A che punto si è spinta la finzione nella quale viviamo? A che punto ci siamo persi nel cercare equilibrio con gli altri, senza capire cosa è veramente importante nella ricerca dello stesso? E per capirlo dobbiamo capire cosa lega le nostre vite, che non ci si può legare agli altri senza avere un equilibrio nei rapporti, oltre al fatto che dobbiamo prima di tutto star bene con noi stessi, un po’ come succede nella vita, nella socialità. Appunto, la socialità; perché noi, mammiferi umani, abbiamo bisogno di socialità. Ci siamo evoluti, passando dalle tribù a società con un maggiore benessere e, guarda caso, più interconnesse, più numerose e in cui tutti si specializzano in un mestiere, magari, secondo le proprie abilità.
Nel momento in cui le connessioni divengono coattive e il baratto impraticabile (chi di noi non ha udito la “parabola” della pecora non divisibile, almeno in una circostanza, in vita sua?), la moneta viene creata. Alla fine della storia arriva ad essere moneta emessa e gestita da una banca, cosiddetta Banca Centrale, all’interno di uno Stato, e preciserei, da una Banca Centrale dello Stato. Tale banca esiste per gestire il mezzo di connessione, la nostra pecora divisibile al nanometro. E lo Stato siamo noi, siamo le tribù del ventunesimo secolo, una tribù magari non percettibile, ma pur sempre evoluzione delle primitive tribù. Come esse, gli Stati hanno un perimetro, che li divide da altri Stati, da altre regole, da altre necessità. In Italia, come in ogni altro Stato, ci siamo dati regole comuni, in quanto cittadini, e sotto queste stesse regole, abbiamo deciso di specializzarsi. Avremo rapporti con altri Stati? Certo – si spera tutti – di cooperazione e crescita comune, perché badate, l’economia non ha un tetto, non c’è un limite, non deve necessariamente intendersi come “mors tua vita mea”. Però, non ci si può connettere così; non si può sposare la prima che capita, senza aver trovato un equilibrio nel rapporto e, oltretutto, senza star prima in equilibrio noi stessi. Di fatti, l’economia è contingenza ed equilibrio.
Posto questo, per introdurre l’ennesimo “grande inganno”, fornirei pillole di ciò che il quantitative easing (QE) dovrebbe combattere: la deflazione. Iniziamo shockando; inflazione e base monetaria, in realtà, non sono in connessione. Gli economisti d’oggi conoscono certamente questo assunto, come conoscono che cosa sia, nella sostanza, il QE. Infatti, l’inflazione è questione di contingenza, ed è una conseguenza di un qualche mancato equilibrio.
In primis, va considerato da cosa deriva l’inflazione. Se deriva da troppa domanda, non è necessariamente un problema. Ci potrebbero essere investimenti che adeguino l’offerta di beni alle esigenze, e anzi, saremmo in una situazione di crescita. Se invece, deriva da diminuzione dell’offerta, va analizzato il perché. Potrebbe derivare da carestie, da monopoli, o da altro, e ogni situazione ha delle sue caratteristiche, positive e negative, dipende. Il fatto che ci sia inflazione (aumento dei prezzi) o deflazione (diminuzione dei prezzi), è, se vogliamo essere omnicomprensivi, un riallineamento nell’equilibrio del mercato nel suo complesso, prendendo in considerazione i mercati dei beni, dei capitali e del lavoro, senza considerare le valute e altro. È, comunque, una questione complicata con svariati aspetti che entrano in gioco, mentre il focus dell’Unione Europea, oltre alla competitività come mezzo per raggiungere efficienza, – secondo quale consecutio logica ancora lo devo ben capire -, è il semplice perseguire la stabilità dei prezzitout court, senza analizzare alcunché. Imbarazzante. Ancor più imbarazzante se si pensa al fatto che oggi, di contro, si cerca l’inflazione tanto combattuta e per la quale abbiamo ceduto la nostra sovranità. Molto strano. E come la si “combatte”?
Per giudicare come la si combatte, è giunto il momento di parlare del QE, di ciò che mi ha spinto a considerare la finzione odierna veramente aberrante. Sento tanti commenti che, per lo più, analizzano la questione come un trasferimento di rischi, ma vorrei affrontare l’argomento da un altro punto di vista. Draghi, con la sua emissione a “due banche centrali”, ha di fatto modificato il modo di stampare moneta. Questo è un bell’inizio per l’ingarbugliamento finale, ma non c’è da ridere né da star sereni. Fin dalla nascita dell’attuale sistema, l’emissione di moneta avveniva attraverso una Banca Centrale. Questa banca, di proprietà dello Stato – fino a malsane idee idiosincratiche con tale, ovvio, concetto – decide quanta moneta far circolare. Ora, sappiamo che non arriva a scegliere la quantità esatta di moneta, perché entra in gioco anche il moltiplicatore, la riserva frazionaria e il tasso di interesse, in primis. Ma la base monetaria, oltre alle riserve, è composta dalla moneta stampata dalla Banca Centrale di uno Stato. Ricordiamo, la moneta è la pecora divisibile in nanometri, il nocciolo dell’uscita dal baratto, dalle tribù, dall’impossibilità di specializzarsi e, di conseguenza, evolversi. Ora, giusto per darvi pillole di partita doppia e capire come si devono trascrivere le operazioni economico-finanziarie del nostro mondo, vi dico solamente che la colonna di destra e sinistra debbono dare lo stesso totale. A sinistra ci sono, dato che “giocheremo solo con lo Stato Patrimoniale”, le attività, e a destra le passività. Punto. Dato che, nel caso del QE, l’incipit non è il pagamento che qualche operatore economico ha fatto alla BCE, bensì è la creazione di moneta da parte di un soggetto che la moneta la stampa, succede che lo stato patrimoniale della Banca Centrale accoglie nuovi soldi dal lato delle attività, in questo caso base monetaria nuova di zecca, o di clic, dipende se si vuole essere vintage o attuali.
