IL FALSO IN BILANCIO NELLA PRIVATIZZAZIONE DIBANCA D'ITALIA Redatto a cura di Assoconsumatori
Gli americani definiscono the ITALIAN JOB una truffa sofisticata e ben organizzata, un capo di lavoro di criminalità organizzata. Una delle possibili caratteristiche di tale definizione è la possibilità che si verifichi un sistema di eventi 'a cascata' che servono a coprire con nuove truffe le truffe passate, per rimanere invischiati ad libitum nei sistemi di complicità che ne derivano, un sistema che diventa a sua volta un 'modus operandi' standard,cioè un italian job.
La recente vicenda della ricapitalizzazione di Bankitalia avvenuta a Gennaio 2004 è un evento ricollegabile alla sottrazione allo Stato italiano della proprietà di Bankitalia medesima, da parte delle lobby della finanza speculativa internazionale, una vicenda che inizia negli anni '80 con la 'separazione' di Bankitalia dal Tesoro, operata dal Governatore e Ministro delle Finanze Guido Carli sulla spinta dei suddetti interessi bancari internazionali, di modo che lo Stato non avrebbe più potuto accedere direttamente al risparmio degli Italiani per il finanziamento statale, ma avrebbe dovuto chiedere tali fondi al sistema bancario con una remissione netta ingente in termini di tassi e di commissioni. Il 'mercato' dei nostri titoli si apriva al mercato finanziananziario speculativo internazionale, mentre precedentemente trovava collocamento solo presso il pubblico italiano . Si dica per inciso che gli alti tassi di interessi pagati dallo Stato agli italiani possessori di Bot (Bot people) era tutta liquidità che finanziava il mercato interno ed il PIL, in maniera comunque virtuosa.
La voragine del debito pubblico italiano è iniziata allora.
Stesso dicasi per la gestione delle ingenti riserve auree dello Stato, tra le prime al mondo in termini quanti tativi, più che sufficienti a garantire prestiti per una cifra di almeno il doppio del debito pubblico italiano. Tuttavia, lo Stato si è visto costretto a dare tale oro in gestione alla Banca d'Italia non possedendo più esso stesso lo strumento bancario, la quale banca d'Italia lo ha a sua volta conferito alla Federai Reserve di New York che quindi lucra sulla patrimonializzazione e potere di leverage creditizio del nostro oro, avendone la facoltà in quanto deposito ufficiale seppure provvisorio.
Il primo evento drammatico di carenza di credito dovuta all'abnorme crescita del debito e dal depauperamento delle risorse finanziarie dello Stato si é verificata nel 1992/93, con il Governo Amato,in una stagione di gravi incertezze politiche dovute alle vicende di Tangentopoli, situazione tipica che favorisce la speculazione bancaria internazionale, la quale tende a sfruttare tali difficoltà politiche,come è successo recentemente dal 2008, per screditare l'emittente Stato italiano in modo da poter lucrare su tassi di interesse che vengono maggiorati nelle emissioni successive per renderli appetibili, sapendo bene che l'Italia è comunque un Paese solvibile e solido.
In questa situazione Amato trovò la possibilità di operare una prima privatizzazione dei quotisti di Banca d'Italia, quote in mano prevalentemente a capitale pubblico rappresentato dalle BIN, banche di proprietà del Tesoro, come previsto dalla legge bancaria italiana (lo Stato doveva detenere più del 50% delle quote).
Per dare un primo colpo di privatizzazione a Banca d'Italia, al fine di consegnarla sempre più al mercato finanziario inteso in modo molto superficiale come una risorsa - non si sa davvero comprendere a che titolo ciò possa essere affermato ai fini degli interessi sovrani - Amato ideò una operazione complessa che ha anche avuto pessimi effetti sulla politica italiana della seconda repubblica, consolidando il virus medievale dei tangentisti su tutti i territori e real tà locali.
Fu quindi varata una legge sulle fondazioni bancarie, fondazioni a cui furono intestate le quote delle Casse di Risparmio e di tutte le principali banche Italiane, separando nettamente la fondazione dalla Banca sia in termini statutari che operativi ma, soprattutto, vincolando la nomina degli amministratori delle fondazioni così costituite alla volontà e potestà di nomina dei Consigli di Province e Comuni di appartenenza territoriale della fondazione già Cassa di Risparmio. In questo modo centinaia di politici trombati della prima repubblica, cresciuti alla scuola del sistema di potere tangentizio, si trovarono in mano il patrimonio bancario del Paese, con il quale in questi 20 anni hanno forzosamente condizionato la vita di una moltitudine di Enti locali, proprio dal punto di vista politico elettorale e delle nomine, motivo più che evidente della paralisi politica ed economica del territorio, che si scarica regolarmente sul ceto politico nazionale (e non viceversa).
Nel tempo, poi, le fondazioni così concepite hanno ceduto le quote delle banche a chi ne avesse interesse, istituzioni finanziare nazionali e non, soggetti che entravano nei consigli di amministrazione delle ex BIN, titolari delle quote di Banca d'Italia (si chiamano quote perché danno un diritto di voto non proporzionale e limitato solo su alcuni aspetti che non configgono con il ruolo di Banca Centrale dello Stato italiano.
