FALSIFICARE LA MEMORIA (parte
prima)
1. Il comunismo di ritorno
Dopo l’analfabetismo di ritorno
un nuovo fenomeno impazza: il comunismo di ritorno! Ne sono stato testimone
ieri sera, quando sono stato buttato fuori da un gruppo di Facebook dedicato alle ricerche sulla Seconda guerra mondiale. Di
questo ne vado fiero. Nello specifico l’Amministratore e gli altri membri
sinistroidi del Gruppo mi accusavano di citare libri di Casa Pound e Thule Italia
– che per altro io non ho mai letto – invece che autori riconosciuti e
affermati. Mi si invitava inoltre ad andare a raccontare le mie balle in un
sito di nostalgici come me. A dire il vero non è la prima volta che mi vengono
attribuite etichette e intenzioni che non sono mie. Mi sembra che i comunisti
di ritorno abbiano la necessità fisiologica di etichettare il prossimo per
dividere idealmente il campo tra “noi” e “loro”, tra amici e nemici. Capisco
quindi lo sgomento che assale questi signori quando incontrano qualcuno come il
sottoscritto, che pretende di esercitare lo spirito critico infischiandosene di
Destra o Sinistra!
La discussione aveva preso avvio
dal campo di concentramento italiano di Arbe, che si voleva presentare come un
campo di sterminio a causa dell’elevato tasso di mortalità: 4.000 morti su
15.000 internati. Da qui il confronto si era allargato fino alla vibrante
denuncia del progetto di soluzione finale del problema slavo attuato dal fascismo.
Certamente i crimini di guerra compiuti dalle Forze Armate italiane nei Balcani
durante la Seconda guerra mondiale sono da condannare, ma a mio avviso non si
fa un buon servizio alla memoria delle vittime inventandosi cose che sui
documenti non ci sono. Perché poi è facile per i cosiddetti negazionisti
dimostrare la falsità delle accuse e screditare chi le fabbrica. Ma i comunisti
di ritorno queste cose non le capiranno mai. Infatti, in mancanza di documenti,
il mio primo interlocutore mi presenta un sillogismo.
Il sillogismo è un artificio
retorico mediante il quale da una premessa vera scaturisce un’affermazione
assolutamente falsa. Ecco un esempio: tutti i gatti hanno i baffi, anche io ho
i baffi e quindi sono un gatto! Questo invece è il sillogismo che mi viene
proposto dagli intellettuali sinistroidi di Facebook:
siccome i tedeschi avevano campi di concentramento adibiti allo sterminio di
intere popolazioni, il fatto che anche i fascisti avessero creato dei campi di
concentramento dimostra che condividevano lo stesso intento genocidario. Mi è
stato facile ribattere che tutti i Paesi belligeranti avevano campi di
concentramento e che pure in presenza di un campo con un alto tasso di
mortalità non si può automaticamente dedurre l’intenzionalità di un progetto di
sterminio che dai documenti non risulta. Citai a riprova i gulag di Stalin. Secondo il Ministero della Difesa su 85.000
prigionieri di guerra italiani solo in 49.000 arrivarono vivi nei campi di
concentramento della Siberia dopo una marcia a piedi, nel gelo, per migliaia di
chilometri durata mesi e mesi. Di questi solo 9.000 rientreranno in Italia. Un
tasso di mortalità agghiacciante di addirittura il 90%.
La reazione di tutto il gruppo
dei sinistroidi di Facebook fu incontenibile!
Evidentemente citare il nome di Stalin a un comunista di ritorno è come
mostrare la piletta dell’acquasanta a un disgraziato posseduto dal demonio: come
nei peggiori film horror egli grida e
si contorce, il viso si deforma in un ghigno satanico e la bocca schiuma per la
collera e la paura! Infatti l’Amministratore intervenne prontamente con un
perentorio ammonimento: << Le è stato già intimato di non parlare di
queste cose! >> Mi ricordò anche che l’argomento era il lager italiano di
Arbe e tutto il resto è OT.
Evidentemente lo stesso Amministratore si era distratto quando un altro membro del
Gruppo, sinistroide pure lui, aveva tirato fuori la storia dei lager nazisti. Questo purtroppo dimostra
che il comunismo di ritorno, se non viene curato in tempo, può degenerare
nell’Alzheimer!
Resta il fatto che di camere a
gas o di fucilazioni di massa ad Arbe e in altri campi di prigionia italiani
non esiste traccia nei documenti. Ecco
perché denuncio la sistematica falsificazione della memoria operata da una
schiera di intellettuali sinistroidi. Arrivati alla laurea a suon di sei
politici, questi ex sessantottini hanno messo in un cassetto il ruggente
passato di contestatori incazzati e si sono sistemati nelle cattedre
universitarie e nelle redazioni dei giornali grazie alla tessera di partito.
Ora si presentano nei borghesissimi panni di intellettuali liberal di sinistra,
alla maniera anglosassone, e con tanto di puzza sotto il naso. Sono maestri
ignoranti, saccenti e intellettualmente disonesti che si sono messi al sevizio
di una classe politica di banditi per ingannare, manipolare e strumentalizzare
la gente. Il comunismo di ritorno è promosso da questi pennivendoli prezzolati che,
malgrado tutti i camuffamenti, restano i soliti intellettuali militanti
refrattari al pensiero critico e intolleranti delle opinioni altrui, essendo ancora
prigionieri degli schemi mentali ereditati dal dogmatismo marxista.
Pensate un po’ che chi mi ha
fatto capire queste cose non sono stati i “camerati”, ma i “compagni” anarchici
che frequentavo tanti e tanti anni fa, quando l’anarchia era ancora un’utopia e
non un’etichetta glamour da esibire
come se fosse una marca d’abbigliamento. Invece il comunista di ritorno, che
guarda il mondo col paraocchi dell’ideologia, mi accusa di essere un
nostalgico, un revisionista e un negazionista che studia le pubblicazioni di Casa Pound e Thule Italia.
Al comunista di ritorno dedico questo
messaggio finale:
-
Ehi, lo sai che in TV hanno detto che gli asini
volano?
-
Ma chi l’ha detta questa cazzata? Grillo o
Salvini?
-
No, l’ha detta Renzi!
-
Beh, più che volare diciamo che… svolazzano!
Enrico Montermini, 17/08/2016