Ma per Luca Pacioli, l’inventore della partita doppia, non è ammissibile una scrittura che non dia il pareggio tra colonna di sinistra e di destra. C’è da dire che egli che viveva in un sistema in cui tutto era collegato pur sempre a qualche valore, monetario o materiale che fosse, non aveva previsto la “scrittura eccezione per la Banca Centrale”. Quindi, per venire incontro alla regola fondamentale della partita doppia, la Banca Centrale iscrive a destra, tra le passività, una posta di bilancio detta debito convenzionale, che non è un debito nei confronti di nessuno, ma – soddisfatto Pacioli – la base monetaria può iniziare a circolare. Tutti gli altri operatori economici avranno la colonna di sinistra e di destra con eguale totale per ogni operazione, ed entreranno in gioco anche costi e ricavi, oltre ad attività e passività. Ma per la Banca Centrale, che la moneta se la stampa, ci vuole una forzatura, ci vuole il debito convenzionale. La “migliore spiegazione” della forzatura, per non chiamare la moneta creata semplice sopravvenienza attiva per la società, è che essa sia un debito nei confronti della stessa, in quanto per la società questi nuovi soldi sono un credito, dato che è la società stessa a dar valore a quest’ultimi. Questo valore è dato dalla convenzione di accettarli, da parte dei cittadini di uno stesso Stato, tacitamente, implicitamente d’accordo, come mezzo di pagamento in una qualsiasi operazione economica. Badate, non viene creata alcuna nuova pecora, solo un clic nei pc e la convenzione di accettare tale pezzo di carta, o la strisciata della carta di credito, come controvalore in uno scambio.
Questa base monetaria, viene data alle banche, come “budget”, non in regalo, per poter concedere prestiti a chiunque li chieda. Ogni volta che qualcuno accende un prestito, viene creata nuova offerta di moneta, ovviamente, maggiore della base monetaria. Infatti, le banche possono prestare nuovamente i soldi che vengono versati, per esempio, dal Sig. Tizio, che ha venduto casa al Sig. Caio, che aveva acceso un mutuo per comprarsela, e così via. Quindi abbiamo una situazione del genere in una normale emissione. Attività Banca Centrale: Base monetaria – passività Banca Centrale: “Debito convenzionale”. E tutto parte.
Poi arriva Draghi e decide di stampare (cliccare) moneta, di avere il cosiddetto debito convenzionale tra le passività, ma di avere, tra le attività, non la base monetaria, non un credito nei confronti delle banche, di fatto non restringibile oltre certi minimali parametri, componendo l’essenza della base monetaria, ma di avere un credito vero e proprio, questo a discapito delle “Banche Centrali” nazionali.
Queste, alla stregua di un qualsiasi altro soggetto privato, spogliate e private di ogni loro prerogativa propedeutica al loro stesso nome, dovranno restituire il loro debito, con oro, municipalizzate, prelievi forzosi, o non so, la fantasia è infinita. In estrema sintesi, si è passati da un’emissione che dà vita a un’equivalenza contabile neutra per la Banca Centrale, grazie alla convenzione di accettare il denaro come pecora, ad una scrittura contabile in cui il credito per la BCE è un normale credito esigibile. Non è base monetaria che deve lasciare nel sistema, ma è un credito come un altro, al costo di creare il debito vero e proprio nelle varie Banche Centrali dei vari paesi membri, ad esclusione di Grecia e Cipro.
Ora, tra l’altro, se escludiamo taluni paesi da questo “aiuto” da parte della BCE, ed allo stesso tempo diciamo di voler diventare uno Stato (Stati Uniti d’Europa), credo che dovremmo iniziare a smettere di credere alle favole e riconoscere che siamo, semplicemente, venalmente, i Mercati Uniti d’Europa. I Mercati ora sono arrivati a stampare moneta che trasformano in debito per gli Stati, quelli veri, quelli spogliati delle loro prerogative, quelli composti da persone, quindi, lo fanno diventare debito delle persone.
Tutto, grazie alla BCE, che Banca Centrale non è, ma che così si definisce e ha più potere di uno Stato, in quanto non vige Montesquieu ma solo la finanza che vince su tutti, perché il profitto è l’obiettivo non di molti, ma dell’umanità in sé. Io non so quanti show siamo ancora disposti a sopportare, ma sarebbe ora, quantomeno, di conoscerli e non condividerli. Verrà da sé, una volta compiute tali azioni, il combatterli, non con le armi, ma con la semplice cognizione, condivisione, partecipazione. Torniamo ad avere una Banca Centrale che crei Dolly monetarie, non umane.