mercoledì 3 febbraio 2021

Ora mai non c’è più controllo

La censura ormai non è più all’ordine del giorno ma praticamente continua, h24, qualsiasi cosa che non rientra negli algoritmi, o che qualcuno con indicazioni precise segnala a sua sovranità social, viene inesorabilmente cancellata. La questione è molto seria, poiché queste piattaforme pubbliche, ma di fatto private, si ergono a polizia del pensiero del Ministero della Verità, che in nome di fantomatiche “regole della community”, che però hanno scritto loro ed in virtù di una “net quiete”, ovvero non svegliare i cani che dormono, di fatto fanno gli editori, pur non dichiarandosi tali. Infatti è caratteristica dell’editore pubblicare o meno un contenuto se risponde o meno ad una linea editoriale. Una falsa democrazia che ci viene concessa gratuitamente. ovviamente in un mercato neoliberista dove tutto è denaro, anche il tempo, se il social ci concede qualcosa di gratis vuol dire che ha un contro valore in cambio. Fino ad oggi potevamo pensare che erano i nostri dati personali al fine di modulare le vendite e profilare le pubblicità secondo le inclinazioni, ma qui siamo a dei livelli superiori, infatti non si tratta più di puro commercio di cose materiali, ma di ingegneria del consenso. In confronto Le Bon con la sua psicologia delle folle, o Serghej Ciacotin con la sua propaganda sono da considerarsi cose da ragazzi, in quanto qui si agisce prima su quelle ide che possono non tanto influenzare, ma trascinare il gregge al risvegli. I social vogliono la calma del gregge, e non si devono svegliare, altrimenti cercano altri pascoli. Per cui vogliono tutelare non la verità o la community, ma solo la loro quantità di utenza addormentata dal pensiero unico. Il problema è politico, non si possono combattere i social con le loro stesse regole, e come se chi volesse fare una rivoluzione chiedesse prima il permesso. Loro sono certamente arrivati per primi è hanno occupato uno spazio vuoto creando dal niente le realtà virtuali e giocando sull’incantesimo che internet è uno spazio virtuale cercano di sfuggire ad ogni regola materiale ed oggettiva. Non sarà cosi anche se la battaglia sarà durissima. Basta puntare su alcuni principi chiari e non farseli sfuggire come per esempio:


1)Per quanto siano realtà virtuali l’utenza è sempre fisica reale ed in un posto fisico preciso.

2) L’azione di rimuovere un contenuto è di fatto una azione editoriale

3) Le motivazioni devono essere chiare e circostanziate

4) Un solo contenuto non può compromettere l’intero canele e/o profilo

5)Le azioni di censura qualora dovessero essere su questioni oggettive (copyright, diffamazioni, ecc.) devono passare per una autorità sovrana e nazionale.

6) Anche se la rete è virtuale, di fatto passa per server e nodi nazionali che sono o dovrebbero essere sotto controllo di licenze statali, per cui di fatto è un problema politico.

Le questioni ovviamente sono tante, tra cui quelle relative alla tipologia di contratto, alla tipologia di monetizzazione, ecc.

Certamente il problema c’è ed è enorme, al momento l’unico stato che si è mosso, è quello Russo che ha fatto una legge dove ha chiarito che se il social non vuole essere oscurato e quindi trasmettere, non devi censurare i cittadini russi.

Quando i governi però sono filo neoliberisti, di fatto sposano la stessa ideologia di fondo dei social, per cui diventa difficile muoversi in questa direzione. Diciamola tutta. Anche ai politici non dispiace un certo tipo di censura, per cui anche se qualche volta sono loro stessi vittima di censura di fatto, salvo qualche moina, di fronte al problema si girano dall’altra parte. In politica quando non vuoi risolvere un problema basta dire che c’è ne sempre uno più urgente.

Giuseppe Turrisi