domenica 30 aprile 2017
venerdì 28 aprile 2017
Noi pagani
Noi pagani
di Fabio Calabrese- http://www.ereticamente.net/
Noi ci siamo, siamo qui, esistiamo e resistiamo, e se dopo due millenni di persecuzioni ci siamo ancora, ormai dovrebbero aver preso ogni illusione di riuscire a sradicarci. Siamo noi pagani, invece, che stiamo assistendo al declino e con ogni probabilità domani assisteremo alla sparizione del cristianesimo.
Tutto questo lo sappiamo bene, ne siamo ben consapevoli, ma forse la nostra realtà risulta ancora poco visibile alla maggior parte della gente che ci circonda, che continua a praticare forme sempre più stereotipate e sempre meno sentite di cristianesimo formale, imbevuta di relativismo post cristiano che esprime soprattutto la mancanza di convinzioni, scettica, new age eccetera, eccetera.
Per questo, non può che sorprenderci (piacevolmente) il fatto di trovare su di un mensile ad ampia diffusione come "Focus" (n. 154, agosto 2005) un articolo che s'intitola I pagani sono ancora tra noi (pag. 42 a firma di Franco Capone, con la collaborazione di Giacinto Mezzarobba).
In realtà l'articolo si rivela meno eclatante e meno sorprendente di quel che ci si potrebbe aspettare, essendo dedicato soprattutto alle sopravvivenze pagane all'interno di tradizioni e riti "cristiani" o meglio superficialmente cristianizzati, che continuano a perpetuarsi soprattutto nelle nostre campagne.
Si tratta di un discorso che conosciamo già, così come sappiamo che il cristianesimo riuscì a farsi accettare "con il trucco" quando ritenne di non dover ricorrere alla più spietata violenza che è stata nei secoli il suo principale strumento di diffusione - "battezzando" riti e cerimonie pagane, trasformando in santi gli idoli pagani, e carpendo la buona fede della gente facendo credere che nulla o ben poco era o sarebbe cambiato.
Ciò che invece l'articolo lascia in ombra e che invece sarebbe stato ben più interessante mettere in luce, è che nella storia dell'Europa esiste, è esistita, ha continuato ad esistere, è giunta fino a noi che ne siamo gli eredi e i continuatori, un'insopprimibile tradizione di paganesimo consapevole, cosa che va ben al di là come importanza, della sopravvivenza di riti, tradizioni, cerimonie pagane all'interno di rituali che si dicono cristiani, e di cui però si è persa la consapevolezza della loro autentica origine e del loro vero significato. Si pensi per tutti all'Islanda dove il paganesimo norrenico non solo è sopravvissuto attraverso i secoli, ma recentemente è uscito allo scoperto ed ha ottenuto il riconoscimento di religione ufficiale assieme alla Chiesa evangelica luterana, e l'analogo movimento presente in Lituania.
Occorre poi dire che non si tratta soltanto di sopravvivenze culturali in ambienti marginali portate avanti da persone di estrazione socialmente e culturalmente non elevata (il termine "pagano", come è noto, fu inventato dai libellisti cristiani, ed era un termine di significato inizialmente dispregiativo, viene da "pagus", "villaggio" nel significato di "gente di campagna", quindi persone sempliciotte, superstiziose, ignoranti).
Al contrario, sono stati implicitamente o scopertamente pagani alcuni dei più importanti pensatori e dei più fini intellettuali che hanno fatto nel corso dei secoli la cultura europea, si pensi solo a tutto il movimento umanistico e poi rinascimentale con la sua riscoperta dell'antichità classica, riscoperta che ovviamente si presentava come artistica, letteraria o tutt'al più filosofica, e che tuttavia molto spesso dava l'impressione che il cristianesimo fosse ormai ridotto ad una sottile crosta esteriore pronta ad esplodere per liberare una realtà del tutto diversa. Si pensi a Leonardo Da Vinci, che Vasari definiva "platonico e pitagorico al punto da non essere cristiano", od a Niccolò Machiavelli, grande ammiratore delle religioni pagane che contribuivano a rafforzare il senso civico degli uomini invece di indebolirlo, che ha individuato nella Chiesa cattolica e nel suo potere temporale la piaga che impediva la riunificazione italiana, che ha osato affermare esplicitamente che "Il cristianesimo ha effeminato il mondo e l'ha dato in mano ai malvagi, perché ha reso gli uomini più pronti a sopportare le offese per guadagnarsi il Cielo, che a vendicarle". Una tradizione infine divenuta sfida aperta e coraggiosa all'ortodossia cattolica in Giordano Bruno.
L'età moderna ha conosciuto tra XVIII e XIX secolo due importanti rivoluzioni culturali che i libri di storia della letteratura ci hanno insegnato a percepire come antitetiche, ma che presentano anche forti elementi di continuità, l'illuminismo e il romanticismo, ed entrambe hanno contribuito ad infrangere il monopolio culturale cristiano che gravava sull'Europa, laddove la Riforma protestante aveva, si, indebolito l'autorità della Chiesa cattolica, ma semmai diffondendo una ventata di ulteriore intossicazione di fanatismo cristiano.
Fondamentale nellilluminismo la rivendicazione del diritto dell'uomo a pensare liberamente con la propria testa a prescindere dallautorità ecclesiastica e dai dogmi cristiani, e si veda con quale simpatia Voltaire tratta nel Dizionario filosofico la figura di Giuliano, "lultima possanza dellimpero", lultimo campione della romanità pagana, calunniato come "lapostata", cioè "il rinnegato" dai rinnegati che portarono la dottrina del "discorso della montagna" a dominare ed a demolire limpero romano, ed egli si chiede giustamente quale motivo si pretende che avesse di amare i cristiani un uomo che aveva visto da bambino i cristiani stessi trucidare i suoi genitori sotto i propri occhi.
