martedì 21 gennaio 2014

Sulla Linea Gotica, oltre la Linea Gotica

Sulla Linea Gotica, oltre la Linea Gotica

Opera, 25 dicembre 2013
Ho letto, con l’inevitabile ritardo per la ragione delle stato di detenzione, l’articolo di Maurizio Barozzi, “Vincenzo Vinciguerra: ne vogliamo parlare?“, pubblicato sul sito della Federazione nazionale combattenti della Repubblica sociale italiana il 25 novembre 2013.
Il mio apprezzamento ed il mio rispetto per quanti sono sempre stati coerenti con la difesa del fascismo per quello che esso ha rappresentato e continua a rappresentare nella nostra storia, sono noti.
Le analisi e anche le critiche esposte da Maurizio Barozzi meritano, pertanto, alcune precisazioni doverose per chiarire alcuni punti che appaiono controversi in quella che è una battaglia comune che ci vede andare oltre la Linea Gotica, ci vede passare in nome e per conto di questo popolo e delle sue libertà e dignità all’offensiva contro un potere criminale al quale non ci siamo sottomessi.
Il 5 luglio 1944, il giornale del Partito d’azione, “L’Italia libera”, scriveva:
“L’epurazione durerà per anni, per decenni se occorre, e non potremo dire di aver finito, se la democrazia non sarà solidamente fondata. Epureremo attraverso il governo, attraverso la Costituente, con la stampa e con l’educazione, sino ai figli dei figli, sino a quando sarà cancellato il ricordo stesso del fascismo”.
La guerra non è finita il 25 aprile 1945 ma è proseguita sotto altre forme per trasformare la rivoluzione italiana del 1919 nel “male assoluto”.
Hanno mantenuto quello che avevano promesso di fare, solo che non potendo cancellare hanno demonizzato il fascismo ed i fascisti perché le generazioni più giovani lo interpretassero come un fenomeno politico da condannare senza appello.
Fra gli strumenti utilizzati per rendere il fascismo “il male assoluto” abbiamo scoperto negli anni, prendendone dolorosa coscienza, c’è stato il cosiddetto “neofascismo”, quello che si è incarnato in Arturo Michelini, Augusto De Marsanich», Pino Rauti, Giorgio Almirante, Junio Valerio Borghese per poi sprofondare ufficialmente e definitivamente nel fango con Gianfranco Fini ed i suoi colleghi.
Abbiamo, quindi, sentito il dovere verso il nostro popolo e la nostra terra di ristabilire la verità perché non riteniamo di dover assistere silenziosi e rassegnati alla falsificazione costante, quotidiana della storia d’Italia – perché fascismo e Italia é un binomio indissolubile – portata avanti da chi l’Italia non l’ha liberata ma l’ha asservita agli interessi del capitalismo e della potenza egemone, gli Stati uniti d’America.
Da questo potere, cioè, che non ha esitato e scatenare un’altra guerra civile nell’ambito di strategie internazionali anti-sovietiche che non tenevano in alcun conto il popolo italiano, sacrificabile sull’altare della difesa del mondo cosiddetto “libero” guidato dagli Stati uniti.
Anche in una guerra segreta e clandestina, “a bassa intensità”, “non ortodossa”, la linea del fronte si può delineare e, con essa, si possono identificare gli schieramenti e chi ne fa parte.
Non é un’opinione che il cosiddetto “neofascismo” che ha elevato a propria guida Julius Evola rinnegando Giovanni Gentile, si e posto come milizia politica e paramilitare al servizio dello Stato controllato dall’antifascismo liberale e cattolico con il pretesto di dover combattere con ogni mezzo l’antifascismo di impronta socialcomunista.
È questa milizia che va collocata, una volta per sempre, sul piano storico, politico e ideologico ed anche su quello etico dalla parte del nemico, non solo del fascismo storicamente ed ideologicamente inteso ma di questo nostro popolo.
I camerati non sono mai stati citati da chi scrive, numerosi sono stati difesi, anche quando si sono limitati a tacere perché chi ha coraggio é in grade di comprendere – non di giustificare – le altrui paure.
Quanti, viceversa, non hanno esitato a prendere parte ad un linciaqgio morale organizzato e diretto, alimentato e fomentato dai servizi segreti militari e civili dello State a partire dal 20 novembre 1982, che nelle speranza e negli intendimenti di costoro doveva concludersi in modo tragico, non hanno diritto ad attenuanti.
Chi, come me, avverte con un senso di rabbiosa umiliazione la presentazione di Angelo Izzo come “neofascista” non é disposto a perdonare quanti non hanno esitato a proclamare costui come “camerata”, pur essendo perfettamente a conoscenza che si trattava esclusivamente di uno stupratore e assassino seriale di donne.
Ricordiamo i nomi di quanti si sono sentiti “onorati” di scrivere, insieme al “mostro del Circeo”, sulla rivista “Quex”: Fabrizio Zani, Edgardo Bonazzi, Francesco De Min, Sergio Latini, Angelo Croce, Mario Tuti, Mauro Marzorati, Maurizio Murelli.
