Caro signor
Borruso. Cercherò di rispondere punto per punto al suo articolo, stavolta, mi
auguro, con la completezza che lei desidera.
Fabio
Calabrese
UN’ALTRA CRITICA
Al “Cristianesimo”
Comincio ringraziando Fabio
Calabrese per la sua lunga critica al “cristianesimo”, senza la quale non sarei
mai stato stimolato a scrivere quel che segue. Calabrese esordisce chiedendosi
se è permesso servirsi di
“osservazioni,
pensieri, critiche, argomenti provenienti da aree politico-culturali diverse o
avversarie”.
Certo che è permesso. Quello che non
è permesso è manipolare la verità: travisandola, mutilandola, o adornandola.
“Criticare”, per esempio, vuol dire “passare al vaglio”, e per farlo bisogna
che la materia passata lo sia nella sua interezza.
Dico ciò perchè Calabrese –con molti
altri- riduce il “cristianesimo” ad
elementi percepibili dai sensi: il Vaticano (papato e clero) e il laicato,
soffermandosi su azioni che vanno da pecche minori a malefatte maggiori.
Il punto è che se non si
scambia ciò che è da provare per verità certa, gli elementi percepibili ai
sensi sono proprio solo ciò che abbiamo a disposizione per un giudizio.
Se così fosse,
dovremmo buttar via secoli di tradizione, anche umana. Ma fermiamoci alla fede
cosiddetta “cristiana”. Questa ha due accezioni: fede oggetto e fede soggetto.
La prima è la
sommatoria dei dodici articoli del Credo: otto trinitari, due ecclesiali e due
escatologici. Due di codesti articoli: l’esistenza di Dio e l’immortalità
dell’anima umana sono anche provabili razionalmente: a quest’ultima c’era
arrivato Aristotele, ma senza rivelazione non andò oltre al ventilarla. Pomponazzi
(1462-1525) negò questa possibilità, ma con logica non condivisibile. Alla
prima ci si arriva non solo con le cinque vie di S.Tommaso, ma anche con la
semplice considerazione che se in un universo di cambi materiali le leggi che
governano codesti cambi non cambiano esse stesse, ci deve essere un legislatore,
senza il quale la scienza non sarebbe possibile.
La fede soggetto non è
un sentimento ma un dono, che permette di rispondere alla domanda chiave: “Chi
dite voi che io sia?” come rispose Pietro. Nel farlo, si riceve l’intelligenza
dei misteri, cioè la possibilità di penetrarli sempre di più, ma mai di
comprenderli nel senso di arrivarne in fondo. Ecco perchè chi quella fede non
ce l’ha, in vano si appiglia a dimostrazioni che non esistono.
La manipolazione è un'altra cosa, è proprio
quando gli “elementi percepibili ai sensi” sono falsati o nascosti. Per farle
un esempio di cosa sia realmente la manipolazione, le consiglierei di
visionare l'ultimo articolo (in due parti) che ho pubblicato sul sito di
“Ereticamente”, La scienza manipolata.
Qui, appunto non mi sono occupato di
religione ma di scienza, che ho esaminato con lo stesso spirito critico per
scoprire gli altarini e le manipolazioni, le truffe che circolano in abbondanza
nel cosiddetto pensiero scientifico, perché mi creda, lo stesso atteggiamento
scettico, “non ti credo se non me lo dimostri” che forse a lei apparirà blasfemo
ma io ritengo semplicemente saggezza di vita, non si applica solo alla
religione, ma alla politica, alla scienza, a tutti i campi.
D’accordo. La fede non
fa parte del metodo scientifico. Nel quale basta ridurre un qualsiasi
ragionamento a un sillogismo per verificarne la verità o la falsità.
Non è che abbia(no) tutti i torti.
Ma il grande assente, nella critica di Calabrese, è Gesù Cristo,
sprezzantemente “fondatore della religione cristiana”. Altrettanto assente è la
Chiesa, vista però non come gerarchia, ma come gregge di fedeli sotto la guida
del buon pastore.
Io mi scuso, ma qui non
sono proprio riuscito a capirla. Cosa c'è di sprezzante nel definire Gesù
Cristo “fondatore della religione cristiana”?
Gesù fondò una chiesa, cioè una società di carattere soprannaturale,
anche se affidata a peccatori. Chiamandola “religione” la si deprezza, o
sprezza.
Semmai, mi pare, un
credente potrebbe trovare offensive le teoria di molti (da Savitri Devi a
Giancarlo Tranfo) che ritengono che il cristianesimo sia nato dal
fraintendimento della dottrina di Gesù da parte di San Paolo o di qualcun
altro. Mi pare difficile che non ne abbia mai sentito parlare.
Devi e Tranfo mai
sentiti. Però quella teoria la lessi negli anni 1970 in Jews, God and History di Max I. Dimont. È una voce tendenziosa giudaica di vecchia
data. Costoro non hanno mai perdonato a Paolo l’apostasia dal giudaismo.
Chi ha fede sa non solo che Cristo vive, ma che è sempre lui a prendere
l’iniziativa: irrompe in un mondo ostile, chiama alla sua fede, al suo
sacerdozio, guida il suo gregge tra le nazioni del mondo, converte uomini di
buona volontà anche dalle file dei suoi nemici, sempre proponendo, mai
imponendo, la sua fede. Vediamone alcuni esempi.
No, mi dispiace, non posso
assolutamente essere d'accordo con lei su questo punto. Chi ha fede, per il
solo fatto di averla, non sa nulla di più di chi è scettico, chi ha fede
semplicemente crede, e se vuole, lo sterminato numero di fedi, di sette,
di Chiese, di conventicole che esistono, dimostra molto bene che con la sola
fede a prescindere dagli argomenti, si può arrivare a persuadersi di qualsiasi
cosa.
Gli argomenti ci sono:
si chiamano “motivi di credibilità”: profezie e miracoli. Come ebbe a dire
Nicodemo, “Sappiamo che sei un maestro che viene da Dio; nessuno può fare i
segni che fai a meno che Dio non sia con lui (Gv 3,3). Aggiungo che la fede può
essere solo verso una persona viva, non verso una cosa come un libro.
Cristo vive, si rivela e parla a chi
vuole. Ecco come lui stesso criticò il “cristianesimo” a Maria Valtorta
(1897-1961):
“ È
vero che l’infallibilità papale su cose di spirito è verità definita esistere
in qualunque mio Vicario a prescindere dalla sua forma di vita e possesso di
virtù. Ma è anche vero che voi non
potrete trovare un dogma definito e proclamato da Papi che siano,
notoriamente o meno, privi della mia Grazia. Non può avere amico lo Spirito Santo l’anima in disgrazia. Questo
pensare possibile una simile cosa sì che sarebbe pensiero eretico! E dato che
Dio è giusto, come tratta il povero tratta il ricco, come [tratta] il laico
tratta il Sacerdote Supremo. Purtroppo vi sono zone oscure nella storia della
mia Chiesa. Volersi chiudere gli occhi per non vedere i punti oscuri vuol dire
vivere nell’oscurità su tutto della Chiesa, anche sulle numerosissime e
luminose, angelicamente, paradisiacamente luminose epoche gloriose della Chiesa
mia. Perchè bisogna essere sinceri anche in queste cose, come lo ero Io su i
miei apostoli, discepoli, e su coloro che mi seguivano. Turbe numerose, non
fatte tutte di santi, non tutte di tiepidi, non tutte di malvagi. Riconoscevo
ad ognuno il suo merito o demerito, davo ad ognuno quanto meritava, senza
tenere presente speciali ragioni affettive. La verità è verità, in tutte le cose. E lo è anche nello
studio della storia. E in quello della storia della mia Chiesa. La storia, per
essere storia e non fola, deve essere imparziale. Le epoche oscure, del resto,
sono quelle adombrate nelle allusioni profetiche del pastore-idolo [vedi Ezechiele
34; Geremia 23, 1-4; Zaccaria 11, 4-17] e di quel tale Sobna [vedi Isaia 22;
36, 1-37, 7 = IV Re 18,1-19, 7], prefetto del Tempio. Che ciò punga e bruci lo
ammetto. Ma non è lecito dire “Anatema” ad una verità. Riposate dunque su
questa certezza: che i dogmi sono veri, che l’infallibilità esiste, perchè Io
non concedo dogmi a chi non lo meritasse. E questo era incluso nella frase che
ha suscitato l’obbiezione. Sei accontentata. Va’ in pace. Ti ho dato questo
chiarimento subito perchè risulti che Io
sono l’Autore delle parole, e perciò le conosco e ricordo, anche se il dettato
non è presente.” Il 30-6-45 ore 8 ant. [Corsivo nell’originale].[1]
Lo scritto non è canonico, quindi
non c’è obbligo di crederlo. Ma che Cristo viva lo si vede ancora meglio nel
linguaggio di coloro che lo odiano. Il Talmud (in questo momento tradotto in
italiano alla bella tariffa di 10 milioni di Euro) lo condanna all’inferno,
immerso per l’eternità in un miscuglio di escrementi e di seme bollenti.
Orbene, non si odiano così i morti, ma i vivi.
Io, onestamente, prima di
leggere il suo scritto, non avevo mai sentito nominare questa Maria Valtorta;
immagino che si tratti di una delle tante (dei tanti) veggenti che abbiamo avuto
da Ildegarda di Bingen a Natuzza Evolo, ai “ragazzi” di Medjugorje. Ora non le
pare che per sostenere la presenza viva e attuale di un uomo vissuto e
crocifisso due millenni or sono ed eventualmente di sua madre, nonché la natura
divina dello stesso, occorrerebbe qualcosa di più di quelle che la stessa
Chiesa chiama “visioni private” e a cui non obbliga a prestare fede?
Natuzza Evolo mai
sentita, Ildegarda si. Gli scritti della Valtorta sono un purissimo esempio di libero esame: nessuno obbliga a credervi,
nessuno li proibisce. Ognuno può farsi il giudizio al quale arriva. Per
informazione, costei passò gli ultimi 27 anni di vita costretta a letto da
complicazioni seguite a una sprangata alle reni subìta per strada a Firenze
mentre passeggiava con la madre. Negli otto anni 1943-1950 scrisse quello che
vide e quello che le fu dettato: in tutto circa 15mila fogli di quaderno da
esercizi. La casa editrice Pisani di Isola del Liri (FR) mantiene circa 60
dipendenti dal 1956 pubblicando tutti e
solo scritti di e su Valtorta, che si estendono per il mondo a dispetto
tanto di pubblicità quanto di ostilità. È uscito quest’anno un libro di
Jean-François Lavère: L’Enigma Valtorta.
Lavère è un ingegnere in pensione. “Partito da una posizione di scetticismo,
più incline a dubitare che a credere, come egli spiega molto bene nel
preambolo, ha dovuto arrendersi dinanzi alla accertata veridicità delle
“visioni” di Maria Valtorta”. Leggere per giudicare.
Intendiamoci, non è che il rito
dell'eucaristia, i vangeli che nella redazione che conosciamo sono
probabilmente il frutto di un lavoro secolare di manipolazione censura e
interpolazione, i “miracoli” avallati dalla Chiesa cattolica dimostrino
qualcosa di più.
Non dimostrano
alcunchè. Se lo facessero, sarebbero verità di scienza e non di fede. Per di
più, esistono miracoli che si avallano da sè. Tre esempi:
- Le due
conversioni fulminee, alla San Paolo, di Alphonse Ratisbonne (1842) e di
André Frossard (1935). Scaricabili dalla rete.
- La scala a
chiocciola (di San Giuseppe) nell’ex Loretto Chapel di Santa Fe, New
Mexico, in esistenza dal 1879. Dopo averla guardata in rete, si sfidi un
ingegnere qualsiasi a duplicarla.
Lei è proprio sicuro che
non si possano odiare i morti? Non pensa che qualcuno dei milioni di uomini, ad
esempio, che sono vissuti sotto regimi comunisti, non abbia mai rivolto qualche
imprecazione alla memoria di Marx che quei regimi aveva ispirato, anche se lo
stesso nel novembre 1917, quando è nato il primo di essi, era scomparso da un
pezzo?
Imprecare sì, lo
faccio anch’io di tanto in tanto. Ma odiare è diverso. Nessuno oggi odia Marx.
Gesell, che scriveva nel 1906, lo derise magistralmente, tanto da guadagnarsi
l’odio dei seguaci di Karl. Ma nessuno oggi odia né l’uno né l’altro
L’iniziativa del Cristo non conosce
tregua o .. Quanto più le conversioni vengono ostacolate, anche da ambienti
clericali, tanto più esse avvengono. Dappertutto. Non passa anno in cui non si
pubblichi per lo meno un libro di conversioni, difficile da smettere di leggere
prima di averlo finito. Cristo chiama anche al sacerdozio, e chiama gli
individui più disparati. Se no, come spiegare che giovani cinesi nati e
cresciuti in regime di aperta persecuzione si sottomettano a una vita da
braccati, senza fissa dimora, con metà dei vescovi in prigione, per dire Messa
e amministrare i sacramenti nella clandestinità? Ma soprattutto, come spiegare
il raddoppio dei fedeli in Cina dai nove milioni del 1949 ai 18-20 di oggi?
