Chi amministra e governa, dispensa illusioni e paure perché ha capito che la "verità" non paga e non crea profitto.
domenica 30 settembre 2018
IL PAGANESIMO MAGICO DEL GRUPPO DI UR
Sto seguendo con una certa attenzione, il recente riaccendersi di una, mai
completamente, sopita polemica riguardante un po’ tutto il milieu “esoterico” e
tradizionalista italiano ed avente per oggetto, guarda un po’, l’interpretazione
dell’esperienza del cosiddetto Gruppo di Ur e del suo lascito spirituale ed
“operativo” in tutte quelle esperienze che, dal dopoguerra in poi, hanno in
qualche modo tentato di rifarsi alla cosiddetta “Via degli Dei Romano Italica”.
Occasione per rinfocolare polemiche e dibattiti, il novantennale della nascita
del Gruppo di Ur e i due recenti, interessanti articoli di Luca Valentini su
“Ereticamente” che, del convegno tenutosi in quel di Napoli il 14 di Ottobre,
costituiscono, a parere di chi scrive, un po’ la continuazione e la “summa”
ideale. Evola fu o no influenzato dall’antroposofia di Colazza? E poi la scuola
kremmerziana lasciò o meno il segno in quell’esperienza? E poi. Volevano
costoro realmente restaurare la religione pagana in Italia o cosa? O si trattò
di un’esperienza unicamente mirante a realizzare, anzitutto, una forma di
magica introspezione? E quella successiva dei Dioscuri? Ed allora, in quale
senso e direzione può essere intesa, al giorno d’oggi, una “Via Romana agli
Dei”? E via dicendo, con tutta una serie di interrogativi che sembrano, invece,
voler prepotentemente riproporre un’altra domanda, antica quanto l’uomo ed
il suo rapporto con l’Assoluto: adesione ad una ritualità formale potente, ma
legata a gesti, ritmi cicli e scadenze determinati o ad un qualcosa di più
atemporalmente profondo che, delle immagini sacre, fa un semplice simbolo
di riflessione, volto al potenziamento dell’ “Ego”?....Religiosità essoterica od
esoterica? E poi. Un approccio multiculturale ed esperienziale al rito, tramite
gli apporti delle più e più forme di religiosità in un’ottica di “guenoniano”
universalismo o un apporto rigorosamente “etnicista” in un’ottica di
esclusivismo culturale ( e cultuale), legato ad antiche radici? Domande che, lì
per lì, sembrano esser senza senso, quasi sterili ed intellettualistici
interrogativi senza alcuna attinenza con la realtà di quella vita che, invece, di
certezze e risposte chiare ha bisogno, per non ricadere nel caotico vortice
dell’insensatezza offerto dalla Post Modernità. E questi sono interrogativi le
cui soluzioni, invece, portano molto lontano...Cominciamo con il dire che,
quando si tratta di scuole di pensiero “esoterico” o misterico che dir si voglia,
o di autori ad esse legati, la cautela è d’obbligo. E’ vero. Il Valentini ci riporta
frasi di Evola e di altri autori, da cui si può tranquillamente evincere l’intento di
un lavoro “sub specie interioritatis” volto a far promanare l’elemento
numinoso dai profondi recessi dell’Io. Altrettanto vero è, però, l’intento
manifestato dallo stesso Evola in “Imperialismo Pagano” ed in altri autori quali
Reghini ( in ottima compagnia del pitagorico Amedeo Armentano, poi
emigrato in Brasile, sic!), Caetani/Ekatlos ed altri, in favore di un ritorno della
Paganitas in Roma, grazie all’avvento del Fascismo, il cui simbolo, il Fascio
Littorio, sembrava rappresentare il miglior viatico in tal senso. Sì, è vero.
Evola in “Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo” si mostra
molto critico verso tutte le varie derive settarie ed occultiste e verso la stessa
Antroposofia steineriana. Ma resta il fatto che in Ur aderì di tutto e di più,
neopagani, massoni, steineriani, teosofi, cattolici (Guido De Giorgio),
psicanalisti alla Emilio Servadio, oltre agli esoteristi “sciolti”, alla Evola .Ora,
affermare che tutte queste persone non partecipassero alle attività più
“operative” del gruppo, mi sembra quanto meno azzardato. Già il trattare in
modo approfondito certi argomenti, non nel ruolo di semplice studioso, ma
bensì in quello di vero e proprio “miste”, sia pure per iscritto, costituisce
un’attività in grado di innestare un vortice, un’interazione energetica tra menti
e realtà differenti. Anche perché, e questo andrebbe costantemente ripetuto,
trattandosi qui di un gruppo esoterico o magico che dir si voglia, non
bisognerebbe assolutamente fermarsi alle apparenze, foss’anche basate
sulle dichiarazioni degli stessi protagonisti, visto che in questo contesto, più
che altrove, vige sovrano l’annullamento ed il superamento del principio di
non contraddizione, per cui si arriva al paradosso ontologico di un “tutto che è
il proprio contrario”. Qualcuno ha recentemente criticato e messo in dubbio i
contributi del pensiero kremmerziano e di quello antroposofico, all’esperienza
di Ur e ad altre similari, perché apportatrici di elementi estranei alla matrice
indoeuropea della tradizione italica. Ora però, senza voler entrare nel
puntiglio di una polemica dai contorni, ad oggi, ancora sfumati, se qualcuno
volesse andarsi a leggere i “Dialoghi” di Kremmerz, (ma anche altri scritti
dello stesso autore), vi troverebbe più e più volte ribadita la impellente
