mercoledì 9 dicembre 2020

“C A S H - L E S S” - Una scelta anti-ecologica (e non solo)

“C A S H - L E S S” Una scelta anti-ecologica (e non solo) Solitamente quando con uno slogan in inglese ci vogliono introdurre (imporre) una nuova cosa nella nostra vita quotidiana, la fregatura è scontata, usando un retaggio storico che ci portiamo ancora nella mente dalla fine della seconda guerra mondiale, per cui ogni cosa “anglo-americana” (i liberatori!!) è per forza “migliore assai”. (beil in, smart working, office less, web scholl, home banking, ecc.) È paradossale, come sempre, che gli “stessi” che propagandano l’idea di una “certa ecologia” e sono contro il “global warming” ora tramutato in “climate changing”, forse perché si sono resi conto che quella del “riscaldamento globale” per causa antropica non regge in piedi, vogliano a tutti i costi, una economia senza denaro cartaceo, ovvero il “cash–less”. Ci sono molti aspetti per cui si vuole andare in questa direzione, ed i motivi veri, come sempre, non sono mai quelli che “propagandano” con l’ingegneria del consenso, tra cui: la “lotta alla evasione fiscale”, o l’impossibilità di fermare l’inesorabile “evoluzione tecnologica” (industria 4.0).!!! Entrambi concetti falsi. Infatti sia il “sistema monetario”, truffaldino già alla sua origine (emissione della moneta debito da parte di privati senza nessuna copertura) sia tutta l’architettura economica che sta a valle è truffaldina ivi compreso il sistema di tassazione che lo sostiene. Ma non è oggetto di questo articolo, dico solo che la storiella per cui se non si pagano le tasse non arrivano le ambulanze ormai è diventata una favola. Cosa diversa è dire che se il sistema monetario a debito ci costa 80/90miliardi l’anno, la sanità di riflesso subisce tagli su tagli che si vorrebbero ripagare con le tasse. Infatti se non ci fosse l’obbligatorietà di pagare le tasse in “euro”, nascerebbero tante “monete alternative” senza problema (Von Hayek immaginava molte monete in competizione tra loro ed era un liberale), ed invece c’è l’obbligatorietà del pagamento in “euro” ovvero una moneta a “corso forzoso” (imposta per legge) che costringe l’economia a passare per quell’unico conio specifico di privati e farli guadagnare, del quale lo Stato, avendo ceduto la propria sovranità monetaria, ne è rimasto semplicemente il “riscossore” conto terzi (una perfida agenzia di recupero crediti) nel migliore dei casi, vittima di atti speculativi del patrimonio nazionale e privato, nel caso peggiore (svendita IRI ecc.). Da qui i diversi “mantra” che la comunicazione dei media ufficiali al servizio dei potentati, ripete alla popolazione, a lavaggio e risciacquo del cervello che: “mancano sempre i soldi”, la “politica se li è rubati”, le “società pubbliche sono piene di corruzione e sono un pozzo senza fondo”, ecc. Ovviamente tutti argomenti sponsorizzati per supportare la versione opposta che è: “privato e bello”, “privato funziona”, “privato spende bene e risparmia” ecc. Sul fermare le evoluzioni tecnologiche, basti pensare che l’auto elettrica esiste da almeno 50 anni ma la stanno cominciando a sviluppare solo adesso, perché se o si faceva allora si sarebbero rotti certi equilibri eponimici dei “petro-dollari” mondiali, per cui se vogliono fermare una nuova tecnologia la fermano eccome se la fermano! Ma andiamo all’argomento, perché la moneta di carta da 10 euro dovrebbe dare fastidio al potere bancario? Intanto ricordiamo una cosa banale, ma che tutti pensano sia esattamente l’opposto, ovvero che noi stiamo utilizzando il “loro denaro” e non il “nostro denaro”. Noi abbiamo la convinzione di usare il “nostro denaro” perché lo abbiamo ottenuto come stipendio o come vendita di un prodotto, ma questa è una falsa illusione (su cui si fonda anche le truffa monetari). Infatti il datore di lavoro a sua volta lo ha ottenuto da un prestito, o da una banca attraverso un prestito, o a chi ha venduto una partita di merce che a