Ancora più acuta, e verrebbe da dire magnifica, è l'analisi impietosa che fa Jean Jacques Rousseau della religione purtroppo divenuta maggioritaria in Europa negli ultimi due millenni, laddove mette il dito sulla piaga, di quello che sembra uno dei punti forti di questa religione, ma che a ben guardare ne è una delle debolezze maggiori, la morale, che viene sottratta a quello che ne dovrebbe essere l'ambito naturale, le relazioni fra gli uomini, per essere ridotta al compiacimento degli imperscrutabili desideri di una divinità, "Il cristianesimo separa l'uomo dal cittadino".
Contro l'illuminismo, il romanticismo viene spesso interpretato come movimento di ritorno allo spirito cristiano, movimento religioso, addirittura bigotto. Siamo proprio sicuri che le cose stiano in questo modo, o non siamo un po rimasti vittima della tendenza allo schematismo delle storie della letteratura?
Se andiamo a leggere il famoso discorso di madame De Stael, scopriamo che l'autrice ginevrina traccia una distinzione netta fra l'età antica, età dell'equilibrio, dell'armonia, della salute, del giusto rapporto fra la ragione e gli istinti, e l'età moderna, che comprende il Medio Evo ed inizia con il cristianesimo, età malata, età della contraddizione, della lacerazione, del conflitto interiore, del contrasto fra l'uomo ed i suoi istinti vitali, età della sofferenza di vivere. Basta che l'aspirazione al recupero della grande salute non sia più, appunto, solo un'ispirazione, un vago anelito, ma una precisa volontà ed un programma, e vedremo scaturire dai presupposti romantici la filosofia di Nietzsche.
Il primo ad osar dire apertamente lindicibile, ciò che non era consentito dire e neppure pensare, è stato con ogni probabilità la massima espressione della cultura idealistico romantica, il grande Hegel. La filosofia di Hegel è un mare magnum nel quale è possibile pescare tutto e il contrario di tutto. Quello che ci interessa sono le parti della Fenomenologia dello spirito relative allo spirito oggettivo ed allo spirito assoluto.
La religione, afflato sentimentale che cerca di spiegare il mondo ed il destino ultimo senza fare ricorso al rigore della logica, è destinata ad essere superata dalla filosofia, il cristianesimo appartiene ad una fase storica che, così come è iniziata in un dato momento, ad un certo punto dovrà ben concludersi, ma più importante è forse la parte riguardante lo spirito oggettivo, con la distinzione delle tre aree del diritto, della morale, delleticità. Il diritto ha una sfera di azione pubblica, intersoggettiva, civile, laddove la morale essenzialmente la morale cristiana ha uno spazio interiore, soggettivo, che non può avere la presa di vincolare altri che chi ci crede, ed in tal modo si definisce uno spazio normativo laico nel quale le chiese non hanno alcun diritto dintervenire.
Tuttavia, esaminata in prospettiva questa concezione, se ne coglie immediatamente l'errore: Hegel legge il processo storico al contrario, noi assistiamo al passaggio dalleticità antica, dalla sintesi di valori giuridici e morali, dalla piena integrazione e dalla coincidenza fra la religione e l'appartenenza ad una comunità, che è tipica di tutte le culture antiche, pagane, alla morale cristiana ed infine al diritto moderno, vuoto, esteriore, formalistico, non osservato altro che per convenienza; la storia, almeno i due millenni di storia cristiana dell'Europa, non rappresentano un progresso dello spirito, ma la sua decadenza.
Ben più chiaramente si sarebbero espressi Wagner e Nietzsche. Con sensibilità di artista, ma che trova piena conferma sul piano storico, il grande musicista ha compreso laspetto fondamentale della questione: il cristianesimo è un prodotto del mondo mediorientale semitico che rimane sostanzialmente estraneo allo spirito europeo, e non cè che un modo per superare la "moderna" lacerazione interiore, il conflitto dell'uomo europeo con se stesso di cui parlava madame De Stael, tornare allo spirito di Sigfrido per quanto riguarda la Germania , al paganesimo in genere per lintera Europa:
"Per quanto linnesto sulle sue radici di una cultura che le è estranea possa aver prodotto frutti di altissima civiltà, esso è costato e continua a costare innumerevoli sofferenze allanima dellEuropa".
Ancora più esplicito Friedrich Nietzsche, il cristianesimo è negazione degli istinti vitali, dunque perversione, malattia: occorre capovolgere i valori, superare i concetti cristiani di bene e di male, tornare ad essere in una parola pagani.
"Noi pochi o noi molti di fede pagana sappiamo oggi cosè una fede pagana, raffigurarsi esseri superiori alluomo ma al di là del bene e del male.
Noi pochi o noi molti di fede pagana crediamo allOlimpo e non al crocifisso".
All'Olimpo od al Walhalla, al pantheon celtico od a quello capitolino secondo le inclinazioni di ciascuno, non c'è alcun motivo di essere settari.
E' stato Andrè Gide, mi pare, a dire che senza Nietzsche sarebbero occorsi ancora secoli per trovare il coraggio di bisbigliare quello che egli ha proclamato ad voce alta.
Se esaminiamo cosa ha da dirci a questo riguardo il XX secolo, forse uno dei fatti più significativi è stata la polemica che oppose Henry De Montherland e Simone Weil, il primo a proclamare la superiorità del paganesimo, la seconda nel ruolo di avvocato difensore della dottrina del Discorso della Montagna. La cosa forse più significativa è che campione del paganesimo sia stato lintellettuale di estrazione aristocratica ed a difendere la fede nel "dio inchiodato" la scrittrice di origine ebraica.