La Chiesa marcia, Cristo alla testa,
Vaticano o no, per le nazioni del mondo. Calabrese dichiara che “in Giappone, nazione e cultura […]
la penetrazione cristiana ha sostanzialmente fallito”, all’oscuro evidentemente
della saga dei cattolici giapponesi tra il 1638, fine dell’assedio –e massacro-
di Shimabara, fino al 1865, quando il missionario Abbé Petitjean venne
avvicinato da 15 discendenti dei sopravvissuti ai massacri di 230 anni prima,
diventati 50mila nel 1865. Ci si chieda: chi
diede a costoro la forza di perseverare tagliati fuori da Roma, senza clero,
senza sacramenti e senza chiese, tutte rase al suolo dagli eserciti Tokugawa?
Io non dico che oggi in
Giappone non si trovino cristiani, ma dico che la grande maggioranza dei
Giapponesi è rimasta scintoista nonostante la predicazione buddista prima,
quella cristiana poi.
Evidentemente.
Accolgo con interesse l'informazione che il
cristianesimo si sarebbe espanso in Giappone nonostante le persecuzioni
dell'epoca Tokugawa (o grazie ad esse); la stessa cosa è avvenuta nell'Europa
dell'est sotto i regimi comunisti, ma questo non dimostra altro che il fascino
del proibito. Mi perdoni il paragone che non vuole essere blasfemo, ma
l'identica cosa è avvenuta con l'alcolismo negli Stati Uniti durante il periodo
proibizionista fra le due guerre mondiali, non ci sono mai stati tanti
alcolizzati come a quell'epoca.
Il “paragone” non è blasfemo,
ma confonde analogicamente due livelli dell’essere. Il secondo termine non
segue dal primo.
Passiamo a un altro punto: Giacobbe
“imbroglione”, Giosuè e altri sgradevoli caratteri biblici. Si rifletta: se
invece di costoro Dio avesse scelto individui irreprensibili, con il passare
dei secoli i meriti sarebbero stati accollati a loro, non a Lui, e gli
insuccessi avrebbero minato pericolosamente la credibilità divina. Per cui Dio
ha sempre scelto individui inadatti al
compito. Diceva Chesterton (1874-1936):
“Quando Cristo, in un momento simbolico instaurò
la Sua grande società, scelse come pietra angolare non il brillante Paolo o il
mistico Giovanni, ma un indeciso, uno snob, un codardo – in una parola, un
uomo. Pietro. E su questa roccia ha costruito la Sua Chiesa, e le porte
dell’inferno non hanno prevalso. Tutti gli imperi e i regni sono falliti a
causa di questa inerente, continua debolezza, l’essere stati fondati da e su
uomini forti. Ma questa cosa sola, la Chiesa Cristiana storica, fu fondata su
un uomo debole, ed ecco perchè è indistruttibile. Nessuna catena è più forte
dell’anello più debole.”[2]
Chesterton
scriveva così nel 1905, 17 anni prima di essere ricevuto nella Chiesa
cattolica. Ma scriveva empaticamente, cioè dal di dentro, come dovrebbero fare
tutti coloro che si interessano di fenomeni estranei alle loro esperienze.
Lo stesso
criterio vale per gli stermini vicendevoli di nazioni, sia in tempi antichi che
moderni. Il punto è che una nazione come tale non si può né salvare né dannare:
solo le persone possono. Quindi le malefatte
nazionali, cioè crimini ai quali tutto un popolo ha assentito, vanno punite
hic anche se non nunc, cioè prima o poi; ma qui. E chi giudica, di codeste
malefatte? Solo il diritto divino può. È temerario giudicare eventi del genere
con criteri non solo umani ma anche temporali.
Su
questo punto, le avevo già dato una risposta nella mia replica “sintetica”. Le
dirò che l'idea di Chesterton è interessante, ma c'è il rischio (che non è
detto che necessariamente si concretizzi) che essa vada ad avallare il concetto
che uomini che professano grandi ideali siano perciò legittimati a
comportamenti biasimevoli. “Badate a quello che predico, non a quello che
faccio”. Qui si darebbe fin troppo esca alle accuse di ipocrisia pretesca di un
certo anticlericalismo di maniera (le posso dire che conosco dei religiosi che sul
piano umano sono ottime persone, a prescindere da tutto il resto;
naturalmente, conosco anche esempi contrari).
Condivido.
Ma la musica si giudica dallo spartito, non dagli esecutori.
È venuto il
momento di occuparci del “monoteismo abramico” come lo chiama Calabrese citando
un certo Prof. Lorenzoni che lo bolla addirittura come “deviazione patologica”.
Il discorso è lunghetto, ma facciamolo. Il testo chiave lo si legge nelle Antichità Giudaiche di Flavio Giuseppe:
“[Abramo] fu il primo a dichiarare che vi è un
solo Dio, creatore dell’universo; e che per quanto riguarda gli altri dei,
ammesso che contribuiscano qualcosa all’umana felicità, lo fanno solo su
appuntamento, non per potere proprio. Codesta opinione venne sviluppata a
partire dai fenomeni irregolari che avvenivano a terra, a mare, e anche nel sole,
la luna e gli altri corpi celesti. Disse Abramo:
“Se questi corpi avessero potere proprio,
certamente regolebbero i loro movimenti; ma dato che non mantengono regolarità
alcuna, è chiaro che se operano a vantaggio nostro in qualche maniera, lo fanno
non di loro iniziativa, ma da servi di Chi dà loro ordini. A Cui dobbiamo onore
e ringraziamento.”[3]
Giuseppe aggiunge che proprio per
questo i Caldei espulsero Abramo dalla Mesopotamia da dove andò a vivere nella
terra di Canaan, ma fermiamoci alla citazione. È chiaro che senza capire cosa
fossero quei “movimenti irregolari” dei corpi celesti, non si viene a capo
della questione.
La ringrazio di aver
sollevato questo punto, che mi permette di chiarire diverse cose. “Abramitico”
non è un termine che ho inventato io, è un termine abbastanza in uso nella
storia delle religioni per indicare i tre monoteismi che si richiamano ad
Abramo come capostipite: ebraismo, cristianesimo, islam, e che hanno tratti in
comune che altre religioni (anche monoteistiche, ad esempio il mazdeismo) non
presentano, come il riconoscere la bibbia come libro sacro, è un termine
puramente descrittivo, che non implica valutazioni di sorta.
D’accordo.
Quanto a Silvano
Lorenzoni, io non so se possa essere considerato un professore in base ai
titoli accademici.
Non ho mai tenuto
conto di titoli accademici. Se chi parla ha intenzione di arrivare alla verità
(ma tutta, non a pezzetti) mi basta.
Poiché le conosco personalmente, le posso dire
che si tratta di un uomo che, come ingegnere minerario che lavora nel campo
delle ricerche petrolifere, ha girato ogni angolo del nostro pianeta e credo
che l'Antartide sia l'unico continente dove non abbia soggiornato a lungo.
Frutto della sua amplissima esperienza di terre e di popoli è un libro di cui
le consiglierei la lettura: Involuzione,
il selvaggio come decaduto, che è anche una possente confutazione dei miti
illuministici. Assieme a Gianantonio Valli ha scritto il saggio, che dovrebbe
essere tuttora reperibile in internet, Origini
del monoteismo e sue conseguenze in Europa, la cui lettura credo possa
essere alquanto spiacevole per lei, e qui Lorenzoni e Valli formulano il
concetto che ho esposto, sostenendo che se, come avviene nei monoteismi
abramitici, si sostituisce l'esperienza del sacro con una “fede”, questo
equivale a sostituire un arto vivo con una protesi.
L’esperienza del sacro
è personale, quindi non trasmissibile. La risposta alla domanda: “Chi dite voi
che io sia?” viene data da una persona umana al domandante. È incomunicabile da
una persona umana a un’altra.
Lorenzoni ha poi ribadito e anche estremizzato
questi concetti in un ulteriore libro: La
figura mostruosa di Cristo, che io ho recensito per “Ereticamente”, e – lo
ammetto – è stata una pessima mossa, perché c'è sempre il pericolo che chi
legge confonda le idee dell'autore con quelle del recensore, e per quello che
mi riguarda ammetto volentieri che Lorenzoni è troppo duro e che definire
“mostruosa” la figura di Cristo è perlomeno esagerato.
Sono affari suoi. Chi
vuole indagare gli chieda.
Veda lei se vuole confrontarsi con questo tipo
di pensiero magari per replicare, ma se vuole un consiglio, considerando i suoi
punti di vista, prima di affrontare una lettura del genere, si faccia una buona
scorta di valium.
Non ho mai ingerito
porcherie, né “voluto confrontarmi” con nessuno, a meno di non incontrarlo in
un blog comune come quello di Turrisi.
200 anni di indottrinamento basato
sulle frodi scientifiche di Hutton, Lyell e Darwin hanno bendato generazioni di
studiosi sulla passata Era delle Catastrofi, rimessa però sul tappeto dal 1950
con la pubblicazione di Worlds in
Collision di Immanuel Velikovsky (1895-1979). Eccone il succo in forma di
dialogo:
Studioso: Cosa ha formato la superficie terrestre così
come la vediamo?
Velikovsky:
Catastrofi.
S. Causate da cosa?
V. Dagli dèi.
S. Che dèi?
V. I pianeti: Luna, Saturno, Giove, Venere e Marte,
più un altro che si disintegrò in una collisione cosmica.
S. Come lo sappiamo?
V. Tutte le fonti storiche di tutte le culture ne parlano. Ci siamo abituati a chiamare codeste
fonti “miti” per aver perduto la chiave che darebbe adito al loro significato.
S. Però, come è possibile che i pianeti abbiano
potuto produrre catastrofi dalle distanze enormi che li separano dalla Terra?
V. Quelle distanze sono enormi oggi, però
anticamente, prima che si stabilisse l’ordine cosmico odierno, le loro orbite
si avvicinavano pericolosamente a quella della Terra, incenerendola e
sconvolgendola non una ma diverse volte.
S. E da quando data l’ordine cosmico odierno?
V. Più o meno dalla fine dell’VIII ai primi del VII
secolo a.C.
Non vado oltre
per non uscire dal seminato. Faccio solo presente che il politeismo perdura
ancora, da quei tempi, in India, dove però anche colà si è perduta la chiave
dell’interpretazione. Il campo di ricerca è immenso per chi voglia
perlustrarlo.[4]
Il punto, comunque, è un altro. Il
ragionamento di Abramo non comporta alcun elemento religioso, e meno ancora
“deviazioni patologiche”. È puramente induttivo, cioè scientifico, e per
raggiungere la stessa conclusione abbiamo solo bisogno dell’informazione che
aveva Abramo e non di elucubrazioni teologiche di alcun tipo.
Lei ha certamente potuto
constatare che io non mi ritengo esattamente uno scientista, perlomeno non uno scientista
a occhi chiusi, se ha letto il mio articolo La
scienza manipolata, ma questo non significa che si debba per forza avallare
qualsiasi eresia rispetto al pensiero scientifico dominante, e il pensiero di
Immanuel Velikovsky mi appare in tutta onestà, per quel che ne so, assai poco
credibile con le sue storie di catastrofi cosmiche e di collisioni di mondi avvenute
poche migliaia di anni fa, mi pare un tentativo estremo di conciliare la
complessità della storia geologica del nostro pianeta con la scala ridotta dei
tempi che le assegna la bibbia o almeno la sua interpretazione letterale. Io
forse ho usato troppa enfasi nella mia prima risposta definendo quello di
Velikovsky “un delirio”, avrei dovuto usare un linguaggio più cauto, ma la
sostanza della scarsa credibilità della sua costruzione rimane.
Quendo mi imbattei in
V. nel 1969, la mia preparazione liceale classica mi permise di collegare
scienza, mitologia, storia e letteratura antica in un insieme che si rafforza
sempre di più specialmente dall’avvento di internet. Vedi il sito www.thunderblogs.info per un
aggiornamento continuato. Le ultime scoperte sono quelle del fisico del plasma
Anthony Peratt, che sta identificando geroglifici da tutte le parti del mondo
con figure plasmatiche che nell’era delle catastrofi apparivano in cielo
terrorizzando gli abitanti della Terra.