necessità di doversi rifare a riferimenti sacrali Romano Italici ed Ellenici,
anziché a tradizioni estranee, quali quelle “orientali” ed altre similari. Che poi,
un autore come il succitato Kremmerz o lo stesso Reghini ed altri ancora,
abbiano agito in contesti immersi in una simbolistica che richiama le più
classiche radici dell’esoterismo occidentale, espresse da elementi gnostici,
rosacrociani o cabalistici, questo non comporta l’automatica adesione di
costoro, al “background” espresso da tali simboli, che, comunque sia, erano
parte costituente di un determinato contesto culturale ed epocale. Alla stessa
maniera, bisognerebbe andarci piano quando, con decisione, si rigetta
l’ipotesi di una qualsivoglia influenza dell’antroposofia di Colazza ed altri, su
Evola. Il Pensiero, ed in particolar modo quello di tipo esoterico, non può
esser considerato qualcosa di fisso ed immutabile, bensì una forma di fluido
che interagisce adattandosi di continuo alle contingenze di quel momento. Lo
stesso pensiero teosofico o antroposofico steineriano, non si mantiene fisso
su certi parametri, ma subisce una vera e propria mutazione in autori come
Massimo Scaligero che, nei suoi trattati posteriori, ci parla di un vero e
proprio “Pensiero Vivente” espressione di quel lavoro incentrato sull’Io, che
sempre più, sfugge ai classici parametri fantasticheggianti dello steinerismo
prima maniera. Julius Evola critica sia il cristianesimo che certo “paganesimo
dilettantesco” ma, stranamente, non perderà mai completamente i contatti
con un certo mondo i cui epigoni post bellici, sono proprio rappresentati da
quel misterioso Gruppo dei Dioscuri, che non mancherà di informarlo
puntualmente sulle proprie attività. Quell’Evola che, al pari di altri suoi
omologhi, legato ad un modo di pensare “Tradizionale”, si fa simbolo vivente
dell’irrompere della Modernità anche nell’ambito del pensiero “magico”, grazie
proprio a quella nuova visione prospettica, incentrata su un “Io” ora in grado
di interagire con la realtà, arrivando anche a modificarne i parametri sul piano
metafisico. Se andiamo a ben vedere, molti degli aderenti al Gruppo di Ur,
provenivano dalla frequentazione di riviste quali “Lacerba” e di personaggi
alla Prezzolini o alla Papini e dal milieu Futurista e d’Avanguardia.
Quell’Avanguardia che, tra fine Ottocento ed inizio Novecento, fonderà
insieme Futuro e Tradizione, Magia e Tecnica, all’insegna di un “Ego”,
pericolosamente proteso tra le suggestioni superomistiche e le emergenti
forze dell’inconscio e dell’occulto. Una spinta all’irrazionale, che la
preponderanza della Tecno Economia non riuscirà mai completamente, né a
sopire né a domare... La seconda grande questione che non si può
assolutamente tralasciare, è quella dell’attuale contesto storico, da cui le
polemiche a cui abbiamo poc’anzi accennato, prendono corpo. Senza entrare
nel puntiglio di una esatta genealogia storica, possiamo affermare che, sul
solco degli storici gruppi di riferimento del moderno paganesimo di matrice
romana, si è andato innestando un filone ed un’interpretazione sino a poco
tempo prima, relegati ad ambiti più specialistici e cioè quella più “esoterica”, a
cui abbiamo già accennato. Al di fuori dell’esperienza del Gruppo dei
Dioscuri, la “Via Romana agli Dei”, pur oscillando tra un’interpretazione
“prisca” della religiosità romana ed una più impostata al Neoplatonismo ed
agli scritti di Macrobio, Plotino, Giamblico, ha dato di quest’ultima
un’interpretazione più formalista. In questo, l’apporto “esoterico”, anche se
talvolta caratterizzato da qualche umanissima forzatura o inesattezza, non
può che costituire un sano antidoto alla stasi, alla marmorea rigidità di certi
sterili apologeti della Tradizione. Due visioni, due modalità di intendere un
qualcosa che, invece, nonostante l’apparente dissidio, costituiscono le due
facce complementari di una medesima realtà. Quella del mistero rappresenta
una delle necessità primarie dell’animo umano. Il sottile velo che adombra e
ricopre aree che a noi permangono precluse , rappresenta un potente stimolo
alla fantasia ed alla creatività, ad un continuo porsi domande ed a cercare
risposte. L’importante qui non è il disvelamento del mistero, ma la ricerca, il
percorso “si et si” che, dell’umana esistenza, costituiscono il sale. E nella
spasmodica ricerca di risposte, nel mare magnum del mistero, l’individuo
potenzia il proprio Ego, sino a far di sé stesso un Dio...ma, d’altra parte,
esiste da tempo immemorabile la necessità di dar un ordine al mondo tramite
una serie di formule, di parole, di movenze, che nel ricalcare le principali
coordinate della realtà, mettono l’intera comunità degli oranti in connessione
con le dimensioni superne; questo insieme di procedure è “rtah/rito”
ovverosia dar ordine al mondo evocando e collaborando con ciò-che-sta-di
sopra. Quel “sopra” spesso disvelato e conservato da quelle antiche radici,
che la lingua dei padri assieme a simboli atemporali, ci trasmettono e ci
ripropongono attraverso lo scandire del tempo, in giorni, stagioni, Ere, Eoni...