I "marrani", gli ebrei convertiti, le persone di origine ebraica sono in definitiva i cristiani "migliori", perché sono gli unici che possono innestare il cristianesimo senza contraddizione sulle loro radici storiche, culturali e antropologiche. Papa Pio XII l'aveva affermato con chiarezza, "Con il cristianesimo siamo tutti diventati spiritualmente semiti". Non vi è motivo di metterlo in discussione, loro sono spiritualmente semiti, noi siamo e rimaniamo europei fino al midollo.
Eppure non è che questo "semitismo spirituale" non possa portare alle aberrazioni peggiori, compresa quella di ritorcersi in maniera drammatica contro il popolo ebraico (se non altro per il complesso d'inferiorità nei loro confronti che esso ispira). Un esempio eclatante è quello del filosofo Martin Heidegger, da alcuni considerato il più importante filosofo del XX secolo , forse, ma di certo il più prolisso ed incomprensibile , filosofo cattolico, educato dai francescani e rimasto legato ad ambienti cattolici per tutta la vita, e confluito nel nazismo. Perché stupirsene? Un pensiero oppressivo e totalitario confluisce in un altro pensiero oppressivo e totalitario.
La cosa più interessante di Heidegger dal nostro punto di vista è forse la Lettera sull'umanesimo nella quale il filosofo cristiano , nazista proclama, ma forse semplicemente constata, l'incompatibilità fra umanesimo fondato sulla centralità dell'uomo, sulla fiducia nella ragione, e pensiero cristiano che sottolinea linanità delluomo e si affida alla fede. Sono le stesse tematiche si noti recentemente riportate in auge dallultimo dei nouveux philosophes francesi, Emmanuel Levinas che, constatata lincompatibilità dello spirito filosofico basato sulla ragione e sulla critica con latteggiamento fideistico del credente, propone in sostanza labbandono della filosofia per tornare alla fede dei padri (dei suoi, non dei nostri, anche perché è evidente fin dal nome che egli appartiene allo stesso gruppo etnico culturale di Simone Weil).
Noi pagani, noi europei, figli della filosofia greca, di Roma, della cultura celtica e di quella germanica, dellumanesimo e dellilluminismo, su cosa scegliere fra una raccolta di testi redatta tre millenni or sono nei deserti mediorientali ed il libero esercizio della nostra intelligenza, non potremmo avere dubbi su cosa scegliere nemmeno per una frazione di secondo.
Non ci possiamo stupire nemmeno che oggi "strane" insofferenze verso il cristianesimo comincino a manifestarsi anche negli intellettuali dichiaratamente cristiani e cattolici.
Leggete queste righe:
"Il Cristianesimo è stato dirompente rispetto ad ogni ethos" (...). Il Cristianesimo non ha più radici in costumi tradizionali, in una polis specifica, in un ethos; non ha più nemmeno una lingua sacra (...). Il Cristianesimo si rivela essenzialmente sovversivo dell'Antichità e dei suoi valori; che esso spezza definitivamente i legami fra gli Dei e la società. L'ethos antico era una religione civile (...). Il Cristianesimo, consumando la rottura con gli dei della Città, sradica l'uomo".
Sembrerebbe di leggere Rousseau o Nietzsche, ed invece si tratta di un brano di unintervista di Massimo Cacciari, filosofo cattolico, rilasciata a Maurizio Blondet, altro intellettuale cattolico.
Anche il filosofo europeista Denis De Rougemont sottolinea l'incompatibilità fra cristianesimo e spirito europeo:
"Nessuna armonia prestabilita tra il profetismo ebraico e la misura greca (...) Il cristianesimo porta un terzo mondo di valori, poco compatibili con quelli della saggezza greca e totalmente contrari a quelli di Roma".
Non basta, naturalmente, che ci si renda conto di tutto ciò, occorre un passo più in là, cominciare a ridare forma al paganesimo, ed in questa direzione si sono mossi due dei maggiori intellettuali del XX secolo, Ernst Junger e Mircea Eliade che nel 1956 hanno dato vita a Bruxelles alla rivista "Antaios" che prende il nome dal gigante Anteo che riprendeva vita e forze dal contatto con la terra, che ha avuto l'onore di rappresentare l'Europa nel Congresso Mondiale delle Religioni Etniche. Alla guida della rivista a del gruppo di "Antaios" è oggi Christopher Gerard, di cui merita davvero riportare qualche stralcio di una sua memorabile conferenza tenuta nel 1997:
"Se dovessi definire (molto) rapidamente il Paganesimo in quanto coerente visione del mondo, direi che esso è fedeltà alla stirpe - considerata nel quadro di una memoria millenaria (quella che ci "re-ligat" (religio, religione, è appunto l'atto del religare, collegare - n.d.t.), che ci unisce ai nostri antenati lontani) - radicamento in un territorio (termine da prendere lato sensu) e apertura all'infinito. Potrei ugualmente parlare di partecipazione attiva al mondo, d'equilibrio ricercato fra microcosmo e macrocosmo.
Il Paganesimo è la religione naturale, la religione della natura e dei suoi cicli, la più antica del mondo perché "nata" - ammesso e non concesso che il mondo sia mai nato - con lui (
).
