lunedì 31 agosto 2020
DA SERVAGGIO A SOVRANITÀ
Serva Italia di dolore ostello
Le misure demenziali nonché liberticide imposte al
popolo italiano, e che minacciano di protrarsi per tutto l’anno di disgrazie 2020, sono il
capolinea di un lungo viaggio del quale il più degli italiani sono al buio per
essere stati non educati, ma formattati, da una scuola fatta apposta per
anchilosare menti, volontà e cuori. Alcuni italiani, però, conservano elementi
di Logos di una cultura bimillenaria, i quali potrebbero operare cambi
significativi.
De Civitate Dei 4,4
Senza rispettare la
giustizia, cosa sono gli Stati se non grandi bande di ladri? Perché anche le
bande di briganti, che cosa sono se non dei piccoli Stati? È pur sempre un
gruppo di individui retto dal comando di un capo, vincolato da un patto sociale
e che si divide il bottino secondo il convenuto. Se la banda malvagia aumenta
con l'aggiungersi di uomini perversi tanto da possedere territori, stabilire
residenze, occupare città, sottomettere popoli, assume più apertamente il nome
di Stato accordato ormai in realtà non dalla diminuzione dell'ambizione di
possedere ma da una maggiore impunità. Con finezza e verità a un tempo rispose
in questo senso ad Alessandro il Grande un pirata catturato. Il re gli chiese
che idea gli era venuta in testa per infestare il mare. E quegli con franca
spavalderia: "La stessa che a te per infestare il mondo intero; ma io sono
considerato un pirata perché lo faccio con un piccolo naviglio, tu un
condottiero perché lo fai con una grande flotta"
Chi ha la memoria lunga è in grado di chiedersi se
siano proprio i governi da biasimare per le recenti misure, e se buttar fuori
politici e intrallazzisti di tutte le leghe cambierebbe veramente qualcosa. Chi
comanda veramente?
La leggerezza, facilità e noncuranza con cui un
governo non eletto fa caso omesso della Costituzione, emette leggi draconiane e
opprime anziché proteggere i suoi cittadini, prova senza ombra di dubbio che le
tanto millantate istituzioni come “stato di diritto”, “democrazia”, “sovranità
popolare”, et similia, non sono che flatus vocis privi di significato. Il verso
di Dante che apre questo saggio la azzecca: servitù e dolore per gli italiani. Ma
da quando?
Per non andare troppo a ritroso nel tempo, vivono
ancora testimoni oculari della perdita di sovranità
politico-militare. Dal 1945, l’ambasciatore
di Zio Sam, con il rispaldo di un buon centinaio di basi militari di
occupazione, detta e i governi
obbediscono.
La sovranità
monetaria fu strappata all’Italia allo stesso tempo, con la Am-Lira di
occupazione. Oggi ce l’ha la Banca Centrale Europea, con un Euro dotato di una
contraddizione plurisecolare: riserva di valore e mezzo di scambio, che favorisce
speculatori e usurai e penalizza le forze del lavoro, la spina dorsale
dell’economia reale che crea ricchezza.
La sovranità
economica, cioè il mondo del lavoro, è saldamente in mano alla criminalità
organizzata, in ringraziamento per il servigio reso nel facilitare agli Alleati
l’invasione del paese. Chi si straccia le vesti per lo “scandalo”, o “sconcio”,
di uno Stato che si abbassa a negoziare con la Mafia, non capisce, o è stato
addestrato a non capire, che lo Stato non ha scelta; il più debole deve
sottomettersi al più forte. Ma nessuno si chiede perchè.
Si tratta
del tabù dei tabù. Il cittadino che si trova stretto tra la ganascia della
Mafia, che commina ed eseguisce la pena
capitale, e quella di uno Stato che al più lo mette al fresco per un certo tempo,
non ha dubbi. Ecco il perchè di una generale mancanza di entusiasmo davanti a
libri che espongono i fatti senza risalire alle cause. “La sovranità appartiene
al popolo”, recita l’articolo 1 della Costituzione, con eclatante falso in atto
pubblico.
Esiste una prova di tal servaggio? Esiste. Fu il diktat (senza quel nome, naturalmente) che
i vincitori del conflitto imposero al governo De Gasperi nel 1947, a Parigi. A
differenza del Trattato di Versailles del 1919, le cui clausole erano
pubbliche, quelle di Parigi del 1947 rimangono segrete. Pochi italiani sanno
della sua esistenza, e nessuno ne conosce i contenuti.
Marcia su Roma?
Supponiamo che milioni di italiani rispondano
all’invito dei Gilet Arancioni del Generale Pappalardo di riunirsi a Rimini a
settembre e marciare su Roma a ottobre per metter fine al disordine imperante.
E supponiamo per di più che la loro proposta di far stampare dal Tesoro 700 miliardi
di Lire Italiche da affiancare
all’Euro abbia successo. Cosa avverrebbe?
Si ritornerebbe allo status quo in un tempo più o meno breve, ma si ritornerebbe. Per
capirne il perchè, prestiamo attenzione alla natura di quei 700 miliardi. Essi
soffrirebbero l’identico difetto di tutte
le monete emesse dal tempo di Re Creso di Lidia (m.546 a.C.) ad oggi. Riserva
di valore e mezzo di scambio continuerebbero a coabitarvi, permettendo a chi
possiede il primo di imporre un tributo
a chi ha bisogno del secondo. Quel tributo si chiama usura.
