L’F35 non è da comprare, ma il “pacifismo” non basta
di Enrico Galoppini
Domenica 3 febbraio, su Rai Tre, è andata in onda una puntata di “Presa Diretta” dedicata alle spese militari, in particolare a quelle determinate dall’acquisto, da parte del Ministero della Difesa italiano, del cacciabombardiere F35 di produzione statunitense. Qui è possibile vedere il reportage realizzato da Riccardo Iacona e Francesca Barzini.
Nel complesso, un buon servizio, che ha rilevato l’assurdità di tale commessa, riguardante un prodotto militar-industriale inutile da ogni punto di vista: quello dei costi, davvero esorbitanti; quello dell’efficacia bellica e dell’affidabilità per i piloti stessi; quello delle scarse ricadute positive sotto l’aspetto occupazionale.
In Italia, esiste una campagna “No F 35”, condotta da vari soggetti della “rete pacifista”. Così, anche la lista “Rivoluzione Civile”, capeggiata da Antonio Ingroia e che vede tra i suoi esponenti di spicco Flavio Lotti, promotore della “Marcia Perugia-Assisi”, fa di questa campagna uno dei suoi cavalli di battaglia, in nome della “pace” e del “rispetto della Costituzione”.
Ma a costo di passare per un bastian contrario, bisogna dire che ancora non ci siamo del tutto. Anzi, siamo ancora lontani dal dire come stanno le cose.