I nostri Dei, le nostre Dee non sono morti, per la semplice ragione che non sono mai nati. Apollo e Dioniso, Cernunno ed Epona, Mithra e Perkunas sono eternamente presenti al nostro fianco. Citiamo Eraclito (framm. 30): «Il mondo di fronte a noi - il medesimo per tutti - non lo fece nessuno degli Dei né degli uomini, ma fu sempre, ed è, e sarà, fuoco sempre vivente, che divampa secondo misure e si estingue secondo misure». Questo breve frammento vecchio di venticinque secoli traduce le linee di fondo del pensiero pagano: eternità del mondo, ciclicità del tempo, comunità dei mortali e degli Immortali...
Il Paganesimo non è mai potuto morire: perché, a immagine e somiglianza delle innumerevoli divinità che popolano i suoi innumerevoli pantheon, esso non è mai nato. Se le sue forme antiche (liturgie, templi...) hanno ceduto il passo ad altre che pure vi si sono largamente ispirate, tuttavia restano gli archetipi, che sono essi stessi eterni (...).
Il Paganesimo è soprattutto una conversione dello sguardo, quello che si rivolge su di un universo del quale noi siamo, insieme alle Dee e agli Dei, una parte integrante. Per meglio assimilare questa visione pagana, questo sguardo pagano, dobbiamo liberarci dal modello del "credente" delle religioni abramiche. Questo termine è realmente privo di senso per un Pagano: egli non crede, aderisce. Allo stesso modo, egli non si converte ad un'altra religione, che sarebbe l'unica vera (e che negherebbe ipso facto tutte le altre perché false, barbare o rozze). Semplicemente, il Pagano ridiviene quello che è sempre stato, perché l'anima è naturalmente pagana. Anima naturaliter pagana".
Sopravvivenze di rituali il cui senso è stato dimenticato? Figure marginali nella società moderna, "campagnoli" ignoranti e superstiziosi? Ma è di una parte considerevole della cultura europea degli ultimi cinque secoli che stiamo parlando!
L'articolo su "Focus" ha ad ogni modo degli aspetti apprezzabili, in primo luogo quello di parlare almeno delle persecuzioni di cui furono vittime i pagani a partire dall'editto di Tessalonica del 380 con il quale l'imperatore rinnegato Teodosio (il continuatore della sciagurata politica di Costantino) mise fuori legge l'antica religione, persecuzioni di cui non si parla quasi mai, mentre quelle subite dai cristiani prima del 313 sono per solito enormemente ingigantite, perché la pura e semplice verità sulla quale gli storici preferiscono sorvolare, è che il cristianesimo fu imposto prima all'impero romano, poi all'Europa quasi unicamente con la violenza.
Il testo riferisce il giudizio di un autore pagano, Libanio, che parla degli "uomini vestiti di nero" (i preti) e li definisce "più voraci degli elefanti", tuttavia tutto ciò è ancora molto poco, e per rendersene conto, basta fare una visita sul sito dell'U.A.A.R. (Unione Atei, Agnostici, Razionalisti), i cui punti di vista possiamo non condividere, ma che hanno fatto un lavoro eccellente di documentazione sulle atrocità cristiane, e che ci permettono di scoprire che non soltanto la Chiesa cattolica antica fiancheggiata da quello spregevole rinnegato che fu l'imperatore Tedosio, ha distrutto templi, statue degli dei, luoghi di culto con una frenesia selvaggia, ma che ha fatto decine di migliaia di vittime, tantissimi leali cittadini dell'impero messi a morte perché colpevoli di continuare a seguire la religione dei padri, e leggendo l'elencazione della lunga fila di orrori, si stenta a capire dove sia (ammesso che ve ne sia una) la differenza tra cristianesimo e nazismo, nonché comunismo (ma non una cosa all'acqua di rose, quello di Stalin e di Pol Pot, per intenderci). Nella loro frenesia sanguinaria, gli inquisitori di Teodosio arrivarono al punto di massacrare bambini che si erano messi a giocare con i frammenti delle statue abbattute degli dei.
L'elencazione delle atrocità compiute potrebbe essere molto lunga, ed annoiare, come annoiano gli elenchi di cifre. Per comprendere di quale natura fosse il pugno di ferro cristiano che cristianamente strangolò la civiltà romana, forse è meglio citare un solo caso emblematico per tutti, quello di Ipazia. Ipazia era una donna che insegnava filosofia ad Alessandria d'Egitto, ed agli occhi dei cristiani aveva due imperdonabili colpe, quella di essere pagana e di essere una donna che osava occuparsi di una cosa tradizionalmente riservata agli uomini, come la filosofia. Il cristianesimo di allora non era meno maschilista e misogino di quello di oggi, o dell'islam. Nei testi di storia di filosofia ci si limita a raccontare che Ipazia fu linciata da una folla di cristiani, lasciando intendere una reazione magari brutale ma non premeditata da parte di una folla isterica. Le cose andarono in maniera un po' diversa: mentre se ne andava per strada per i fatti suoi, fu sequestrata da una squadraccia cristiana e trascinata a forza nel duomo di Alessandria, dove alla presenza del vescovo che aveva organizzato tutta la faccenda, le fu intentato un processo farsa, quindi fu linciata dai fedeli presenti, il suo corpo fu fatto a pezzi, ed i suoi resti furono buttati in un immondezzaio. La lezione certamente servì, passarono parecchi secoli prima che le donne osassero ricominciare a pensare con la loro testa, ma se un giorno fosse possibile chiamare i cristiani a rispondere delle atrocità commesse nei secoli in nome del loro Dio, allora si che ne vedremmo delle belle.
Oggi le Chiese cristiane, a cominciare da quella cattolica, tendono a presentarsi come la quintessenza della mitezza e della bontà, si tratta di un atteggiamento falso, dettato dal fatto che il cristianesimo è in difficoltà, sta perdendo rapidamente credibilità e potere, e che fida sull'ignoranza della storia da parte della gente comune.
