CONTENUTI E LIMITI FUNZIONALI DELL'AUTONOMIA DELLA
BANCA CENTRALE EUROPEA NEI RAPPORTI CON GLI STATI MEMBRI
Università di Teramo
Lezione conclusiva del Corso di Perfezionamento in
"Studi dei Valori Giuridici e Monetari"
Anno accademico 1997-98
Atri 27- 05- 1998
Prof. Giacinto AURITI
Direttore del Corso
Al fine di interpretare correttamente
il sistema normativo del
trattato di Maastricht e la
sua rilevanza nell'ordinamento legislativo degli Stati Membri, occorre muovere da alcune precisazioni essenziali sulla distinzione tra valore creditizio e valore monetario. La necessità di tale premessa
emerge dalle gravi incertezze teoriche sulla definizione stessa della moneta che hanno scandalosamente indotto
le autorità
monetarie a concepirla, ad
un tempo come "credito" ed
"oggetto di credito". Sicché, quando il portatore della moneta si trova. ad es., di fronte alla formula
" Lire .... pagabili a vista al
portatore" avverte che è una "Falsa cambiale" pur se "vera moneta".
La convenzione monetaria travalica qui tutti
i parametri
dell'interpretazione per
attribuire alla forma
un
significato addirittura incompatibile con quello letterale. E' gran tempo ormai che si esca
definitivamente dall'equivoco di spacciare sotto la parvenza di
valore creditizio il valore monetario.
Il credito si estingue con il
pagamento, la moneta continua a circolare dopo ogni transazione perché come ogni unità di misura,
anche la "misura del
valore"
è un bene ad utilità ripetuta.
Nel credito la previsione normativa preesiste alla sua manifestazione
formale. Così, ad es., il
debitore prima vuole l'obbligazione e poi la manifesta sottoscrivendo la cambiale sicché
il valore del credito nasce contestualmente alla sua
manifestazione. Nella moneta invece, il valore causato
dalla convenzione è successivo alla manifestazione formale che è predisposta con anticipo. Infatti i simboli monetari stampati ed assunti in custodia dall'organo di emissione acquistano valore nelle
mani del primo prenditore a causa della contestuale accettazione sia del simbolo che della
convenzione monetaria. Ognuno è infatti disposto ad accettare moneta come misura
del valore e valore della misura in
previsione di poterla dare a sua volta come tale. Questa convenzione
consentiva lo storico passaggio del mercato dalla regola
del baratto a quella della compravendita
perché, l'acquirente
utilizzava la moneta non solo come misura del valore del bene compravenduto, ma anche come corrispettivo del sinallagma negoziale, in quanto il simbolo
incorporava necessariamente il valore della misura che
è il
potere d'acquisto: valore indotto e non
creditizio. Da ciò emerge chiaramente che la
moneta
è bene reale
oggetto
di proprietà ed
eventualmente di credito e di
debito.
Quando le scuole
monetarie hanno preteso di definire la moneta come credito si sono trovate poi nella necessità di giustificarla,
ricorrendo alla paradossale definizione di credito inesigibile (cfr.
sull'argomento la relazione al disegno di legge del Consiglio dei Ministri
del Governo Ciampi del 10-02-1993).
Da tale premessa deriva che mentre il
valore del credito è causato dalla prestazione oggetto del credito, il valore monetario è un puro valore
giuridico indotto nel simbolo. Esso nasce senza altro
costo che quello del simbolo che acquista valore monetario per il
semplice fatto che ci si mette
d'accordo che lo abbia.
Per questi motivi, la moneta, all'atto dell'emissione, va attribuita GRATUITAMENTE in
PROPRIETA' alla collettività nazionale perché, essa, accettandola, la crea SENZA
COSTO.
Quando la
moneta era d'oro era impossibile attribuire gratuitamente la
moneta
all'atto dell'emissione per l'alto costo dell'oro. Con la scoperta del VALORE INDOTTO, il simbolo
qualunque ne sia il costo è l'elemento formale di una fattispecie giuridica la cui funzione è solo quella di manifestare alla generalità la convenzione monetaria e la titolarità del potere
d'acquisto attribuito al portatore del simbolo, secondo il principio del possesso di buona fede dei beni
mobili.