La sua esistenza ontologica è dovuta allo sbilancio tra domanda e offerta. Chi
possiede riserva di valore indeperibile, può scegliere quando e come trasformarla
in mezzo di scambio spendendola. Chi produce derrate deperibili, quella scelta
non ce l’ha. Deve vendere, e se il
compratore gli impone un tributo usurario, monetario o no, deve pagarlo.
La sua esistenza storica risale alla malaugurata decisione di Re Creso. Gli
storiografi incastonati sono ciechi ai suoi effetti come guerre senza fine, la
lotta di classe plurisecolare tra chi guadagna senza lavorare a spese di chi
lavora senza guadagnare, lo smantellamento della Cristianità, il furto dei
mezzi di produzione alle famiglie, la distruzione delle monarchie, la Rivoluzione,
e tant’altro. Marx la occulta del tutto, inventandosi di sana pianta la lotta,
tanto fittizia quanto scellerata, tra “padroni” e “lavoratori”. Ci si può
liberare dall’usura?
Senza capirla, evidentemente no. Si paga il
tributo usurario secondariamente ai prestiti, ma primariamente agli scambi. Lo
si paga come disoccupazione, obsolescenza pianificata, contante “risparmiato”
che non circola, acquisti obbligatori di materiale impacchettato non sfuso,
bolscevizzazione dei mercati, e tant’altro che sarebbe noioso elencare.
Non ultimo, ancora mal capito, è l’inciucio
strombazzato come Covid 19. Cos’è successo?
Non ci vuole una memoria lunga per ricordarsi di
quel che avvenne nel 2008: gli effetti dell’interesse composto anima
dell’usura, fecero scoppiare l’immensa bolla di credito, cresciuta molto oltre le
capacità dell’economia di produzione di assorbirla. Il rimedio fu una serie di
cerotti, che ritardarono, senza fermarlo, un secondo, finale, scoppio.
Ricordiamo il passato per capire. Ogni guerra
combattuta da Waterloo in poi non fu se non una distruzione pianificata di ricchezza per impedire che scoppiassero
bolle finanziarie. La distruzione di benessere economico permetteva di
ricominciare da capo con il credito, il che avvenne puntualmente fino alla fine
della Seconda Guerra mondiale.
Ebbene, la bolla era lí lí per scoppiare definitivamente
a novembre 2019. Ci voleva una guerra, ma i giovani di oggi mancano sia di
ideali sia di addestramento fisico per combattere alcunchè. Per cui bisognava colpire,
azzoppare, rovinare l’economia di produzione come foglia di fico che occultasse,
senza farli scoppiare di inflazione da capogiro, i trilioni e quadrilioni di
cifre senza significato che l’usura aveva fatto accumulare nei registri bancari
dal 2008. Per farlo, però, si doveva indurre la popolazione a vivere nel
terrore di una guerra, il che si è fatto, magistralmente bisogna ammetterlo, con
il coglionavirus 19. Ci vuole altro per liberarsi del cancro che rode la
vecchia Cristianità (oggi ridotta a miserabile “Occidente”) a partire dalla
rivolta dei Ciompi di Firenze del 1378.
Evochiamo quindi lo spettro di Silvio Gesell
(1862-1930). È dal 1906 che va ripetendo: Non emettete 700 miliardi se avete
bisogno di mezzo di scambio per quella somma. Emettetene dieci, ma fateli
circolare 70 volte, che è lo stesso. O anche due, che circolando 400 volte, metterebbe a disposizione degli
italiani ben 800 miliardi. Non è utopia.
È storia.
Nel luglio del 1932, quando Mussolini era
all’apice del potere, un esperimento monetario faceva scalpore oltr’Alpe. Il municipio
di Wörgl, cittadina del Tirolo austriaco di 4mila abitanti, stampava
buoni-lavoro per sopperire alla scarsezza di liquido e conseguente
disoccupazione dovute alla sottrazione deliberata di contante da parte delle
banche. I buoni, quotati alla pari con lo scellino ufficiale, pagavano
un’imposta di tesoreggiamento dell’1% mensile, registrata sul biglietto
obliterando una delle dodici caselle ivi stampate. Dopo un anno si cambiava il
biglietto usato con uno nuovo, fornito dal municipio, il quale accettava i buoni
in concetto di tasse. I buoni circolavano,
come fa il sangue che parte dal cuore per ritornarvi.
Dopo 14 mesi, la Banca Centrale austriaca cassò
l’esperimento. Ritornarono la disoccupazione e la fame. Ma i risultati, ancora
oggi visionabili in Rete, parlano da soli: una misera emissione di 5300 scellini,
circolando 450 volte per una somma di 2,5 milioni, fece rivivere l’economia
locale, costruì un ponte sul fiume Inn (ancora in funzione), rinnovò fognature,
strade, e costruì perfino un trampolino da sci.
Non mi è dato sapere se gli usurai consiglieri del
Duce lo informassero dell’assunto. Ad applicarne il metodo ai 45 milioni di
italiani di allora, la storia avrebbe preso un corso diverso. Quale, che il
lettore faccia sbizzarrire l’immaginazione.
Una Lira Italica, proposta dai Gilet Arancioni ma privata della funzione di riserva di
valore, favorirebbe le forze del lavoro, sferrando un colpo durissimo, se
non mortale, allo strapotere bancario. La disponibilità illimitata di mezzo di
scambio, dovuta esclusivamente alla
velocità di circolazione e non alla sua quantità, renderebbe inutile il credito
truffaldino mascherato come “prestito”. A nessuno converrebbe trattenere più
contante del necessario per spese mensili. Per quelle straordinarie vedi infra.
