tutta la Palestina, senza freno alcuno, mirando pure "fuori" dai confini, come nel Golan siriano. Chi fa qualcosa per fermarla ? Guterres ? Sono gli Stati Uniti ad aver tenuto sempre in scacco l' Onu per proteggere i sionisti, permettendo annessioni militari, aggressioni a stati sovrani esteri, espropri, incarcerazioni di massa e continui omicidi organizzati di civili, con vittime bambini innocenti. Conclusione ? La vedo dura per questo coraggiosissimo popolo Palestinese. Gli stati islamici "amici" prediligono Nethanyau e Trump alla reale difesa di Gerusalemme e Territori. Solo Siria ed Iran appoggiano davvero questa causa.. ed infatti, si trovano sotto attacco da parte americana e sionista. Vedremo i prossimi sviluppi.. non è ancora troppo tardi per cambiare lo stato delle cose : con le armi !!
Grazie per l'attenzione
Vincenzo Mannello
Si allega schermata de iL Meteo.it
Non lo avrei mai creduto : pure questo sito "assegna" Gerusalemme ad israele, senza "se e ma" !! Sarà pure esso di proprietà ebraica, come sembra sia il fratello maggiore ?? No ??
Ed allora ?? Hanno qualcosa da dire i responsabili della "pagina Gerusalemme" ?? Mi piacerebbe saperlo perché questo "torto" al diritto internazionale ed alle sofferenze di un popolo coraggiosissimo (ma abbandonato dagli "stati fratelli") non trova apparente scusante. Ed inoltre mi offre la opportunità di una rapida "filippica" per aggiornare chi voglia leggere sullo "stato delle cose".
Sperare nelle Nazioni Unite affinché siano rispettati i diritti dei Palestinesi (e la legittimità internazionale) è un sogno. Cosa hanno riconosciuto 137 stati all' Onu ? Una finzione, e lo sanno benissimo. Israele prosegue la sua attività di pulizia etnica in Gerusalemme occupata ed in tutta la Palestina, senza freno alcuno, mirando pure "fuori" dai confini, come nel Golan siriano. Chi fa qualcosa per fermarla ? Guterres ? Sono gli Stati Uniti ad aver tenuto sempre in scacco l' Onu per proteggere i sionisti, permettendo annessioni militari, aggressioni a stati sovrani esteri, espropri, incarcerazioni di massa e continui omicidi organizzati di civili, con vittime bambini innocenti. Conclusione ? La vedo dura per questo coraggiosissimo popolo Palestinese. Gli stati islamici "amici" prediligono Nethanyau e Trump alla reale difesa di Gerusalemme e Territori. Solo Siria ed Iran appoggiano davvero questa causa.. ed infatti, si trovano sotto attacco da parte americana e sionista. Vedremo i prossimi sviluppi.. non è ancora troppo tardi per cambiare lo stato delle cose : con le armi !!
Grazie per l'attenzione
Vincenzo Mannello
Si allega schermata de iL Meteo.it
domenica 9 giugno 2019
sabato 8 giugno 2019
venerdì 7 giugno 2019
giovedì 6 giugno 2019
PER CAPIRE LA MONETA
Da debito
diffuso a debito nullo: prestidigitazione?
Da un po’ di tempo questa storiella circola in Rete.
Un turista appare dal nulla in una pensione sonnolenta di
un paesino altrettanto sonnolento, dove i debiti non vengono pagati per
mancanza cronica di contante. Dice di voler dare un’occhiata alla qualità
dell’alloggio, lascia una caparra di 100 euro (due biglietti gialli da 50, che
è la somma permessa nel Bel Paese nel 2016) e va ad esplorare la pensione.
Il cassiere-proprietario, in debito di 100 euro con il
negozio di alimentari vicino, acchiappa i due biglietti e ne paga il gestore.
Costui, ugualmente in debito per la stessa somma, si precipita dal macellaio al
quale deve 100 euro ed estingue il debito. Il macellaio, che ha lo stesso
debito con il veterinario fa lo stesso. Il quale si ricorda che deve la stessa
somma alla “signora” residente più o meno stabilmente nella pensione, alla
quale costei naturalmente deve l’affitto. E paga, depositando i 100 euro sul
banco; al che ritorna il turista, si dichiara insoddisfatto della qualità
dell’alloggio, acchiappa i biglietti gialli e se ne va.
Risultato: sei debiti vecchi di mesi estinti in poco più
di un’ora. Chi racconta la storiella e chi la ascolta si fanno una gran risata
come se si trattasse dell’ultima barzelletta.
