venerdì 28 febbraio 2014

KRAJINA Notizie - Febbraio 2014

KRAJINA Notizie      -    Febbraio 2014
                 
                                                   


 
A cura del Forum Belgrado Italia e CIVG

Veritas: identificati i resti di 14 serbi della Krajina                 18/10/2013

Trovati i resti di vittime serbe uccise durante la guerra in Croazia del 1991-1995.                            Secondo un rapporto della ONG Veritas, le vittime sono serbi provenienti dai territori della Lika, Dalmazia, Kordun, Banija e della Slavonia. I resti identificati eraono stati esumati da una fossa comune o individuali, oltre 12 anni fa.

Veritas possiede un’elenco con i nomi di 1920 serbi scomparsi durante la guerra in Croazia, nel territorio della Krajina Serba; di essi 1317 son civili e 516 donne. Veritas ha dichiarato che possiede indizi che ci sono circa 440 luoghi di fosse comuni ancora non esumate, che contengono vittime serbe, nonostante siano passati gia’ 18 anni dalla fine della guerra.


 Requiem in memoria delle vittime nei comuni della Krajina occidentale
                           
                        


Nella Chiesa di San Marco a Belgrado è stato servito il requiem ai serbi uccisi 18 anni fa in 14 comuni in Bosnia ed Erzegovina, la Coalizione delle Associazioni dei Rifugiati ha evidenziato nell’ occasione che non è ancora stato punito nessuno per questi crimini. Il requiem e’ stato servito dal vicario del Patriarca Irinej, il vescovo Jovan. Il presidente della Coalizione delle Associazioni dei rifugiati Miodrag Linta ha dichiarato che nell’azione dell’Esercito croato, del Consiglio di difesa croato e dell’Armata secessionista della Bosnia ed Erzegovina, dal territorio di quei comuni sono stati scacciati 120mila serbi, ne sono stati uccisi 1.650 soldati e civili, e numerosi villaggi sono stati incendiati e rasi al suolo.                                     10. 10. 2013

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Chicago: Corte locale ha accettato la querela serba contro MPRI

La Corte di Chicago ha accettato la querela contro la compagnia statunitense Military Professional Resources Inc. ( MPRI), delle organizzazioni serbe negli Stati Uniti:  ”Vittime del genocidio in Krajina“ e “Raduno serbo di Krajina“, scrive il quotidiano croato Slobodna Dalmacija. I serbi che vivono in America, accusano Military Professional Resources Inc. della partecipazione al genocidio e della pulizia etnica di 200.000 serbi della Krajina. Nella querela è stato precisato che quella compagnia ha addestrato l’esercito croato per l’azione Tempesta e che ha partecipato ad essa. Alla Corte di Chicago è stato consegnato l’accordo tra Military Professional Resources Inc. e la Croazia sull’addestramento degli ufficiali e soldati croati. Il giudice Ruben Castiglio della Corte federale di Chicago ha proclamato che tocca allo Stato dell’ Illinois condurre il processo. I serbi della Croazia che hanno presentato la querela vivono a Chicago, Milwaukee, Rockford e nelle città vicine. Il quotdiano ha riportato che i serbi chiedono l’indennizzo di 10 miliardi di dollari, ossia 25.000 dollari per ogni profugo serbo, perché la compagnia Military Professional Resources Inc. avendo addestrato gli ufficali dell’esercito croato per l’Operazione Tempesta è diventata responsabile della pulizia etnica del popolo serbo, delle persecuzioni e delle uccisioni nell’ex Repubblica della  Krajina serba.   10.012





 Intervista a Čedomir Marić,                                                                                                  Presidente dell’Associazione Suza (Lacrima) delle famiglie dei  spariti e caduti della Krajina
                                                                                                                               
  Di Gordana Bjelobrk
                                                       

Grazie al Novi list, l'ultimo quotidiano serio in Croazia, c’è  la possibilità di leggere quest’intervista, nella quale possiamo imparare qualcosa sulle vittime della parte serba nella cosiddetta  “Domovinski rat” (Guerra per la patria croata). Nell' opinione pubblica croata ciò non succede spesso.
Novi list ha parlato a Belgrado con Čedomir Marić, presidente dell'Associazione che in Croazia cerca i corpi delle vittime militari e civili. Quasi duemila famiglie serbe, profughe dalla Croazia durante l'operazione militare Tempesta cercano ancora i corpi dei loro cari. Potreste non crederci, ma le lacrime delle madri serbe sono uguali alle lacrime delle madri croate che cercano i loro figli spariti nella guerra.

