Gentile Direttore,
mi riferisco all'articolo sulla Gazzetta di Domenica 24 Marzo dal titolo: Guernica drammatica attualità di un capolavoro. Vorrei innanzitutto precisare che la versione storica "ufficiale" del bombardamento di Guernica e del famoso quadro di Pablo Picasso sono due clamorosi falsi storici. In particolare sul bombardamento la versione, per così dire ufficiale, fu costruita in parte dai corrispondenti di guerra inglesi Noel Monks, Christopher Holmes, Mathieu Conan e soprattutto George L. Steer, i quali senza essere sul posto, inviarono ai loro giornali, da Bilbao, catastrofici e macabri articoli. La verità su quanto accaduto a Guernica fu divulgata dall'agenzia francese Havas e dal corrispondente del quotidiano inglese The Times, Douglas Jerrold, rendendo noto che strade, giardini e centro storico erano indenni e privi dei caratteristici crateri, che la cittadina era stata ridotta in cenere da terra invece che dall'alto poiché se in periferia si poteva notare qualche cratere di bomba, le pareti delle case nei punti maggiormente demoliti non recavano traccia alcuna di schegge di bombe. Queste preziose informazioni non furono raccolte e invece partì la colossale montatura del bombardamento selvaggio costruita a Parigi dal comunista tedesco Willi Munzenberg, agente del Comintern sovietico. I risultati su ciò che accadde quel 26 Aprile 1937 furono divulgati nel Gennaio/Febbraio 1990 da Renzo Lodoli (ex presidente dell'Ass,ne Nazionale Combattenti Italiani in Spagna) dopo un'accurata ricerca negli archivi italiani, tedeschi e spagnoli di entrambe le parti combattenti. In quel periodo Guernica contava meno di 4.000 residenti e il mercato settimanale del Lunedì mattina del giorno 26 Aprile non ebbe luogo poiché vietato dal Delegato del Governo in Guernica, Francisco Lazcano, a causa della vicinanza dei nazionali. Guernica non era una città aperta ed era difesa da tre battaglioni per un totale di 2.000 uomini. Inoltre la città ospitava alcune importanti fabbriche di armamenti, come la Unceta y Cia, la Talleres de Guernica, Beistegui Hermanos (che però non subirono grossi danni), oltre ad essere un importante snodo stradale e ferroviario per il ripiegamento delle truppe repubblicane. Verso le ore 16.30 tre aerei della Legione Condor tedesca, un Dormir 17F1 e due Heinkel 111 sganciarono due tonnellate di bombe sul ponte Renteria sul fiume Oca senza apprezzabili danneggiamenti. Poco dopo furono sganciate 36 bombe da 50 kili da tre S79 italiani comandati dal Capitano Raina ma il ponte rimase indenne. L'operazione fu ordinata dal Colonnello Raffaelli e depositato negli archivi dell'areonautica italiana. Quest'ordine prescriveva: " Per evidenti ragioni politiche, il paese non deve essere bombardato ". Verso le 18.30 dello stesso giorno aerei tedeschi Junkers 52, appartenenti al gruppo K88 della Legione Condor, comandati dal Ten. Colonnello von Richtofen e dai capi squadriglia Capitani von Knauer, von Beust e von Kraft, divisi in tre squadriglie e provenienti da Burgos, scaricarono nei pressi del ponte Renteria una ventina di bombe da 250 kili cadauna. Su un totale di 39 bombe sganciate, sette caddero sulla città. I morti accertati furono 93 (e non 1654) e più precisamente 33 fra i ruderi dell'Asilo Calzada, 15 alla curva di Udochea e 45 nel crollo del rifugio Santa Maria.
E' vero che documenti fotografici e cinematografici mostrano la città semidiroccata ma questo perché, come dimostrò una commissione internazionale e come fu appurato persino dal Tribunale di Norimberga, prima di ritirarsi i socialcomunisti e gli anarchici cosparsero di benzina tutto ciò che potevano e vi diedero fuoco. Fu provato inoltre che i minatori anarchici delle Asturie, fuggendo, fecero saltare con la dinamite molti edifici per creare ostacoli alle truppe franchiste.
Per quanto concerne la celeberrima opera di Picasso si trattava di una quadro di tauromachia, dipinto tempo prima, intitolato " En muerte del torero Joselito ". Picasso ne cambiò il titolo e lo vendette al Governo Repubblicano per 300.000 Pesetas d'epoca (circa un milione di euro di oggi).
E' così che il mito di Guernica giunse al suo capolinea.
Distinti Saluti
Gian Franco Spotti