lunedì 28 settembre 2015

Salvini ed il papa

Non sono leghista. Meglio, non lo sono più, da quando mi sono accorto che la Lega voleva diventare la “balena verde” per sostituire la moribonda “balena bianca”, moribonda sì e non rimpianta. A dir la verità la “balena bianca” si è trasformata poi in PD, ma questo è un altro discorso.
Mi è sempre rimasta una pessima caratteristica, che in politica è peggio di un omicidio: dire la verità, dire quello che credo sia la verità, e cercare di esservi coerente. Tanto è vero che fui silurato dalla nascente classe politica emergente nella Lega, furbescamente prona al sistema, ossequiente ai voleri dei poteri forti. Nulla di nuovo sotto il sole, e non cambierei una virgola di quello che ho fatto. Ed è proprio in virtù di questa mania di dire quello in cui credo, alla faccia di tutti, che oggi vorrei mettere in luce la differenza che i pennivendoli, cioè quasi tutti i giornalisti, usano nei confronti del leader della Lega, Salvini, ed il capo di uno stato estero, il Vaticano, che ha preso astutamente il soprannome di Francesco.
I giornalisti – linguetta (come aveva ragione Missiroli: “piuttosto che lavorare, meglio fare il giornalista”!) accusano il “Lumbard” di parlare alla pancia della gente. I partitocratrici componenti della casta non perdono occasione di ripeterlo, soprattutto se in televisione, con facce adeguatamente sdegnate. Recitano male, i partitocratrici, ma è il meglio che sanno fare. I più temerari si arrischiarono in aggettivazioni che ai loro occhi sono squalificanti: Xenofobo! Razzista! Addirittura bestemmiano un “Nazista”, probabilmente senza sapere di cosa parlano se non per film, documentari resistenziali, propaganda  ultra decennale.
Parla alla pancia della gente, dicono, per ottenere aumenti di punti percentuali di gradimento, sfrutta la paura del diverso, del nero, del maomettano….
In parte credo sia vero: al Salvini è stato offerto su un piatto d’argento uno slogan vincente per la campagna elettorale, che ha steso una nebbia fumogena sulla quasi totale assenza di progettualità politica, di programmi attuabili.
Parla alla pancia della gente! Credo sia vero. Però lo fanno tutti, se guardate con occhi scettici e civilmente cinici.
Soprattutto lo fa il Francesco, nella sua furia ecumenica di predicazione. Che è una cortina fumogena uguale a quella di cui sopra. Il capoccia del Vaticano è andato negli SUA, a visitare Obama, l’inutile ONU (ormai sostituito dalla bellica Nato), e un po’ di minoranze di diverso tipo, qua e là. Si chiama marketing.
E mica si è fatto scappare la ghiotta occasione: utilizzando la cascata di trasmissioni televisive, di servizi speciali, di interviste che hanno invaso teleschermi, decine di pagine sui quotidiani, corredate da foto adeguate, ha ululato la sua solita tirititera: “Basta guerre! Basta violenza! Basta commercio delle armi! Accettate lo straniero (ma non in Vaticano n. d. r.). Misericordia come regola sociale, di vita, di politica, di istituzioni!”.
Ora vorrei essere chiaro: la Storia, quella vera, dell’Uomo è in sostanza la Storia delle sue Guerre. Da quando ne abbiamo documentazione, dai Sumeri in poi (ma anche prima!), l’essere umano ha combattuto, ha fatto guerre, si è imposto con la forza.
Ora, domanda: se è sempre stato così, è verosimile e civile prevedere che sarà così anche in futuro, o è logico, razionale, pensare e credere che le cose cambino? Certo sarebbe bello ed educato illudersi la nascita di una Arcadia tutta rose e fiori, soffusa di azzurro e sorrisi. Neppure nei romanzi di fantascienza, neppure nei sogni di romantici fanciulle, neppure nelle fiabe da raccontarsi a veglia la sera per fare addormentare i bimbi.
Predicare l’impossibile è peggio che parlare alla reale pancia della gente: è ipocrisia cosciente, è propaganda mistificatoria,  è falsità voluta che sollecita le paure e il desiderio di pace di ciascuno. E’ - fuori dai denti- un crimine storico e sociale. Peggio degli altri crimini perché ammantato di religione, con un megafono umano di bianco vestito.
Vergogna!
La pancia di Salvini almeno esiste e ci si può confrontare.
Domenica 27 settembre 2015.

Fabrizio Belloni