''Loro ci prendono di mira, ci sparano, ma d'altra parte si è sentito un urlo perchè anche noi spariamo a loro...’’ Così negli anni novanta ha cantato Marijan Ban e la sua Daleka obala. Delle vittime di querra croate si parla spesso, ma di regola non si parla delle vittime dell’altra parte. Se davvero vogliamo impegnarci nel processo di pacificazione e perdono, bisogna tener conto che nella Guerra per la patria, anche dall’altra parte ci sono stati dei caduti e che le lacrime delle madri e padri, fratelli e sorelle, figli e figlie sono uguali sia dalla parte serba che croata. Le vittime maggiori sono quelle famiglie che hanno perduto i loro cari, al di là della parte in cui sono stati. E la situazione più difficile è di quelle che fino ad oggi  non hanno trovato i corpi dei loro cari. L’Associazione di famiglie dei spariti e periti Suza (Lacrima) di Belgrado, cerca i corpi dei parenti dei serbi rifugiati dalla Croazia. La tristezza ed il dolore in questa Associazione non sono minori di quello che provano le famiglie croate in cerca dei corpi di loro cari. A Belgrado abbiamo parlato con uno dei fondatori dell’Associazione Suza, Čedomir Marić. Il nostro interlocutore racconta del suo figlio morto, della ricerca degli spariti e delle sentenze dell'Aia che hanno riportato le relazioni tra la Croazia e la Serbia almeno un paio d'anni indietro.

Čedomir Marić, fondatore dell'Associazione Suza di Belgrado

-          Sono fondatore dell'Associazione che cerca gli spariti e per il momento faccio il consulente. Le dirò subito che della politica non ne voglio nemmeno parlare. Sono uno di quelli che hanno vissuto tragedia in famiglia e voglio parlare dal punto di vista delle famiglie delle vittime di guerra, come una persona che ha vissuto la cosa peggiore.  Prima e durante guerra ho lavorato nella Scuola media superiore a Knin. Educavo i ragazzi  e gli insegnavo di non  fare differenze tra le nazionalità. Così facevo anche con i miei figli. Mio figlio è stato catturato e poi ucciso a Knin, durante l’Operazione Tempesta. Non era armato. Era membro dell’ orchestra cittadina degli strumenti a fiato, suonava il sassofono. Quando è iniziata l’Operazione Tempesta lui ci chiedeva di partire, di fuggire. Mia moglie, mia madre ed io siamo partiti la sera, pensavo che sarebbe arrivato pure lui e che  saremmo evacuati  insieme. L’uomo non sa quando farà un errore, se lo sapesse non lo farebbe. Non siamo partiti da casa con l’intenzione di finire in Serbia ma con l’intenzione di allontanarci dalla portata delle granate. In continuo ci dicevano: avanti, andiamo avanti. Andando ‘’avanti’’ siamo finiti  a Belgrado. Quei giorni sono stati i più difficili della mia vita. Più passava il tempo  meno si ricevevano notizie di mio figlio. Negli abbiamo cercato, raccolto dati, sia per nostro figlio che per altri spariti. Negli incontri con altre famiglie si è creata la necessità di fondare una  associazione. Da allora molti sono aderenti. Una parte di loro ha trovato e sepolto i loro cari, mentre molte altre famiglie purtroppo non ci sono più. Sono morti e non hanno mai ritrovato i corpi dei loro figli.

Ha trovato salma di suo figlio?

-          Si. Dopo otto anni. Sono fortunate le famiglie che trovano i corpi dei loro familiari. Perchè fortunate? Perchè dopo l’identificazione e la consegna del corpo arriva la serenità. Il dolore rimane nel cuore ma non c'è più incertezza. Questo è un grande sollievo per noi. So che per il mondo fuori è difficile da capire quando diciamo sollievo. Ma per l’anima è un sollievo.
-          Per me sono stati otto lunghi anni di ricerche. C'è gente a cui sono stati uccisi tutti e due genitori, vittime civili, a Banija. I genitori di una collega sono stati uccisi sulla soglia della casa dopo la loro casa è stata bruciata. Come è noto, dai corpi bruciati è difficile identificare il DNA che potrebbe servire da confronto con campioni di sangue della famiglia. Queste sono storie difficili.