Né la speculazione né la Grande Usura sarebbero più in grado di imporre
tributo a chicchessia. Chi volesse ancora vivere di interesse, Borsa e manipolazioni
finanziarie, potrebbe farlo con l’Euro.
Potrebbe la
Lira Italica a circolazione forzata e libera da usura restituire al paese le
tre sovranità perdute? Vediamolo.
Non conosco i contenuti del diktat di Parigi, ma non è difficile indovinare che proibissero all’Italia
di emettere moneta propria, e che la
decisione di Aldo Moro e Giovanni Leone di emettere il pezzo di Stato da 500
lire non sia stata estranea a quel che avvenne.
Ma sorvoliamo. Il diktat non si pronuncia su circolazione forzata. Per cui la misera
somma di dieci, o anche di due, miliardi non indurrebbe Zio Sam a reagire. La
Lira Italica, inconvertibile e circolante solo
all’interno, non intaccherebbe le prerogative dell’Euro, cosicché anche la
BCE lascerebbe gli italiani in pace. La sovranità monetaria ritornerebbe.
La Lira Italica, sostenuta dall’autorità politica,
avrebbe il salutare effetto di rendere inutile
l’interesse, “principio” pragmatico ed iniquo che concede al denaro,
sterile per natura, una fecondità artificiale, e del quale non sembrano essere
al tanto neanche economisti di grido[1].
E la sovranità economica? Il mafioso che domandasse
“il pizzo”, non troverebbe somme ingenti in nessun esercizio, dato che non
converrebbe a nessuno “risparmiare” chez
soi. A voler tesoreggiare Lire Italiche in eccesso ai propri bisogni, si vedrebbe
il gruzzolo diminuire inesorabilmente. In 100 mesi (otto anni e quattro mesi),
esso sparirebbe del tutto[2].
“Ma come risparmiare?”, si chiedono i patiti di
codesta pratica. Niente paura. Si risparmierebbe anche più di prima, ma non nel forziere o sotto il proverbiale materasso.
Si risparmierebbe nella banca di Stato (unitario
o federale), in una “nuvola” monetaria dalla quale chiunque, incluso lo Stato,
preleverebbe il necessario per qualunque spesa. Tale banca farebbe quello che le
banche private dicono di fare ma non fanno: prestare denaro che hanno invece di crearlo dal nulla e
chiedere un interesse per giunta.
La Banca di Stato agirebbe come il cuore
dell’economia di produzione, ricevendo ed emettendo contante a getto continuo, aumentandolo o diminuendolo
secondo che i prezzi scendano o salgano. Il solo compito del Tesoro sarebbe di
mantenere i prezzi stabili. Chi voglia divertirsi con la speculazione avrebbe
sempre l’Euro. Depositando lire italiche
nella Banca di Stato, le ricevute garantirebbero a chiunque di prelevare il
necessario in qualunque momento.
Solo una tale Banca dei Stato potrebbe far
rivivere l’economia di produzione interrotta dalla falsa pandemia. Comincerebbe
attraendo i titolari di conti correnti in banche private creando per loro il
diritto di prelevare Lire Italiche corrispondenti agli euro depositati in quei
conti, prima che questi vengano confiscati dal sistema (Cipro docet).
Compenserebbe nella stessa maniera gli operatori economici messi fuori
combattimento dallo stesso sistema.
E non solo. Il furto, la corruzione, la
contraffazione, sarebbero economicamente inviabili. Gli esempi che seguono, non
esaurienti, danno un’idea delle potenzialità della Lira Italica a circolazione
forzata.
Il nuovo ponte di Genova, appena finito, è costato
200 milioni di euro in 14 mesi di lavoro. A quanto ammonti l’usura pagata per quei
200 milioni non importa tanto. Il dato importante è che solo 500mila Lire Italiche a circolazione
forzata, libere da usura, lo avrebbero costruito nello stesso tempo circolando 400 volte, meno delle 450 degli
scellini di Wörgl del 1932-33. Lo stesso vale per qualunque struttura
produttiva, pubblica o privata, verso le quali sarebbe naturale emettere
l’eccesso richiesto dalla crescita naturale dell’economia.
La Lira Italica garantirebbe piena occupazione,
pagando qualunque lavoro, anche precario, in contanti e alla consegna, senza
remore burocratiche o altro. Ciò vale anche per gli immigrati.
Tutte le linee ferroviarie intra-italiane potrebbero
godere di alta velocità, non solo le internazionali[3].
La Circumetnea di Catania, come altre di interesse spiccatamente turistico, potrebbero
offrire trazione a vapore e uniformi
d’epoca per attirare i turisti patiti di quella tecnologia.
Unire la Penisola alla Sicilia non richiederebbe un ponte, ma un più semplice tunnel sommerso come nel Kattegat,
invisibile, che collegasse le due sponde non tra i punti “più vicini”, ma più
convenienti, come dalla tangente calabra
alla stazione ferroviaria di Messina. Le auto transiterebbero lo Stretto in treno, arrivando a punti utili di
sbarco in tempo utile.
La Lira Italica ha tutta la potenzialità di rimboschire il territorio, deturpato da
un dissennato disboscamento che lo priva da secoli della coltre verde che
attira la pioggia.
La pendenza di fiumi e fiumiciattoli con
abbondante volume d’acqua è in grado di generare tutta l’energia elettrica necessaria al paese senza bisogno di dighe
tanto imponenti quanto inutili. Il vortice di Schauberger (1885-1958) sarebbe
più che sufficiente.