Due momenti, due modalità si direbbe quasi opposte. Fede e ricerca, estasi
ed iniziazione, pur con le loro differenze, ruotano attorno allo stesso
Samsara, alla stessa grande ruota dell’Essere. Ambedue sono, sia pur con
tutti i loro eccessi e le loro (apparenti) incongruenze, romanamente parlando,
quelle membra che hanno bisogno l’una dell’altra. Momenti, percorsi,
personalità differenti che si incrociano, si intersecano, talvolta si scontrano
ma che, proprio in questo momento, proprio di fronte all’epocale tragedia
della perdita del Sacro, del magico, dell’immaginifico, dinnanzi al vuoto di un
mondo incentrato sull’apparenza e sull’arida concezione Tecno-Economica,
dovrebbero finalmente comprendere dove sta il nemico, quello vero, ed
affilare le armi per una battaglia epocale. Una battaglia incentrata sulla
capacità di arrivare all’elaborazione di una nuova sintesi che sappia essere
Pensiero-Azione, Essere-Divenire, Immanenza-Trascendenza e che sappia,
pertanto, rispondere colpo su colpo a tutte le tremende sollecitazioni della
Tecno-Economia. Stavolta a perdere non sarà questa o quell’altra tendenza
culturale, questo o quell’altro gruppo, ma l’intero patrimonio spirituale di un
genere umano, appiattito, immiserito e subordinato ai diktat del Pensiero
Unico.
UMBERTO BIANCHI
sabato 29 settembre 2018
giovedì 27 settembre 2018
mercoledì 26 settembre 2018
martedì 25 settembre 2018
IL PENSIERO MAGICO.
Strano a dirsi ma, in piena era Tecno-Economica, nel pieno di quella
“rivoluzione informatica”, che trova il proprio acme in una avanzata fase di
sistematizzazione ed incasellamento delle varie forme dell’umana
conoscenza, su termini come “magia” od “esoterismo” ed ancor più
“misticismo”, sembra ancor vigere una immane confusione di significati ed
attribuzioni, difficilmente districabili.
La progressiva assimilazione del modello tecno-economico occidentale a
livello globale, ma anche la fine delle grandi narrazioni ideologiche
materialiste, coniugate all’insegna dell’Utopismo, come nel caso di quella
marxista, accompagnate a fenomeni di riflusso, ha lasciato un vuoto nelle
coscienze occidentali, accompagnato alla spasmodica ricerca di un appiglio
ideale, ora rivolto a quella sfera dell’irrazionale, a cui il comune sentire
religioso (cattolico, protestante, ebraico, etc.) non è più in grado di supplire,
avendo subito in pieno le conseguenze del processo di banalizzazione e di
superficiale estroversione dei propri contenuti, proprio di quella
Globalizzazione a cui abbiamo, poc’anzi accennato.
A riconferma di quanto affermato, l’insperata fortuna ed il fascino che i vari
gruppi esoterici, vanno esercitando sui più giovani. La massiccia
partecipazione riscontrabile in occasione della presentazione di un libro
sull’argomento in una qualsivoglia libreria, al pari di un convegno organizzato
per l’occasione di uno dei Solstizi o dei Natali di Roma, tanto per fare qualche
esempio, possono tranquillamente testimoniare quanto qui affermato.
Sembra di assistere all’esplosione di un profluvio di gruppi e gruppetti
magico- mistico-pagani-di tutti i tipi e le specie, da quelli più, diciamo così
“classici” (Massoneria, per esempio...) sino ad un milieu più “occultista” e
negromantico, con le sue più degradate appendici sataniste, tutti accomunati,
però, dalla suggestione offerta da un sapere in grado di garantire all’iniziato
quei poteri e quelle conoscenze, quell’indirizzo di vita, che ad oggi, la
Modernità sembra non essere più in grado di fornire.
Si fa un gran parlare di Esoterismo e di Magia, mischiando ambedue i termini
con insperata disinvoltura e finendo con l’ingenerare confusioni e cantonate
veramente fatali, in grado di inficiare e render vano, qualunque serio sforzo
conoscitivo. Esoterismo. Proveniente dal greco “esoterikòs-
nascosto”, non indica una determinata dottrina o ideologia, bensì una
determinata modalità di approccio alla conoscenza. Una forma di sapere che
si presuppone, per l’appunto, “nascosta” e perciò stesso rivelata per simboli,
la conoscenza ed interpretazione dei quali, necessita di un percorso a tappe
o iniziatico, di appannaggio di un ristretto gruppo di individui o iniziati.
Esoterico può essere non necessariamente un gruppo animato da intenti
magico-mistici o religiosi. Si può anche avere un esoterismo di stampo
prettamente materialista, consistente in una forma di conoscenza segreta
trasmessa attraverso simboli, per fini non attinenti alla sfera spirituale, come
nel caso dei “club” o dei centri studi facenti capo alle varie oligarchie
finanziarie o a tutte quelle simbologie pseudo-mistiche, attinenti a consorterie
malavitose. L’esoterismo può essere, senza ombra di dubbio, definita una
impostazione di pensiero, indirizzata ad affrontare in un certo modo una
determinata opzione esistenziale. Pertanto, si può tranquillamente affermare
che se, più o meno, tutte le religioni possiedono una dottrina
“esoterica/segreta”, rivelabile ad un ristretto numero di iniziati, non tutte le
espressioni di esoterismo, invece, si rifanno necessariamente ad una
dimensione trascendente.