''Cerchiamo 1950 spariti''

Quanti casi degli spariti avete nella vostra data base?

-          Quasi duemila, più precisamente 1950. Sono spariti nel periodo di tutta la guerra, dal 1991 al 1995. Per quanto riguarda l’Operazione  Tempesta abbiamo 995 vittime registrate. Parlo di quelli che dopo la bonifica del terreno dopo l’Operazione, in presenza degli osservatori internazionali, sono stati sepolti dal nord della Dalmazia fino a Petrinja. La maggior parte dei corpi di queste tombe è essumata. Sono rimasti circa 330 corpi. Parlo di quelli evidenziati cioè del numero stabilito in base ai dati che ci sono  statipresentati dalla Croazia. La prima esumazione dei periti è stata nel 200, nel cimitero di Knin.

Nella ricerca riscontrate comprensione delle istituzioni croate?

-          Nella nostra collaborazione ci sono alti e bassi. Come Associazione ci siamo impegnati a pubblicare i nomi degli spariti nel nostro giornale. Questo ha dato particolare fastidio al presidente della Commissione per imprigionati e spariti, Ivan Grujić. Lui si è sempre fortemente arrabbiato  quando portavo questo giornale alle conferenze regionali, cosa che facevamo per scambiare dati con famiglie di altre etnie. Diceva che ciò non era realistico. I nomi pubblicati sono quelli dati dalle loro famiglie. Non sono dati falsi. Pubblichiamo i nomi per avere indizi, informazioni e per aggiornare il nostra database. Se qualcuno mi informa: la persona il cui nome è pubblicato non è sparita ma è sepolta in tale cimitero oppure è ancora viva, immediatamente faccio correzione dei nostri dati. Desideriamo avere dati realistici. Il nostro unico obbiettivo è trovare i corpi delle vittime indicate come sparite.

''I crimini in Tempesta sono stati commessi.
E il fatto.''
Vi incontrate con le famiglie delle vittime croate evidenziate come sparite e in quale spirito si svolgono questi incontri?

-          E da molto che abbiamo iniziato a incontrarci proprio per aiutare famiglie di tutte le associazioni. I nostri primi incontri sono stati nel 1997, non qui nel territorio della ex Yugoslavia, in Ungheria, a Budapest. Nel 1997. un incontro è stato organizzato a Zagabria. Devo dire che è stato molto difficile relazionare. Ci hanno portato a Mirogoj dove si trova un ossario con salme di 400 persone senza identità. Allora è successo che alcune rappresentanti delle associazioni croate non volevano salire in pulman in cui c'erano serbi. Non mi piace ricordare di questo, c'erano anche delle minaccie. Dovevano trovare un altro mezzo di trasporto. Questo dico solo per dare esempio su come difficili erano i primi incontri. Però, abbiamo continuato a incontrarci, col passar del tempo i problemi si sono ridotti, ma mai completamente. Non abbiamo ancora chiarito con se stessi se siamo pronti a collaborare sull'obiettivo comune, nonostante il fatto che realmente siamo tutti vittime di guerra.

Come avete vissuto le sentenze di assoluzione (liberazione) dei generali croati all'Aia?
Abbiamo vissuto quelli giorni come se fossero di nuovo uccisi i nostri cari. Li abbiamo vissuti come uccisione della verità. Ma non ne parlo di Markač e Gotovina. Non voglio parlare se loro avessero partecipato nei Crimini ed in quale misura. Quello che ci ha feriti è la negazione dei crimini creatasi nell’opinione pubblica croata dopo la sentenza. E dato di fatto che crimini sono stati commessi a Golubić, Grubori, Varivode ed in altri siti. Il presidente croato è venuto di persona all’inaugurazione del monumento dedicato alle vittime civili a Varivode. I crimini sono stati commessi. Io so il destino di mio figlio. So che è stato catturato e poi ucciso. Al modo molto precisò divido le vittime. Ritengo uccisi quelli che sono stati uccisi in battaglia come militari. Periti sono quelli la cui morte è causata dalle conseguenze di guerra, quelli che sono rimasti senza farmaci, il cui cuore non è resistito e simile. Bisogna fare suddivisione molto precisa. E normale che qualcuno sia ucciso in guerra. Catturare e poi uccidere, sgozzare un’anziana di 85 anni, nata nel 1910. – questi sono crimini.