Le isole senza acqua potabile avrebbero ciascuna
il suo impianto di desalinizzazione,
rendendole così abitabili permanentemente.
La stessa Lira è in grado di migliorare la salute degli italiani (a prescindere
dalla bufala del coronavirus) producendo concimi organici come servizio
pubblico e finendola una volta per tutte di avvelenare i suoli agricoli con
fertilizzanti e pesticidi che deprimono la resistenza immunitaria degli italiani.
Il limite superiore al da fare verrà determinato
dalla mancanza di manodopera, non dal tradizionale “non ci sono soldi”.
Ritornerebbe la dottrina del giusto prezzo e del
salario equo, cioé famigliare. Il lavoro verrebbe retribuito proporzionalmente
ai bisogni e non all’abbondanza o scarsezza delle prestazioni. “Stipendi da
capogiro” potrebbero percepirsi, ma non tesoreggiarsi, pena il deprezzamento
per mancata spesa. In banca, quei soldi sarebbero disponibili a chiunque ne
avesse bisogno, a interesse 0% naturalmente.
Le madri verrebbero generosamente retribuite per il necessario e
duro lavoro domestico e rendendo l’aborto inviabile; si costruirebbero
strutture che l’usura non permette: strade urbane a doppio livello, con
traffico sul ponte superiore e parcheggio in quello inferiore; ritornerebbe la bellezza e la durabilità,
senza obsolescenza programmata e impacchettamento costoso e innecessario; eccetera.
L’avvento inaspettato dello spauracchio camuffato
da emergenza sanitaria sta spingendo il popolo italiano verso l’unità più di quanto
fecero Risorgimento, fascismo e democrazia messi insieme. Ma una unità basata
su una comune ostilità non dura. Ci vuole ben altro. Auguro ai Gilet Arancioni
il successo che meritano..
Silvano Borruso
21 maggio 2020
Riveduto e aggiornato 19 agosto 2020
[1] Dante mette usurai e sodomiti nella stessa
bolgia, i primi per rendere fecondo il denaro e i secondi per rendere sterile
l’atto sessuale.
[2] Microsoft di Bill Gates si vanta di tesoreggiare
ben 56 miliardi di dollari in contante “per far fronte ad un anno di zero
vendite”. Una tassa di magazzinaggio del 12% annuale costerebbe loro 18,6
milioni giornalieri.
[3] 60mila chilometri di linee cinesi, riducendo i
tempi di viaggio, promuovono unità politica, non utile finanziario.
domenica 30 agosto 2020
sabato 29 agosto 2020
venerdì 28 agosto 2020
giovedì 27 agosto 2020
mercoledì 26 agosto 2020
martedì 25 agosto 2020
DA SERVAGGIO A SOVRANITÀ
Serva Italia di dolore ostello
Le misure demenziali nonché liberticide imposte al
popolo italiano, e che minacciano di protrarsi per tutto l’anno di disgrazie 2020, sono il
capolinea di un lungo viaggio del quale il più degli italiani sono al buio per
essere stati non educati, ma formattati, da una scuola fatta apposta per
anchilosare menti, volontà e cuori. Alcuni italiani, però, conservano elementi
di Logos di una cultura bimillenaria, i quali potrebbero operare cambi
significativi.
De Civitate Dei 4,4
Senza rispettare la
giustizia, cosa sono gli Stati se non grandi bande di ladri? Perché anche le
bande di briganti, che cosa sono se non dei piccoli Stati? È pur sempre un
gruppo di individui retto dal comando di un capo, vincolato da un patto sociale
e che si divide il bottino secondo il convenuto. Se la banda malvagia aumenta
con l'aggiungersi di uomini perversi tanto da possedere territori, stabilire
residenze, occupare città, sottomettere popoli, assume più apertamente il nome
di Stato accordato ormai in realtà non dalla diminuzione dell'ambizione di
possedere ma da una maggiore impunità. Con finezza e verità a un tempo rispose
in questo senso ad Alessandro il Grande un pirata catturato. Il re gli chiese
che idea gli era venuta in testa per infestare il mare. E quegli con franca
spavalderia: "La stessa che a te per infestare il mondo intero; ma io sono
considerato un pirata perché lo faccio con un piccolo naviglio, tu un
condottiero perché lo fai con una grande flotta"
Chi ha la memoria lunga è in grado di chiedersi se
siano proprio i governi da biasimare per le recenti misure, e se buttar fuori
politici e intrallazzisti di tutte le leghe cambierebbe veramente qualcosa. Chi
comanda veramente?
La leggerezza, facilità e noncuranza con cui un
governo non eletto fa caso omesso della Costituzione, emette leggi draconiane e
opprime anziché proteggere i suoi cittadini, prova senza ombra di dubbio che le
tanto millantate istituzioni come “stato di diritto”, “democrazia”, “sovranità
popolare”, et similia, non sono che flatus vocis privi di significato. Il verso
di Dante che apre questo saggio la azzecca: servitù e dolore per gli italiani. Ma
da quando?
Per non andare troppo a ritroso nel tempo, vivono
ancora testimoni oculari della perdita di sovranità
politico-militare. Dal 1945, l’ambasciatore
di Zio Sam, con il rispaldo di un buon centinaio di basi militari di
occupazione, detta e i governi
obbediscono.
