UTOPIA
Il termine
“utopia” fu, allora, un neologismo inventato da Thomas More (in italiano
Tommaso Moro), vescovo ai tempi di Enrico VIII. Da questi decapitato quando il
prelato si rifiutò di avallare lo scisma anglicano da Roma, dovuto a fregole
nuziali del re.
La parola “utopia”
deriva dal greco: “ou,” che significa “non”, e
“topos”, che vuol dire “luogo”.
La definizione può
essere quella del vocabolario: <<quanto
costituisce l’oggetto di un’aspirazione
ideale, non suscettibile di realizzazione pratica>>., che, riferita
alla vita socio-politica, è, sempre seguendo la definizione del vocabolario, <<disegno di una società perfetta,
proiettata in una dimensione spazio-temporale nella quale gli uomini dovrebbero
poter realizzare una convivenza del tutto felice>>. E proprio perché
“utopica”, è destinata a rimanere irrealizzabile. Infatti il suo sinonimo è “irrealizzabile”. E’ un’illusione
fantastica ideale impossibile a realizzarsi.
E qui dobbiamo
giocare a capirci. Sognare di vivere
meglio, tutti in pace, senza esseri miserabili, deboli, invidiosi e –raramente-
malvagi (i veri “cattivi” sono estremamente intelligenti, e perciò ve ne sono
pochissimi), è comune a tutti gli esseri
umani “normali”. Ciascuno ha le proprie debolezze, le proprie fragilità, i
propri punti deboli. Accettare prima di tutto i propri e poi quelli altrui è lo
spirito giusto del convivere. Provarci, almeno, visto che eliminare tutte le debolezze
personali è, appunto un’utopia.
L’essere umano,
almeno quello figlio delle Termopili, ove 300 Spartani fermarono il misticismo
orientale, dando via libera alla Ragione, all’Uomo Europeo, bianco e libero, dovrebbe
avere nel DNA la verità di se stesso, e capire come è fatto, di cosa è
composto, e stare con i piedi della morale ben piantati per terra. Sognare è
piacevole, ma illusorio e fuorviante. Accettarsi completamente forse non è
elegante e perbenista. Ma è l’unica via alla libertà interiore. Accettare come è fatto l’essere umano.
Violenza innata compresa. Grazie a dio (Odino, per me, cioè la Natura in simbiosi con gli
dei del Walhalla e non in contrapposizione o in asservimento semitico a loro)
nell’essere umano vi è la
Ragione e la
Volontà , che regolano e controllano anche la violenza. Che ci
permette di vivere e sopravvivere, tra l’altro.
Ora, dalla Storia
che conosciamo compiutamente, dai Sumeri cioè (da dove arrivavano? Mistero non
svelato!....) ad oggi, la
Storia dell’Uomo è, di fatto, la Storia delle sue Guerre.
Piaccia o non piaccia.
Cioè da sempre
l’Uomo ha guerreggiato contro altri uomini. Cambiano i mezzi, gli scenari, ma
non si è modificato di un millesimo di centimetro lo slancio guerriero, lo
spirito bellico, il bisogno di lotta.
E’ l’essere umano
che è fatto così.
Dire che l’’Uomo
deve “migliorare”, deve “cambiare”, deve “addolcirsi” è la speranza, il sogno che funge da scudo e finge di
difenderci dalla paura e dal terrore della atrocità della guerra.
Comprensibile, per carità! Ma utopico e
irrealizzabile. Perché contro natura.
Quindi, a stretto
rigor di logica, improntare la propria vita al tentativo di realizzare
l’irrealizzabile, a perseguire un sogno che non c’è, è utopia. E di conseguenza
l’utopia pacifista è immorale. Bel
sogno, piacevole illusione, dolce speranza. Che fa gettare la propria vita nel
letamaio dell’inutilità. La parabola dei
talenti, se compresa fino in fondo, ne è la riprova: lo sapevano già gli
agiografi di rabbi Yehoshua, in amarico Yeshu. Per noi comunemente, Gesù.
L’utopia è
immorale, per noi figli delle Termopili.
E definire la
guerra “follia”, come ha fatto il gesuita vestito di bianco, è uno spot
pubblicitario, sottolineato da acconcia espressione del viso. Ma è immorale.
Certo, il papa dovrebbe cancellare duemila anni di antropocentrismo e di sottomissione
al potere ecclesiale, e non si può pretendere troppo, dal sovrano di Roma. Ma
l’Uomo Europeo è altro, ed anche la chiesa se ne sta accorgendo. Corre e
correrà ai ripari, cercando di toccare le corde del sentimento, della paura,
dei generosi e altruistici aspetti dell’animo umano……. Ma sempre illusioni e fandonie
restano.
La realtà è la
nuda e cruda Storia. Che, ripeto, è principalmente (non solo) la Storia delle Guerre. E sarà
sempre così.
L’utopia
lasciamola a Peter Pan, alle storie per bimbi, bisognosi di stupore.
La vita è altro.
Se proprio
vogliamo dirla tutta, la vita è “volontà di potenza”.
Fabrizio Belloni