L'articolo cita in apertura un episodio storico poco noto, che rappresentò la sconfitta definitiva dello stato romano, del paganesimo, della civiltà classica da parte della coalizione (equazione) cristianesimo barbarie, un episodio che fa capire molte cose, al punto che non c'è proprio da stupirsi del fatto che il più delle volte i testi di storia non ne facciano menzione. Nel 394 le truppe dell'imperatore d'oriente, l'ineffabile Teodosio, venute ad invadere l'Italia e ad imporre, come d'abitudine, il cristianesimo con la violenza al riluttante impero occidentale, si scontrarono sul fiume Frigido, oggi Vipacco nei pressi di Gorizia con quelle dell'impero d'occidente al comando dell'imperatore Eugenio, e disgraziatamente vinsero.
Le ragioni per sottacere quest'episodio da parte della pubblicistica cristiana sono molte: innanzi tutto, vediamo che ottant'anni dopo l'editto di Milano di Costantino, vi era ancora chi era disposto a prendere le armi in difesa dell'antica religione, che la restaurazione del paganesimo non era stata una "fissazione" del solo Giuliano, ma rispondeva al bisogno di riportare l'impero ad una situazione di normalità.
Una cosa che Costantino aveva capito benissimo e che Teodosio sapeva alla perfezione, era che non esisteva nessuna compatibilità possibile fra lo stato romano, i valori di Roma ed il cristianesimo. Nel momento stesso in cui si era impadronito dell'impero, Costantino aveva iniziato lo smantellamento dello stato romano a favore della costituzione di una tirannide sacrale basata sulla nuova religione, collocata in oriente e che si rifaceva allo stesso modello dispotico che si era sviluppato per secoli all'ombra delle piramidi e delle zigurrat, spostando il centro nevralgico dell'impero sul Bosforo dove iniziò l'edificazione della nuova capitale che da lui prese il nome, Costantinopoli. In questa prospettiva l'occidente, l'Italia, le Gallie, l'Iberia, la Britannia non divenivano altro che una terra occupata, una preda bellica dalla quale saccheggiare più risorse possibili nel minor tempo possibile. Quello che Giuliano ed Eugenio cercarono di fare restaurando il paganesimo, in definitiva non era che salvare l'impero. Che il cristianesimo fosse portatore di valori (o di disvalori) totalmente contrari a quelli di Roma non lo dico io, ma un filosofo come De Rougemont. Ciò che la storia ci dimostra con chiarezza solare, era che se c'era un'utopia irrealizzabile era proprio quella di un impero romano cristiano, della conciliazione fra romanità e cristianesimo, infatti l'impero orientale era destinato a trasformarsi rapidamente in una realtà "bizantina" che di romano non conservava nulla, e l'impero d'occidente, privato del suo nerbo e della sua anima, a dissolversi rapidamente.
Un altro punto che ho appreso con estremo interesse e, sono sincero, con una punta di commozione, è che in difesa dell'Occidente si schierarono quel giorno sul Vipacco legionari reclutati in Italia ed in Gallia, mentre Teodosio schierava un'accozzaglia di mercenari barbari: Visigoti, Alani, Vandali, persino Unni. Da un lato le ultime vere legioni di Roma che, contrariamente a quanto ci è dato spesso ad intendere, non scomparvero nel nulla senza aver combattuto la loro ultima battaglia, dall'altro una torma di mercenari che sembra quasi la prefigurazione di quelle plebi "mondialiste" che oggi assediano l'Europa ed alle quali le Chiese cristiane vorrebbero che spalancassimo le porte e le braccia fino ad essere sommersi, fino alla completa sparizione dell'homo europeus, rivelando così che il fondo anti europeo del cristianesimo è sempre vivo.
Nell'editoriale del direttore di "Focus" Sandro Boeri c'è un commento a quest'articolo. Vandali e Unni hanno ancora oggi una pessima fama, eppure furono loro a determinare la definitiva vittoria del cristianesimo. Dovremmo essergliene grati? Dovremmo essere loro grati di aver distrutto la maggiore civiltà del mondo antico e di aver assicurato all'Europa un millennio di barbarie e di oscurità sotto il segno opprimente della croce?
Un altro punto, che non si legge senza commozione, è che i legionari schierati quel giorno sul Vipacco in difesa della civiltà e del paganesimo contro i "crociati" cristiani e barbari, erano italici e gallici. Per un lungo lasso della storia antica, romanità e celtismo hanno vissuto di antagonismo reciproco, e la convivenza fra i due non è stata certo facile dopo la conquista romana delle Gallie, eppure eccoli lì, schierati insieme quel giorno, nell'ultima difesa della civiltà antica. Al disopra della contrapposizione fra l'uno e l'altra risalta la comune appartenenza al mondo pagano ed europeo.
I legionari romano - gallici si comportarono bene quel giorno, e senza un seguito di circostanze davvero sfortunate avrebbero inflitto all'accozzaglia barbarica l'ennesima sconfitta. Due circostanze davvero sfortunate volsero l'esito dello scontro a favore dei "crociati" barbari di Teodosio: un reparto dei difensori che avrebbe dovuto aggirare e prendere alle spalle le posizioni dei "crociati" tradì per denaro e passò al nemico, ma soprattutto si levò il vento, la micidiale bora, che ributtava loro addosso le frecce dei difensori e dava più slancio a quelle dei nemici.
Ammettere la sconfitta non è disonorevole, quando essa non è imputabile a mancanza di valore, nella storia vi sono alcune sconfitte nelle quali il valore sfortunato brilla più di quello premiato dal fato di tante vittorie, le Termopili, El Alamein, il quadrato della Vecchia Guardia che "muore ma non si arrende" a Waterloo.