Per la magia, invece, il discorso è peculiarmente differente. Espressione
primaria della istanza di poter modificare la realtà circostante con la sola
forza di volontà, accompagnata da semplici gestualità, formule o rituali, in
grado di agire “per analogia” o “simpatia” su quest’ultima, essa rappresenta
una vera e propria forma di “tecnica”, inizialmente correlata e dipendente dal
sentire religioso.
Alla base di questa istanza sta un problema culturale, dato da quello
spartiacque, da studiosi del calibro di un Focault (“Archeologia del sapere”,
sic!) ben delineato e consistente nella profonda differenza tra la generale
impostazione della cultura occidentale pre illuminista e quella
immediatamente successiva. Laddove la prima prendeva le proprie mosse da
un concetto “analogico” della realtà, vista come un assieme olisticamente
interrelato, nel segno di una circolarità senza soluzione di continuità, che, in
età antica per esempio, troverà la propria massima e più fulgida
teorizzazione nel neoplatonismo di autori come Giamblico o Proclo. In un
contesto simile, pertanto, il semplice sollecitare un determinato aspetto della
realtà, provoca necessariamente una reazione in un altro contesto,
apparentemente distante dal primo.
A partire dalle teorizzazioni del Proto Illuminismo dei vari Cartesio, Bacon,
Locke, Berkeley, Hume, che troverà poi la propria definitiva sistematizzazione
nell’Enciclopedie dei vari D’Alembert, Diderot, Voltaire e compagnia bella,
invece, tale impostazione viene stravolta in favore di una visione della realtà
organizzata secondo “griglie” verticali, per cui ogni fenomeno della realtà è
visto come razionale successione di eventi in frequenza consequenziale.
“Scientia est potentia”, ci dice Francis Bacon, nella sua “Nuova Atlantide”,
prefigurando l’idea di un sapere razionale al servizio dell’umano desiderio di
potenza. Stesso discorso potrebbe valere, per analogia, con la Magia. Essa
inizialmente sorge quale tecnica al servizio di una religiosità “teurgica”, che
vede l’uomo agire in un rapporto di stretta mutualità con la sfera
trascendente, in veste di collaboratore atto a mantenere intatto un ordine
cosmico da quelle forze del Chaos che, continuamente si affacciano nella vita
di ogni giorno, tale ordine minacciando.
E’ il caso delle varie forme di religiosità “primordiale”, pre classica, sia che si
tratti dell’ ambito mediterraneo con la religione egizia, con quella siriaca e con
quella Hittita, che in ambito vicino-orientale con quella mesopotamica
(sumera, accadica ed assiro-babilonese) passando per le religioni della Valle
dell’Indo, sino ad arrivare in Cina, non senza passare per le culture amerinde
(Maya, Tolteca, Azteca, Inca, Nahuatl ed altre...) il motivo è sempre lo
stesso: di fronte alla costante minaccia dell’irruzione del Chaos, (in Egitto, per
esempio, rappresentato da Apophis il serpente che avviluppa e circonda
l’orbe terracqueo), l’uomo procede con precise tecniche rituali, consistenti in
sacrifici, amuleti e scongiuri che, come abbiamo già accennato, ne fanno un
vero e proprio collaboratore delle varie divinità.
Questa forma di religiosità, viene espletata sia in un ambito rituale
comunitario, per quanto attiene problematiche inerenti all’andamento dei
raccolti, le carestie, le varie pandemie, che in un ambito meramente
individuale, quale soluzione e rimedio a problemi quali malattie, sfortuna,
pene d’amore, etc. Pertanto, possiamo dire che, inizialmente, la Magia, al
pari dell’Astrologia, rappresenta un correlato tecnico di forme di religiosità
teurgica. Con l’andar del tempo e con il lento, ma progressivo allontanarsi
dell’uomo da quel primigenio senso di immedesimazione con l’Essere, la
Magia va anche facendosi una tecnica volta alla mera soddisfazione delle
varie problematiche che, da sempre, attanagliano l’individuo, sempre più
distaccandosi da una più ampia visione del mondo finendo troppe volte con il
divenire, pura e semplice superstizione popolare. Il tutto, troppo spesso,
accompagnato da un malinteso senso di potenza individuale che finisce con il
fare della Magia, sia uno strumento per danneggiare una persona terza, che
un mezzo per procurarsi piaceri individuali.
Il problema è vecchio come il mondo. Figure di sacerdoti-guaritori,
contrapposte a quelle di stregoni e fattucchieri, sono presenti in tutte le civiltà
sin dall’antichità. Se il contesto mesopotamico (Assiria e Babilonia) conobbe
veri e propri ordini professionali di guaritori ed esorcisti, (la cui organizzazione
è perfettamente descritta nei papiri cuneiformi della biblioteca di
Assurbanipal), a Roma la Magia era severamente regolata dai vari ordini
sacerdotali e l’uso di essa al di fuori dei confini della “religio” pubblica, era
severamente sanzionato, da varie sentenze e giureconsulti senatori,
regolarmente promulgati a partire dall’ Età repubblicana e proseguendo
anche in età imperiale.