La sovranità
monetaria fu strappata all’Italia allo stesso tempo, con la Am-Lira di
occupazione. Oggi ce l’ha la Banca Centrale Europea, con un Euro dotato di una
contraddizione plurisecolare: riserva di valore e mezzo di scambio, che favorisce
speculatori e usurai e penalizza le forze del lavoro, la spina dorsale
dell’economia reale che crea ricchezza.
La sovranità
economica, cioè il mondo del lavoro, è saldamente in mano alla criminalità
organizzata, in ringraziamento per il servigio reso nel facilitare agli Alleati
l’invasione del paese. Chi si straccia le vesti per lo “scandalo”, o “sconcio”,
di uno Stato che si abbassa a negoziare con la Mafia, non capisce, o è stato
addestrato a non capire, che lo Stato non ha scelta; il più debole deve
sottomettersi al più forte. Ma nessuno si chiede perchè.
Si tratta
del tabù dei tabù. Il cittadino che si trova stretto tra la ganascia della
Mafia, che commina ed eseguisce la pena
capitale, e quella di uno Stato che al più lo mette al fresco per un certo tempo,
non ha dubbi. Ecco il perchè di una generale mancanza di entusiasmo davanti a
libri che espongono i fatti senza risalire alle cause. “La sovranità appartiene
al popolo”, recita l’articolo 1 della Costituzione, con eclatante falso in atto
pubblico.
Esiste una prova di tal servaggio? Esiste. Fu il diktat (senza quel nome, naturalmente) che
i vincitori del conflitto imposero al governo De Gasperi nel 1947, a Parigi. A
differenza del Trattato di Versailles del 1919, le cui clausole erano
pubbliche, quelle di Parigi del 1947 rimangono segrete. Pochi italiani sanno
della sua esistenza, e nessuno ne conosce i contenuti.
Marcia su Roma?
Supponiamo che milioni di italiani rispondano
all’invito dei Gilet Arancioni del Generale Pappalardo di riunirsi a Rimini a
settembre e marciare su Roma a ottobre per metter fine al disordine imperante.
E supponiamo per di più che la loro proposta di far stampare dal Tesoro 700 miliardi
di Lire Italiche da affiancare
all’Euro abbia successo. Cosa avverrebbe?
Si ritornerebbe allo status quo in un tempo più o meno breve, ma si ritornerebbe. Per
capirne il perchè, prestiamo attenzione alla natura di quei 700 miliardi. Essi
soffrirebbero l’identico difetto di tutte
le monete emesse dal tempo di Re Creso di Lidia (m.546 a.C.) ad oggi. Riserva
di valore e mezzo di scambio continuerebbero a coabitarvi, permettendo a chi
possiede il primo di imporre un tributo
a chi ha bisogno del secondo. Quel tributo si chiama usura.
La sua esistenza ontologica è dovuta allo sbilancio tra domanda e offerta. Chi
possiede riserva di valore indeperibile, può scegliere quando e come trasformarla
in mezzo di scambio spendendola. Chi produce derrate deperibili, quella scelta
non ce l’ha. Deve vendere, e se il
compratore gli impone un tributo usurario, monetario o no, deve pagarlo.
La sua esistenza storica risale alla malaugurata decisione di Re Creso. Gli
storiografi incastonati sono ciechi ai suoi effetti come guerre senza fine, la
lotta di classe plurisecolare tra chi guadagna senza lavorare a spese di chi
lavora senza guadagnare, lo smantellamento della Cristianità, il furto dei
mezzi di produzione alle famiglie, la distruzione delle monarchie, la Rivoluzione,
e tant’altro. Marx la occulta del tutto, inventandosi di sana pianta la lotta,
tanto fittizia quanto scellerata, tra “padroni” e “lavoratori”. Ci si può
liberare dall’usura?
Senza capirla, evidentemente no. Si paga il
tributo usurario secondariamente ai prestiti, ma primariamente agli scambi. Lo
si paga come disoccupazione, obsolescenza pianificata, contante “risparmiato”
che non circola, acquisti obbligatori di materiale impacchettato non sfuso,
bolscevizzazione dei mercati, e tant’altro che sarebbe noioso elencare.
Non ultimo, ancora mal capito, è l’inciucio
strombazzato come Covid 19. Cos’è successo?
Non ci vuole una memoria lunga per ricordarsi di
quel che avvenne nel 2008: gli effetti dell’interesse composto anima
dell’usura, fecero scoppiare l’immensa bolla di credito, cresciuta molto oltre le
capacità dell’economia di produzione di assorbirla. Il rimedio fu una serie di
cerotti, che ritardarono, senza fermarlo, un secondo, finale, scoppio.
Ricordiamo il passato per capire. Ogni guerra
combattuta da Waterloo in poi non fu se non una distruzione pianificata di ricchezza per impedire che scoppiassero
bolle finanziarie. La distruzione di benessere economico permetteva di
ricominciare da capo con il credito, il che avvenne puntualmente fino alla fine
della Seconda Guerra mondiale.
Ebbene, la bolla era lí lí per scoppiare definitivamente
a novembre 2019. Ci voleva una guerra, ma i giovani di oggi mancano sia di
ideali sia di addestramento fisico per combattere alcunchè. Per cui bisognava colpire,
azzoppare, rovinare l’economia di produzione come foglia di fico che occultasse,
senza farli scoppiare di inflazione da capogiro, i trilioni e quadrilioni di
cifre senza significato che l’usura aveva fatto accumulare nei registri bancari
dal 2008. Per farlo, però, si doveva indurre la popolazione a vivere nel
terrore di una guerra, il che si è fatto, magistralmente bisogna ammetterlo, con
il coglionavirus 19. Ci vuole altro per liberarsi del cancro che rode la
vecchia Cristianità (oggi ridotta a miserabile “Occidente”) a partire dalla
rivolta dei Ciompi di Firenze del 1378.
