La quasi contemporanea scomparsa di Enzo Jannacci e Franco Califano, ha causato, in questo paese, superficiale e campanilista all’eccesso, le solite partigianerie mentali: quelli di destra si dispiacciono di Califano, ritenuto uno di loro e quelli di sinistra, come già fu per Lucio Dalla, si dispiacciono della dipartita di Jannacci. un “compagno”. Rallegrandosi invece della scomparsa del “nemico”.
E questo di sovente accade con tutti gli altri nomi celebri e noti al pubblico, dagli attori, ai registi cinematografici, ecc.
Il bello è che queste distinzioni, “destra” – “sinistra” oltre ad essere superficiali, rappresentano contenuti e specificità per i quali non c’è proprio da identificarsi.
Personalmente li definirei imbecilli di destra e imbecilli di sinistra, aggiungendo a questi due aggettivi, anche qualcosa di più ributtante: mi resta difficile infatti, poter trovare punti di contatto, simpatie o similitudini, negli italioti di destra o di sinistra.
Ma torniamo alle celebrità e lasciamo stare il fatto che, spesso, si indossano certe "vesti", certe apparenze, per "fare carriera".
Prendiamo per esempio un regista cinematografico, presunto di sinistra, quelli che, anni addietro, si definivano, molto superficialmente “comunisti”.
Orbene, costoro, in genere, producevano lavori dissacranti (per l'epoca) della società borghese e della cultura cattolica. Solo per questo li si definiva “comunisti”.
Ma ditemi voi, come avrebbe potuto esprimere un linguaggio interpretativo e descrittivo di questa società borghese, bigottae ipocrita, un qualunque regista, un intellettuale, senza criticarla e sferzarla ferocemente?
Come non trovarsi d’accordo, magari divergendo su alcuni contenuti, in questa denuncia?
Come non poteva denunciare, un intellettuale, i soprusi e lo sfruttamento dell’industria capitalista in un regime liberista?
Quello che però viziava poi tutta l’opera di questi registi, era l’introduzione nei loro lavori, non tanto della ideologia marxista, molto diluiata, che oltretutto non regge alla realtà della natura umana, quanto quella di tematiche di stampo neoradicale: nel costume, nel sesso, in quel permissivismo stupidamente ritenuto libertario, che alla fin fine, hanno contribuito alla costruzione di questa società “modernista” vero abisso della abiezione umana.
Ed anche, ovviamente, il continuo, riferimento, vuoi per ruffianeria o vuoi per cretinismo, all’immaginario antifascista, l’esaltazione di presunti valori di una “Resistenza” che, oltretutto, in termini militari, non è mai avvenuta in Italia.
A destra, quei sparuti personaggi celebri di questo schieramento, sinceramente, hanno prodotto poco e niente e, in sostanza, la loro mentalità, le loro idee, possono sintetizzarsi in un connubio tra la peggiore mentalità individualista americana e quella nostrana, borghese e cattolica e un mal digerito “neofascismo” di stampo destrista, che poi è la negazione totale dal fascismo, dei suoi valori sociali, mutualistici, solidaristici, ecc.
Detto questo tutti costoro, a prescindera dal valore artistico della loro opera, ci sono estranei, e come non potrebbero esserlo?
Certo possiamo apprezzare la divertente: “Vengo anch’io” di Enzo Jannacci, ma al contempo rivolgergli tutto il nostro disprezzo, da vivo o da morto non fa differenza, quando leggiamo queste sue ignobili parole:
<<“Spero di rivedere un piazzale Loreto. Ricordo una donna che sparava alla testa di Mussolini appeso per i piedi. Spero di rivederlo ancora”. Enzo Jannacci>>.
MAURIZIO BAROZZI