La Magia è pertanto una pratica dai molteplici risvolti. Tecnica al servizio
della religione, strumento di appagamento individuale, ma anche,
fondamentale correlato alle dottrine filosofiche ed esoteriche che vanno
palesandosi nel corso dei secoli. Misteri Eleusini, Orfismo, Pitagorismo,
Neoplatonismo, Gnosi, Ermetismo ed Alchimia, per quanto attiene il mondo
antico e tardo antico, rappresentano dottrine a carattere esoterico, di cui la
Magia può costituire un importante correlato metodologico.
Se l’Evo Medio, tutto incentrato sul primato universale della Chiesa Romana,
assiste al momentaneo occultamento di certe forme di sapere ed al loro
sopravvivere sia in forma di popolare superstizione che quali espressioni di
quella Gnosi, che farà da convitato durante l’intero Evo Medio e ben
rappresentata da Catari, Bogomili, Pauliciani, Templari, etc. Nella Rinascenza
ed agli albori dell’Età Moderna, con il ritorno all’idea di una centralità
dell’individuo in rapporto all’ordine cosmico, si assiste al risorgere a quelle
altre e svariate forme di esoterico, oltre alla Gnosi, a cui abbiamo poc’anzi
accennato.
Se, agli albori della Modernità la Magia sembrava esser stata relegata dal
nascente Illuminismo al rango di ingenua superstizione, per una strana
nemesi del pensiero occidentale, essa invece sopravvive, incardinandosi in
tutti quei gruppi a carattere esoterico, la cui organizzazione ricalca in toto gli
schemi della nascente Modernità, rappresentati dalle varie branche della
Massoneria, nata ufficialmente in Inghilterra ed immediatamente divisasi in
una moltitudine di obbedienze e gruppi.
“Scientia est potentia”. Lo slogan che introduce “La Nuova Atlantide” di
Francis Bacon, sembra accompagnare tutto il percorso del neo nato pensiero
magico, sin quasi ai giorni nostri. La Magia qui sembra fare da correlato a
quella vertiginosa spinta in avanti che, a partire dall’Illuminismo caratterizzerà
la civiltà occidentale. Mai come ora, l’uomo si sente al centro dell’universo. La
filosofia stessa, attraverso Cartesio ed Hegel, va via via sviluppando e
facendo sua la primeva intuizione ermetica che fa della coincidenza tra Uomo
e Dio, tra Spirito Individuale e Spirito Assoluto, il proprio cavallo di battaglia.
La realtà dipende, dunque da quell’individuo i cui capricci, però possono
irrimediabilmente guastarne l’essenza con disastrose conseguenze per il
genere umano.
La Tecno- Economia non è in grado di dare delle risposte soddisfacenti alle
ansie dell’uomo e la Modernità va pertanto mostrando la propria fallacità di
fronte all’imprevedibilità del Chaos Cosmico. Troppo spesso le elaborazioni
filosofiche, figlie di quella perdita di contatto tra gli uomini e l’Essenza del
Cosmo, non riescono a supplire questa carenza. Ed allora, cacciata con
arroganza e prepotenza, la Magia ritorna sotto la veste di correlato, di valvola
di sfogo a quelle istanze che, all’insegna dell’irrazionalismo irrompono sulla
scena del pensiero occidentale dalla II metà del 19 secolo.
L’uomo della Modernità va alle sorgenti dell’irrazionale sia attraverso la
scoperta freudiana dell’inconscio che attraverso la rielaborazione di forme di
sapere trasmesse e rimeditate nel corso dei secoli precedenti. Helena
Petrovna Blavatskij, nel suo peregrinare attraverso il mondo, raccoglie e
rielabora, secondo la sua intuizione antiche forme di sapere. In Germania, le
varie espressioni del pietismo cristiano protestante, attraversate da un
potente iato ermetico, vanno incontrandosi con le prime scuole ariosofiche,
figlie di quelle istanze romantiche, incentrate sul culto delle radici volkisch dei
vari popoli europei, in primis quello germanico di cui Herder, Schopenauer,
Bopp,O. Wirth, R. Steiner, Lanz Von Liebensfelds, Von List, Horbiger,
Hausofher ed altri ancora.
In Italia, a Napoli, un filone di pensiero ermetico che parte dal principe
Raimondo di Sangro, trova i suoi più validi esponenti in un Giustiniano
Lebano, in Ciro Formisano-Kremmerz, che fornisce a questo pensiero
“magico”, la propria versione “miriamica”, moderna, ma anche nel pitagorico
Arturo Reghini e nel suo maestro spirituale, Amedeo Armentano ed in tanti
altri ancora. In Francia, sotto la iniziale spinta degli studi “occultistici” di
Eliphas Levi si sviluppa un lungo filone di pensiero “magico”, che va da
Gérard Encausse (Papus) a Stanislas De Guaita ad unYves D’Alveidre sino a
G. I. Gurdjieff ed altri ancora. In area anglosassone abbiamo, tanto per
citare qualcuno, E. Pike ed il britannico “mago nero” A. Crowley a , passando
per Samuel Liddell MacGregor Mathers e Gerald Gardner, fino a Dion
Fortune.