Questo stato di cose tuttavia confliggeva con la legge bancaria italiana, che prevedeva che la maggioranza della proprietà delle quote di Banca d'Italia fossero per il 51% appartenenti al patrimonio pubblico. Tanto che lo stesso FMI in una delle sue ispezioni di routine al nostro paese sollevò il problema invitando lo Stato italiano a sanare l'illecito.
Nel 2005 il Governo Berlusconi varò un nuovo dispositivo di legge n.262 del 2005 che quindi prescriveva la cessione allo Stato delle quote in mano alle ex banche BIN perché queste nel frattempo erano diventate aziende private, sempre senza che nessuno degli amici di Amato spendesse una lira, un vero "Italian Job" come gli americani definiscono il ladrocinio nel tipico costume nostrano, una operazione che ha garantito al braccio destro di Craxi di non essere mai neanche pensato come un potenziale corruttore, tanto che oggi nel suo candore siede alla Corte Costituzionale e percepisce stipendi e pensioni per circa 50 mila euro mese, che lui ha dichiarato di essere perfettamente legittime perché 'gli spettano'. Se oggi ci fosse ancora la ghigliottina lui dovrebbe essere il primo nella fila, ai piedi della scala.
In quel momento era Ministro del Tesoro il dr. Siniscalco, serio e sollecito funzionario statale già direttore generale del Tesoro, che si mise subito al lavoro per l'acquisto delle quote della banca centrale da parte dello Stato e del Tesoro. Valutò il valore totale di tutte le quote in circa 800 milioni di euro, per il semplice motivo che il valore delle quote della BCE, banca centrale europea di recente costituzione, ammontava complessivamente ad un miliardo e perciò la banca nazionale non poteva valere di più.
È A QUESTO PUNTO CHE IL MINISTRO SINISCALCO VIENE RUVIDAMENTE FERMATO DALLE BANCHE QUOTISTE DI BANCA D'ITALIA. PERCHÉ QUESTE FECERO PRESENTE AL
MINISTRO CHE LORO PORTAVANO IN BILANCIO UN VALORE AUTOCERTIFICATO PER 12 MILIARD, I SENZA ALCUN SUPPORTO DI CERTIFICAZIONE OGGETTIVA DEL VALORE, INSOMMA COME MERA E PURA INVENZIONE E, QUINDI, DICHIARANDO UN FALSO IN BILANCIO GIGANTESCO CHE DURAVA ORMAI DA DI VERSI ANNI!!
Di li a poco il Ministro Siniscalco si dimise e tornò Giulio Tremonti, un nome che dovrebbe stare per secondo o ex -equo (che nulla ha a che fare con i cavalli) nella fila della ghigliottina purificatrice dei delitti contro l'umanità,almeno quella italiana.
Le banche quindi continuarono bellamente sino ad oggi a fare bilanci assurdi ed illegittimi, portando come patrimonio delle cifre completamente inventate e relative alle 'vecchie' quote di Banca d'Italia, insomma una rivalutazione 'fai da te' che ha sin qui coperto buchi e ammanchi colossali come quello del Montepaschi (a cui é stata regalata la nostra IMU, altro atto non giustificabile di appropriazione indebita dei beni dei cittadini a favore delle banche, illegittime quindi negli aspetti fondamentali della loro amministrazione. Il Governo Berlusconi aveva peraltro abolito i rilievi penali del falso in bilancio che,come vedete, non era solo ad personam ma anche ad bancam!
Quindi un consesso di truffatori incalliti debbono infine trovare una soluzione allorquando viene stabilito il coordinamento europeo del sistema bancari e della vigilanza, che avrebbe permesso a tutta l'europa di verificare chi sono i nostri banchieri.
Ecco che allora nasce la capitalizzazione della banca centrale ad un valore assurdo di
7.5 miliardi (le banche avevano chiesti i soliti 12 miliardi senza tema fi risultare ridicole, ma sono state fermate da Draghi che ha avuto modo di esprimersi con fermezza su questo tema,purtuttavia lasciando immutata l'assurdità della valutazione a 7.5.
Naturalmente, sempre secondo la nobile tradizione da ITALIAN JOB, qui NON avviene che lo Stato realizza l'aumento di capitale con le sue riserve, cioè quella della sua banca, ma invece e molto ingegnosamente lo Stato paga lui con le riserve della sua banca (definita anche dalla legge suddetta) l'aumento di capitale dei soci quotisti, regalando di fatto alle banche un valore finanziario reale e negoziabile di 7.5 miliardi, con una serie di ulteriori dispositivi pazzeschi che rendono possibile la cessione della nostra banca nazionale agli stranieri! Inoltre Banca d'Italia aumenta i dividendi da signoraggio da distribuire ai quotisti da circa 90 milioni a 450 milioni annui che quindi non entreranno nelle nostre tasche, come se fosse normale in un momento come questo.
Quindi ed in definitiva, le banche italiane in meno di sei mesi hanno avuto 31 miliardi di euro da parte deiconttibuenti.
Roma.Febbraio 2014
Niccolò Eusepi
Presidente Nazionale
Niccolò Eusepi
Presidente Nazionale