‘’Sgozzare un’anziana di 85 anni – è il crimine!’’

Che cosa dice sull’onda dei nazionalismi presenti in Croazia e Serbia che abbiamo visto dopo la sentenza di assoluzione dei generali croati?
-          Abbiamo da sempre evitato cose estreme. Qualche volta dopo esequie andavamo in corteo. Andavamo anche davanti il ministero croato non per distruggere ma per consegnare elenco degli spariti. Ogni volta in queste situazioni si intromettevano le persone con dei messaggi estremi. Perciò abbiamo smesso di organizzare i cortei di protesta. Noi sventurati e la nostra sofferenza vogliono manipolare per i loro obiettivi politici. A quella gente dicevo: Perchè ci disturbate? Noi vogliamo emettere il messaggio diverso.
Vogliamo che la Croazia solleciti il processo di soluzione del destino degli spariti. Ci interessa solo questo, nient altro.


Desidera rientrare e vivere in Croazia?

-          Ogni anno trascorriamo un periodo di tempo in Croazia. Abbiamo sepolto figlio nella tomba di famiglia a Golubić ed ogni anno ci andiamo all’anniversario del funerale e al giorno di suo compleanno. D’inverno non ci sono condizioni. A casa non ci sono attacchi di corrente, acqua e noi siamo anzi ani. Altro motivo perchè non rientriamo per rimanerci è che io molto difficilmente sopporto provocazioni. Vado in macchina con targa di Belgrado, quest’estate per esempio, e uno si ferma, sputa verso macchina e gesticola. Passo, mi sforzo di non notare, ma ti arrivano tanti cenni che non sei benvenuto. Guardate cosa è successo Đevrske. I due – uno di 19 anni e altro di 30 – giravano e chiedevano se ci fossero dei cetniki.  Hanno chiesto dalla gente di mostrare le carte d’identità. Ciò non è male solo per i serbi ma anche per la Croazia. I minori incidenti li fanno i croati autochtoni. Generalmente lo fanno immigrati da Janjevo e dalla Bosnia. Voi signori al governo, cosa avete fatto per educare questa gioventù?
-          Questo incidente a Đevrske, uno aveva due anni, altro 13 quando è finita guerra. Come mai le persone che alla fine della guerra erano bambini ora creano incidenti del genere? Cosa fate voi per la società? Va bene, i serbi se ne sono andati e non ritorneranno, ma cosa fate voi per educare i giovani che crescono? Andiamo li e ci sediamo in terrazza dei vicini di casa e bambini nel cortile accanto raccolgono frutta e ci colpiscono. Cosa fate per educare bene questi bambini?
Queste sono le domande per la Croazia. Se vuole essere una società civile Croazia dovrà risolvere questo prima o dopo.

Come ha vissuto dichiarazione di Ante Gotovina che ha invitato tutti i serbi a ritornare ed ha detto che Croazia non sia più la sua patria che la patria dei serbi fuggiti?

-          Anche Tuđman ci ha invitati a rimanere dopo l'ordine che l'esercito debba infliggere i colpi da far praticamente sparire i serbi. Sappiamo bene cosa è successo a quelli che sono rimasti.
Crede ai politici croati quando vi invitano a rientrare?

-          Dietro parola vuota non c’è nulla.

Come serbi fuggiti oggi vedono Krajina come un progetto politico?

-          Ancora si possono trovare casi estremi ma penso che la maggioranza non sia convinta che Krajina possa essere un soggetto politico. Penso che non sia possibile.
Come vi hanno accolto a Belgrado? C’è stata parecchia intolleranza verso i profughi.

-          C’era. Io sono stato fortunato per differenza di molti altri, perchè dopo l’arrivo ho trovato lavoro a scuola, insegnavo materia tecnica (disegni tecnici). C’è stata intolleranza ma non diretta. I profughi dalla Bosnia sono stati accolti di tutto cuore, quelli che nel ’91 sono venuti dalle zone urbane. Dopo è stato molto, molto più difficile.

         Da ‘’Novi List”                                                              -                   
  Traduzione di Rajka V. per Krajina Notizie
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Guerra in Krajina. Cosa sapeva la CIA?