In quanto fenomeno che accompagna la civiltà umana, sin dai propri lontani
inizi, la Magia è poi divenuta l’oggetto di approfonditi studi anche da parte
delle nuove scienze sorte con la Modernità, in primis l'antropologia culturale,
l'etnologia e la psicologia, con un occhio di attenzione alla relazione di questa
con la scienza e la religione, oltrechè la sua funzione sociale e la reale natura
del suo pensiero. Dalle posizioni evoluzioniste di Edward Tylor e di James
George Frazer, a quelle più meramente sociologiche di Lucien Lévy-
Bruhl , Henri Hubert e Marcel Mauss con “Teoria generale della magia”,
Émile Durkheim e Claude Lévi-Strauss con Antropologia strutturale si passa
a quelle di matrice più antropologica di Alfred Reginald Radcliffe-Brown e di
Edgar E. Evans-Pritchard ed al fondamentale contributo funzionalista di
Bronisław Malinowski con il suo Magia, scienza, religione. Una posizione
differente rispetto a quella del funzionalista di cui sopra, è quella
dell'antropologo Ernesto de Martino, sostenitore della tesi sulla funzione di
mediazione del mondo magico tra l’aldilà e una timorosa e fragile psiche
umana.
Tutto un fiorire di studi e tesi che, anche se molto spesso contrapposte, si
fanno forti di un’idea di quest’ultima quale espressione di uno stadio
precedente e pertanto involuto rispetto all’attuale civiltà. Un’espressione
infantile legata alla coazione di gesti rituali, sedimentati nei più profondi
recessi dell’umano inconscio, al massimo afferenti ad una qualche forma di
arcaica struttura sociale.
Il tutto, dimenticando o invece ignorando la reale natura dell’esperienza
magica così come formulata da vari autori, quali Eliphas Levi e Giuliano
Kremmerz-Formisano, quale “Scienza Integrale”in grado di conciliare al
proprio interno Fede e Ragione, al fine di compenetrare di sé tutte le forme di
sapere, dando in tal modo una risposta esaustiva all’interrogativo sul senso
delle cose e della umana esistenza. A simbolo del malinteso e del
fraintendimento, con cui la Magia paga il proprio pedaggio alla propria
tormentata sopravvivenza in Età Moderna, la vicenda dello sdegnoso rifiuto di
Cartesio ad incontrare il grande Tommaso Campanella appena scarcerato e
da questi considerato alla stregua di un soggetto bizzarro ed inattendibile, al
pari del contrasto, all’inizio dell’età barocca, tra l’ermetista inglese Robert
Fludd ed il matematico ed astronomo copernicano Giovanni Keplero,
accompagnato da un furente scambio di accuse da ambo le parti.
Ambedue le vicende, segnano la grande frattura della Modernità ed il suo
risoluto avvio in direzione di un ottuso ed intollerante materialismo
meccanicista. Ma, a dispetto delle sfuriate dei vari Keplero e delle
noncuranze di Cartesio, come abbiamo già visto, la Magia sopravvive con
tutto il suo fascino, lasciandoci con l’interrogativo sulla sua reale essenza
che, definita in parole povere, consiste nella capacità dell’iniziato di evocare e
materializzare l’Essere dal Nulla, con un semplice atto di volontà...e questo,
logicamente finisce con il determinare tutta quella serie di ambiguità
costitutive che, specialmente del moderno Pensiero Magico,
contraddistinguono il manifestarsi.
Non è la prima volta che sentiamo parlare di gruppi o individualità praticanti le
arti magiche, unicamente al fine di conseguire risultati legati alle più basse ed
infime sfere di materiale concupiscenza, quali sesso, denaro o potere, in tal
modo deviando l’attenzione di un osservatore dalla domanda sulla reale
natura della magia e/o dell’iniziazione.
A questo punto, però, il problema non può non esser analizzato se non in
un’ottica più propriamente attinente alla filosofia e/o ad una riflessione di tipo
teosofico. Tornando alla nostra predente definizione su magia quale “capacità
dell’iniziato di evocare e materializzare l’Essere dal Nulla”, tale capacità
presuppone un pieno ed immediato contatto con la sfera del Divino a cui il
miste vorrebbe congiungersi o della cui natura vorrebbe in parte partecipare.
Ora qui è da chiedersi se lo scopo ultimo sia divenire pura e semplice parte
della sostanza divina, nell’ottica di un “ritorno alla luce” di gnostica memoria
oppure, di fare di sé stessi una vera e propria divinità.
Questa ultima suggestione sembra rientrare con prepotenza nell’alveo di una
Modernità Post Moderna, che ancora una volta, guarda con occhi sognanti
alla trasmutazione dell’umano verso quell’ “oltreuomo” di cui F. Nietzsche fu il
primo, convinto, assertore. L’uomo ed i suoi peculiari meccanismi
antropogenici, il suo rimanere in uno stadio di quasi-perenne immaturità
rispetto alle altre specie animali, le sue innate e straordinarie capacità di
adattamento e di interazione attiva con l’ambiente, alla base delle
elaborazioni di una serie di filosofi che vanno da Heidegger ad Arnold
Gehlen, Helmuth Plessner, Max Scheler e Peter Sloterdjik, rappresentano
tutti elementi che ci rimandano al problema della magia ed alle sue costitutive
ambiguità, date da una tentazione forse antica come il mondo.