Gesell
Il geniale inventore della storia non sembra aver sondato
le profondità insospettate della sua invenzione, la quale, per chi ha letto (e
capito) Gesell rivela tutto un mondo di teoria monetaria. Procediamo con ordine
senza affrettarsi, così facilitando il capire questa realtà che ancora sfugge
ai più da 27 secoli. Quali sono i punti da fissare permanentemente in mente?
Primo: per quell’ora in cui i due biglietti circolavano da un
utente all’altro essi avevano una funzione portavalori nulla. A nessuno degli
utenti venne in mente di tesoreggiare una benché minima parte di quella somma
per estorcere tributo a chi la volesse in
prestito. L’usura è la grande assente dalla storiella.
Secondo: i biglietti si comportavano analogamente a un pignone
ruotante che spinge una cremagliera senza fine rappresentante le specie di
debito considerate.
Terzo: i 100 euro non li aveva emessi la BCE a circolazione
forzata, cioè con l’intenzione di farli andare fuori corso dopo un mese
dall’emissione a meno di pagare una piccola tassa di magazzinaggio. Tutt’altro:
era stata la necessità ad accelerarne la circolazione.
Quarto: estrapolando dall’ora di circolazione nella pensione
sonnolenta, quanti beni e servizi avrebbe potuto muovere quella stessa somma?
Si calcoli: circolando tre volte al giorno per un anno qualsiasi banconota è in
condizioni di muovere circa 1000 volte il suo valore facciale. Non lo fa perché
la sosta nelle tasche di chi la accaparra non viene penalizzata. Quei 100 euro
quindi, al ritmo di sei transazioni giornaliere, farebbero muovere la
rispettabilissima somma di 200mila euro
in un anno. Quei due biglietti gialli? Solo quei due biglietti gialli.
Quinto: Quale fu il ruolo del turista? Fu quello del banchiere naturale, cioè che presta contante che ha a chi ne ha bisogno ma non ne ha.
Ad essere costretto anche lui da una moneta a circolazione forzata a
sbarazzarsene prima della scadenza mensile (o bimestrale, in ogni caso convenzionale)
la barzelletta diverrebbe il modus
operandi normale di una economia fondata sul lavoro (vero, non quello
sbandierato dalla Costituzione Italiana).
L’Elefante in
Stanza
Si parlava un giorno, tra amici, dei 100 euro che avevano
estinto debiti per sei volte il loro valore facciale in un’ora circa, e facevo
gli elogi del concetto di Freigeld a
circolazione forzata di Gesell.
“Ma ciò” intervenne uno, “è quel che fa il cassiere di
una banca. Riceve contante e lo fa circolare da un cliente all’ altro, in un
giro senza fine.”
Un secondo interlocutore chiese: “Ma come può una società
moderna fare a meno delle banche?”
Rimasi di sasso. Lo scenario non aveva fatto menzione
alcuna di banche, banchieri, credito e arnesi per l’uso, ma eccoti l’elefante
introdotto in stanza senza fartene accorgere: la banca.
La banca: l’istituto che autorizza ad emettere
pezzi di carta con una cifra scrittavi su; che malchiama codesta operazione
“prestito”; che vi carica interessi indebiti; che non permette di crearli
mandando così centinaia di piccoli imprenditori in bancarotta; che deruba i
clienti di ricchezza reale fatta servire da “garanzia” per i “debiti”; che
dichiara guerra al contante per far deviare l’economia verso il credito così
arricchendosi a spese di chi lavora; che nasconde nel contratto clausole
dirompenti per farle esplodere al momento giusto così rovinando chi si lascia
abbindolare dal “credito facile”; che da secoli usurpa il potere di emissione
dal Governo; che così facendo travolse l’istituto monarchico rendendo impossibile
il buon governo; che nega credito a chi produce ricchezza ma lo irrora senza
limiti a chi la distrugge in guerre rovinose, così creando debiti
inestinguibili per generazioni;[1]
che forza lo Stato a far combutta con essa per impoverire il popolo, e dulcis in fundo (si fa per dire) che distrugge il denaro “restituito” per
emetterne del nuovo così ripetendo il ciclo infernale ad infinitum.
E c’è riuscita così bene da convincere i più (inclusi i
due amici interlocutori) che la banca è un istituto indispensabile per
l’umanità invece di uno malevolo e parassitario come descritto nel paragrafo
precedente.
