Sodoma e Gomorra: l’inevitabile fine del “mondo moderno”
di Enrico Galoppini
Più d’una volta abbiamo avuto modo di osservare come tutto quanto, in questo ‘disordine costituito’ del “mondo moderno”, segua una logica a suo modo coerente, e come ogni dominio, ogni ambito, per come viene concepito ed organizzato, si ricolleghi - rinsaldando tale ‘coesione’ - a tutti gli altri, non esistendo perciò “compartimenti stagni”, ma un’unica “cultura” che a tutti gli effetti ha le caratteristiche di una tradizione a rovescio, di una sua parodia, che configura così un mondo invertito rispetto alla normalità.
Tutto – senza esclusione alcuna - diventa così un’occasione per infilarci qualcosa che, a prima vista, non avrebbe nulla a che fare con lo specifico contesto. La scuola, lo sport, la letteratura, la storia, il cinema, le trasmissioni d’intrattenimento più o meno leggere… praticamente ogni manifestazione della vita politica, culturale e sociale, compresa la “religione” quando è ridotta alla morale e a un’abitudine, diventa così un’occasione buona per infilarci messaggi “edificanti” miranti a plasmare le coscienze.
La musica – se è il caso di definirla tale – non fa eccezione, ed ecco che al “Festival della canzone italiana” salgono sul palco due omosessuali per “sensibilizzare” sulla loro “causa” un pubblico nell’ordine dei milioni di telespettatori.
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