mercoledì 30 aprile 2014

SANTI E NON di Fabrizio Belloni

In un crescendo rossiniano abbiamo dovuto sorbirci per giorni l’orgia clericale che ha celebrato a Roma i suoi saturnalia.
Due papi vivi (oddio, diciamo uno e mezzo, viste le condizioni del tedesco) che inneggiavano a due papi morti.
Né aiutava il telecomando: sembrava tutta una sola “Telekabul”, come si diceva una volta. Al massimo cambiava l’angolazione dell’inquadratura, e la faccia del “giornalista” di turno. <<Inciso: ma l’ordine dei giornalisti, peraltro inutile, non ha la facoltà di procedere ad esami di cultura almeno da terza media, prima di rilasciare una tessera?>>.
Quindi il salvifico zapping era inutile. E, fortuna o incubo, mi è capitato di ascoltare da un “vaticanista” (ai miei tempi si chiamavano baciapile, ma poi è arrivato Bruno Vespa che ha sublimato tale professione) una notizia “dal sen fuggita” che mi ha lasciato di sasso. Il “vaticanista” ha confidato in diretta che entro il 2014 verrà fatto santo un altro papa, il bergamasco – di Lovere, per la precisione-, Paolo VI.
E mi sono per un attimo bloccato con bocca, occhi ed orecchie spalancati. Shok durato un secondo. Poi è montata l’incredulità
Paolo VI, papa Montini, era comunemente chiamato Maolo Vi, per le sue aperture.
E questo passi: la chiesa è sempre stata brava ad abbracciare chi pensava essere il vincitore. Non a caso definì Lui “L’Uomo che la Provvidenza aveva stabilito di farci incontrare”. Dopo i ricchi Patti Lateranensi, ovviamente,  e le conseguenti facilitazioni economico-finanziarie che furono regalate.
Ma su papa Montini, prima di farlo santo, sarebbe bene una approfondita indagine sui legami e sulle relazioni che già da cardinale il Nostro intratteneva con la Massoneria americana, con tutte le implicazioni geopolitiche e finanziarie che ne vennero. E lo IOR è solo la punta di un iceberg più micidiale di quello che affondò il Titanic.
Penso che storici coraggiosi e liberi possano dar fondo a tonnellate di carte e documenti, al riguardo.
Inoltre, il buon Montini aveva una affettuosa amicizia con un attore della rai di Milano, Paolo Carlini. Erano amici. Molto amici. Troppo amici.
Che i tempi in cui pontificò non fossero facili, è indubbio: vi erano i prodromi del crollo dei due sistemi, quello socialcomunista e quello liberalcapitalista. Ci sarebbe voluto un papa forte, virile, macho, con due baffi così. Invece Paolo VI iniziò quella parabola discendente che ha obbligato la chiesa a Bergoglio, il gesuita, col compito di effettuare un re styling profondo, pena la sparizione. Però a tutto c’è un limite: capisco che i rave party clericali fanno venire tanta gente a Roma (panem et circenses: non è cambiato nulla), ma un poco di dignità, suvvia……
Facciano come credono, però. Tanto se qualcosa è vero, resta a galla e va, se è fasullo, puoi spingerla fi che vuoi ed affonda. Non mi sembra che la chiesa stia andando.
Vedremo.

Fabrizio Belloni