sua volta lo ha preso in prestito, lo stesso Stato per far circolare 100€ ed immetterli nell’economia del suo territorio, li ha ottenuti in prestito in cambio di titoli di Stato che sarà obbligato a ri-pagare con interessi. Per cui i soldi che noi abbiamo in mano non sono nostri, nostro (forse) è il “valore contenuto” che rappresentano ed è proprio li che sta l’inganno, il valore è del popolo, ma lo strumento che lo rappresenta (il denaro) è di uno o più privati, per cui se il proprietario di quello strumento monetario decide: di ridurne la quantità, di ritirarlo, di cambiarne la forma, di “dematerializzarlo”, di “digitalizzarlo” (in gran parte già lo è) di fatto lo può fare, perché quel denaro è suo. Quindi il problema è a monte se lo si vuole risolvere veramente! Di chi è il denaro all’atto dell’emissione? (prof. G. Auriti) L’atto del prestare è facoltà del possessore. (G. Auriti) Chi ha concesso il potere a dei sistemi privati di emettere moneta (a debito) per poi prestarla allo stato italiano? Ecc. Se non si passa per questi punti sostanziali, il problema monetario rimarrà nei secoli dei secoli, e chi lo gestisce lo strutturerà sempre più a favore del suo sistema e non a favore del popolo che invece lo usa per vivere. Il denaro è uno “strumento” essenzialmente neutro se emesso dallo Stato, e dovrebbe servire per facilitare gli scambi e l’economia (monetarismo essenziale), mentre è diventato uno “strumento speculativo” se emesso da privati, ed in questo caso serve solo per drenare ricchezza dai popoli poveri e dagli Stati verso pochi potentati di azionisti bancari sempre più ricchi. “È vero che i poveri hanno poco denaro, ma sono tantissimi e pagano bene!” Questa premessa era dovuta, altrimenti non si comprenderebbe perché i padroni del denaro vogliono controllare finanche l’ultima transazione. Semplicemente perché il denaro è di loro proprietà e decidono loro, come deve girare, e se per girare deve avere un costo. Tutto questo serve, oltre al resto a impostare per il futuro il guadagno su ogni transazione. Mentre oggi con 10 euro si poteva muovere una economia di 100euro con una sola banconota di carta senza “interessare la banca” se non solo inizialmente, con la sua digitalizzazione, ogni passaggio, sarà tracciato (controllato) e passerà sempre per la banca (o simili) che vorrà anche essere pagata (magari all’inizio no per invogliarvi) per erogare il servizio e tenere la tracciabilità. Tra l’altro è già stata approvata una legge sul costo delle transazioni bancarie! Per cui in una economia che non è più circolare, ma diventa stellare, la banconota (ora digitale) perde di potere di acquisto dovuto al costo di transazione (palese o meno).
Qui ci sarebbe da aprire un intero capitolo sulla privacy su come utilizzo il “mio” denaro, se compro preservativi piuttosto che pere, ma come si sa in forza di una ipotetica “sicurezza collettiva” e del sistema ne patisce sempre il singolo. Ma del resto se abbiamo accettato di utilizzare un denaro di altri (denaro privato della BCE), ne dobbiamo accettare tutte le conseguenze, salvo non voler rimettere in discussione la “intoccabilità della sovranità monetaria in capo agli stati”. Tornando alle transazioni spicciole ovvero anche quelle della signora Maria al mercato, oltre ad ottenere l’assoluto controllo della loro intera massa monetaria (M1+M2+ecc.= ed il controllo (tracciamento e registrazione) di come viene usata, adesso viene il bello. Ogni transazione ha un costo, anche se il pagamento ci sembrerà irrisorio pensiamo a 0.01cent di euro per transazione, lo dobbiamo moltiplicare le transazioni che sono miliardi al giorno! Noi i conti non li sappiamo, fare loro si! Chi paga? Tutti altrimenti con compri, ma ci hanno detto che è gratis, niente in questa economia a debito è gratis, per cui anche se all’inizio vi sarà concessa gratis per invogliarvi a cedere, per loro è un investimento e prima o dopo quell’investimento verrà recuperato. Lo si caricherà