Veniamo ora all’accusa dello
“storico” D’Entreves citato da Calabrese:
“Il
cristianesimo segna la definitiva proiezione dell’ideale morale fuori e al di
là della via [sic: vorrebbe dire “vita”?] politica”
Questa è proprio buona. Ma la
dottrina cattolica dice altro:
“Quanto
più perfetta è la virtù di un essere, e quanto più in alto è l’essere nella
scala del bene, tanto più si universalizza la sua tendenza al bene, e tanto più
lo cerca e produce in altri esseri distanti da lui. Le cose imperfette,
infatti, tendono solo al bene dell’individuo in quanto tale; quelle perfette,
al bene della specie; quelle ancora più perfette, al bene del genere; Dio, che
è bene assolutamente perfetto, tende al bene dell’essere nella sua totalità.
Per cui non senza ragione si dice che il bene in quanto tale è diffusivo”[5].
Ancora: “Il bene proprio dell’uomo deve
intendersi in maniere diverse. Quello dell’uomo in quanto tale è il bene
razionale, dato che l’uomo come essere è essere razionale. Il bene dell’uomo
come artefice, è il bene dell’arte; e come essere politico, il bene è quello
comune, della città.[6]”
Chi ha dimestichezza con i testi
dell’Aquinate non ha difficoltà a riconoscerlo nei due paragrafi precedenti; la
separazione ventilata dagli “storici” citati da Calabrese è quindi invenzione
loro.
Per dare a D'Entreves
quello che è di D'Entreves e a Calabrese quello che è di Calabrese, comincio
coll'ammettere subito che il refuso è mio: copiando la citazione ho omesso per
errore la “t” di “vita”.
Non sarò certo io a invocare il principio di
autorità, ma quando due storici come D'Entreves e Giorgio Falco, un filosofo
come Massimo Cacciari (e non scordiamo neppure Rousseau, “Il cristianesimo
separa l'uomo dal cittadino) senza alcun rapporto fra loro e in momenti diversi
dicono esattamente la stessa cosa, non mi sembra infondato il sospetto che
qualcosa di vero ci sia, soprattutto Cacciari, perché come si evince dal
contesto dell'intervista, egli, da credente, considera la perdita dell'ethos
antico una sorta di “danno collaterale” nell'ambito di un piano globalmente
salvifico.
Non ho elementi di
giudizio.
Ma al limite, possiamo
anche prescindere dall'opinione di costoro. Le pongo una domanda molto
semplice: qual'è l'ambito della morale?
L’atto umano,
consapevole e consenziente.
“Normalmente” essa riguarda la relazione fra
le persone, il rispetto dovuto al prossimo (non uccidere, non rubare, non
mentire), la solidarietà nei confronti di esso (soccorrere chi è in difficoltà
o in pericolo), l'amore per chi ci è più vicino (essere un buon figlio, un buon
coniuge, un buon genitore), interessarsi della vita della comunità di cui si fa
parte (essere un buon cittadino interessato al bene comune). Ora, se ci pensa
bene, con l'avvento dei monoteismi abramitici questo viene meno.
Non lo vedo proprio.
“Ci si comporta bene” non perché questo
corrisponde al giusto modo di rapportarsi con i nostri simili e al rispetto di
noi stessi, ma unicamente per compiacere il nostro Dio da cui ci si aspetta la
ricompensa ultraterrena.
O per amarlo, nel qual
caso vi è unità tra ricompensa ultraterrena, terrena e solidale con il
prossimo.
Diventa accessorio e quasi
casuale che i comandamenti che ci prescrive la fede in questo Dio vengano a
coincidere con ciò che normalmente chiamiamo “bene”.
I comandamenti non li
prescrive “la fede” ma l’amore: “Se mi amate, obbedite i comandamenti”. Lungi
dall’essere coincidenza “casuale”, i comandamenti sono analoghi alle istruzioni
del manuale da officina per un’auto, ma applicati alla natura umana. Non obbedendoli
ci si danneggia per primi.
Questo Dio potremmo ugualmente ritenere che ci
prescriva la violenza e l'omicidio (le persecuzioni dei pagani, le crociate,
l'inquisizione, i roghi degli eretici), la menzogna (Il falso della Donazione
di Costantino o l'inganno della Donazione di Sutri quando fu falsamente fatto
credere a re Liutprando che quel castello appartenesse alla Chiesa, dando
inizio alla formazione dello stato ecclesiastico, se preferisce non aprire il
discorso sulle molte interpolazioni e censure che si sospetta costellino i
testi evangelici), il furto (a parte Sutri sottratta ai legittimi proprietari,
con il falso della Donazione di Costantino, i nostri antenati furono derubati
del diritto sull' “imperium romanum” che la Chiesa ritenne di poter “traslare”
ai Franchi germani, con conseguenze che si protrassero fino al 1918),
Ognuna di queste
azioni ha una sua causa storica, diversa da ogni altra. Specifico, seppur
brevemente.
·
Se vi furono omicidi nelle persecuzioni anti-pagane l’iniziativa fu dal
basso, non in obbedienza a “prescrizioni”.
·
La prima crociata è del 1099. Gerusalemme era stata occupata dagli islamici
nel 638, quattro secoli e mezzo prima. Come mai tanto ritardo? Gli Arabi si
erano mostrati comprensivi con i pellegrini che si recavano a visitare la città.
Quando arrivarono i Turchi cambiò la musica, e con essa le vessazioni ai
pellegrini, dalla rapina alla crocifissione. Si rispose con le crociate.
·
L’Inquisizione non perseguí eretici o giudei dichiaratisi tali, ma solo se mascherati
da cristiani per diffondere eresie e giudaizzare. Ne ha scritto recentemente
uno storico francese, Jean Dumont. Chi emetteva condanne a morte non era l’Inquisizione
ma lo Stato, per il quale eresia e giudaizzazione segrete erano delitti
capitali.
·
False o vere, le donazioni furono esiziali per la Chiesa, creando quel vero
mostro che fu il Papa Re, e contro cui si scagliavano (giustamente) Arnaldo,
Dante, e molti altri. C’è tutta una storia da scrivere dal punto di vista della
Questione Fondiaria, ancora irrisolta in pieno secolo XXI.
·
I testi evangelici non vennero canonizzati che nel 405, in una lettera di
Papa Innocenzo I al vescovo di Tolosa Exuperius. Per quattro secoli avevano
circolato liberamente insieme a testi apocrifi, gnostici ecc. Fu la ricezione
popolare a far distinguere al papa i testi ispirati da quelli non ispirati, che
detto sia per inciso non sono mai stati proibiti. Ma non sono avallati dal
magistero.
il disprezzo per il prossimo (pensi al
disprezzo che ebrei e islamici riservano ai “goj” e “kafir” visti a livello
subumano, animale, ma lo stesso spirito si ritrovava nel cristianesimo vecchia
maniere che considerava a livello di “bestia” il non battezzato).
Se così fosse stato,
non si sarebbero inviati missionari a giocarsi la pelle per battezzare
“bestie”. Hai una prova, per quanto minima, di questa affermazione?
Considerate le cose sotto
la prospettiva dell'etica, ci si sente quasi inclini a dare ragione a Lorenzoni
e Valli quando considerano il monoteismo abramitico una deviazione patologica.
Ripeto che non ho
elementi di giudizio. Non li ho letti. Se vuoi far pervenir loro questi
commenti, fai pure.
Cristo, non il “cristianesimo”,
irruppe in un mondo ostile sovvertendo gli ordini giudaico e pagano. I messaggi
furono:
·
Lo spaccarsi
del velo del Tempio dall’alto in basso, come
raccontano i Vangeli. Tre secoli e mezzo dopo furono le palle di fuoco
sprigionatesi dalle fondamenta del Tempio, incenerendo i lavoratori che si
accingevano a ricostruirlo su mandato di Giuliano. Questo ce lo racconta
Ammiano Marcellino (pagano e quindi al di sopra di sospetti di parte);
·
L’imposizione
del silenzio agli oracoli. Lo
racconta Plutarco, il quale fu non solo pagano ma anche ierós, cioè addetto ai lavori. Come tale, capì subito che una forza
superiore si era imposta alle voci sprigionantesi dalle profondità della terra.
Chi romanticizza le espressioni culturali pagane, legga i testi degli autori
cristiani dei primi secoli. Nessuno di costoro accusa i pagani di adorare “dèi
falsi e bugiardi”. Il tasto su cui battono è sempre lo stesso: “Il Cristo è più
potente dei vostri demoni.”
In tutta sincerità, lei quanto considera probante (o provata) una casistica
di questo genere? Lo squarcio del velo del tempio. Se questo fosse
avvenuto in coincidenza con la Passione, solo il gran sacerdote Caifa che aveva
accesso al sancta sanctorum avrebbe
potuto riferirne e, data la sua posizione, si sarebbe ben guardato dal farlo.
Quel velo non era un fazzoletto. E uno squarcio è sempre
visibile dai due lati. O no?
Forse le è ignoto che proprio questo
episodio è uno dei più citati da coloro che ritengono inattendibili il
resoconto della Passione e la presunzione di storicità dei vangeli, è probabile
che gli evangelisti o “santi” interpolatori successivi abbiano tratto certe
cose semplicemente dalla loro fantasia. Se le è rimasto ancora abbastanza
valium, legga a questo riguardo Perché
non possiamo dirci cristiani e meno che mai cattolici di Piergiorgio
Oddifreddi.
Che Oddifreddi usi la prima persona plurale sono affari
suoi. Gli posso solo augurare buona compagnia.
Le palle di fuoco . Che Dio antisindacale! Sono sempre i poveri lavoratori
che ci rimettono! Non sarà stato che, data la fama del luogo, che per i Romani
dopo la guerra del 66-70 doveva essere assolutamente sinistra, un banale
incidente sul lavoro sarà stato travisato e ingigantito?
Che interesse avrebbe potuto avere Ammiano (un pagano) a
travisare e ingigantire? Semmai a travisare e sminuire.
Il silenzio degli oracoli . Anche qui, fatta salva la buona fede di
Plutarco come di Ammiano Marcellino, penso che la spiegazione sia molto più
prosaica.
Quello che puoi pensare tu è una cosa,
quello che dicono i testi antichi un’altra.
Gli
antichi traevano responsi dallo stormire delle foglie (le querce di Dodona),
dal volo degli uccelli, dal fegato degli animali. Proprio l'emergere del
cristianesimo può averli indotti a rivedere criticamente questi vaticini e ad
accorgersi che in realtà non c'era alcuna voce che parlava loro, senza magari
rendersi conto che gli oracoli tacevano perché avevano sempre taciuto
(esattamente come noi tendiamo a prendere per buoni fatti miracolosi riferiti
ad esempio dai vangeli, mentre se qualcuno avesse la pretesa che fatti del
genere avvenissero oggi, esigeremmo prove ben più solide).
Ho già fatto menzione di miracoli
contemporanei. Se ne vuoi un altro, analizza il ritratto di N.S. di Guadalupe.
Non andare oltre al materiale su cui questo è “dipinto”: tela di sacco che
invece di marcire sta per compiere 500 anni.
O vuole
persuadermi che da allora le foglie abbiano smesso di stormire al vento, gli
uccelli di volare, gli animali di nascere con il fegato?
La divinazione per mezzo di questi segni è
viva e vegeta anche oggi. Gli oracoli sono un’altra faccenda: Plutarco era un ieròs, cioè addetto ai lavori, e sapeva
di cosa parlava.
Gli Scribi e i Farisei rifiutarono al Cristo il
titolo di Messia perché Cristo aveva rifiutato il regno temporale che gli
offrivano. L’idea era che il Messia dovesse liberare il popolo eletto da Roma,
e condurlo alla guida delle nazioni sotto un potere salomonico a livello
globale.
Gesù non ne volle sapere, indicando per di più
che la nazione giudaica non avrebbe goduto di privilegio alcuno nel suo regno,
e che comunque questo non era “di questo mondo”.
Questa è la storia che ci viene
raccontata dai vangeli, ma abbiamo buoni motivi per sospettare che la verità
sia esattamente opposta.
Tiriamoli fuori, codesti “buoni
motivi.”
Tanto per cominciare, gli scribi e farisei come
classi al potere compromesse con l'occupante romano, cosa avrebbero avuto da
guadagnare da Cristo re dei Giudei? Nulla, e tutto da perdere. E' invece
verosimile, al contrario, che il cristianesimo sia nato come espressione (non
la sola) di quel movimento messianico antiromano che doveva portare alla guerra
giudaica del 66-70, che a posteriori del suo fallimento come rivolta politica
sia stato trasformato nell'attesa di un regno ultraterreno e l'esecuzione del
suo leader (la crocifissione era appunto la pena che i Romani riservavano ai
ribelli) nella gloriosa auto-immolazione di una figura divina per la redenzione
dell'umanità.
Tutto ciò che è vero deve essere
verosimile, ma non tutto ciò che è verosimile deve essere vero. Quod gratis
affirmatur, gratis negatur.