La
moneta pertanto deve essere
attribuita gratuitamente dall'emittente all'accettante.
Quando le Banche
Centrali spacciano
sotto la parvenza di valore creditizio il valore indotto, inducono le collettività nel
falso convincimento che il valore esista già nelle mani dell'emittente
prima dell'accettazione. Così le banche centrali hanno inculcato nelle collettività nazionali
il falso
convincimento
di dover accettare
la
loro moneta, all'atto
dell'emissione, col
corrispettivo del
debito: cioè in prestito.
Su tali premesse si avverte l'imponente innovazione storica realizzata dal Paterson nel
1694,
all'atto della costituzione della Banca d'Inghilterra fondata sullo scopo di prestare al posto dell'oro,
le cambiali della banca (notes of bank o banconote). Per rendersi conto della portata di
questa
innovazione basti considerare un banale esempio: chi trovava una pepita d'oro la intascava senza
indebitarsi verso la miniera. Oggi al posto della miniera c'è
la banca centrale, al posto della pepita
un
pezzo di carta.
Poiché la banca emette moneta solo
prestandola, chi l'accetta
viene espropriato ed
indebitato del valore monetario. Ciò spiega perché la sostituzione della
moneta
d'oro con la moneta
nominale
non
è stata la semplice modifica della struttura merceologica del simbolo, ma un fondamentale mutamento giuridico, perché i popoli sono stati trasformati da proprietari in debitori con un costo
del
denaro del 200% imposto
surrettiziamente
dalle
banche centrali all'atto
dell'emissione. Facendo leva infatti, sul riflesso condizionato causato dall'abitudine secolare di
dare
sempre un corrispettivo per avere denaro, le
banche centrali hanno indotto
i popoli ad accettare
la loro moneta, all'atto dell'emissione
col
corrispettivo del debito. E poiché prestare denaro
è prerogativa del
proprietario, la banca centrale
espropria la collettività del 100%
e l'indebita contestualmente di
altrettanto perché emette prestando.
Solo su queste premesse si comprendono le vicende storiche successive alla costituzione della Banca
d'Inghilterra. Le monarchie cattoliche della vecchia Europa sono crollate essenzialmente
perché si indebitavano verso
i banchieri per quella moneta nominale che i banchieri stampavano a
costo nullo e che gli
stessi Re avrebbero potuto creare per
proprio conto, gratuitamente, solo se
avessero compreso che la moneta ha valore indotto e non creditizio. Oggi, dopo la fine degli accordi di Bretton
Woods, ossia dal 15 agosto 1971, con l'abolizione della riserva, il dollaro avrebbe dovuto perdere totalmente il suo valore. Mentre, non solo non ha perso valore, ma si è sostituito all'oro come moneta base del sistema monetario mondiale. Al
"gold exchange standard" si
è sostituito il "dollar-standard". Dunque abbiamo avuto oltre alla prova scientifica
anche la conferma storica della inutilità della riserva.
Oggi le grandi regole del gioco non sono cambiate.
Se non si acquista la
consapevolezza
del principio
che la moneta
ha valore indotto
e non creditizio,
con la costituzione della BANCA
CENTRALE
EUROPEA
(BCE)
e
l'accettazione dell'EURO, gli Stati Membri rischiano di avere
la medesima sorte delle Monarchie Cattoliche della Vecchia Europa: potrebbero
finire per dissoluzione. Se si considera infatti che la somma dei
simboli monetari incorpora un valore indotto pari a quello di tutti i beni misurati o misurabili nel valore e che la totalità di questo valore è gravato di
debito verso la banca centrale, ci
si accorge
della validità dell'intuizione della Enciclica Quadragesimo Anno (106) : "Questo potere diviene
più
che
mai dispotico in quelli che, tenendo in pugno il denaro, la fanno da padroni; onde sono in
qualche modo i distributori del sangue stesso di cui vive l'organismo economico ed hanno in
mano, per così dire,
l'anima dell'economia, sicché nessuno contro la loro volontà potrebbe
nemmeno respirare".
