giovedì 22 novembre 2018

Il prof. Nino Galloni ha la ricetta per uscire dalla crisi per una italia che cade a pezzi

L'immagine può contenere: 5 persone, tra cui Giovanna Canzano, persone che sorridono, persone in piedi e spazio al chiuso

Ieri si è conclusa l'edizione 2018 del CONVEGNO STORIA dove si sono succeduti molti relatori che hanno esposto le loro riflessioni sul significato del crollo del ponte di Genova, come emblema finale del crollo della economia italiana. Il ponte tra l'altro era il passaggio di un corridoio fondamentale per l'economia italiana ed ingresso delle merci via mare verso l'europa, oltre che il traffico locale della zona. Interrompere "volutamente" o per incuria (non cambia l'effetto finale) significa dare l'ennesima botta alla economia italiana favorendo certamente altri porti europei, per cui il danno e doppio e triplo. Infatti non solo non si ha più l'infrastruttura e quini un servizio fondamentale ma c'è anche il danno economico della economia che ci passa sopra ed il danno di immagine verso il mondo. Tutto è riconducibile purtroppo alla scellerata scelta di una certa classe "politica" italiana degli anni ottanta in poi di voler per forza seguire il neoliberismo dove c'è (direttamente o indirettamente) il ribaltamento del paradigma dove l'economia finanziaria e sopratutto la "politica monetaria" diventa l'unico obbiettivo da sostenere a spese del benessere collettivo. Le pisane filosofie economiche non contaminate dall'usurocrazia speculativa, dicono chiaramente che l'economia deve essere al servizio dell'uomo, oggi siamo arrivati al punto che tutta l'umanità deve servire ed onorare  il "debito". L'italia abbandonando la sua sovranità monetaria attraverso diversi passaggi, due tra tutti  la famosa lettera di Andreatta a Ciampi (1981) e la privatizzazione indiretta della Banca di Italia per mano di Prodi (1992).  Nel momento in cui si perde il "potere" della politica monetaria  (sovranità monetaria) e si è costretti ad approvvigionarsi di moneta straniera  (euro) di fatto si è soggetti a pagare prima il fornitore di denaro (interessi su interessi  circa 10 0mld l'anno) e poi se resta qualcosa ( e non resta mai ansi manca sempre  di più)  si pensa alle infrastrutture e al sistema paese. In queste condizioni la strada per le privatizzazioni è aperta per cui il privato, come ha giustamente osservato il Prof. Galloni, va solo dove c'è opportunità di guadagno e a breve termine, lasciando scoperte tutto ciò che invece non produce profitto, Lo stato invece dovrebbe svolgere entrambi i servizi, sia dove si guadagna sia dove non si guadagna proprio perché l'obbiettivo è il bene del paese, il privato ha un altro obbiettivo che è il suo margine aziendale e la soddisfazione dei suoi azionisti, per cui meno spende su un opera che tiene in gestione e più aumentano gli utili, non è difficile da capire. Ma il neoliberismo ci ha lavato il cervello per anni (ripeti una bugia cento volte e diventerà una verità) per cui: "Stato" significava disservizio, ruberia, brutto , inefficiente,ecc. mentre privato era sinonimo di bello, sano, perfetto, efficiente. I risultati  oggi sono sotto gli occhi di tutti, di chi vuol vedere, di chi è capace di veder e di chi non ha interessi a vedere cose diverse. 
Nel suo ultimo libro il Prof. Nino Galloni supera se stesso, in quanto oltre a fare una disamina storica della crisi dell'economia italiana (e la perduta sovranità monetaria e conseguente politica monetaria)  traccia una soluzione con un tono sempre più chiaro e duro anche perché i tempi stringono, se non si cambia la politica monetaria e anche in fretta sara sempre peggio. L'italia ha urgente bisogno di manutenzione ad ogni livello se non si cominciano a fare investimenti statali i" crolli" e le "emergenze" per disastri  diventeranno  (già lo sono) una normalità. Tutto questo va fatto con la sovranità monetaria  (biglietti di stato) senza girarci troppo in torno.
In conclusione non ci si deve stupire, quindi, se cade il ponte (e troppo cose potrebbero ancora cadere) poiché sono il risultato finale di scelte neoliberiste folli. Oggi la macchina europea (che doveva avere altri fini- l'europa dei popoli) ci costringe ad obbedire a queste regole tecnocratiche (utili solo alle lobbie finanziarie) dimenticandosi dei popoli,  per cui se si continua cosi il sistema prima o poi salta. Se porti il popolo alla disperazione, non ti meravigliare se poi il popolo fa cose disperate.
Giuseppe Turrisi