martedì 1 gennaio 2013

L’ultima trovata dell’ego ribelle: il “femminicidio”

L’ultima trovata dell’ego ribelle: il “femminicidio”

di Enrico Galoppini

Chi ci legge da un po’ di tempo, sa che in vari articoli abbiamo denunciato, sotto svariati aspetti, il vero e proprio baratro in cui sta finendo l’umanità una volta avviatasi, con totale incoscienza unita ad un certo compiacimento, lungo il vicolo cieco della “modernità”.


Tutto ha un preciso inizio: nella pretesa dell’ego, dell’“io” illusorio, di ergersi a “principio”. Una volta compiuto questo fondamentale “peccato”, che per quanto ci riguarda coincide con l’“errore” e non con qualcosa di moralistico (sebbene la morale abbia una sua indubbia relativa importanza), tutto il resto ne discende come un’inesorabile conseguenza. Questo passaggio – questa rottura dell’unità “principiale” - può essere individuato sia a livello “di civiltà”, ma anche a livello individuale, perché se da un lato l’umanità, nel suo complesso, non è sempre stata “la stessa” avendo invece espresso “forme” qualitativamente superiori a quelle odierne (checché ne pensino i faciloni d’oggigiorno in cerca di autogiustificazioni), dall’altro, ogni essere umano, in ogni epoca, è sempre stato a rischio di abdicare dal suo imprescindibile compito, che è quello di “fare ritorno a casa”, di ripristinare appunto l’unità perduta, grazie ad una costante “vigilanza”, tenendo a bada le insidie del suo “satana interiore”.


Il “diavolo”, infatti, non è quel signore con le corna e le zampe da animale, che tiene in mano il forcone, ma una forza che è dentro di noi, che ci “sussurra” continuamente quello che dobbiamo o non dobbiamo fare per fallire completamente l’obiettivo per il quale siamo su questa terra.

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