Ciò che conta è saper trarre esempio da esse per maturare dentro di noi la determinazione che alla fine è destinata a vincere.
giovedì 27 aprile 2017
2° Libro dei RE 3: 24-25
....24 Andarono dunque nell'accampamento di Israele. Ma gli Israeliti si alzarono e sconfissero i Moabiti, che fuggirono davanti a loro. I vincitori si inoltrarono nel paese, incalzando e uccidendo i Moabiti. 25 Ne demolirono le città; su tutti i campi fertili ognuno gettò una pietra e li riempirono; otturarono tutte le sorgenti d'acqua e tagliarono tutti gli alberi utili.......!!!!
DEL FANATISMO RELIGIOSO
<<Nel momento in cui dichiari che il "tuo dio" è l'unico dio e lo vuoi imporre con la forza, lo hai di fatto reso inferiore in quanto pensi che sia "tuo", ed in fatti non è il Dio universale, ma solo il "tuo dio" che hai solo tu, nella tua testa. Dio non può essere di nessuno, in oltre un vero Dio non si comporta da vigliacco e non manderebbe mai alcuni uomini contro altri uomini per farsi guerre e giustizia. Non è cosi difficile da capire>>
mercoledì 26 aprile 2017
martedì 25 aprile 2017
domenica 23 aprile 2017
sabato 22 aprile 2017
venerdì 21 aprile 2017
giovedì 20 aprile 2017
COSI SCRIVEVA NEL 2012
l signoraggista
di Giuseppe Turrisi - 14/09/2012
La realtà del signoraggio è molto più complessa che non solo la differenza tra “valore intrinseco” e “valore facciale”; l’aggio del signore, purtroppo non conosce limiti e storia (altro che fascismo), già i romani coniavano monete che valevano meno di quanto era indicato sul conio, poi le città stato, le repubbliche marinare, il 1694 (prima banca), il 1944 (Bretton Woods - FMI e BM), il 1971 (fine golden standard), 1981 (in casa nostra divorzio tra la Banca d’Italia e ministero del Tesoro, il tasso diventava scelta autonoma), 1992 (in casa nostra la Banca d’Italia è privatizzata al 95%) , 1999 (abolizione della Glass-Steagall), l’esperienza Argentina sotto Menem, 2002 la massima “creazione assassina” dell’euro-truffa, in mano agli speculatori, che alla faccia dei principi di uguaglianza ha un costo diverso per le varie Nazioni che la vogliono utilizzare: la Grecia 100 euro li compra a 6/7 euro (in aumento), l’Italia a 4/5 euro e la Germania a ½ euro (fine 2013 crack finale e ritorno alla neolira!).
Tornando alla stupida connotazione “politica” del fenomeno “moneta debito” c’è una lunga schiera di intellettuali e politici che hanno affrontato l’argomento, di ogni estrazione politica, sociale e provenienza a comunicare da Thomas Sankara, Abraham Lincoln, James Garfield* (giusto per non citare sempre Kennedy), Luis Even, Clifford Hurt Douglas, John Barnes, Karl Marx, Silvio Gesell, Barone Giuseppe Corvaja, John Kennet Galbrigth, Sella di Monteluce, John Perkins, Ferdinando Galliani, Hayek, alcuni Papi tra cui Pio XI, Chavez, ecc, ecc: l’elenco è lunghissimo, chiudo l’elenco, con una frase tratta dal libro di Lev Tolstoj “l’unico mezzo” (sicuramente un fascista, sic) “La terra gli è tolta e viene considerata proprietà di coloro che non la lavorano; in modo che per procurarsi da questa il nutrimento, il contadino deve fare tutto ciò che da lui esigono i proprietari della terra. E se abbandona la terra e si colloca al lavoro nelle officine, nelle fabbriche, allora cade in servitù dei ricchi, deve lavorare per tutta la sua vita, dieci, dodici, quattordici ore al giorno e più, fare per altri un lavoro monotono, noioso e spesso pericoloso per la sua stessa vita. Può egli mettersi a coltivare la terra o a lavorare in proprio, in modo da nutrirsi senza miseria; ma allora non lo si lascia tranquillo, gli si chiedono le imposte e inoltre lo si costringe per tre, quattro, cinque anni a servire nell’esercito, o gli si fanno pagare imposte speciali per l’organizzazione militare. E s’egli vuole trar profitto dalla terra senza pagare per essa, o se si mette in sciopero e vuole impedire agli altri operai di prendere il suo posto, o se rifiuta di pagare le imposte, allora si mandano le truppe contro di lui, viene ferito o ucciso, e colla forza lo si costringe a lavorare e a pagare come prima. Così vivono i contadini e gli operai del mondo intero, non come uomini, ma come bestie da soma, che sono forzati durante tutta la loro vita a fare non quel ch’è utile a loro, ma ciò che serve ai loro oppressori, e perciò si dà loro quel tanto di nutrimento, di vestiario e di riposo appena necessario, perché essi possano lavorare senza tregua. La minoranza degli uomini, quella che domina il popolo lavoratore, approfittando di tutto quel che questo produce, vive nell’ozio e nel lusso sfrenato, sprecando inutilmente, in modo immorale, il prodotto del lavoro di milioni di operai.”
