di Enrico Galoppini
A volte non si sa se “sono” o “ci fanno”.
Cosa pensare di un “coordinatore europeo della lotta contro il terrorismo” che avverte del pericolo rappresentato, per l’Europa stessa, da cittadini europei arruolatisi tra le fila dei “ribelli siriani”?
Da quando è cominciata la “ribellione” in Siria, l’Europa, all’unisono, per bocca dei suoi “rappresentanti” e dei suoi “media”, ha sostenuto una versione a senso unico dei fatti: prima, le proteste pacifiche del “popolo siriano”, che chiedeva “riforme”; poi la “repressione” del “regime”; infine, la sacrosanta reazione armata del “popolo siriano”.
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