domenica 22 febbraio 2015

TAGLIAGOLE: CHE FARE?

Sui media, di tutti i tipi, starnazzano e berciano esponenti della casta, ossequiati dal giornalista – linguetta di turno, soprattutto se l’esponente dei parassiti politici è di sinistra. Imbarazzatissimi gli onorevoli, i soloni della cosa pubblica cercano di coniugare il diavolo con l’acqua santa, di trovare una impossibile quadratura del cerchio politico, di arrampicarsi su specchi spalmati di vaselina storica. Si lanciano in prolisse e lunghissime articolazioni, dimenticandosi il saggio adagio: “tanto maggiore è l’ignoranza, tanto più lunga è la spiegazione”.
Situazione.
Dal Nord Africa in generale e dalla Libia in particolare arriva un’invasione di clandestini. Nel 2014 le fonti ufficiali parlano di 170.000 clandestini. Per l’anno in corso le previsioni proiettano una cifra attorno ai 250.000.  Invasione vera e propria. Invasione voluta, programmata, studiata a tavolino. E non si parla dell’invasione via terra, forse ancora più numerosa. Il 90 e più per cento dei clandestini sono giovani maschi, spesso minorenni. I nostri sinistroidi li chiamano “migranti”. Il clero li chiama “asilanti”.
Sono senza documenti,  quindi clandestini.
E solo una piccolissima percentuale (dal 5 a 7%) ottiene la qualifica giuridica di “profugo”: gli altri sono e restano clandestini. In più, grazie ai masochisti (per noi) e furbi (per il Nord Europa) accordi di Shengen, il Paese che riceve i clandestini e li scheda, deve farsene carico. In tutti i sensi. Infatti altri Paesi Europei ce li rimandano tranquillamente: l’Austria, nostra vicina, rispedisce al mittente gli indesiderati invasori.
In Italia la gestione degli invasori viene gestita col solito pressappochismo endemico dello Stivale. Ogni invasore costa allo Stato (a tutti noi) attorno ai 45 euro al giorno, almeno ufficialmente. Sono convinto che la cifra sia molto maggiore: si parla infatti solo dei costi fissi, e non si calcola tutto il resto (trasporti, sanità, telefoni, costo del personale adibito, impiego delle Forze dell’ordine…..). Non credo di sbagliare di molto se calcolo attorno ai 2000 euro mensili il carico, diretto ed indiretto, che ciascun clandestino fa gravare sulle casse dello Stato. Curioso Paese, il nostro. Per buonismo squallido, per solidarietà imposta, per perbenismo di maniera, si dirottano risorse ad invasori e contemporaneamente i nostri vecchi frugano nei cassonetti e nei rifiuti dei mercati, e si tolgono figli a genitori licenziati. Ma guai a dirlo: la imbecille, vile, tartufesca accusa di “razzismo” è pronta come la colt di un pistolero. Il conformismo cattocomunista impone la accettazione dell’invasione, obbliga alla solidarietà non sentita, sfrutta il disordine sociale per lucrare l’appoggio ed il consenso dei soliti utili idioti, acculturati da TV e media in genere.
Il bello, anzi, il brutto sta nel fatto che spessissimo questi invasori si ritrovano a delinquere, a spacciare, in galera. E se son donne, le troviamo sovente sulle strade.
E diventano arroganti, invadenti. Hanno pretese, protestano e “scioperano” se cibo e alloggio non è di loro gradimento. Inoltre sciacalli nostrani (quasi sempre in combutta con le istituzioni, per lo più in mano ai cattocomunismi) truffano, taglieggiano le istituzioni, rubano ed ingrassano. Roma docet, ma non è l’unico caso. Di recente i tagliagole si sono lasciati scappare una verità: con l’invio di centinaia di migliaia di invasori clandestini si destabilizzerà l’Italia, ventre molle dell’Europa. L’odiata Europa.
Ed i nostri parassiti che fingono di governarci mandano le nostre Forze Armate a fare servizio di taxi, fin nel golfo della Sirte.
E’ oggettivamente una situazione intollerabile e auto castrante. E’ il suicidio di una società. E’, o sarebbe, la fine dell’Italia, come la conosciamo e come la amiamo. La fine di tremila annidi civiltà che ha dato tanto a tutto il mondo.
Soluzione.
Non pretendo di essere uno stratega, sia ben chiaro. Quello che penso e dico mi viene dettato solo dal ragionamento.
L’invasione è un male. Bisogna fermarla.
Per fare questo occorre una tattica ed una strategia.
La tattica è impedire che i barconi e/o simili partano dalle coste libiche, e qualche volta tunisine, egiziane ed anche turche. Come? Vi ricordate quando, qualche anno fa, gli albanesi venivano a molte migliaia sulle nostre coste? Poi si fermò tutto o quasi. Innanzi tutto una nostra nave da guerra speronò una imbarcazione albanese. Per errore, si disse. Poi, i nostri militari, i nostri Servizi, i nostri incursori cominciarono a far saltare con regolarità e con metodo i gommoni, le barche ed i motoscafi sulle coste albanesi. E questi ultimi capirono l’antifona. Il flusso si fermò di botto.
Oggi, con o senza il consenso del governo libico, dobbiamo fare lo stesso. Mandiamo la Marina Militare a distruggere tutte le imbarcazioni nei porti e sulle spiagge libiche, per cominciare. Chi c’è, c’è, senza troppe distinzioni o distinguo fra pescherecci, carrette del mare, gommoni o quant’altro. Il messaggio deve essere chiaro e forte. Quindi comprensibile.
Parallelamente si deve mettere in campo una strategia di sviluppo e di collaborazione con i Paesi del Nord Africa e non solo. Ricordo Enrico Mattei, sacrificato sull’altare della “pax petrolifera”: aveva convinto gli arabi a non accontentarsi delle briciole del petrolio, dell’elemosina delle multinazionali, della carità pelosa. Dobbiamo, col coraggio trimillenario, liberarci dal giogo del WTO e di simili associazioni a delinquere, e avviare un processo di sinergia che sarà lungo e difficile. Ma che è l’unico che può garantire una pace mediterranea (faccio delicatamente notare che chi sta bene non va a rompere le scatole in casa d’altri).
Questo deve essere lo scopo, il fine ultimo. Ci vuole coraggio e virilità Quindi dobbiamo cambiare in toto la classe dei parassiti che stuprano il potere in Italia.
Qualcuno ha alternative presentabili?
Fabrizio Belloni


Sabato 21 febbraio 2015.