Evochiamo quindi lo spettro di Silvio Gesell
(1862-1930). È dal 1906 che va ripetendo: Non emettete 700 miliardi se avete
bisogno di mezzo di scambio per quella somma. Emettetene dieci, ma fateli
circolare 70 volte, che è lo stesso. O anche due, che circolando 400 volte, metterebbe a disposizione degli
italiani ben 800 miliardi. Non è utopia.
È storia.
Nel luglio del 1932, quando Mussolini era
all’apice del potere, un esperimento monetario faceva scalpore oltr’Alpe. Il municipio
di Wörgl, cittadina del Tirolo austriaco di 4mila abitanti, stampava
buoni-lavoro per sopperire alla scarsezza di liquido e conseguente
disoccupazione dovute alla sottrazione deliberata di contante da parte delle
banche. I buoni, quotati alla pari con lo scellino ufficiale, pagavano
un’imposta di tesoreggiamento dell’1% mensile, registrata sul biglietto
obliterando una delle dodici caselle ivi stampate. Dopo un anno si cambiava il
biglietto usato con uno nuovo, fornito dal municipio, il quale accettava i buoni
in concetto di tasse. I buoni circolavano,
come fa il sangue che parte dal cuore per ritornarvi.
Dopo 14 mesi, la Banca Centrale austriaca cassò
l’esperimento. Ritornarono la disoccupazione e la fame. Ma i risultati, ancora
oggi visionabili in Rete, parlano da soli: una misera emissione di 5300 scellini,
circolando 450 volte per una somma di 2,5 milioni, fece rivivere l’economia
locale, costruì un ponte sul fiume Inn (ancora in funzione), rinnovò fognature,
strade, e costruì perfino un trampolino da sci.
Non mi è dato sapere se gli usurai consiglieri del
Duce lo informassero dell’assunto. Ad applicarne il metodo ai 45 milioni di
italiani di allora, la storia avrebbe preso un corso diverso. Quale, che il
lettore faccia sbizzarrire l’immaginazione.
Una Lira Italica, proposta dai Gilet Arancioni ma privata della funzione di riserva di
valore, favorirebbe le forze del lavoro, sferrando un colpo durissimo, se
non mortale, allo strapotere bancario. La disponibilità illimitata di mezzo di
scambio, dovuta esclusivamente alla
velocità di circolazione e non alla sua quantità, renderebbe inutile il credito
truffaldino mascherato come “prestito”. A nessuno converrebbe trattenere più
contante del necessario per spese mensili. Per quelle straordinarie vedi infra.
Né la speculazione né la Grande Usura sarebbero più in grado di imporre
tributo a chicchessia. Chi volesse ancora vivere di interesse, Borsa e manipolazioni
finanziarie, potrebbe farlo con l’Euro.
Potrebbe la
Lira Italica a circolazione forzata e libera da usura restituire al paese le
tre sovranità perdute? Vediamolo.
Non conosco i contenuti del diktat di Parigi, ma non è difficile indovinare che proibissero all’Italia
di emettere moneta propria, e che la
decisione di Aldo Moro e Giovanni Leone di emettere il pezzo di Stato da 500
lire non sia stata estranea a quel che avvenne.
Ma sorvoliamo. Il diktat non si pronuncia su circolazione forzata. Per cui la misera
somma di dieci, o anche di due, miliardi non indurrebbe Zio Sam a reagire. La
Lira Italica, inconvertibile e circolante solo
all’interno, non intaccherebbe le prerogative dell’Euro, cosicché anche la
BCE lascerebbe gli italiani in pace. La sovranità monetaria ritornerebbe.
La Lira Italica, sostenuta dall’autorità politica,
avrebbe il salutare effetto di rendere inutile
l’interesse, “principio” pragmatico ed iniquo che concede al denaro,
sterile per natura, una fecondità artificiale, e del quale non sembrano essere
al tanto neanche economisti di grido[1].
E la sovranità economica? Il mafioso che domandasse
“il pizzo”, non troverebbe somme ingenti in nessun esercizio, dato che non
converrebbe a nessuno “risparmiare” chez
soi. A voler tesoreggiare Lire Italiche in eccesso ai propri bisogni, si vedrebbe
il gruzzolo diminuire inesorabilmente. In 100 mesi (otto anni e quattro mesi),
esso sparirebbe del tutto[2].
“Ma come risparmiare?”, si chiedono i patiti di
codesta pratica. Niente paura. Si risparmierebbe anche più di prima, ma non nel forziere o sotto il proverbiale materasso.
Si risparmierebbe nella banca di Stato (unitario
o federale), in una “nuvola” monetaria dalla quale chiunque, incluso lo Stato,
preleverebbe il necessario per qualunque spesa. Tale banca farebbe quello che le
banche private dicono di fare ma non fanno: prestare denaro che hanno invece di crearlo dal nulla e
chiedere un interesse per giunta.
La Banca di Stato agirebbe come il cuore
dell’economia di produzione, ricevendo ed emettendo contante a getto continuo, aumentandolo o diminuendolo
secondo che i prezzi scendano o salgano. Il solo compito del Tesoro sarebbe di
mantenere i prezzi stabili. Chi voglia divertirsi con la speculazione avrebbe
sempre l’Euro. Depositando lire italiche
nella Banca di Stato, le ricevute garantirebbero a chiunque di prelevare il
necessario in qualunque momento.