Ante Gotovina accusato di crimini di guerra. Ora la Croazia vuole che i suoi ex alleati dell’intelligence degli USA la aiutino a provare la sua innocenza
                           
   


    di Roy Gutman, NEWSWEEK INTERNATIONAL

27 agosto - In una base militare isolata sulla costa adriatica della Croazia un aereo senza pilota della CIA ha percorso la pista, poi lentamente ha scalato la cima degli alti pini ed è entrato nello spazio aereo nemico. Era il luglio del 1995 e un nuovo conflitto si stava preparando.

Il leader serbo Slobodan Milosevic aveva conquistato la zona di confine croata della Krajina con la Bosnia nel 1991 e ora la Croazia stava preparando un assalto lampo per riprendersela. Gli americani in uniforme militare che operavano da un rimorchio color crema vicino alla pista avevano inviato il drone GNAT-750 a fotografare le posizioni delle truppe e delle postazioni armate serbe.                               
Le immagini furono trasmesse alla base, analizzate e quindi passate al Pentagono. Secondo alti funzionari dell'intelligence croato, alcune copie furono inviate anche alla sede del generale croato al comando dell’"Operazione Tempesta".

Le missioni segrete di ricognizione continuarono per mesi fino a molto tempo dopo che le forze croate avevano spinto i serbi nella vicina Bosnia.  E secondo i croati l'informazione si rivelò vitale per il successo dell'Operazione Tempesta. I funzionari croati dicono che verso la fine della campagna di 72 ore, le foto dei droni mostrarono che le forze serbe si stavano ammassando per una controspinta. Il comandante croato dell'operazione, il generale Ante Gotovina, ammassò le sue truppe al punto di penetrazione delle linee serbe e mandò all’aria l'assalto. Ora l’operazione riuscita della CIA sta per diventare una prova di primaria importanza addotta dalla difesa in un caso di crimini di guerra al Tribunale dell'Aia.

Dopo l'incriminazione del generale Gotovina per le atrocità commesse durante e dopo l'Operazione Tempesta, compreso l'omicidio di 150 serbi della Krajina, lo spostamento forzato di ben altri 200.000 e l'incendio di migliaia di case. Gotovina, 45 anni, che un tempo militava nella Legione straniera francese, nega qualsiasi ruolo nelle atrocità, la maggior parte delle quali è avvenuta nei tre mesi dopo che l'operazione militare si era conclusa. Tuttavia, egli ha rifiutato di arrendersi al tribunale, lamentando che avrebbe dovuto passare anni in prigione in attesa di giudizio. L’avvocato di Chicago di Gotovina, Luka Misetic, sostiene che l'intelligence degli Stati Uniti sarà di vitale importanza per il suo caso. "…Egli era nella catena di comando, ma c'era in questa un altra serie di occhi e orecchie a guardare questa operazione…", dice Misetic. . "Nessuno lì [nella CIA] vide che c'era un problema di crimini di guerra o un crimine contro l'umanità… L'informazione che gli Stati Uniti possiedono è rilevante per stabilire l'innocenza del generale Gotovina…".

Croazia: cosa sapeva l’FBI?

Ora un'indagine di Newsweek ha dimostrato che la cooperazione di intelligence degli Stati Uniti con la Croazia è andata molto più in profondità di quanto Washington abbia mai ammesso. Secondo Miro Tudjman, figlio del defunto presidente Franjo Tudjman e capo della controparte croata della CIA a metà degli anni 1990, gli Stati Uniti hanno fornito l’attrezzatura per crittografare a ciascuna delle brigate regolari dell'esercito della Croazia. Dice che la CIA ha anche speso almeno10 milioni di dollari in postazioni di ascolto croate per intercettare le chiamate telefoniche in Bosnia e Serbia.Tutta la nostra intelligence [elettronica] in Croazia è andata in linea in tempo reale per la National Security Agency di Washington", dice Tudjman. "Abbiamo avuto una collaborazione de facto".

Un rapporto di collegamento

I funzionari americani a conoscenza delle questioni di intelligence confermano che la CIA ha gestito droni da una base nei pressi di Zara, sulla costa adriatica, durante e dopo l'Operazione Tempesta. Essi ammettono inoltre ciò che descrivono come "condivisione limitata" delle informazioni di intelligence con la Croazia. (Due ex alti funzionari dell'amministrazione, però, negano che tale condivisione sia mai stata approvata dalla Casa Bianca). E anche se i funzionari americani si rifiutano di parlare di dispositivi di crittografia, confermano che c'era un "rapporto di collegamento" con la Croazia e gli altri paesi della regione per raccogliere informazioni.

