venerdì 28 settembre 2012

E' GIA' SUCCESSO E QUINDI SI PUO' FARE


RETE TRADIZIONALISTA DELLE DUE SICILIE




 Quando il Re Borbone 
 liberò il Regno dal debito  

 Riceviamo e volentieri pubblichiamo:


Lo storico dell’Ottocento Giovanni Pagano, nella sua opera Storia di Ferdinando II – dal 1830 al 1850, nel libro 1° Il Progresso, capitolo III - La Finanza, riporta testualmente : “la Finanza è parte principale di Governo, e filosoficamente guidata forma nervo e sostegno alla potenza dello Stato, e fonte da cui scaturiscono i rivi della pubblica prosperità ed Egli (Re Ferdinando), al fine di ritrarla dalla voragine,  facendosi capo di una saggia ed ordinata economia, cominciò a praticarla prima nella Reggia e poi nel Reame.
Bandì il fasto della Corte, e compose la sua vita in modo men largo dei Predecessori, rilasciò dalla sua borsa privata 180 mila ducati ed altri 390 mila dall’assegnamento della sua Real Casa, in tutto 370 mila ducati, fece distaccare dal Dominio di Casa Reale alcuni designati beni in favore della Tesoreria generale, onde ottenere fra 6 anni una rendita di 36mila ducati, ordinò si dichiarassero di pubblica utilità le opere intraprese coi fondi della casa Reale per inalveare le acque di Caserta (Acquedotto Carolino).
Dispose un’economia e risparmi dei Ministeri di 871 mila e 667 ducati, diminuì per metà il dazio sul macino, si che si sgravò il popolo di 626 mila 599 ducati, annullò il vizioso costume di concentrare molti averi sulla stessa persona a titolo di soldi, soprassoldi, pensioni ecc. , purché la somma accumulata oltrepassasse 25 ducati al mese, stabilì nel tempo stesso una tariffa di riduzione di tutti i soldi e pensioni di giustizia che sorpassavano la detta somma, impose la ritenuta di una seconda decima sulle spese di materialeprescrisse nuovi piani di diminuzione di quei balzelli comunali che gravavano peculiarmente sui bisognosi, e già il Ministro dell’Interno, non ancora passati cinque mesi dal pubblicato, rapportava che in conseguenza di tali benefiche disposizioni, le province  avevano goduto del minoramento di  1 milione 192 mila, 743 ducati, e che erano stati spesi in opere comunali ben 122 mila,762 ducati. Abolì il dazio sulla carne e sull’estrazione dello zolfo in Sicilia, quello sui vini nei casali di Napoli, ridusse di un terzo il dazio sul sale.
Il meraviglioso è che, nel tempo stesso in cui erano scemate le imposte, si facevano grandi spese per opere pubbliche ed utili provvedimenti, si spegneva gradatamente il debito pubblico di due milioni di lire sterline anglo-napolitane contratto nel 1824, nonché quello fluttuante in ducati di 4 milioni, 341 mila e 251, ed anche l’altro della Cassa di Ammortizzazione di un milione ed 830 mila ducati, tal ché nel 1844 l’estinzione di tutti i debiti era compiuta”.

A cura di Francesco Iesu 



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