Io le avevo suggerito di procurarsi una buona
scorta di valium. Se ne ha ancora, le consiglierei la lettura a questo riguardo
del saggio di Giancarlo Tranfo La croce
di spine (di cui trova alcuni capitoli anche sul suo sito www.yeshua.it ). Le riporto comunque un piccolo estratto:
“Di fronte all’irreparabile sconfitta, con la complicità
dell’ebraismo ellenistico, prese corpo la riscossa ideologica: quel mondo
perdente, incredulo di fronte al fallimento di una profezia ineluttabile,
guardandosi indietro volle credere (e fece credere) che le promessa vetero
testamentaria era passata senza essere vista, che il Re di Israele era in
realtà il Re del Mondo, che il Regno di Dio non era per la terra ma per il
cielo e che il messia morto era risorto.
In realtà, grazie al felice riciclo, a risorgere
sotto nuove spoglie non fu il messia ma il messianismo che, ora soltanto
finalmente poteva chiamarsi cristianesimo!”
Ripeto che non ingerisco né valium né altre schifezze,
anche aspirina. Che valore probatorio hanno le farneticazioni di Tranfo?
E cominciarono le persecuzioni.
Quella neroniana rimane un enigma. I
cristiani erano così pochi da non giustificare quel bagno di sangue. Chi soffiò
alle orecchie del giovane imperatore la loro presenza, suggerendogli di
depistare su di essi l’ira popolare per l’incendio dell’Urbe appiccato da
Nerone stesso?
“È
possibile stabilire che dietro la persecuzione neroniana dei cristiani vi
fossero stati membri della diaspora
giudaica. Poppea Sabina, moglie dell’ Imperatore, era giudea della diaspora.
Costei riuscì a persuadere l’Imperatore, con l’aiuto del suo cortigiano e
attore favorito, un certo Alityrus, a sterminare i cristiani.[7]”
In senso lato, tutte le persecuzioni da parte dei Romani così tolleranti in
fatto di religione, costituiscono un mistero, almeno finché si rimane fermi
all'interpretazione tradizionale, ma se prendiamo in considerazione l'ipotesi
ventilata da Tranfo, ma non solo da lui (veda anche i lavori di Cascioli e
Donnini), tutto quadra, possiamo pensare che il passaggio dal messianesimo
insurrezionale all'affermazione di un regno “che non è di questo mondo” non sia
avvenuta in una volta sola, e la reazione romana era diretta a quella che
continuò almeno per un certo tempo a essere, e gli stessi continuarono a
percepire come un'opposizione politica al loro dominio.
L’interpretazione tradizionale è che i cristiani erano disposti a morire
per il Cesare, ma non a tributargli onori divini. Lo ripetono centinaia di
fonti. Cosa autorizza i tre autori citati a negare o ri-intepretare quei testi?
Gli storici che si sono dilungati su
queste persecuzioni, che furono con ogni probabilità più blande di quel che si
dice (bastava una dichiarazione di lealtà al potere imperiale, e dopo ogni
persecuzione la Chiesa si trovava con migliaia di “lapsi”, di rinnegati da
riammettere nelle sue file),
Non dopo “ogni” persecuzione. I lapsi (thurificati,
sacrificati, libellatici e traditores)
appaiono per la prima volta con Decio (249-251). I 40 anni di pace dal tempo di
Settimio Severo (m. 211) ne avevano fiaccato la tempra. Non si trattava di
“dichiarazione di lealtà” ma di adorazione
o sacrificio in onore al Cesare. I libellatici
ottenevano il certificato di apostasia senza averla espressa formalmente. I traditores consegnavano le scritture e gli oggetti sacri
alle autorità imperiali.
non ci dicono nulla di quelle molto
più dure dei cristiani a partire dall'editto di Tessalonica (380) fino al IX
secolo. Io le consiglierei di consultare al riguardo La distruzione dei templi di Vlasis Rasias. Il libro non è
reperibile in Italiano in edizione integrale,
ma si dovrebbe trovare un estratto sul sito della Congregazione degli
Ellenici. Altrimenti, glielo posso inviare io.
Sono d’accordo che la persecuzione anti-pagana fu innecessaria e
controproducente, ma bisogna tenere in conto la mentalità dei tempi. La fede
cristiana ha bisogno solo di due cose per estendersi: tempo e libertà. Il paese
dove ciò avviene oggi più marcatamente è la Corea del Sud.
In linea di massima, si ha il diritto di lamentarsi dell'intolleranza
altrui se di è disposti a riconoscere la libertà religiosa come un valore, cosa
che la Chiesa cattolica non fa, non riconosce la libertà religiosa altro
che per se stessa e i propri adepti.
In Complotto contro la Chiesa di
Maurice Pinay, scaricabile dalla Rete, si può leggere dei 200 anni di
tolleranza religiosa verso il giudaismo che portarono alla rovina il regno
Visigoto iberico. Il documento Nostra
Aetate del Concilio Vaticano II riconosce proprio quella libertà, con che
risultati lo stiamo vedendo. Il punto non è la libertà, ma la verità. Senza
quest’ultima, la libertà si trasforma ben presto in tirannia, in una
eterogenesi dei fini mai venuta meno.
Le cito un articolo, un editoriale a firma di Roberto De Mattei apparso sul
sito di “Corrispondenza romana” che è una specie di versione elettronica del
noto “Osservatore”, del 19 luglio di quest'anno. De Mattei cita varie
encicliche di vari pontefici: Mirari Vos di
Gregorio XVI, Sillabo e Quanta cura di Pio IX, Immortale Dei e Libertas di Leone XIII, e la sua conclusione è questa:
g La libertà dell’atto di fede non nasce da un presunto diritto naturale
alla libertà religiosa, ossia da un presunto diritto naturale a credere in
qualsiasi religione, ma si fonda sul fatto che la religione cattolica, l’unica
vera, deve essere abbracciata in piena libertà e senza nessuna costrizione. La
libertà del credente si fonda sulla verità creduta e non sulla
autodeterminazione dell’individuo.
Il cattolico e solo il cattolico ha il diritto naturale a professare e
praticare la sua religione e lo ha perché la sua religione è vera”.
Q.E.D., anche se politicamente superscorretto.
Questa è totale, arrogante intolleranza, che non tiene conto del fatto che
per il credente di qualsiasi fede la sua religione è vera ed è l'unica vera,
La verità la si può ritenere come coerenza, corrispondenza o prassi. Solo la corrispondenza (tra la mente e
l’essere) garantisce coerenza e prassi. Ecco perchè solo la fede cattolica ha
un catechismo.
il vero volto che si cela dietro
l'ipocrisia del dialogo interreligioso, che non può che produrre una
conflittualità permanente o sboccare nel pugno di ferro dell'imposizione
forzata dell'ortodossia (o presunta tale), della persecuzione degli eretici e
dei dissidenti, lo spirito che ha prodotto tutte le atrocità di cui il
cristianesimo, specie cattolico si è macchiato nei secoli, è ancora là intatto.
Parzialmente d’accordo. Un dialogo è possibile se, e solo se, si usano gli
stessi princìpi (ricerca di una comune verità) e lo stesso metodo (logica formale).
Se no, si tratta appunto di pugno di ferro ecc. di cui sopra. Che però la
Chiesa sia stata colpevole di tali imposizioni lo smentisce il trattamento
papale ai giudei romani, che si sentivano protetti a Roma più di quanto se ne
sentissero altrove: lo affermano loro stessi: v. Lazare, Graetz, Roth)
Torniamo alla persecuzione neroniana: è stata certamente motivata dal fatto
che la voce popolare (assai prima dell'imperatore) attribuiva ai cristiani la
responsabilità dell'incendio (probabilmente del tutto fortuito) di Roma.
Nerone, che non si trovava neppure a Roma accorse a dirigere lo spegnimento
delle fiamme, a organizzare i soccorsi, aprì ai cittadini che erano rimasti
senza casa i giardini della domus aurea e pose mano alla ricostruzione. Certo
ci fu chi come il prefetto Tigellino approfittò per comprare a prezzi
stracciati vaste aree andate distrutte, ma certamente lei saprà, la
speculazione edilizia non è una piaga limitata a quei tempi. Fu la voce
popolare assai prima dell'imperatore, a ragione o a torto (probabilmente a
torto) a indicare nei cristiani i responsabili dell'incendio, segno che allora
erano una minoranza ostile allo stato romano e malvista che, come ebbe a dire
Celso, “si segregavano fuori dall'umanità”.
Gli storici cristiani comunque si sono vendicati ricorrendo alla loro arma
preferita, la calunnia, ribaltando la responsabilità sull'imperatore, facendone
la caricatura dell'incendiario, una vergognosa macchietta che è rimasta fin
adesso.
Svetonio e Cassio lo dicono. Nessuno dei due era cristiano.
Io sarei estremamente curioso di sapere da dove le risulta che Poppea ebbe
parte nell'indurre Nerone a perseguitare i cristiani e che fosse ebrea. In
attesa e fino a prova contraria, le spiego perché ritengo non si possa
attribuire credibilità a queste affermazioni. A me sembra che vengano troppo
incontro a un bisogno radicato nell'immaginario cattolico tradizionalista per
rispondere a verità di fatto, quello di una artificiosa reductio ad unum tutte le forme di resistenza e di opposizione alla
ferrea egemonia che il cristianesimo ha avuto sull'Europa fino al XVII secolo,
di interpretarle in forma di congiura mettendo nello stesso sacco cose
estremamente disparate, dall'ebraismo al paganesimo, all'illuminismo, et
cetera...
Ho citato Marschalko, le cui fonti non ho, ma ho consultato Graetz che
dice: “Emperor Nero… was believed in the East to have escaped his murderers and
to have become converted to Judaism.”
Lei arriva a parlare di giudeo-paganesimo, che è un vero nonsenso.
Lapsus calami. Avrei dovuto dire giudaismo & paganesimo.
Sono le origini del cristianesimo
dall'ebraismo che sono evidenti e non possono essere negate, nonostante tutte
le elucubrazioni e le arrampicate sugli specchi dei tradizionalisti cattolici.
Non mi consta che nessuno le abbia mai negate. L’antico aforisma Novum in Vetere latet, Vetus in Novo patet, riferentesi ai due Testamenti, ne
è più che prova.
Il punto storico è che né paganesimo
né fariseismo si sono mai arresi. Lo
studioso serio sa che averli silenziati non volle dire averli eliminati.
Impotenti entrambi fino a quando Cristo venne innalzato, cominciarono a
sferrare il contrattacco a partire dal XIV secolo, in processo che mina la fede
cristiana da allora.
Mi piacerebbe sapere cosa
intende di preciso affermando che il paganesimo non si è mai arreso.
Che le conversioni
affrettate dall’alto in basso, come avvenne per i Franchi, Goti, Russi, ecc.
non furono necessariamente sentite dai sudditi. Pratiche come la magia, la
divinazione, la stregoneria, e chi più ne ha più ne metta, sono sempre rimaste
sotto la superficie, e si ergono sempre più trionfanti con l’indebolimento
della fede cristiana. Una ventina di anni fa lessi in The Economist che solo a Londra operavano 100mila streghe con
licenza commerciale. Nelle università americane odierne esistono più corsi di
astrologia che di astronomia. E poi, gli Umanisti non erano tutti astrologhi? E
non se ne servivano pure i papi?
I pagani, quando non
furono costretti alla cristianizzazione forzata, furono sterminati. Sono
sopravvissute solo una comunità pagana in Islanda e forse qualcosa in Lituania,
tutto il resto è stato spazzato via. Due millenni di violenza e sangue nel
segno della croce.
Proprio tutti non
dovettero essere sterminati: i pagani di Frisia assassinarono San Bonifacio nel
754. Sviatoslav, figlio di Olga e padre di Vladimir, entrambi cristiani, rimase
pagano e distrusse il regno dei Chazari nel X secolo. Aggiungo che spesso, nel
visitare mia madre, mi raccontava storie orripilanti di fattucchiere, streghe e
stregoni in pieno secolo XX.
Le persecuzioni dei cristiani contro i pagani
sono state ben altra cosa di quelle subite dagli stessi a opera di Roma: due
millenni di persecuzioni continue contro due secoli di saltuarie.
Gli editti di
persecuzione non venivano mai abrogati. Stava ai funzionari eseguirli o no.
Oggi esiste il neopaganesimo, la scelta di
persone che si sono rese conto che l'eresia ebraica impostaci con la forza è,
oltre che estranea alle nostre radici più profonde, non conforme ai bisogni
spirituali dell'uomo europeo, ma non c'è una continuità, solo una faticosa
ricerca delle origini.
Auguri di buona
ricerca.
Tutt'altro il discorso
sull'ebraismo, rispettato dall'editto di Tessalonica, e ormai favorito
dall'instaurazione nell'Europa “gentile” di una mentalità che era il riflesso
della loro, e che in definitiva, anche se sarebbe occorso ancora molto tempo,
poneva le lontane premesse per la rivincita di quel mondo semitico che Roma
aveva schiacciato con la distruzione di Cartagine prima ancora di quella di
Gerusalemme.