Ora basterebbe cambiare qualche parola tipo “terra” con “moneta” e si comprenderebbe la profondità di tale scritto risalente al 1901, dove cambiano i contesti ma non i meccanismi dei “padroni”, questo per dire che l’argomento è stato trattato veramente da tutti. Stiamo infatti parlando di “sovranità monetaria”* anche se poi le sfaccettature (“moneta debito”- “moneta privata” - “signoraggio” - “moneta sovrana” - “moneta giusta”- “moneta sociale”- “moneta di stato”, ecc) portano sempre allo stesso problema: questo è un argomento che non ha colore politico ma interessa l’intero popolo che usa una moneta. Immaginate una impresa che tagli le tavole su misura ma ogni volta che usa il metro per misurare ed il taccuino per “conservare” il “valore della misura”, lo deve prendere in affitto e pagare interessi, alla fine chiunque concorderà che forse è meglio avere un metro ed un taccuino di proprietà.
Ora una nota con la professione dell’anti-signoraggista, stranamente quando si scopre questa frode che equivale a riconoscersi schiavo, si innesca come una perversione che invade anima e corpo fino ad arrivare alla sindrome di Dio e si pretende di salvare il mondo da soli, senza neanche volere l’aiuto dell’altro. Il personaggio ha acquisito la sindrome dell’anti-signoraggisita con i seguenti sintomi: presuntuoso, anarchico per definizione, vede nemici dappertutto sopratutto in quelli che dicono “le stesse sue cose” parlandogli addosso. E l’ultimo arrivato è il più pericoloso e il più ambizioso, che dopo aver letto un articolo e mezzo, o poco più, decide di fondare la sua “nuova (ennesima ed inutile) associazione” sotto uno slogan più o meno carino e ad effetto, pensa di salvare l’Italia da solo, disconoscendo ed ignorando chi quell’argomento lo tratta da anni e con molta più consapevolezza. Fa analisi su analisi e pretende che la sua analisi sia migliore dell’altro, per questo o quest’altro motivo e poi non ha la minima capacità di organizzare “una rete di convergenza” e di realizzare una azione collettiva mobilizzante, per il semplice fatto che la “mia” (sua) idea ed il mio “slogan” e più “bello” più “intelligente” e più “profondo”.
Ma la cosa più grave è che non comprende che c’è un “intero sistema globale e mondiale”, intrecciato di culture, paradigmi, strutture, interessi, servizi, sistemi che se solo lo volessero cancellerebbero anche i registri su cui è scritta la data di nascita e la memoria di chi lo ha conosciuto.
La presunzione di darsi troppa importanza e dimenticarsi in fondo di essere sempre
un/settemiliardesimo, con tendenza al ribasso. Il sistema lo creiamo noi ogni giorno con il nostro pensiero ed il sintema prende forza dalle nostre energie, cosi come il potere lo concediamo noi ogni giorno.
Basterebbe fare lo sciopero fiscale seriamente oppure che tutti ritirassimo i soldi dalle banche per far saltare il sistema (ci sarà un motivo per cui vogliono controllare tutto il “loro” denaro imponendo sempre di più la moneta elettronica). Tutto è informazione, la realtà è costruita dall'informazione che noi ci ostiniamo a diluire mentre andrebbe ristretta e sintetizzata. Chi ha capito come funziona il mondo ha l’informazione in mano, quella che plagia e fa convergere, mentre internet, quella che noi “crediamo” di avere in mano, segue il secondo principio della termo dinamica, ossia genera sempre più informazione degradata e va verso la dispersione.
La convergenza se arriverà non potrà essere basata su elementi culturali o di informazione (se non per piccoli gruppi che a voler essere ottimisti potranno raggiungere il 10%), ma sarà solo su elementi emozionali (mi pare si chiami Rivolta popolare), in cui colui che strillerà più forte al momento giusto e nel posto giusto guiderà i montoni ormai ridotti alla fame, per poi ricominciare di nuovo l’esperienza della “democrazia sociale” con una “moneta sociale”, per sei o sette anni andrà tutto bene fin quando cominceranno le prime infiltrazioni dei parassiti, ed il film sarà proiettato di nuovo per le prossime generazioni.
La nostra limitata ragione essendo costretta a rilevare la realtà nella rappresentazione dello spazio-tempo vede tutto come “lineare” e come “causa ed effetto”, ma quel “segmento” benché apparentemente “retto” nello spazio, di fatto fa parte di una grande circolarità del tempo che viene e va da e verso l’infinito dove anche due rette parallele potrebbero in fondo incontrarsi.
COSI FU DETTO
Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa piacere così come sei! Quindi vivi, fai quello che ti dice il cuore, la vita è come un’opera di teatro, ma non ha prove iniziali: canta, balla, ridi e vivi intensamente ogni giorno della tua vita prima che l’opera finisca priva di applausi.
(Charlie Chaplin)
Io sono la via, la verità e la vita.
Giovanni 14
1 «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. 2 Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; 3 quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. 4 E del luogo dove io vado, voi conoscete la via».
5 Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?». 6 Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 7 Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». 8 Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 9 Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? 10 Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. 11 Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse.
12 In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. 13 Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.
15 Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. 16 Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, 17 lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi. 18 Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi. 19 Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20 In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi. 21 Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui».