sul venditore che lo scaricherà sui prezzi ecc. ecc. Ma tutto questo oltre al costo sociale ed economico, ha anche un costo energetico? Ovviamente si, e come! Ma non si dice! Perché i guadagni sono più importanti. Teniamo sempre in conto che si tratta di miliardi e miliardi di transazioni al giorno. Quando usiamo la “moneta elettronica”, usiamo sostanzialmente dei bit che stanno dentro ad un server, (1) per cui già all’atto della prima digitalizzazione della moneta si è consumata della energia elettrica, (2) poi ogni volta che facciamo una transazione, impegniamo una rete fibra/rame (bit-rate) che per stare in piedi ed essere usata ha un costo energetico, cosi se utilizziamo un “app” del telefonino (3) impegniamo una rete telefonica con “ponti radio” che per stare in piedi ha bisogno di energia, (4) lo stesso telefonino usandolo per quella applicazione dovremmo ricaricare la batteria con costo energetico, cosi il (5) “POS” del negoziante per stampare la ricevuta di transazione ha bisogno di energia per stare acceso e connettersi, cosi come il suo “modem” connesso h24, cosi anche la carta su cui viene stampata ha un costo energetico per essere (6) “prodotta”, (7) “trasportata”, (8) “stampata”, e poi (9) “buttata/smaltita in discarica”. In fine la nostra transazione viene (10) registrata e “memorizzata” nel tempo, chissà dove e come, e la tenuta della informazione in termini di bit sul server nel tempo h24 ha un costo energetico! Da una stima molto cautelativa
Ora, semplificando molto, e tenendo conto che tutti i passaggi ad eccezione di alcuni, sono impegni energetici di pochi secondi, per esempio il primo e l’ultimo sono praticamente h24, da stime, al ribasso, siamo intorno a 0,005Wh per transazione; moltiplicate per milioni o miliardi di transazioni al giorno ed arriviamo a dei consumi energetici interessanti. → 0.005Wh x 1.000.000 di transazione sono circa 500Wh Quante transazioni ci sono in Italia? Con che energia vengono alimentate queste attività, ancora con le centrali termoelettriche a petrolio (italia)? Nel dubbio è meglio lasciare la moneta di carta che fa meno danno sociali, economici ed energetici. Ricordiamo anche ai più puritani della materia energetica che non esiste “energia pulita” in senso assoluto, l’unica energia veramente pulita è quella che non si utilizza; quindi, non si produce, non si trasporta, non si trasforma, non si degrada, non si disperde, ecc. in termini popolari “non si consuma” (l’energia di fatto non si consuma ma semplicemente si trasforma come è noto agli addetti!). Il governo dei potentati economici però ha necessità di insistere sul “mantra” che vuole che “non si possa fermare il percorso verso la iper- digitalizzazione” delle attività umane. La rete è diventa una protesi dell’essere umano della umanità in genere, “tutto esiste solo se è sulla rete”. Tutto va verso la informatizzazione digitale: l’amministrazione pubblica, la didattica, la finanza, le assicurazioni, le banche, il commercio, la cultura, la musica, l’arte in genere, ecc. Ma la “rete” ha un costo energetico enorme, e più si sposta la nostra vita sulla rete più questa consuma energia. Avete idea di quanto costa da un punto di vista energetico tenere in piedi, non solo la rete di telecomunicazione, ma i server su cui transitano queste informazioni, ed i server sui cui vengono memorizzate queste informazioni (data center)? Tra l’altro se un giorno qualcuno decidesse di spegnere la rete (sostanzialmente di privati) cosa succederebbe? Non solo, al momento l’accesso è sostanzialmente a basso costo, ma un giorno potrebbe essere ad uso esclusivo di chi se la può permettere, e questo vale anche per il “denaro digitale”. Non solo sarà difficile guadagnarlo, ma sarà costosissimo utilizzarlo! Già oggi l’home banking (di per sé gratuito, si fa per dire) prevende una infrastruttura che ha un costo. (un computer, un telefono, una connessione telefonica e/o internet ecc.). Giuseppe Turrisi Salvatore