la sentenza contro Berlusconi a me non fa pensare alla politica: sinistra, destra e giù di lì. A me, come forse ad altri colleghi di questa lista, potrebbe invece ricordare quella contro Felice Ippolito (cfr. http://it.wikipedia.org/ wiki/Felice_Ippolito ) che portò in ricompensa ben due presidenze della nostra repubblica, a Giuseppe Saragat e Giovanni Leone, cioè ai due principali artefici di quel caso giudiziario che affossò il nucleare italiano. Allora il Pubblico Ministero, pagato con il denaro dei contribuenti, chiese 20 anni di galera, che il tribunale, clemente, limitò a soli 11, poi addirittura ridotti a poco più di due effettivi, per la grazia che lo stesso Saragat concesse ad Ippolito dopo distrutta la sua opera, che era l'obiettivo vero. Della cinquantina e passa di capi d'accusa, ben 41 furono accolti come colpa nella sua amministrazione del CNEN: gli abbonamenti alle riviste scientifiche, i premi al personale meritevole, e così via.
L'attacco contro Ippolito partì nell'agosto del 1963, meno di un anno dopo la fine di Enrico Mattei. Dopo Mattei finirono male, senza che la nostra magistratura abbia mai trovato un colpevole, Mauro De Mauro, il giudice (!) Scaglione cui De Mauro aveva riversato le sue scoperte sulla fine dello stesso Mattei, Pierpaolo Pasolini, che stava per pubblicare un libro con un capitolo sull'ENI che poi è sparito, Toni Bisaglia annegato in pochi centimetri d'acqua, suo fratello sacerdote durante una passeggiata in montagna, e così via fino a Scajola, che si sarebbe fatto pagare astutamente una tangente con assegni circolari: tutti convinti ed efficaci filo-nucleari come Berlusconi, tutti invisi alla nostra magistratura che per la loro tutela non ha mai mosso un dito, o anzi, per la loro brutta fine di dita ne ha mosse parecchie, come cento anni fa si dava tanto da fare con dure condanne per rendere gli uomini e le donne incapaci di amare. Alla attuale "impotenza lavorativa" italiana, ed al ruolo preminente esercitato anche dalla nostra magistratura e dalle altre nostre istituzioni nel dilagare di quest'altra sindrome epidemica, ho dedicato un nuovo libro uscito in questi giorni con l'editore Armando, con molta attenzione anche ai rapporti fra Italia e Germania. Perdere una guerra economica può avere conseguenze più gravi e durature di una sconfitta bellica, certo più lancinante, ma proprio per questo capace di stimolare reazioni che invece qui mancano del tutto: possiamo soffocare da addormentati.
Pierangelo Sardi