22 Gli disse Giuda, non l'Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?». 23 Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24 Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
25 Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. 26 Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. 27 Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28 Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. 29 Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate. 30 Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me, 31 ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato. Alzatevi, andiamo via di qui».
mercoledì 19 aprile 2017
martedì 18 aprile 2017
lunedì 17 aprile 2017
domenica 16 aprile 2017
venerdì 14 aprile 2017
NON ESISTE LA MONETA INTRINSECAMENTE PERFETTA........... (PER L'ENNESIMA VOLTA)
Come già ho spiegato più volte anche alla scuola auritiana nell'ultimo mio intervento.... è inutile massacrarsi e spaccare il capello in quattro per realizzare la moneta "intrinsecamente perfetta", (che non esiste) per cui faremo interminabili discussioni speculative infinite..... Tocca invece comprendere una volta per tutte la "funzione monetaria" ovvero uno strumento che serve all'uomo e al suo benessere..... Faccio una metafora cosi sono più chiaro; quale è l'automobile (strumento) migliore per andare da Milano a Roma? Non esiste sarà sempre uno strumento perfettibile e sopratutto scelto per l'applicazione...ovvero ci devo arrivare prima, ci devo arrivare sicuro, ci devo andare in 24 persone..? Per ogni funzione sceglierò, ora la ferrari, ora la Volvo ora un autobus......!! NON esiste una moneta perfetta intrinsecamente se non sai cosa ci devi fare? pagamenti regionali, bilancia di pagamento con l'estero? comprare energia? compensazione? ecc Stampare moneta ed accreditarla senza avere una "economia sovrana" che la sostenga è pura follia.....!! Nel momento che l'italia non produce più niente...... anche se stampiamo miliardi e ce li accreditiamo e poi andiamo a comprare qualcosa il nostro interlocutore ci dirà ok tu mi dai 4 miliardi ma io con i tuoi 4 miliardi cosa ci compro se tu non produci niente e non hai niente da vendere?..... Chi legge Auriti spesso si ferma solo al "valore indotto "commettendo un errore incolmabile senza poi approfondire il concetto con la "società organica" e sopratutto senza comprendere che la sovranità monetaria da sola senza le altre sovranità (alimentare industriale, agricola, culturale, ecc) non serve a nulla... A me servirebbe un sistema semi-sovrano come quella "pre 1981". Funzionava perché la moneta era funzione della politica (giusta o sbagliata che voglia non è questo il punto adesso) ma era sottoposta alla sovranità di scelte sovrane di una nazione..... Quando si è sciolto questo legame tutto è andato a catafascio.... La questione dell'usura ovviamente è da escludere a priori e ci mancherebbe . Silvano Burroso io lo stimo molto ma anche lui nel momento in cui scende nel dettaglio tecnico di voler far fare alla moneta quello che invece dovrebbe fare la volontà dell'uomo introduce un elemento di non facile esplicazione.... L'uomo non deve essere avido... non è la qualità della moneta che non ti fa essere avido (tipo la moneta deperibile). Ovviamente può aiutare ma non cambia la intensione dell'uomo malvagia di sopraffare l'altro uomo per dominio potere e avidità. NON ESISTE MONETA PERFETTAMENTE INTRINSECA CHE CAMBI IL CUORE DELL'UOMO. Comprendo che questo approccio etico filosofico non solo non viene compreso e studiato, ma addirittura viene deriso ed invece dovrebbe l'unico tavolo di lavoro su cui discutere. Ci sono fiumi di discussioni(spesso perfettamente inutili) sulla moneta e niente sul "comportamento umano". MI sono scontrato diverse volte su questo tipo di approccio, insisto con un altra metafora sperando di essere esaustivo una volta per tutte, non esiste l'auto perfetta e sicura intrinsecamente (strumento) se l'idiota che la guida è un drogato un alcolista, egoista (usuraio).... bisogna lavorare sull'operato umano..... G:T:
giovedì 13 aprile 2017
Ancient Mystery of Puma Punku Stones in Tiahuanaco
Ancient Mystery of Puma Punku Stones in Tiahuanaco: They are arguably the oldest, and most baffling ruins on the face of the Earth. It is hard to imagine how they did not come to be known as ...
mercoledì 12 aprile 2017
però Assad è cattivo?
1 – in Siria, non c’ è nessuna banca centrale Rothschild.
2 – la Siria ha vietato gli alimenti geneticamente modificati e la coltivazione e l’importazione degli stessi.
3 – la Siria è l’ unico paese arabo che non ha debiti con il fondo monetario internazionale, né con la Banca mondiale, né con chiunque altro.
4 – la famiglia Assad appartiene all’orientamento alauita, trattasi di una corrente sciita minoritaria di Islam tollerante; gli sciiti vengono combattuti dalla morte di Maometto dalla maggioranza sunnita.
5 – le donne siriane hanno gli stessi diritti degli uomini allo studio, sanità e istruzione.
6 – le donne siriane non sono obbligate a indossare il velo. La Sharia (legge islamica) è incostituzionale in Siria.
7 – la Siria è l’ unico paese arabo con una Costituzione laica e non tollera movimenti estremisti islamici, che vengono combattuti severamente (anche con metodi estremi).
8 – circa il 10% della popolazione siriana appartiene a uno dei molti rami cristiani, sempre presenti nella vita politica e sociale.
9 – in altri paesi arabi la popolazione cristiana non raggiunge l’ 1% a causa dei maltrattamenti subiti.
10- la Siria è l’ unico paese del Mediterraneo interamente proprietario del suo petrolio (circa 500.000 barr/day) e che non ha privatizzato le sue aziende statali.
11- la Siria ha un’apertura verso la società e la cultura occidentale, come solo il Libano nel mondo arabo.
12- la Siria era il solo Paese pacifico in zona, senza guerre o conflitti interni.
13- la Siria è l’unico paese al mondo che ha ammesso i rifugiati iracheni, senza alcuna discriminazione sociale, politica o religiosa.
14- Bashar Al-Assad ha un’ elevata approvazione popolare.
15- la Siria ha discrete riserve di petrolio (circa 2,5 miliardi di barili), che è riservato alle imprese statali.
Diffondi questo articolo perché tutto il mondo deve aprire gli occhi, basta violenza mascherata con parole come “Democrazia o Missione di Pace” basta.
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