In questo sistema pretendere di pagare con denaro un debito di denaro è come pretendere di pagare un
debito con
un altro
debito:
è impossibile.
A lungo andare i debiti si pagano con il
prodotto del proprio lavoro e con la proprietà del capitale.
Con la distinzione
tra moneta debito e moneta proprietà
si è avuta
anche una netta
differenziazione tra due sistemi
fiscali. Quando il cittadino era proprietario della moneta il prelievo
fiscale era
un atto di
scambio
tra
il
contribuente
e
lo
stato. Si realizzava
un equilibrio
sinallagmatico tra il
tributo ed il costo delle
funzioni e dei servizi pubblici. L'entità del tributo era commisurata e limitata ai costi necessari all'espletamento delle attività dello Stato. Con l'avvento
della moneta nominale, in cui tutta la moneta è gravata di debito perché erogata in prestito dalla banca centrale sin dall'emissione, il prelievo fiscale diventa il pagamento di
un
debito non dovuto.
Il fisco diventa così uno strumento al servizio della grande usura con cui la banca centrale
riscuote il pagamento di un debito non dovuto che precipita la collettività nell'angoscia
dell'insolvenza ineluttabile.
Su tali premesse
ci si rende conto della
deformazione globale
dei
giudizi di valore che
impediscono di
fare
anche delle constatazioni banali ed ovvie. Oggi, ad esempio, il problema della disoccupazione è un falso problema. Il vero problema è "
la voglia di lavorare che non c'è più". Una volta l'uomo lavorava per un profitto; con l'avvento della
moneta nominale chi più lavora più s'indebita perché tutto il denaro in circolazione è gravato di debito al 100% verso il
sistema bancario. Giustamente Caffè diceva che il nostro è tempo di "economia triste".
Oggi la gente
lavora
non
per il giusto profitto, ma per pagare debiti.
Bene va se ci riesce.
Per interpretare i contenuti ed i limiti
dell'autonomia della BCE
occorre definire correttamente cosa
debba intendersi per funzione. E' ovvio infatti che la determinazione della funzione è condizionata
dallo scopo. La BCE
è pertanto posta di fronte all'alternativa di "servirsi" o di "servire".
Nel primo caso dovrà emettere "prestando", nel secondo dovrà emettere "accreditando". Fazio, Governatore della Banca d'Italia, ha erroneamente definito la prima ipotesi, che è quella storicamente operante
per
mera prassi bancaria, come "purgatorio". La definizione è clamorosamente errata perché, ove
si consideri
che gli
Stati membri restituiranno,
con esasperati
prelievi
fiscali ed
interessi
arbitrariamente decisi dalla BCE, quantitativi di denaro fino al 100% della moneta in circolazione - perché, tutta la moneta è gravata di debito in quanto emessa solo prestandola - è chiaro che di tutto si può trattare tranne che dell'anticamera del paradiso (quale è il purgatorio). E' ovvio quindi
che
il Governatore Fazio ha usato il termine purgatorio per ragioni di pudore. La previsione è
l'inferno: il medesimo inferno che si manifestava con l'avvento della grande usura nella Vandea in Francia. Fenomeno che, non a caso, ha inciso sui mutamenti della storia dopo che la moneta
debito ha sostituito la moneta proprietà. La caduta degli Zar e l'avvento del comunismo in Russia,
il Fascismo in Italia, il Nazismo in Germania, la Falange in Spagna, il Peronismo in Argentina, le
esperienze di Salazar in Portogallo e di Codreano in Romania hanno vissuto tutti il travaglio delle
crisi monetarie dominate dalla strumentalizzazione della moneta debito.