Solo una tale Banca dei Stato potrebbe far
rivivere l’economia di produzione interrotta dalla falsa pandemia. Comincerebbe
attraendo i titolari di conti correnti in banche private creando per loro il
diritto di prelevare Lire Italiche corrispondenti agli euro depositati in quei
conti, prima che questi vengano confiscati dal sistema (Cipro docet).
Compenserebbe nella stessa maniera gli operatori economici messi fuori
combattimento dallo stesso sistema.
E non solo. Il furto, la corruzione, la
contraffazione, sarebbero economicamente inviabili. Gli esempi che seguono, non
esaurienti, danno un’idea delle potenzialità della Lira Italica a circolazione
forzata.
Il nuovo ponte di Genova, appena finito, è costato
200 milioni di euro in 14 mesi di lavoro. A quanto ammonti l’usura pagata per quei
200 milioni non importa tanto. Il dato importante è che solo 500mila Lire Italiche a circolazione
forzata, libere da usura, lo avrebbero costruito nello stesso tempo circolando 400 volte, meno delle 450 degli
scellini di Wörgl del 1932-33. Lo stesso vale per qualunque struttura
produttiva, pubblica o privata, verso le quali sarebbe naturale emettere
l’eccesso richiesto dalla crescita naturale dell’economia.
La Lira Italica garantirebbe piena occupazione,
pagando qualunque lavoro, anche precario, in contanti e alla consegna, senza
remore burocratiche o altro. Ciò vale anche per gli immigrati.
Tutte le linee ferroviarie intra-italiane potrebbero
godere di alta velocità, non solo le internazionali[3].
La Circumetnea di Catania, come altre di interesse spiccatamente turistico, potrebbero
offrire trazione a vapore e uniformi
d’epoca per attirare i turisti patiti di quella tecnologia.
Unire la Penisola alla Sicilia non richiederebbe un ponte, ma un più semplice tunnel sommerso come nel Kattegat,
invisibile, che collegasse le due sponde non tra i punti “più vicini”, ma più
convenienti, come dalla tangente calabra
alla stazione ferroviaria di Messina. Le auto transiterebbero lo Stretto in treno, arrivando a punti utili di
sbarco in tempo utile.
La Lira Italica ha tutta la potenzialità di rimboschire il territorio, deturpato da
un dissennato disboscamento che lo priva da secoli della coltre verde che
attira la pioggia.
La pendenza di fiumi e fiumiciattoli con
abbondante volume d’acqua è in grado di generare tutta l’energia elettrica necessaria al paese senza bisogno di dighe
tanto imponenti quanto inutili. Il vortice di Schauberger (1885-1958) sarebbe
più che sufficiente.
Le isole senza acqua potabile avrebbero ciascuna
il suo impianto di desalinizzazione,
rendendole così abitabili permanentemente.
La stessa Lira è in grado di migliorare la salute degli italiani (a prescindere
dalla bufala del coronavirus) producendo concimi organici come servizio
pubblico e finendola una volta per tutte di avvelenare i suoli agricoli con
fertilizzanti e pesticidi che deprimono la resistenza immunitaria degli italiani.
Il limite superiore al da fare verrà determinato
dalla mancanza di manodopera, non dal tradizionale “non ci sono soldi”.
Ritornerebbe la dottrina del giusto prezzo e del
salario equo, cioé famigliare. Il lavoro verrebbe retribuito proporzionalmente
ai bisogni e non all’abbondanza o scarsezza delle prestazioni. “Stipendi da
capogiro” potrebbero percepirsi, ma non tesoreggiarsi, pena il deprezzamento
per mancata spesa. In banca, quei soldi sarebbero disponibili a chiunque ne
avesse bisogno, a interesse 0% naturalmente.
Le madri verrebbero generosamente retribuite per il necessario e
duro lavoro domestico e rendendo l’aborto inviabile; si costruirebbero
strutture che l’usura non permette: strade urbane a doppio livello, con
traffico sul ponte superiore e parcheggio in quello inferiore; ritornerebbe la bellezza e la durabilità,
senza obsolescenza programmata e impacchettamento costoso e innecessario; eccetera.
L’avvento inaspettato dello spauracchio camuffato
da emergenza sanitaria sta spingendo il popolo italiano verso l’unità più di quanto
fecero Risorgimento, fascismo e democrazia messi insieme. Ma una unità basata
su una comune ostilità non dura. Ci vuole ben altro. Auguro ai Gilet Arancioni
il successo che meritano..
Silvano Borruso
21 maggio 2020
Riveduto e aggiornato 19 agosto 2020
[1] Dante mette usurai e sodomiti nella stessa
bolgia, i primi per rendere fecondo il denaro e i secondi per rendere sterile
l’atto sessuale.
[2] Microsoft di Bill Gates si vanta di tesoreggiare
ben 56 miliardi di dollari in contante “per far fronte ad un anno di zero
vendite”. Una tassa di magazzinaggio del 12% annuale costerebbe loro 18,6
milioni giornalieri.
[3] 60mila chilometri di linee cinesi, riducendo i
tempi di viaggio, promuovono unità politica, non utile finanziario.
lunedì 24 agosto 2020
giovedì 20 agosto 2020
mercoledì 19 agosto 2020
ospite al convegno in videoconferenza organizzato da Il Foro Europeo su usura, mutuo e prova del credito
Ho pubblicato sul mio blog:
martedì 18 agosto 2020
lunedì 17 agosto 2020
domenica 16 agosto 2020
sabato 15 agosto 2020
giovedì 13 agosto 2020
Protocollo contagio
Franco Fracassi , giornalista, autore del libro “ Protocollo contagio – come e perché avrebbero potuto proteggerci dalla pandemia e non l’hanno fatto” in questo intervento: https://www.youtube.com/watch?