Inoltre insistono sul fatto che gli operatori americani non hanno fatto nulla che abbia contribuito ai crimini di guerra. Gli Stati Uniti "sapevano di un'operazione militare in fase di progettazione", spiega Pierre-Richard Prosper, ambasciatore straordinario per le questioni di crimini di guerra, gli Stati Uniti e aggiunge: “Non sapevamo nulla della pianificazione di attività criminali”. Un ex alto funzionario dell'amministrazione ha detto che la Casa Bianca aveva " la solita diffusione di informazioni sui singoli incidenti ", ma nessuna prova che "i croati si stavano dando molto da fare a terrorizzare la popolazione serba”. Ante Gotovina, il generale dell'esercito croato in pensione incriminato per le atrocità commesse nei Balcani, ritiene che le informazioni dell’intelligence degli Stati Uniti possono dimostrare la sua innocenza.

Le accuse contro Gotovina potrebbero essere difficili da provare. Il procuratore capo delle Nazioni Unite, Carla Del Ponte, afferma nel suo atto d'accusa che Gotovina ha la responsabilità personale e di comando per le atrocità commesse durante e dopo l'Operazione Tempesta. L'accusa sostiene in particolare che l '"effetto cumulativo" di azioni da parte dell'esercito croato "ha portato allo spostamento su larga scala" dei serbi….

 In Croazia, il caso Gotovina ha suscitato forti passioni. Cartelloni pubblicitari lungo la costa adriatica proclamano che Gotovina è un eroe, non un criminale…E gli ex capi dell'intelligence del paese hanno deciso di parlare dei loro legami con gli Stati Uniti in modo da garantire per l'innocenza di Gotovina. "Ho sempre detto che le uniche persone in Croazia che sanno tutto sono gli americani", dice Markica Rebic, l'ex capo dell'intelligence militare…

                                                                  (Traduzione di Patrizia M. per Krajina Notizie)


 Cos’è il Governo in esilio della Repubblica Serba di Krajina (RSK).

E un auto proclamato governo in esilio  della Repubblica Serba di Krajina.
Un  governo che era esistito per un breve periodo di tempo dopo l'Operazione Tempesta nella metà degli anni '90, poi ricostituito il 26 febbraio 2005, quando alcuni esponenti dell ‘ex Repubblica Serba di Krajina si sono riuniti a Belgrado alla Casa del Sindacato della città serba. Presenti una quarantina di vecchi membri  governativi della ex RSK (su 83), con l’ultimo Presidente della RSK che sta scontando una pena all'ICTY e diversi altri membri  fuoriusciti dal paese. Nel corso della riunione di Belgrado, i presenti hanno ufficialmente dichiarato di essere la continuazione legittima dell’ex governo RSK e hanno chiesto la ricreazione della RSK, sulla base del Piano Z-4 1994, dove si richiedeva che la Krajina avesse uno stato con " un poco più dell'autonomia, un poco meno dell'indipendenza" all’interno della  Croazia. Hanno annunciato che si sarebbero tenute elezioni parlamentari e che il nuovo nome del nuovo Stato sarebbe:  "Repubblica serba di Krajina-". L'incontro ha eletto Milorad Buha come primo ministro e sei ministri senza portafoglio i cui nomi non sono stati rivelati.                                                                                                                            
 L’obiettivo generale è quello di permettere ai serbi di ritornare sulle proprie terre oggi occupate, di difendere con mezzi politici e con colloqui gli interessi dei Serbi della Croazia, verso  il governo croato, l’Unione europea e le Nazioni Unite.

Da subito contro questa iniziativa si sono sollevate critiche ed attacchi da numerosi fronti, sia all’interno della Serbia dagli ambienti istituzionali e partitici che hanno messo in luce i rischi per il percorso di entrata nella UE della Serbia; dalla Croazia, Zagabria ha subito  inviato una nota di protesta per la nomina e la formazione del governo in esilio. Anche l’Unione Europea ha fortemente condannato questa iniziativa, con minacce e ricatti. 