Nell’Antico Egitto era consuetudine fare del faraone, dopo morto, un vero e
proprio essere divino. La stessa moltitudine di figure divine dei Pantheon
Indù, Greco-Latino.ma anche dell’area Scandinavo-Germanica e Celtica,
talvolta ci parlano o ci sussurrano di uomini, Re ed Eroi, divenuti in tempi
lontani ed immemorabili dei veri e propri Dei, alla fine di un lungo e luminoso
percorso esistenziale.
Forse l’essenza della Magia è tutta condensata in questa ultima istanza o in
quella semplice aspirazione alla luce divina, da noi precedentemente citata,
oppure in quella del più vile e degradante materialismo...o forse essa è tutt’e
tre le cose, proprio in omaggio alla duttile multiformità dell’umano ingegno
che sa fare dell’uomo una bestia degradata o un esempio di luminosa
bellezza. Concludiamo questa breve dissertazione con l’immagine del Mithra
Tauroctono, dei cui Misteri rimane traccia scritta solo in quel Papiro di Parigi
di cui J.Evola nei suoi scritti su Ur dà un’interpretazione magico-teurgica volta
a fare del miste un vero e proprio Iddio ed a cui, invece, altri attribuiscono
un’interpretazione meramente fideistica.
Ed è forse proprio questa la via che ci indica la magia: quella all’ inafferrabile
e proteiforme multiformità dell’animo umano che, a dispetto di tutti gli
uniformanti ed alienanti modelli di omologazione globale, costituirà la vera via
di salvezza del genere umano.
UMBERTO BIANCHI
lunedì 24 settembre 2018
ATEI DIO E IL DIAVOLO
«Nessuno può essere un ateo che non conosce tutte le cose. Solo Dio è ateo. Il diavolo è il più grande credente e ha le sue ragioni»
.Flannery O'Connor
SOVRANISMO ALL'ITALIANA
Di Francesco Mazzuoli
"Italia sì, Italia no...? si chiedevano anni fa a Sanremo Elio e le storie tese, una domanda amletica che un altro milanese, Matteo Salvini, guardandosi allo specchio con indosso la felpa con la scritta "Padania", deve aver ruminato a lungo, prima di attraversare il Rubicone e presentarsi a Roma come paladino della sovranità nazionale.
Chissà, se è stata una sua intuizione, oppure – come si vocifera – un suggerimento di Claudio Borghi Aquilini, altro meneghino dallo spiccato pragmatismo, che, partito come fattorino in Borsa, è passato per una carriera Deutch Bank, per approdare alla docenza universitaria e, infine, in Parlamento?
Ma se non il suggerimento, certamente il programma è venuto da ben più in alto e più lontano. E il passo, apparentemente temerario, è stato scortato in tutta sicurezza.
Dirigersi nella capitale, ostendando una immacolata felpa con scritto "Roma", ancora fresco dei lavacri rituali di Pontida, non sembrava sulla carta impresa facile, ma le cose sono andate oltre le più rosee apettative.
Del resto, Salvini è uomo di comunicazione di razza purissima e dopo aver mosso i primi passi in televisione con Doppio slalom e Il pranzo è servito, non ha mai dimenticato che chi sa parlare allo stomaco degli italiani – la loro parte più sensibile - ha sempre successo.
E bisogna ammettere che gli americani, maestri di marketing, raramente sbagliano la scelta dell'uomo immagine su cui scommettere.
Così, la resistibile ascesa di Salvini – pur nel vuoto italiano- è stata tutt'altro che ostacolata, contando, invece, su una presenza televisiva assidua, ospite gradito del salotto di Vespa e di trasmissioni del gruppo del biscione, che hanno consentito al pubblico dei tele-elettori di familiarizzare con il presunto orco cattivo, pronto a sciogliersi per i suoi pargoletti, o a mostrarsi accorato e solidale con la vecchina sinistrata dal terremoto.
Insomma, il personaggio scelto è stato quello del duro dal cuore buono, l'ex ragazzo della porta accanto, che non transige sui sani principi e non si tira mai indietro: lo puoi chiamare anche a mezzanotte per sturare lo scarico del lavandino. Uno che davanti al Rubicone, con un sorriso, avrebbe più volentieri tratto un dado da brodo e stappato una bottiglia di Lambrusco, per parlare del progetto che avreste realizzato assieme una volta giunti nella capitale. Un affabile compagnone, che usa la parola "amico" con gli sconosciuti con una frequenza che non ha paragoni neppure nel mondo dei venditori di pentole a domicilio.
Non occorre sottolineare come chi sia davvero antisistema non trovi diritto d'asilo in televisione, dove, tutt'al più – per dare l'idea di un inesistente dibattito pluralistico - è consentita la presenza a roboanti filosofastri alla moda, che blaterano un inoffensivo grammelot pseudorivoluzionario mescolando massimi sistemi con minimi mezzi intellettuali, e che, quando comprensibili, mostrano tutta la propria vacua sterilità imbelle, che ci riporta alla memoria gli inconcludenti comizi del liceo.
In questa attenta politica dell'immagine, un tocco di maestria è stata la comparsa della barba sul volto, che ha donato magicamente al nostro un fotogenico e maschio carisma dal sapore marinaresco: un marinaio delle grandi pianure, non a caso chiamato "il Capitano" dalla ciurma degli elettori. Un pirata sentimentale, ma fermamente determinato a traghettare il rattoppato vascello italico attraverso i marosi della crisi economica, e ad assaltare l'arcigna fortezza di Bruxelles, sfidando il fuoco di sbarramento della finanza maligna e reazionaria all'ordine dei crucchi. La guida sicura, per questo ceto medio senza bussola, l'unico che conosca davvero l'approdo, perché indicatogli da Steve Bannon a nome dell'amministrazione Trump.