Non capisco. Cosa vuol
dire “rivincita del mondo semitico”?
Calabrese accusa Costantino di aver
“tradito” lo spirito pagano, permettendo ai cristiani di arrivare al potere.
Dimentica che l’editto di Milano (313) non fermò le persecuzioni (ad Oriente
sotto Licinio i 40 martiri di Sebaste sono del 316), e che la presa di potere
data dall’editto di Tessalonica del 380 ad opera di Teodosio.
Gli storici clericali considerano
quell’editto come “trionfo” del Cristianesimo, senza riflettere su “Il mio
regno non è di questo mondo”. Quella data, infatti, segna l’inizio di una retrogressione della quale siamo oggi
al capolinea. Tre ne furono le conseguenze negative:
·
Sentendosi
protetti dal potere imperiale, i cristiani abbassarono la guardia, perdendo
così il mordente apostolico primitivo; la vita cristiana si rifugiò sempre di
più in ridotti religiosi come conventi e monasteri;
·
Cominciarono
a fioccare le donazioni di terre, imponendo al papa una corona che mai avrebbe
dovuto cingere, e ciò per più di mille anni;[8]
·
Pagani e
giudei, passati da oppressori ad oppressi, cominciarono a marcare il passo
senza mai desistere da una rivincita quando fosse arrivato il momento
opportuno.
Questo, lo ammetterà, non è un discorso nuovo, l'abbiamo già sentito
recitare da altri, ad esempio Vittorio Messori. Quel che c'è di nuovo e anche
di strano, è trovarlo in bocca a qualcuno che sembrerebbe appartenere a
tutt'altra sotto-area del “cristianesimo politico”. Lei forse non si rende
conto di quanto coloro che si richiamano al mito di una probabilmente mai
esistita Chiesa pauperistica delle origini, somiglino specularmente a coloro
che, messi di fronte alla catena di orrori e di mostruosità prodotte
storicamente dal marxismo, credono di cavarsela asserendo che quello applicato
da quei movimenti e quei regimi non era il “vero” pensiero di Marx.
Effettivamente non mi rendo conto. Né capisco.
Ciononostante, si formò una
“Cristianità”. Questa fu un patto
politico durato circa mille anni, dal secolo V al XV, in vigore tra quelle
nazioni che avevano accettato il Vangelo come guida. Il potere regio era
controllato dall’alto dal Decalogo, e dal basso da una fitta rete di
corporazioni con le quali il sovrano doveva negoziare i termini della
tassazione, obbligandosi ad osservare le libertà concrete di cui godevano.[9]
Il primo contrattacco del giudeo-paganesimo
alla Cristianità fu intellettuale, a cominciare dal fascino esercitato dalla
dottrina della doppia verità di Averroé (1126-1198), con la quale venne
adescato perfino Dante.[10] Seguì a ruota William of Ockham (c.1300-1349), il
cui nominalismo riuscì a detronizzare il realismo tomista.[11]
“Giudeo-paganesimo”. Io la
pregherei di smetterla con questo insopportabile ossimoro.
Va bene giudaismo
& paganesimo come proposto supra?
La verità chiara, evidente, che non potete
negare per quanto vi arrampichiate freneticamente sugli specchi, è invece che è
il cristianesimo che nasce sul tronco dell'ebraismo.
Già fatto, supra anche per questo.
La dottrina della doppia verità fu formulata
da Averroè in ambiente islamico, cioè in un ambito ancora più ostile di quello
cristiano alle ricerche intellettuali, mi sorprende che lei non citi
Pomponazzi. In sostanza significava che c'è una verità “di fede” buona per il
popolino, da cui imam e preti ricavano il
loro potere, e che non si vuole contraddire apertamente, e poi c'è la verità
concepibile intellettualmente che per prudenza si afferma riguardi solo i
dotti, poiché si preferisce non andare in cerca di disgrazie. Ma lei cosa
pretende, che gli intellettuali che avevano la disgrazia di vivere sotto il
dominio oppressivo di una fede abramitica si offrissero volontari per il rogo?
“The Jew Pomponazzo”
come lo chiama Bernard Lazare, fu averroista, come lo furono tanti, adescati
dalla possibilità di fare una doppia vita. Non così Tommaso d’Aquino. Ma per
seguire Tommaso bisogna essere innamorati della verità, il che ancora oggi è
impresa improba.
Io trovo molto
interessante il fatto che la dottrina della doppia verità sia oggi
sostanzialmente rinata come dottrina “dei magisteri non sovrapponibili” da
parte della Chiesa o di quel che resta del pensiero cristiano. Quello che una
volta era un paravento contro le ingerenze ecclesiastiche nell'attività
intellettuale, è diventato oggi uno scudo di cartapesta dietro il quale il
pensiero cristiano morente cerca di difendersi dalle smentite della scienza.
Come, prima mi
attacchi la scienza come sentina di menzogne e ora la difendi come paladina
anti-cattolica? Un “pensiero morente” non ha bisogno di difendersi da qualcosa
di già morto. Ma suppongo che ti riferisca
all’evoluzione. Qui il discorso è un altro, giacchè quella frode da XIX secolo
deve difendersi dai principi di ossido-riduzione, non da quelli religiosi.
Presero la palla al balzo gli
Umanisti, ognuno addestrato dal suo bravo rabbino che ti erudiva il pupo nei
misteri della Cabbala e chissà che altro, scalzando naturalmente le fondamenta
intellettuali cristiane, e giustificando la doppia vita che costoro
desideravano fare.
Ma mi faccia il piacere!
Con l'umanesimo, dopo un millennio ininterrotto di predominio culturale
ecclesiastico, si ricomincia a pensare criticamente e a guardarsi intorno con
meno ingenuità, ed allora ci si accorge di tante cose che ovviamente non fanno
comodo alla Chiesa, ad esempio che la Donazione di Costantino è un falso, e lei
vuole ridurre ciò a una congiura ebraico-rabbinica!
Cito da Bernard Lazare (1865-1903): “The Humanists were its promoters. Everything turned them away from
Catholicism. The Greeks of Constantinople, fleeing from the Turks, had brought
to them the treasures of the ancient literatures. By discovering a new world
Columbus was to open for them unknown horizons. They were finding new reasons
for combating scholasticism, that old servant-maid of the Church. The humanists
were becoming sceptics and pagans in Italy, but in Germany the emancipating
movement which they helped to bring about was becoming more religious. To beat
the scholastics the humanists of the empire became theologians, and went to the very sources in order to arm
themselves better; they learned Hebrew, not as Pico di Mirandola and the
Italians had done, in the way of a dilettante or out of love for knowledge, but
in order to find therein arguments against their opponents.
During these years which ushered in the Reformation, the Jew turned educator, and taught the
scholars Hebrew; he initiated them into
the mysteries of the kabbala after having opened to them the doors of
Arabic philosophy.” Il neretto è mio.
Il secondo contrattacco venne
sferrato alle volontà, con cinque pugnalate inferte alle spalle della
Cristianità da:
Machiavelli (1469-1527), che separò la vita politica
dalla morale.
Lei sta accostando
arbitrariamente personaggi e fenomeni storici molto disomogenei. Machiavelli è
stato calunniato dagli ambienti ecclesiastici in misura paragonabile solo a
Nietzsche. Machiavelli separò la morale dalla politica, ma lo fece in nome di
un'etica superiore.
Bel posto dove ci ha
portato questa “etica superiore”. I commenti sono superflui.
Se lei o chiunque altro avesse vissuto le
disgrazie riversatesi sull'Italia con le invasioni straniere a partire dal
1494, cosa avrebbe potuto volere, teorizzare, propagandare se non un
“Principe”, un uomo forte che con qualsiasi mezzo e senza guardare per il
sottile ponesse fine al caos e alla debolezza dell'Italia? Certo, nel fare
questo, Machiavelli dovette rendersi conto dell'effetto paralizzante della
morale cristiana, e la Chiesa non gliel'ha mai perdonato.
Gradirei esempi
storici invece di generalità inconcludenti.
Io dico che qui si vede la profonda vigliaccheria
cattolica. E' facile prendersela con un intellettuale isolato, con chi non ha
alcun potere: Machiavelli, Nietzsche, perfino Manzoni, mentre con chi ha
potere, ha forza, è osannato da milioni di uomini, si china la testa.
Ecco perchè i papi
Silverio e Martino I morirono a mano di Teodora e Costanzo II di Bisanzio
rispettivamente, Pio VI a quella di Napoleone, e perchè Pio VII, dopo essere
stato eletto a Venezia dato che Roma era sotto occupazione francese, diede
asilo e protezione a Madame Mère, la madre del Corso che moriva a Sant’Elena.
Vogliamo aggiungerci la Mit brennender
Sorge di Pio XI?
Lo sa che la Chiesa ha
messo all'indice persino i Promessi sposi
ma non le opere di Marx? E' questa “la morale” cattolica: forti e arroganti coi
deboli, deboli e servili coi forti!
Neanche Mein Kampf venne messo all’Indice,
mentre Le Cinque Piaghe di Rosmini
sì. Ma non si tratta di “morale”: si tratta di prudenza, la stessa che sconsigliò di
condannare la Commedia per non divulgarne
il contenuto eretico occulto. Per sbugiardare Marx non c’è bisogno de “la
Chiesa”. Basta Gesell.
Lutero (1483-1546) che ne spaccò in due l’unità
religiosa. Si noti che la rivolta era cominciata cinque anni prima
dell’affissione delle 95 tesi alla porta della cattedrale di Wittenberg. Fu la
controversia tra il giudaizzante Reuchlin e il giudeo convertito Pfefferkorn.
Il Vaticano (!) sostenne il primo e osteggiò il secondo.
Questa non gliela posso
proprio passare. Martin Lutero era un cristiano fanatico che reagiva, oltre che
alla corruzione della Chiesa, a quei fermenti innovativi che l'umanesimo aveva
introdotto nel mondo latino-mediterraneo con ostilità anche maggiore della sua.
Lutero si era fatto
agostiniano per sfuggire alla giustizia, non per vocazione. Aveva ucciso in
duello un altro studente universitario. Altro che “cristiano fanatico”!
Se lei va a verificare cosa sono ancora oggi i
protestanti, noterà che spesso sono dei cristiani intransigenti che si nutrono letteralmente di versetti
biblici; da questo lato, sono peggio dei cattolici che hanno perlopiù credenze
religiose molto superficiali, poiché con il Concilio di Trento la fede in una
dottrina è stata sostituita dall'ossequio a un'istituzione, la Chiesa
cattolica, che formula dogmi che essi sono tenuti a credere senza nemmeno
comprendere.
Che molti cattolici
abbiano credenze superficiali non lo nego. Per quello che riguarda Trento ti
pregherei di documentarti. Non ci si mettono 18 anni a escogitare “ossequi a
una istituzione”.
La riforma protestante è stata una frattura
tutta interna al cristianesimo che ha dato il via a una guerra civile europea
durata quasi un secolo e mezzo e culminata nella feroce guerra dei Trent'Anni.
Solo dopo di essa, dopo gli orrori del conflitto fra le due varianti di
cristianesimo, nasce nel XVIII secolo il movimento illuminista e si sente
l'esigenza di limitare l'ingerenza della “religione” nella vita civile.
Cito ancora una volta: “We undoubtedly
had a sizable finger in the Lutheran Rebellion, and it is simply a fact
that we were the prime movers in the bourgeois democratic revolutions of the
century before the last, both in France and America… The Reformation was not designed
in malice purely. It squared us with an ancient enemy and restored
our Bible to its place of honor in Christendom”. Marcus Eli Ravage (1884-1965) The Century Magazine, January
1928 Volume 115, N. 3 pp. 346-350. Neretto mio.
Che la motivazione di fondo della cosiddetta Riforma fosse la Questione
Fondiaria, si legge in The History of the
Reformation in England and Ireland di William Cobbett (1763-1835).
In linea di massima, si
può dire che esistono due varianti di fanatismo nell'ambito di una fede di tipo
abramitico, quella integralista che pretende la conservazione di tutte le
elaborazioni successive alla “rivelazione” originaria; in ambito cristiano la
dogmatica cattolica, in ambito islamico la Sunna, e quella fondamentalista che
vuole risalire ai “fondamenti” senza ulteriori aggiunte. E' il tipo di frattura
che non sembra possibile non si riproponga prima o dopo in ambito abramitico.
Un cattolico o un mussulmano sunnita possono essere integralisti ma non
fondamentalisti. Per un protestante o un mussulmano sciita vale, come è
prevedibile, il contrario. Io non conosco il mondo ebraico-rabbinico, ma non mi
stupirei troppo se venissi a sapere che anche in ambito ebraico vi sono
contrapposizioni dello stesso genere.
Vi sono, ma sorvolo.