La pretesa di elevarsi sulla morale comune, secondo gli insegnamenti di Julius Evola, non li giustifica perché accostare il nome di Angelo Izzo al fascismo e ai fascisti ha favorito la criminalizzazione di un mondo in cui non c’é mai stato posto per gli assassini di donne, ragazze e violentatori.
E non é stato un caso isolato, perché quando Valerio Fioravanti ed altri hanno sparato alle gambe di un gruppo di ragazze all’interno della sede di “Radio Città futura” a Roma, togliendo ad una di esse la possibilità divenire madre, altro danno é caduto sul fascismo ed i fascisti, con i quali purtroppo sono identificati il “neofascismo” e i “neofascisti”.
Eppure, apparteniamo ad un mondo che ricorda come Benito Mussolini vietò ai Tribunali della Rsi di condannare a morte una donna ed impose, comunque, l’immediata richiesta di grazia.
Non c’é solo la milizia politica e paramilitare alle dipendenze della divisione Affari riservati del ministero degli Interni o del Sid da imputare a costoro, ma c’é anche l’accusa di aver sporcato quanto era pulito, limpido, cristallino.
La buonafede – ha ragione Maurizio Barozzi – é doveroso riconoscerla a chi a venti anni ha lanciato bombe a mano per favorire un “golpe”; ma questa non é stata confermata negli anni successivi, perché Maurizio Murelli é stato in prima linea nell’attacco squallido al sottoscritto.
Poteva tacere, invece si è schierato a difesa di chi ha tradito ogni ideale per mere ambizioni personali, perché era comodo fare il doppio-gioco fingendosi oppositori sulle piazze e lavorando, contestualmente, per le forze di polizia e i servizi segreti delle Stato, all’insaputa dei camerati.
Non hanno avuto scrupolo alcuno nel servire gli interessi dello Stato e degli Stati uniti nel sordido convincimento che, fatto il “golpe”, molti di loro sarebbero stati premiati con incarichi di elevata responsabilità, perfino a livello di governo.
Non hanno arretrato dinanzi alla rivendicazione dello stragismo come arma di lotta politica, né dinanzi alla difesa degli stragisti seria neanche quando, in modo documentato, sono tutti risultati legati agli apparati ufficiali, segreti e clandestini nazionali ed internazionali.
Tutti costoro sono dalla parte di un potere nemico del popolo italiano, non solo del fascismo.
Oggi, all’inizio del 2014, non ci sono scusanti per quanti si ostinano ad alimentare le menzogne ufficiali sul “terrorismo nero” e lo “stragismo fascista”, su inesistenti “lotte armate” e “guerre perdute” che hanno vissuto nella loro fantasia a posteriori.
Oggi, in Italia, si sta creando uno schieramento trasversale che vede fascisti (e chi scrive è orgoglioso di esserlo) e antifascisti schierati dalla parte di chi esige verità sulla “guerra politica”, da un lato, e “neofascisti”, antifascisti e poteri dello Stato collocati sulla barricata opposta, impegnati cioè in una lotta senza quartiere per perpetuare la menzogna.
La Federazione nazionale combattenti della Rsi e Maurizio Barozzi sono sempre stati dalla parte giusta, da quella della verità, della Nazione e del popolo nostro.
Altri si prendano la responsabilità di schierarsi da una parte o dell’altra, di prendere parte ad una battaglia che sulla verità relativa alla “guerra politica” non è ideologica benché storica e politica perché tutti siamo consapevoli che il conto, alla fine, dovrà essere presentato alla casta politica, militare e burocratica che purtroppo ancora ci governa.
È la battaglia contro un potere criminale, lo stesso che per oltre mezzo secolo ha utilizzato le organizzazioni storiche della malavita italiana come alleati, che ha disseminato il nostro territorio di basi militari, che manda i nostri soldati a morire in Afghanistan per gli interessi di Stati uniti ed Israele, che ha affamato un popolo per difendere il potere delle banche.
Un potere criminale che si regge esclusivamente sulle menzogne rilanciate ogni giorno, a tutte le ore, da una stampa asservita, da storici sul libro paga, da magistrati attenti alla carriera, da militari che hanno come tradizione le fughe dell’8 settembre 1943.
Non si può più invocare l’attenuante della buona fede. Bisogna scegliere se essere a favore o contro questo potere criminale, non perché fascisti o antifascisti ma perché abbiamo tutti il senso della dignità nazionale e tutti, a prescindere dalle posizioni ideologiche, sentiamo come un dovere dal quale non possiamo e non vogliamo prescindere l’affermazione della verità su una guerra civile
che non può essere lasciata impunita, di fronte alla Storia e alle generazioni future.
La scelta oggi è una sola: con il potere o contro di esso, con la verità o contro di essa.
Noi abbiamo scelto tanti anni fa.

Vincenzo Vinciguerra