LO AVEVANO PREVISTO TUTTI E DA ANNI ERANO IN CORSO ESERCITAZIONI
(1’,ca) ci hanno raccontato tutti i media principali, televisioni, giornali ecc. che il coronavirus è stato uno tsunami che ci ha preso all’improvviso e per questo motivo non avevano difese. Invece io ho scoperto altro perché mi sono posto un problema e non capisco perché i giornalisti non se lo siano posto in questi mesi, ovvero che nessuno potesse prevedere l’arrivo di un virus. Sono andato a ricercare nelle fonti ufficiali, le fonti prodotte dai governi , istituti di ricerca internazionali e ho scoperto che il coronavirus è stato l’evento più annunciato più previsto del ventunesimo secolo. Allora se tutti lo sapevamo o quanto meno tutti quelli che dovevano saperlo lo sapevano, è possibile che non ce ne sia stato uno che abbia mosso un dito per cercare di proteggerci? Non ce ne sia stato uno che abbia avvertito la popolazione mondiale, tutti noi dell’arrivo di questo virus …..
(5,34’) la più grande simulazione fatta in questo senso è stata quella del governo degli Stati Uniti partita a gennaio 2019 e finita ad agosto 2019, in cui è stata coinvolta la Casa Bianca, tutti i ministeri compreso il Pentagono, tutti i 17 servizi segreti americani, principali centri di ricerca, università, banche, società finanziarie, stati ecc. Decine di migliaia di persone che per otto mesi hanno simulato una pandemia da coronavirus. Questa gigantesca simulazione ha prodotto un rapporto. Se si legge questo rapporto è impressionante, sembra il giornale del giorno dopo. Se si prendono i principali quotidiani mondiali da gennaio a maggio e si confrontano con questo rapporto sono identici, dicono le stesse cose, con le date. In questo rapporto è scritto “nel marzo 2020 cadranno le borse di tutto il mondo”, c’è scritto quanti morti ci saranno in Italia, quanti in Francia, Regno Unito ecc. ecc., quanti posti di lavoro si perderanno, quali conflitti ci saranno tra i vari paesi, come si riassetterà dal punto di vista geopolitico il pianeta. C’è scritto tutto.
TUTTI SAPEVANO E QUALCUNO CI HA GUADAGNATO MILIARDI https://www.youtube.com/watch?
“Alcuni fondi d’investimento che hanno partecipato alla stesura di quel rapporto hanno creduto seriamente che quel rapporto fosse veritiero e hanno fatto quello che fanno i fondi di investimento: Bridgewater ha scommesso un miliardo e mezzo di dollari e ha scommesso che a marzo di quest’anno 2020 sarebbero crollate le borse e ha incassato cento miliardi “
Rodolfo Fracassi ex manager di Goldman Sachs - ha lasciato la banca d’affari perché non volle vendere derivati che scommettevano sulle morti di aviaria –a 14,50’ https://www.youtube.com/watch?
Questa intervista evidenziava già allora in modo palese la commistione tra “scienza” e finanza.
Un caro saluto. Paola Botta Beltramo
mercoledì 12 agosto 2020
martedì 11 agosto 2020
I: Segreto di stragi e sperimentazione del vaccino
Marco Saba in questo suo intervento: “ Segreto di stragi e sperimentazione del vaccino” https://www.youtube.com/watch?
“ Dal documento del 13/7/2020 del CDC - centro di controllo delle malattie degli Stati Uniti, … , che riguarda le analisi per il virus, documento molto importante che spiega perché sto parlando di falsa pandemia e terrorismo governativo:
“Poiché non sono attualmente disponibili isolati virali quantificati del 2019 n-COV, coronavirus, i saggi progettati per il rilevamento dell’RNA 2019-n Cov sono stati testati con stock caratterizzati RNA in vitro trascritto a piena lunghezza (gene N; adesione GenBank: MN908947.2) di titolo noto (copie RNA/uL), infilati in diluente costituito da una sospensione di cellule umane A549 e mezzo di trasporto virale (VTM) per imitare il campione clinico”.
Cosa sta dicendo il CDC ?: non siamo in grado di avere i campioni isolati del virus, perché non hanno trovato i campioni del virus, per cui che cosa facciamo? Facciamo un minestrone di cellule umane e altro materiale che non sappiamo bene cosa sia e cerchiamo di imitare quello che non è stato trovato. In questa confessione del CDC … le parole fondamentali sono: non sono attualmente disponibili isolati virali… - I test vengono effettuati con un sistema che imita il campione clinico… questo è molto importante perché è la spiegazione razionale del cosiddetti test falsi positivi – falsi negativi, perché non avendo mai isolato il virus non è possibile fare i test efficaci, però è possibile che una società si metta a fare il business dei test molto redditizio convincendo una massa di persone non informate che è utile fare questi test che invece è praticamente impossibile fare perché non esiste l’isolato virale. Se non esiste l’isolato virale è chiaro che non si possono fare i tamponi e non si può certamente fare un vaccino…. “
Le dichiarazioni del CDC confermano quindi quelle precedenti dei ricercatori qui elencati http://accademiadellaliberta.
Un caro saluto. Paola Botta Beltramo