Faccio solo notare che la Sciia sta alla Sunna come il protestantesimo al
cattolicesimo: entrambi devono l’esistenza al giudaismo. Ma siccome l’Islam non
ha Inquisizione (la verità è irrilevante) i Donmeh, equivalente islamici dei
Marranos, riescono a nascondersi più facilmente. Gli organizzatori del
genocidio armeno del 1915, per esempio, furono i Donmeh Talaat, Enver e Djemal.
Bodin (1530-1596) che si inventò “lo “Stato” che
tanto ce la sta dando addosso oggi, con la sua brava “sovranità”, non facendo
altro che diminuire, progressivamente e inesorabilmente, le libertà comunitarie
e personali.
Grozio (1583-1645) fu l’autore del giuspositivismo,
che oggi fa strame della virtù della giustizia.
Hobbes (1588-1679) fu l’inventore del cosiddetto
“contratto sociale”, primo passo verso la perdita di solidarietà.
Chi legge Gesell (1862-1930)[12] ma ancora di più William Cobbett[13] è in grado di capire i veri termini delle
carneficine che culminarono con la Pace di Westphalia, l’ultimo passo indietro
dalla Cristianità verso quell’ibrido conosciuto come “Europa”, zeppa oggi di
conglomerati umani che non promettono niente di buono. Solo le Spagne rimasero
come “Christianitas minor”, per soccombere ai primi del XIX secolo.
Le eresie dei primi mille anni ebbero
un’origine giudaica comune[14], ma a partire dal secolo X ecco un nuovo
fenomeno: le società segrete, il cui Marranesimo rese necessaria l’inquisizione
volta, come dice la parola stessa, ad inquisire, cioè interrogare per sapere
chi realmente si nascondesse dietro la maschera del “cattolico praticante”. Costoro
non andavano tanto per il sottile: Il delegato papale Pedro de Castelnau,
inviato da Papa Innocenzo III a indagare i Catari di Albi, venne assassinato
all’arrivo. Quattro anni dopo i mille cavalieri di Simon de Montfort
sgominavano una forza cento volte maggiore, anche se male organizzata, a Muret,
così salvando l’unità cristiana, o meglio rimandandone la distruzione di
qualche secolo.
Abolita l’inquisizione nel 1820 o
giù di lì, è impossibile sapere, da allora, quando un prete o vescovo comincia
a sparare eresie, se si tratta di uno sprovveduto, di un ignorante o di un
Marrano. Detto altrimenti, senza l’inquisizione ci saremmo trovati nel
disordine odierno non oggi ma tre secoli fa.
Glielo dico con
franchezza: io al suo posto ci sarei andato molto più cauto.
Perchè? Vada cauto chi
ha paura della verità.
La crociata contro gli Albigesi, che distrusse
oltre all'eresia catara la civiltà provenzale, è una delle grandi vergogne
della Chiesa medievale.
La cosiddetta
“civiltà” provenzale Graetz la commenta così: “Gli Albigesi della Francia
meridionale, bollati come eretici, e che erano i più risoluti opponenti del
papato, si erano imbevuti di quella ostilità dal tratto con Giudei istruiti.”
(III, 501).
Quanto al fatto che il fattore numerico fosse
a svantaggio degli aggressori, dovrebbe sapere che nell'epoca delle armi
bianche, questo non significava poi molto, se da una parte c'erano cavalieri
calzati di ferro, perfettamente armati, addestrati al combattimento e
dall'altra contadini non armati e non addestrati. La crociata contro gli
Albigesi è stata un susseguirsi di orrori, con la popolazione di interi
villaggi bruciata sul rogo, lattanti compresi.
Non nego le atrocità,
ma se Castelnau non fosse stato assassinato non vi sarebbe stata ragione di far
uso di violenza. Ma si sa, la storia non è fatta di se e di ma…
Io poi mi immagino quanto
sarebbero stati felici di sapere Galileo Galilei, Giordano Bruno, Cesare
Vanini, Menocchio e tutte le altre vittime illustri e anonime
dell'inquisizione, di sapere che questo ferreo e mortifero bavaglio ha
preservato l'ordine per tre secoli, e come mai lei non si chiede se valeva il
prezzo di preservare un ordine che si fondava sulla negazione del diritto di
pensare?
L’Inquisizione non
“preservò l’ordine” per tre secoli: impedì che il disordine dilagasse, il che
non è la stessa cosa. L’ordine avrebbe solo potuto preservarlo una Chiesa unita
intellettualmente, moralmente e affettivamente, ma così non fu. Lo si legge in Le Cinque Piaghe della Chiesa di Antonio
Rosmini.
L’ultimo contrattacco venne sferrato
alle istituzioni, a cominciare dalle corporazioni. Non fu facile disfarsene: ci
vollero due secoli e mezzo, a cominciare da Enrico VIII Tudor di Inghilterra e
Francesco I Angoulême di Francia. Costoro si fecero convincere dal potere
finanziario che le corporazioni fossero un ostacolo al potere regio. Era vero.
Non notarono però, i due sprovveduti sovrani, che queste assolvevano anche un
ruolo di sostegno di base per la monarchia, e che spazzate via quelle sarebbe stata
solo questione di tempo prima che venisse scalzato un sovrano dopo l’altro, il
che puntualmente avvenne dalla decapitazione di Carlo I d’Inghilterra
all’ecatombe di monarchie dalla fine della Seconda Guerra (1945) in poi.
Contrattacco,
contrattacco. Già, perché dietro tutto questo c'era sempre la mano cospirativa
del risorgente paganesimo: morti che uscivano dalle tombe in combutta con
qualche migliaio di poveri pescatori islandesi. Non è che questa ricostruzione
storica sia, oltre che distorta, leggermente paranoica?
Non ci sarei arrivato
20 anni fa, forse neanche dieci. Ma chi cerca trova. Gli epiteti mi lasciano
del tutto indifferente.
Dal 1789 si assiste allo
smantellamento sistematico di tutte le istituzioni di ispirazione cristiana.
Sarebbe troppo lungo anche l’elencarle. Tirando però le somme ai primi del
terzo millennio, cosa si osserva?
Si osserva che un vuoto spirituale
non si dà. Espulso il Cristo dalla vita pubblica, da quella istituzionale, e da
quella privata, avviene una progressiva paganizzazione della Cristianità, nella
quale gli spiriti maligni scorrazzano in vuoti sempre più ampi, farneticando
per bocca di politicastri più o meno insatanassati, di clero miscredente, di
femminismo come surrogato della femminilità, di compiute mattanze rituali,
clonazioni contro natura, e scatenando guerre su guerre, per non parlare del
disordine economico che ci attanaglia. Alla faccia de “spirito pagano
dell'Europa antica”.
Gli elementi visibili della
Cristianità vanno perdendo terreno su tutti i campi, come ben osserva Calabrese
e i suoi storici. La veste talare sparita dai luoghi pubblici, l’economia
fondata sul potere dell’usura invece che sul giusto prezzo e qualità delle
prestazioni, il Vaticano inguaiato come non mai, la giustizia sparita dall’assetto
giuridico, la menzogna assurta a “conquista sociale” (v. divorzio, aborto et
al.) e un lungo eccetera di aberrazioni che conducono la società un tempo
cristiana verso un baratro dal quale sembra non si esca più.
E la Chiesa? Come definita poc’anzi,
il gregge con il Cristo a capo procede imperterrito, ancora marciando per le
nazioni del mondo nonostante il tributo di sangue elargito per tutto il secolo
scorso, dai massacri del 1900 in Cina a quelli contemporanei nel Medio Oriente
ancora in corso. I battezzati che rimangono fedeli non si fanno illusioni su
“salvatori” di fortuna. Essi sanno che tutto quel che li circonda è fatto di
apparenze, e che tocca oggi loro di ripetere la passione del Cristo prima di
ripeterne la resurrezione. Continuano a credere, in attesa della Parousia o
Seconda Venuta. Fola? Se sì, non avranno perduto molto. Se no, rideranno per
ultimi al Dies Irae.
Questo un riassunto della storia
degli ultimi 2000 anni in chiave fideo-realista.
In chiave fideistica
certamente, è sul realismo che oso avanzare dubbi, ma non credo sia necessario
ripetere le osservazioni che le ho fatto nelle pagine precedenti. Comunque
auguri, ho idea che l'attesa della parusia sarà ancora lunga.
Non est diu quod habet extremum, diceva Agostino. Tutto quello che
ha una fine non dura a lungo.
È ora possibile rispondere ad altre
osservazioni di Calabrese in “Ereticamente”:
“Uomo
indoeuropeo e uomo semita, in ultima analisi, due atteggiamenti verso la vita,
due modi di essere fra i quali non è possibile alcuna mediazione.”
E il sino-tibetano, il turchico, il negroide,
dove li mettiamo? Non è possibile alcuna mediazione per loro? Mediazione di
chi? L’analisi a-cristica di Calabrese porta alla disperazione. Ma il Mediatore
c’è, e ben lo sanno quei saggi di tutte le estrazioni etniche che hanno
acquistato libertà interiore sottomettendovisi.
Mi scusi, ma questa è una boutade o
un'osservazione seria? Chiaramente, uomo europeo e uomo semitico sono i due
tipi umani che si sono confrontati attraverso le due sponde del Mediterraneo.
Sino-tibetani, negroidi e via dicendo non hanno cominciato a entrare nel nostro
orizzonte antropologico che in tempi molto recenti, e la Chiesa, sebbene non ne
sia la principale responsabile, fa sporcamente la sua parte per incanalarci
verso un mondo sempre più meticciato e imbastardito.
Chiaramente ma riduttivamente. Spulciamo alcuni episodi
di storia che la “squola” Gramsciana non ritiene opportuno investigare.
- L’eunuco etiope di Atti 8 e “Simone chiamato
Negro” di Atti 13 non sembrano proprio rientrare nelle due categorie semitico-europea.
- Il primo stato cristiano fu Edessa, in Siria,
nel 205. Seconda città più bella della Cristianità dopo Costantinopoli,
venne rasa al suolo dai Turchi, nel 1144-1147, per cercarvi tesori nascosti.
Se ne vedono le rovine oggi ad Urfa, nella Turchia sud-orientale.
- Il secondo fu l’Armenia, 305, quando si era
appena dimesso Diocleziano in Occidente. Il suo ultimo re morì a Parigi
nel 1393, mentre il regno veniva invaso dalle orde di Tamerlano.
- Frumenzio, un laico egiziano, portò la
Buona Nuova in Etiopia in un’avventura del tutto simile a quella del quasi
contemporaneo San Patrizio in l’Irlanda. Mi hanno detto che c’è una chiesa
a Roma dedicata a lui, ma non l’ho mai visitata.
- Tra i 107 imperatori che sedettero sul
trono di Bisanzio ve ne furono Arabi, Slavi, Armeni, Frigi ecc. per non
nominare le imperatrici, tra le quali vi fu anche una Circassa. E non
erano sempre nobildonne, v. Teodora moglie di Giustiniano.
- Un laico siro, Ruben, cinesizzato in
O-lo-pen, evangelizzò in Cina nel 637.
- I confini della Cristianità per tutto il
medioevo furono Etiopia, Egitto, Siria, Bisanzio e Armenia, in un
miscuglio di popoli che nulla avevano a che vedere con i due tipi (o
stereotipi) Europeo-Semita.
- Quando i Mongoli si ritirarono dalle sponde
dell’Adriatico, il papa li fece seguire da missionari, che riuscirono a
convertirne circa 5mila. Il primo arcivescovo di Pechino fu Giovanni da
Montecorvino, francescano, nel 1308.
- Kublai Khan inviò una richiesta alla Santa
Sede di 200 studiosi per introdurre la Paideia cristiana, le sette arti
liberali, in Cina. Ma il lungo ritardo ribaltò la situazione e i Mongoli si
convertirono finalmente all’Islam. La Cina, riconquistata dai Ming nel
1361, dovette aspettare i Gesuiti di Ricci per risentire il messaggio
cristiano.
- Le “mezzalunate” di Tamerlano, che lasciava
dietro di sè piramidi di teschi, distrussero la maggioranza delle comunità
cristiane dell’Asia centrale, non ultima quella del Prete Giovanni, della
quale esiste una corrispondenza con papa Alessandro III.
- A Nicopoli (1396) Tamerlano distrusse un
esercito cristiano, imponendo “Islam o morte” agli sconfitti. Lo stesso
fece lo Shah di Persia Abbas con la regina Ketevan di Kartli (Georgia). Andata
a cercarvi protezione, le fece mettere carboni ardenti attorno alla testa.
Questo avveniva nel 1624, mentre Cartesio scriveva di geometria analitica.
- Come contropartita, a Costantinopoli
c’erano due moschee per i prigioneri di guerra islamici. Quando Niceforo
Phocas vi portò prigioniero l’emiro difensore di Creta Kurupas in trionfo,
dopo averlo umiliato ritualmente gli fece assegnare proprietà in
dotazione, lasciandolo a piede libero, ma dentro i confini della città.
