giovedì 14 febbraio 2013

COME UN CANE

COME UN CANEdi Joe Fallisi

Tutto è radicalmente connesso nell'infelice campo dei "diritti". Solo per consuetudine culturale (costume che si fa regola(1)) le specie diverse dalla nostra sono da noi considerate, "viste"(2) – e l'aspetto fisico conta infatti moltissimo in tale valutazione – come animali altri da quello umano e totalmente a disposizione di quest'ultimo. NON è la differenza qualitativa intrinseca (quelle poche migliaia di geni diversi) tra lo scimpanzé e l'Homo sapiens sapiens che conduce il primo sul tavolo di vivisezione del secondo. O meglio: non direttamente, per quel che riguarda la nostra coscienza (e falsa coscienza). L'uomo, abituato da migliaia di anni a constatare quanto il suo cervello specialissimo gli consenta (in virtù di quella disparità biologica e di tutto lo sviluppo storico e sociale suo proprio) una superiorità di fatto incolmabile sulle altre specie, le sottomette e le reifica, fa di esse ciò che vuole. Unicamente il dominio, divenuto abitudine comune, "naturale" e poi legge inappellabile, fa ritenere un non-problema, dal punto di vista della giustizia, l'uccisione e la tortura seriale, infinita degli animali, al pari di noi senzienti il piacere e il dolore. Come la medesima attitudine(3) abbia informato, lungo tutta la storia, la catena altrettanto senza fine di sopraffazioni intraspecifiche, di tormenti, umiliazioni e massacri inflitti a minoranze-maggioranze di "sottouomini", solo dei ciechi possono non vedere. Così è stato per millenni di schiavismo, di crociate, sino allo sterminio di interi popoli, eliminati, appunto, come "animali", come ratti e vermi. Ma se l'"inferiorità", intendo dire una vera e propria alterità, irregolarità, minorazione genetica, fosse esistita davvero, il comportamento di questi oppressori lo considereremmo meno odioso?... I poveri corpi ammassati l'uno sull'altro, ancora vivi e in silenzio, terrorizzati, come bestiame al macello, di Abu Ghraib, l'iracheno al guinzaglio come un cane, loro che, oltre a tutto, in linea filogenetica appartengono alle popolazioni (Sumeri, Accadi, Babilonesi) all'origine stessa della civiltà e cultura occidentale, erano, sono forse inferiori agli yankees di plastica, vomito e spettri?... No di sicuro e, ancora una volta, non di ciò si tratta, ma di forza bruta(4) e di immagine-incubo di massa. A fondamento ontologico, modello e paradigma di tutto questo delirio vi è l'antropocentrismo dell'uomo tiranno, l'abuso "normale" nei confronti delle altre specie. Senza liberazione degli animali, che solo l'uomo può compiere, non si avrà mai liberazione umana.