Ma ritorniamo alla barzelletta. Quello che descrive non è
che il modus operandi della Freigeld di Silvio Gesell, proposta da
costui sin dal 1906 e messa in opera solo due volte: a Schwanenkirchen,
Baviera, nel 1930 dal proprietario di una miniera di carbone in bancarotta e a
Wörgl, Tirolo austriaco, nel 1932-33 dal borgomastro.
Nel 1918 Gesell aveva predetto che a meno di cambiare il sistema monetario sarebbe scoppiata un’altra
guerra in meno di 25 anni, e così fu. La guerra l’avrebbe sventata
l’adozione di Freigeld, sola vera
moneta-sangue, da parte di Mussolini e/o Hitler, che invece tentarono di combattere
con le stesse armi usuro-democratiche, rimanendone sconfitti.
Sorvolando sulle distruzioni belliche, analizziamo quelle
delle forze della natura: il terremoto, che è di casa in Italia da sempre. Concentriamoci
su come avrebbe funzionato Freigeld
se la si fosse messa in opera in seguito al terremoto del Belice nel 1968.
Per sanare i danni di quel terremoto, vennero “stanziati”
12 mila miliardi di lire (circa 6
miliardi di euro), dimostratisi incapaci di completarne la ricostruzione in 40 anni e rotti. Lo hanno impedito i
sottoprodotti dell’usura: sprechi, peculato, malversazione, incompetenza,
prurito di novità, immobilità burosaurica, cattive leggi, pizzi, corruzione,
eccetera. È deprimente che la popolazione della Valle del Belice sia rimasta praticamente
quella che era quasi mezzo secolo fa.
Ma non è tutto. Non fu lo Stato italiano ad emettere quei
12 mila miliardi. Fu l’elefante in stanza: la banca, con cui lo Stato contrasse
un debito che lo costringe tutt’ora a tassare e tartassare i cittadini per
pagarne gli interessi. Cosa sarebbe successo invece con la Freigeld della barzelletta?
I Comuni dei
paesi colpiti l’avrebbero emessa a
terremoto finito, in ragione, diciamo, di 1000 lire x 100mila persone = 100
milioni. Circolando 400 volte in un anno (più realisticamente delle 2000 volte
dei 100 euro della barzelletta), quei 100 milioni avrebbero finanziato lavoro e
materiali locali per 40 miliardi. In due anni, gli stessi 100 milioni, continuando a
circolare, avrebbero finanziato 80
miliardi di ricostruzione. Il tutto senza indebitare nessuno, e
ricostruendo gli abitati dov’erano e
com’erano, invece di farli deturpare da “furasteri” entusiasti ma su lunghezza
d’onda culturale diversa. Ogni famiglia avrebbe ricostruito la propria
abitazione secondo desideri proprî e canoni tradizionali. E non vi sarebbe
stata emigrazione.
La Freigeld,
libera da debito e da interesse com’è, non prevede “fondi”, “riduzione di
costi”, “analisi costi-benefici”, “risparmi di tempo”, e altri termini usurari
ai quali siamo tanto abituati da non riflettere quanto siano assurdi. Il costo
di un’opera viene misurato in ore di lavoro, non in unità monetarie. Qualsiasi
pagamento avviene in contanti e alla consegna, senza scadenze di “fine mese”.
Si risparmia esclusivamente depositando Freigeld
in banca (il turista di passaggio, non l’usuraio), che la riimmette
immediatamente nel circolo sanguigno dell’economia reale. E non vi si può
speculare su.
Cambiando i parametri, nulla osterebbe a che si
applicassero le misure suddescritte al terremoto che ha appena colpito il
centro Italia.
Nulla? Non proprio. I summenzionati sottoprodotti
dell’usura sono vivi e vegeti: sprechi, peculato, malversazione, incompetenza,
prurito di novità, immobilità burosaurica, cattive leggi, pizzi, corruzione,
eccetera.
Perchè allora scrivere tutto ciò? La speranza è dura a
morire, così che la possibilità di imbattersi in un sindaco con gli attributi
di Michael Unterguggenberger di Wörgl o di un Herr Hebecker di Schwanenkirchen
potrebbe, miracolosamente, tramutarsi in realtà.
Silvano Borruso
16 novembre 2016
[1]
L’automobilista che fa il pieno è beatamente ignaro che tra le innumerevoli
accise sul prezzo del carburante c’è ancora il debito contratto per la campagna
di Etiopia del 1935.
Iscriviti a:
Post (Atom)