L’idea era di convertire i nemici con le buone. Kurupas non si convertì, i
figli sì. Ma si sa, i cattivoni sono solo i crociati; gli islamici sono
campioni di “magnanimità” e “lungimiranza” anche se per dirlo bisogna
tacerne certe gesta.
- Esistono ancora rimanenze di quella Drang
Nach Osten cristiana, di rito Siromalabar e Siromalankar in India.
- Per quello che riguarda l’Africa, l’alto
Nilo (Nubia) fu sede di tre regni cristiani fino al 1504, quando venne
installato il primo sovrano islamico alla morte dell’ultimo sovrano
cristiano. Più di 400 chiese ne costellavano le sponde, fino alla loro
sommersione dalle acque della diga Nasser negli anni 1960-70.
- Affonso Nzinga Nkuvu (1491-1543), sovrano
del Kongo (oggi Angola settentrionale), è stilato “Carlomagno d’Africa”
per il tentativo di cristianizzare il suo popolo. Sua sorella aprì una
scuola per ragazze nel 1508. Il re capì che c’era bisogno di vescovi per portare
avanti l’intrapresa, ma suo figlio Henrique morì poco dopo l’ordinazione
vescovile (ancora detiene il primato come vescovo più giovane). I suoi
successori tentarono per più di un secolo di ottenere vescovi da Roma. Un
inviato speciale, dopo due anni di viaggio, arrivò così male in arnese che
il papa gli assegnò il suo medico personale. Non vi fu niente da fare.
Quell’africano del secolo XVII è sepolto a Santa Maria Maggiore.
- Quella seconda evangelizzazione del
continente africano venne bloccata dal Marrano Pombal e dalla politica
anticlericale portoghese che ne seguì. Solo con Salazar si poterono
riaprire le missioni. Si dica lo stesso dei Francesi: misero tanti bastoni
fra le ruote dei missionari che ancora oggi i cristiani di Mozambique sono
in grande minoranza.
- Nell’America coloniale, un prete cattolico
correva il rischio di fare la fine di un animale selvatico se sorpreso a
più di cinque miglia da un abitato. Nel 1741 un uomo venne impiccato a New
York sotto accusa di essere prete cattolico, la qual cosa non negò né
smentì.
- In Brasile Pombal chiuse tutte le missioni,
come in Africa.
“Quindi
il colpo di genio di qualcuno, forse Saul (Paolo) di Tarso, che ha trasformato
il messia della rivolta fallita in un redentore universale e il supplizio sulla
croce in una gloriosa auto-immolazione per la salvezza dell'umanità.”
Questa la lessi per la prima volta
in The Jews God and History di Max I.
Dimont, trovato in una libreria di seconda mano negli anni 70. Non ci volle
molto per farla risalire a una calunnia di conio giudaico che non ha mai
perdonato la conversione di Saulo di Tarso in Paolo apostolo di Gesù.
“E daje”, avrebbe detto
Alberto Sordi. Ci risiamo col conio giudaico. Vuole mettersi in testa quella
che è semplicemente un'evidenza storica, che è il cristianesimo, e non certo le
religioni pagane native dell'Europa a derivare dall'ebraismo?
Non mi sono spiegato.
Max I. Dimont, giudeo, non fa che ripetere i sostenitori della tesi Paolo=vero
fondatore del cristianesimo. Non volevo dire di più.
“Questo
spiegherebbe molte cose, a cominciare dal fatto che il cristianesimo e il mondo
romano si confrontarono da subito come nemici mortali.”
Se così fosse stato, i 6600 legionari della
Tebana si sarebbero rifiutati di rischiare la vita per il Cesare Massimino.
Invece l’andarono a rischiare, dall’alto Egitto fino in Gallia. Fu il Cesare
prima a decimarli (due volte) e poi annientarli per essersi rifiutati di dare
onori divini allo stesso Cesare per cui erano disposti a dare la vita sul campo
di battaglia. L’inimicizia non fu reciproca, ma unidirezionale.
No, se mi permette, io questo glielo contesto
assolutamente. Non conosco la storia della Legione Tebana, anche se so che
queste storie scritte con intenti agiografici difficilmente possono essere
prese sul serio (che razza di deficiente doveva essere un comandante che fa
sterminare i suoi uomini migliori),
Quel deficiente si chiamò Mauritius (cioè moro, dalla
pelle scura). St Moritz in Svizzera ne porta il nome. Venne ucciso dopo la
seconda decimazione (uccisione di un uomo ogni dieci) per non volere rinnegare Gesù
Cristo. I fatti storici non si “contestano”: si controllano.
ma il punto
non è questo, e la riprova migliore del fatto che l'ostilità fu reciproca e per
nulla unidirezionale, è data dal fatto che appena preso il potere Costantino si
diede subito da fare per demolire lo stato romano, spostò in Oriente la “sua”
capitale, Costantinopoli e cominciò a erigere una realtà diversa e più
ristretta, “bizantina”, per dare vita alla quale l'Occidente diventava soltanto
un magazzino di risorse da saccheggiare con una fiscalità spietata.
Non c’era rimasto niente da demolire a Roma.
“La ‘Urbs’ era stata
abbandonata molto tempo prima di Costantino. La folla di un milione e mezzo di
fannulloni era diventata insopportabile. Per secoli si erano nutriti quasi
esclusivamente di politica. Gli imperatori romani (i migliori tra loro, e
quindi i più abili) preferivano quindi di vivere altrove: Milano, Nicomedia,
Treviri, o York.”[15]
La scelta di Bisanzio fu dovuta a considerazioni
strategiche, come i 1000 anni che seguirono avrebbero dimostrato.
“La
secolarizzazione totale che viviamo [è] figlia della sovversione originaria
operata dal Cristianesimo” […] Non è un concetto nuovo, è a un dipresso la tesi
che i pensatori di indirizzo tradizionalista non cattolico, a cominciare da
Julius Evola, avrebbero sempre sostenuto, ma di cui è possibile trovare qualche
anticipazione anche in Nietzsche.”
Proprio così. E chi sono “i tradizionalisti non
cattolici”? I nostalgici del paganesimo, del quale si fanno in quattro per
esaltarne le imprese intellettuali, passando sotto silenzio la schiavitù,
l’infanticidio, il cannibalismo, l’omicidio rituale, la pedofilia e tanti
eccetera che ritornano oggi più o meno trionfalmente. E li addebitano al
“cristianesimo”!
Ovviamente i tradizionalisti non cattolici (forse
la terminologia è un po' infelice) sono i seguaci di Evola e Guenon, e negli
ambienti “nostri” ce ne sono forse più di quanto lei pensi. Penso che per un
cattolico possano essere irritanti, ma forse fare finta che non esistano non è
la politica migliore. Quanto al resto della sua affermazione, l'omicidio
rituale esisteva presso i druidi, e Roma fece di tutto per abolirlo.
Un cattolico non ha di che irritarsi, può al più
compatire. L’omicidio rituale è vivo e vegeto, druidi o no. Proprio ieri ho
sentito la storia di una ragazza fatta a pezzi e di una “amica” venuta dagli
USA a prenderli per portarli chissà dove. I paesani inferociti sono andati a
casa della fattucchiera e l’hanno prima rasa a suolo e poi scalzata dalle
fondamenta.
La schiavitù è del tutto falso che sia stata
abolita all'avvento del cristianesimo, ma continuò per tutto il medioevo e
l'età moderna, nei cristianissimi Stati Uniti è stata abolita solo dopo la
guerra di secessione del 1865.
Aver affermato che il paganesimo pratica la
schiavitù non equivale ad affermare che il cristianesimo l’abbia abolita (v.
Lettera a Filemone). Per informazione, chi gestì la schiavitù americana da
Colombo alla guerra di Secessione furono Marranos portoghesi al 100%. Se ti
interessa ti mando un allegato. I Monsanto commerciavano in schiavi 200 anni
fa, e Garibaldi 150, per ammissione sua propria. Per non dire che oggi questa
istituzione è viva e vegeta, per esempio con il lavoro coatto imposto dall IVA
agli operatori economici.
L'infanticidio, mi dica un po' cosa hanno
fatto per secoli le monache tutte le volte che sono rimaste incinte?
Una storia circolava 50 anni fa: il cardinale
protettore di un istituto di suore venne chiamato d’urgenza dalla Madre Superiora.
Una suora era rimasta incinta. “Che facciamo? Che facciamo?” ripeteva la Madre,
disperata. E il cardinale: “Calma, Madre. Se è maschietto lo chiamiamo
Giuseppe, e se femminuccia, Giuseppina.” Di infanticidio non si parlò.
Quanto alla pedofilia, per decenza, lasciamo
perdere!
Il benemerito Robert Baden Powell, fondatore dei
Boy Scouts, al ritorno dalla campagna Ashanti, Africa Occidentale, (1896) si
fece portare due giovani soldati irlandesi, che prima sodomizzò e poi freddò
con due colpi alla nuca. La Regina Vittoria lo fece radiare dall’esercito, dopo
di che si diede al proselitismo “scout” fino alla morte. È sepolto proprio qui
in Kenya. Kitchener era un altro di
costoro. Se ne avessi il tempo, mi piacerebbe visitare le tombe di preti
pedofili, per fare una statistica di quante hanno il simbolo della croce e
quante no.
“ Negli ultimi settant'anni la Chiesa ha creduto che il
Nemico fosse il Comunismo. Non era sbagliato; il Comunismo ha scatenato, ha
portato alle ultime conseguenze la volontà di potenza europea. Il Comunismo
affermava: l'uomo si salva da sé, armato di economia e di estetica. La Chiesa,
giustamente, l'ha sentito come una sfida mortale. Oggi che il Comunismo è
caduto, però, contro la Chiesa si rizza il Nemico vero, il Nemico finale: un sistema
estetico-economico totalmente secolarizzato” (...).
Il comunismo non è affatto “caduto”. È passato,
come un testimone, dai criminali sionisti del Cremlino a quelli della Casa
Bianca. Il comunismo fa da specchietto per allodole per adescare le masse. La
massoneria fa da specchione per adescare le classi alte. Entrambi creazioni di
Sion. E non ci si sorprenda che in entrambi militino elementi del clero, tanto
alto che basso.
“Per
sradicare il Giappone dal proprio sacro nomos, non ci volle nulla di meno che
l'olocausto nucleare.”
Guarda caso centrando la Cattedrale di Nagasaki durante la Messa. O
portandosi dietro le cineprese di Hollywood per riprendere in diretta la
distruzione di Montecassino…
“Migliaia
di tonnellate di bombe furono necessarie per stroncare Fascismo e Nazismo,
"forme di neopaganesimo che cercavano di ricollegare la società a un
Ethos".
Già. E perchè si continuò a bombardare a
fascismo “stroncato”? Per esempio a Gorla, Milano nel 1944? O le due bombe
sganciate su Vicenza nel 1952? E dove mettiamo le stragi del biennio 1945-47,
con le loro 300mila vittime, fascisti e non, tra i quali 160 preti?
Qui lei sfonda una porta aperta, le atrocità
compiute per imporre “la democrazia” sono un capitolo ancora oggi assai poco
conosciuto (non a caso) della nostra storia, e se la gente le conoscesse come
sarebbe giusto, si ribellerebbe ai “liberatori” che la fanno da padroni in casa
nostra da sessant'anni. Le faccio notare però che la Chiesa, coerentemente con
la sua eterna politica di “puttaneggiar coi regi” tenne costantemente il piede
in due staffe, pronta a saltare sul carro del vincitore chiunque fosse stato.
Dalla lotta per le investiture non si direbbe
proprio. L’istituto del cardinalato fu un colpo di stato di Nicola II contro
Enrico IV, nella minorità di costui. Quella politica non fu proprio così
“eterna”.
Uno dei
prelati più aspramente antifascisti fu il cardinale Roncalli, che infatti fu
premiato col soglio pontificio dopo la morte di Pio XII, “il papa buono”, a cui
si cercò di accreditare un'immagine del tutto falsa di uomo semplice e
bonaccione, alieno dalla politica e dalle manovre sottobanco della Curia.
D’accordo.
“Da una
parte la Chiesa e l'Islam, e dall'altra una "etica" laicista sempre
più occasionale, e nello stesso tempo sempre più radicalmente universale, nella
sua pretesa di essere l'unica valida”
Si dica “talmudista” invece di “laicista” e
Cacciari avrà azzeccato.
“E in
questa prospettiva anche l'alleanza con l'islam proposta da Cacciari diventa
oltremodo sospetta. L'ho detto e ripetuto più di una volta: le nazioni
islamiche che si oppongono al predominio mondiale giudeoamericano, a cominciare
dall'Iran, meritano tutta la nostra considerazione e il nostro appoggio”.