Nel 2007, una mozione del Comitato dell'Unione europea per i Balcani ha richiesto la "dissoluzione" del governo ombra  RSK ; la sottocommissione parlamentare europea  ha dichiarato che il governo ombra non aveva "alcuna possibilita’ di stare su" e la sua attività poteva causare "danni irreparabili" alla parte serba che aspira ad andare nella UE.
Il "governo in esilio" della RSK ha tenuto la sua prima riunione in segreto in Serbia a Novi Sad. Il suo programma è stato annunciato in una conferenza stampa a Belgrado il 5 marzo, in cui M. Buha ha dichiarato che avrebbe sollecitato l'approvazione dell’ autonomia della Krajina serba, sulla base del piano Vance e del Piano Z-4. I delegati RSK hanno pubblicizzato un documento intitolato "Programma del Governo in esilio della RSK ", dove si afferma che "la condizione fondamentale per il successo del governo  sarà la creazione di un proficuo concorso e cooperazione tra i partiti politici nazionali,  le organizzazioni disponibili  in Serbia,  la Chiesa serba Ortodossa, come pure con i veri patrioti ".                                                                                                                          
Buha ha anche proposto una mozione nella Assemblea  Nazionale serba  dicendo che "la questione nazionale serba e la sopravvivenza dei serbi sul territorio della Repubblica serba di Krajina e della Croazia può essere risolta solo mettendo fine all’occupazione della RSK ".                                                                                            
Il governo ha anche inviato un appello al Papa, in esso hanno chiesto di aiutare il popolo serbo  per porre fine a quello che è definito il genocidio croato contro i serbi e di garantire la normalizzazione della situazione per i serbi del paese”.                                                                                                                                                       
L'Assemblea della RSK ha dichiarato che depositerà “  l'accusa contro la Croazia ai Tribunali Internazionali relativamente al genocidio e la pulizia etnica dei serbi in Croazia dal 1990 al 1995 ed il genocidio contro i serbi, zingari ed ebrei nella seconda guerra mondiale”.                                                                                                                                      
Il governo ha anche inviato una lettera all'Ambasciata turca a Belgrado, dove si esprimeva la speranza che il governo turco durante i suoi negoziaticon la UE, sottolineasse i fatti riguardanti il genocidio croato contro i serbi per far avanzare la loro causa e la causa del governo in esilio. evidenziando che i genocidi contro i serbi sono un "pesante fardello per gli altri paesi europei." Nel la lettera è detto che” in base ai principi europei tutti gli Stati europei sono obbligati a prendere posizione sui crimini che si commettono in Europa, e che solo allora potranno partecipare ad indagini di eventi simili in altri continenti (…cosa che fa l'Unione europea di frequente)”.  Il governo ha inoltre dichiarato: "E ' singolare che dibattono sulle prove circa i crimini turchi contro gli armeni nel 1915, mentre non parlano di genocidio e dei crimini croati nel campo della morte di Jasenovac  su cui vi sono documenti, dibattiti accademici, libri pubblicati da testimoni e anche una sezione dedicata a questo nel Museo dell'Olocausto a New York. "                                                                              
Nella lettera si dichiara anche che: “… se gli Stati membri della UEsi rifiutano di mettere in luce il genocidio contro i serbi, stanno ignorando la Carta delle Nazioni Unite sui diritti dell'uomo e altri documenti del Diritto Internazionale, che li obbligano a punire i criminali”. 

 Il governo in esilio ha anche chiesto alla Croazia di pagareil risarcimento per i danni di guerra al popolo serbo,  Buha ha sostenuto che il valore delle proprietà serbe in Croazia vale 30 miliardi di euro, e che questo dovrebbe essere pagato per i serbi che vivevano in Croazia come parte delle riparazioni di guerra.     Il governo ha aggiunto che chiedere il risarcimento di guerra per il popolo serbo è la stessa misura utilizzata dalla Croazia e Bosnia nei confronti della Serbia.  Buha ha anche affermato che circa le compensazioni relative al caso di danni di guerra,  è necessario che la comunità internazionale devono  costringere le autorità croate ad affrontare la questione, ribadendo che la Croazia ha aggirato questo obbligo finora, mediante metodi amministrativi, giudiziari e altri. Il governo RSK sarà anche un citante nella class action per recuperare il tesoro ustascia.
                                  
    A cura di E. Vigna per CIVG.IT INFORMA 36