Quando il banchiere ricordato da Ezra Pound diceva: "Abbiamo impiegato 20 anni
per battere
Napoleone, ci basteranno 5
anni
per battere
il Fascismo" dimostrava la sua superiorità culturale. La storia gli ha dato ragione. E va ricordato in proposito il pensiero di Edmund Rotschild (nella lettera alla Ditta Kleimer,
Morton e Vandergould di New York in data 26 Giugno 1863, ricordata da Pound):
"Pochi comprenderanno questo sistema, coloro che lo comprenderanno saranno occupati
nello sfruttarlo, il pubblico forse non capirà mai che il sistema è contrario ai suoi interessi".
Del resto anche Marx (Il Capitale lib. I cap. 24 par. 6, Editori Riuniti, Roma 1974, pp. 817-818)
ricorda testualmente: "La
banca d'Inghilterra cominciò col prestare al governo all' 8 %;
contemporaneamente era autorizzata dal Parlamento a battere
moneta con lo stesso capitale, tornando a prestarlo un'altra volta al pubblico in forma di
banconote.
Non ci volle
molto tempo
perché questa
moneta di credito
fabbricata dalla stessa Banca
d'Inghilterra diventasse la moneta con cui la banca faceva prestiti
allo Stato e pagava, per conto dello Stato, interessi
sul
debito pubblico.
Non bastava però che la banca desse con una mano per avere restituito di più con l'altra, ma proprio mentre riceveva rimaneva creditrice perpetua
della nazione fino
all'ultimo centesimo che
aveva emesso”.
Il Fascismo - come tutte le rivoluzioni di taglio vandeano - è stato un movimento romantico in cui
è mancata una scuola di pensiero all'altezza
dei problemi della
generazione.
L'equivoco
del monismo hegeliano dilagante aveva offuscato anche le menti migliori. La confusione tra momento strumentale oggettivo e momento edonistico
soggettivo era la proiezione, nel mito dello
stato,
dell'immanenza hegeliana. La sovranità monetaria era del tutto ignorata ed ancora oggi lo è sia nel
mondo scientifico sia in quello politico.
Dal contesto generale
emerge che l'autonomia della BCE deve essere funzionalmente limitata al solo momento dell'emissione, mentre la proprietà della moneta e quindi le libertà giuridiche
essenziali alla sua utilizzazione devono essere riconosciute come prerogativa esclusiva degli
Stati Membri. Il rapporto organico, per
essere razionale, deve distinguere il momento strumentale o
funzionale -prerogativa dell'organo-
dal
momento edonistico -prerogativa della collettività -.
Il momento edonistico è
strettamente individuale
e per sua natura non delegabile. Non si può
godere dei beni
per
rappresentanza organica. Questo concetto era chiaramente espresso nell'apologo di
Menenio Agrippa in cui si distingueva la funzione dello stomaco da quella delle
membra secondo la logica della piramide dritta. Con l'avvento della moneta nominale la piramide
è stata rovesciata. Chi crea il valore monetario non è la banca ma la collettività; I'organo se ne
appropria perché emette la moneta prestandola e prestare denaro è prerogativa del proprietario.
Poiché la proprietà è
godimento dei beni giuridicamente protetto, oggi il rapporto che lega la collettività al sistema bancario basa sul principio secondo cui mentre il popolo assume la
funzione di
avere fame l'organo assume quella di mangiare in sua rappresentanza.
In breve, posto che per democrazia deve intendersi l'attribuzione al
popolo della sovranità politica, ogni popolo deve avere anche la sovranità monetaria
che di quella politica è parte
integrante ed
essenziale e quindi irrinunciabile. Ecco perché, ogni
popolo va riconosciuto proprietario della sua
moneta all'atto dell'emissione, in un regime di
" DEMOCRAZIA INTEGRALE ". Altrimenti si definisce democrazia l'inferno della grande usura.
Se non si sostituisce alla moneta debito la moneta proprietà, le nuove generazioni non avranno altra scelta che quella tra
il suicidio e la disperazione. Atri (TE) 27-5-1998
Prof. Giacinto Auriti