Evidentemente Cacciari non ha mai sentito
nominare i “donmeh”, criptogiudei falsamente convertiti all’Islam, dove non c’è
inquisizione dato che della verità non importa a costoro un fico secco. E si
chieda: quanti “donmeh” ci saranno tra gli “extracomunitari” ben pasciuti che
circolano in Italia senza bisogno di lavorare?
“si è
allentata la morsa del predominio ideologico cristiano-clericale, sono spariti
l'inquisizione e i roghi degli eretici, si sono create possibilità che fino
allora non esistevano, senza considerare che almeno per noi Italiani si è
aperta la strada di quel riscatto nazionale che abbiamo dovuto attendere per
così tanti secoli.”
Lo stiamo vedendo proprio, quel riscatto. La
Rete ne è piena. Forse Cacciari voleva dire che era arrivato il conto, e con
lui l’oste.
“La New Age è un fenomeno complesso e confuso, dove si sono stratificate e
mescolate molte cose, da una ricerca spirituale al di fuori del cristianesimo
(giustamente) sentito come una religione inadeguata e sclerotica, al fascino
dei culti esotici (spesso con quel tanto di esotismo da cartolina illustrata),
alla ricerca – per alcuni – delle radici spirituali dell'homo europeus che
affondano oltre il cristianesimo.”
“Setta” (dal latino sequor) è uno stile di vita, secondo chi viene seguito da un adepto. New Age
et al. sono virgulti di paganesimo antico, desideri di “theologia prisca” dei vari Ficino, Filelfo, Bruno eccetera, che si
moltiplicano tanto più quanto più ci si allontana dal Cristo. Anche la Chiesa è
una “setta”, ma che segue chi disse “Io sono la Via”.
O almeno ci raccontano che
lo disse, non possiamo esserne troppo certi, considerando quanto poco siano
attendibili storicamente i vangeli, ma mettendo che l'abbia detto, ciò non
dimostra che sia vero.
Non sono i vangeli a
“provare” quello che disse Gesù, il quale non scrisse, né ordinò di scrivere.
Se non fossero stati mai scritti, le sue affermazioni sarebbero state tramandate
oralmente come valide. L’unica cosa che può “dimostrare” la verità delle
affermazioni di Gesù è la vita di coloro che lo seguono.
La differenza fra una setta e una Chiesa è una
questione di dimensioni e di numeri, puramente quantitativa, ma non si
dovrebbero rispettare anche le minoranze?
Certamente. Ma una
cosa sono le persone e un’altra le loro idee. Un satanista, per esempio, vuole
sacrifici umani. Bisogna rispettare questa richiesta?
“un seguito di circostanze storiche sfortunate portò alla vittoria del
culto più deleterio di tutti, il più contrario allo spirito romano ed europeo,
il cristianesimo, e la dissoluzione dell'impero romano ne fu l'inevitabile
conseguenza.”
Calabrese deve aver
letto il suo Gibbon. Espandendo la sua erudizione a Gesell, troverebbe un’altra
ipotesi: l’Impero Romano cadde con la caduta della divisione del lavoro, dovuta
a una moneta che spariva sempre di più verso l’Oriente. Non ripeterò il
ragionamento qui, ma semplicemente consiglio di espandere i propri orizzonti
culturali prima di asserire come certezze quello che non sono che ipotesi.
“Non abbiamo forse l'esempio di Pascal che riteneva la sua intelligenza
corrotta dal peccato originale mentre, commentava il grande Nietzsche, essa era
corrotta soltanto dal suo cristianesimo?”
Il peccato originale
non “corrompe” l’intelligenza; la indebolisce, che è diverso. Il “grande”
Nietzsche, che impazziva abbracciato al collo di un cavallo in una strada
torinese, non è proprio un campione di intelligenza “incorrotta”.
No, mi scusi, ma anche
questa non gliela posso proprio far passare. Noi sappiamo che Nietzsche impazzì
per gli esiti di una sifilide trascurata (come avvenne anche al poeta
Holderlin), ma commentatori clericali ne hanno ripetutamente approfittato per
addossare la colpa della sua pazzia alla sua filosofia; non si tratta soltanto
di una falsità, ma di una vera e propria denigrazione, un'autentica bassezza,
che tende a instillare l'inquietante idea che pensare con la propria testa
fuori dagli schemi tracciati da Santa Madre Chiesa sia pericoloso.
Non è compito di Santa
Madre Chiesa “tracciare schemi”. Il mandato di Mt 28:20, diretto a tutti i battezzati, e non solo a papi
vescovi e preti, è di trasmettere dottrina. Chi accetta i 36 elementi è fedele
cattolico; chi ne accetta una parte è eretico (dal greco hairesis, scelta) e chi lo respinge in toto, infedele. In gioco è
la salvezza eterna, proposta ma non imposta.
“al punto che lo stesso pensare (o magari avere un sogno erotico) può
essere peccaminoso, ragion per cui non c'è nessuno che non debba sentirsi in
colpa, intimamente spregevole e bisognoso dell'assoluzione da parte della
Chiesa stessa, e quindi dipendente da essa per la sua pace interiore.”
Il peccato non
sussiste senza piena avvertenza e deliberato consenso. Quello che cancella il
senso di colpa non è l’assoluzione per se,
ma la grazia, cioè la presenza trinitaria nell’anima, acquisita col battesimo e
perduta con il peccato. Ma si sa, un tale ragionamento non può avere
significato alcuno visto dal di fuori…
Mi scusi, ma questo non è
quel che perlopiù lasciano intendere confessori e catechisti che soprattutto
con gli adolescenti tendono a colpevolizzare un autoerotismo innocuo e
praticamente inevitabile data l'età.
Sono ancora tutore di
adolescenti dopo 44 anni di insegnamento e sei di giubilazione. E tanti mi dicono
come quel vizio non sia affatto “innocuo”, e come si sentono liberati dalla
decisione di intraprendere una vita sacramentale dopo una buona confessione.
“Aspramente rimproverati da “san” Pietro, sarebbero morti all'istante.
Possiamo davvero credere che non si sia trattato di un omicidio per imporre “il
diritto” della setta cristiana a incamerare i beni degli adepti?”
Lo si pensi pure. Di
giudizi temerari c’è solo l’imbarazzo della scelta.
“Della crudeltà bestiale dimostrata dai cristiani verso i loro avversari
una volta preso il potere, non sarebbe neppure il caso di parlare; ricordiamo
per tutti il caso di Ipazia, uccisa anzi macellata in maniera atroce, fatta
squartare viva da “san” Cirillo vescovo di Alessandria, colpevole di essere una
donna che osava insegnare filosofia, quando i cristiani, non diversamente dagli
islamici di oggi, le donne le volevano chiuse in casa e analfabete.”
Calomniez, calomniez, diceva Voltaire, qualcosa rimarrà.
Cirillo era vescovo di Alessandria nel 415, ma dov’è l’evidenza a) che fosse
stato lui a ordinare l’uccisione di Ipazia, e b) che il capo d’accusa era di
insegnare filosofia? Che poi le donne fossero volute in casa e analfabete,
Mi dispiace per lei, ma non si tratta
affatto di una calunnia ma di un fatto storico documentato, ma soprattutto si
tratta solo della punta dell'iceberg delle violenze e delle persecuzioni contro
i pagani scattate con l'insediamento dei cristiani al potere e di cui gli
storici (chissà perché) non si degnano
perlopiù di informarci.
Si tratta di una mezza
verità. Ipazia insegnava, Cirillo era Patriarca e Oreste il governatore di Alessandria.
Tra i suoi alunni c’era anche il cristiano Sinesio, futuro vescovo. In seguito
a disordini scoppiati dopo alcune danze pubbliche di giudei, Oreste emise un
editto per regolarle. Hierax, un cristiano che applaudiva, venne torturato in
pubblico per ordine di Oreste. Cirillo reagì ingiungendo ai giudei di non
molestare i cristiani. Quella stessa notte una massa di giudei, gridando che
una chiesa bruciava, massacrò indiscriminatamente quei cristiani che uscivano
per spegnere il falso incendio, ma portando un anello con il quale riconoscersi
nell’oscurità.
Il mattino dopo era chiaro cosa
fosse successo. Cirillo, alla testa di una folla di cristiani, prese d’assalto
le sinagoghe, espulse i giudei dalla città e saccheggiò tutto il saccheggiabile.
Oreste, furioso a questa azione illegale,
venne confrontato da 500 monaci discesi dai loro monasteri per dar man forte ai
cristiani. Uno di costoro, Ammonius, colpì Orestes con una sassata, al che il popolo
alessandrino accorse in difesa del governatore e linciò Ammonio. A questo punto
un gruppo di cristiani capitanati da un certo Petros si imbattè in Ipazia che
andava a casa, la trascinò al Caesareum e la linciò sotto accusa di avere
stregato il governatore.
Se eliminiamo tutte le
informazioni eccetto i 500 monaci, Cirillo e Ipazia, ne esce una vulgata senza
riscontro alcuno in quello che veramente accadde.
lo smentisce questo testo di
Agostino del 386:
“Alcuni [filosofi], credimi (parla a Monica sua madre), troverebbero il mio
dialogo con te più piacevole che ascoltare banalità o altezzosità. Molte donne
si occuparono di filosofia nei tempi andati, e la tua filosofia a me piace
molto.”[16]
Sarà, ma mi sembra un'eccezione, mi pare
che perlopiù i Padri della Chiesa abbiano seguito il paolino “Mulier taceat in
ecclesia”,
Come diceva il Dr Johnson
(1709-1784): “La donna è stata dotata di tanti privilegi dalla natura, che la
legge glie ne ha saggiamente negato altri.” Fare figli e portarli su è infinitamente più importante che
parlare, sia in chiesa che in aula o in parlamento. Non è difficile provarlo:
se spariscono i parlatori non succede niente, ma se spariscono le madri sparisce
una società, e in fretta.
e
sicuramente la Chiesa non ha di certo incoraggiato l'emancipazione femminile.
Già. Ecco perchè in San Pietro si
ergono tre monumenti a tre donne, nessuna delle quali è santa: Matilde di
Canossa, Cristina di Svezia e Maria Clementina Sobieski.
Calabrese finisce in
bellezza:
“c’è un’altra parte molto più oscura rappresentata dalle complicità che le
vicende Sindona e Calvi hanno fatto emergere tra lo IOR, la banca vaticana, e
le associazioni mafiose, oppure l’inquietante impero economico creato da quella
sorta di massoneria cattolica che è l’Opus Dei.”
Quell’ “oppure” non
accomuna l’Opus Dei ai vari intrallazzi, ma tuttavia preoccupa Calabrese. Un
giorno si imbatterà in un qualche tassista, pescivendola o capo tribale Maori
tutti dell’Opus Dei. Gli faranno passare la preoccupazione.
Termino accorgendomi
di aver oltrepassato la metà dello scritto di Calabrese. Rimango a
disposizione per qualsiasi chiarimento.
Silvano
Borruso
5 luglio 2012
Un po' minaccioso quel “gli faranno
passare la preoccupazione” finale, non le pare?
Ora, considerando anche la disponibilità
al confronto che mi ha manifestato in seguito, voglio credere che nell'enfasi
dialettica la parola abbia travalicato l'intenzione.
Intendevo dire che questo tipo di
persone non rappresenta alcun “potere economico”.
Considerando obiettivamente la distanza
fra le nostre rispettive posizioni, una convergenza non mi sembra proprio
possibile, ma un confronto civile, questo si è possibile in ogni caso.
Saluti.
Fabio Calabrese
Sempre a disposizione. Se vuoi
pubblicare in EreticaMente, fai pure.
Silvano Borruso
[7] Louis Marschalko, The World Conquerors, 1958, cap. II.
Ritornando all’assedio di Shimabara già considerato, chiediamoci: chi calunniò
all’imperatore nipponico i cattolici come potenziali nemici dell’Impero? I
libri tacciono, vagamente accennando a “inglesi” e “olandesi”; chi conosce la
storia di quel secolo in quei due disgraziati paesi non ha difficoltà a fare la
stessa illazione.
[8] Sugli effetti
negativi della questione fondiaria nella vita della Chiesa ne scrisse Antonio
Rosmini 180 anni fa, nel suo magistrale “Cinque Piaghe”, che raccomando a chi
voglia capire quegli stessi fenomeni con empatia, cioè dal di dentro.
[10] Il quale piazza il
“Commentatore” nel Limbo. Chi vuol saperne di più, inserisca “Dante eretico” in
un motore di ricerca.
[11] Chi ne ha analizzato le conseguenze,
recentemente, è stato Richard Weaver (1910-1963) nel suo Ideas Have Consequences del 1948. Ignoro se ne esiste una
traduzione italiana. Varrebbe la pena averla.
[15]
Bertha Diener, Imperial
Byzantium, p.28.