Adesso, non fate, per cortesia, l'errore di leggere le mie parole come una critica ad personam: la politica è l'arte della menzogna.
"Dietro la barba," diceva il regista Sergio Leone, quando – dubbioso - decise di farsela crescere, "si nasconde sempre un genio o uno stronzo": sarà la a storia a dirci in quale categoria collocare l'ex-ragazzo di Pontida.
Il marketing h24
Dall'operazione Tangentopoli in poi - grande messa in scena con la quale si travestì da pulizia morale un colpo di Stato che prevedeva l'eliminazione di un ceto politico legato alla prima repubblica e ostile alla marginalizzazione dell'Italia prevista dal progetto Europeo - la politica è cambiata: le parole d'ordine del marketing imperano e sono tutte telegeniche e tutte provenienti dall'America: spettacolarizzazione, personalizzazione, carisma.
Berlusconi e le sue convention aprono la via, maldestramente imitate dalle altre forze politiche, frenate, in principio, da pastoie moralistiche e forse qualche residuo di antica e sincera militanza. Arrivano gli appassionanti e reclamizzati duelli televisivi, rodati già da decenni sugli schermi americani: Occhetto contro Berlusconi, come Kennedy contro Nixon.
Berlusconi è il profeta della americanizzazione della tv e della politica: l'uomo che si è fatto da sé, che porta in Italia il sogno americano dell'uomo qualunque che ha costruito una fortuna e, in aggiunta, con sanguigno e indomito spirito latino, organizza, già ultrasettantenne, festini orgiastici in grado di rivaleggiare con antichi baccanali o suggestioni da "Mille e una notte". L'italiano medio va in visibilio di fronte a questa luccicante proiezione dei propri desideri elevata al cubo: donne, potere, miliardi. E il frustrato Nando Meliconi di Un americano a Roma è finalmente compensato e sublimato dal suo contraltare: l'imprenditore milanese che ha trovato una via italiana all'America e fonda città e imperi televisivi come un novello pioniere della frontiera del benessere.
Salvini cresce in questa atmosfera di marketing permanente, resa ancora euforica dagli ultimi fumi della Milano da bere: è l'uomo sandwich, inventato a Madison Avenue, che oggi si veste con magliette e felpe, corredate di slogan. Poche parole e poche idee, per un popolo che ne ha ancora di meno.
Marketing, ai tempi attuali, significa l'uso di internet, dei social network, per rivolgersi direttamente alla base come fa Trump, da one man show, altro grande personaggio di spettacolo e di comunicazione, che deve il successo alla televisione e all'edilizia spregiudicata.
Twitter è il mezzo ideale per un pubblico americano che fatica a leggere oltre i 200 caratteri e riesce a esporre contenuti sgrammaticati a malpena per la metà.
E anche Salvini è maestro nell'uso della rete, con le sue dirette su Facebook, col rendere partecipe anche l'ultimo sconosciuto della sua vita privata, delle feste di compleanno, del saggio scolastico del figlio. Può donarsi, telematicamente, e fondersi virtualmente con l'elettore, in un rapporto che trapassa l'epidermide e tende a divenire quasi osmotico.
E' un marketing estenuante, senza pausa, h24, che lo costringe a non mollare mai il suo personaggio, pena il senso di abbandono che proverebbero ormai i suoi seguaci, smarriti senza il proprio intrepido e indomito capitano.
La scuola della comunicazione diretta in cui è cresciuto l'ex direttore di Radio Padania Libera è, però, anche quella di Bossi, il senatur, che ammoniva la socialista Margherita Boniver, fra le grida di di approvazione dei militanti: "Cara bonassa nostra, la Lega non ha bisogno di armarsi: noi siamo sempre armati, ma di manico...!". L' uomo il cui carisma - scriveva Enrico Deaglio nel 1987 - gli consentiva di dire che a Roma non si lavorava, senza avere egli stesso mai lavorato.
Il personaggio Salvini è l'erede di tale filo diretto con la base, e anche per quanto attiene all'orizzonte dei riferimenti culturali - che non si spingono più in là del mondo Disney e di ciò che accade allo Stadio San Siro durante le partite del Milan - sembra pennellato in modo che tanta classe media, e il suo elettorato in particolare, possa identificarvisi. Un elettorato che, anche in questo caso, ha un difficile rapporto con la parola scritta, come testimoniato dalla rinuncia, da parte del professor Bagnai - l'intellettuale di punta del gruppo leghista- alle sue chilometriche citazioni in francese, ora che ha preso tristemente coscienza che i suoi elettori confondono Proust con Prost, e pensano che Alla ricerca del tempo perduto sia l'autobiografia dell'ex pilota della Ferrari.
Fenomenologia del nulla
Hic iacet pulvis cinis et nihil è scritto su una pietra tombale della Chiesa dei Cappuccini in via Veneto, a Roma. Talvolta, come attualmente nel nostro Paese, l'annichilimento culturale consente di raggiungere questa condizione ancora in vita.
Ho parlato, appunto, di resistibile ascesa, perché se qui c'è il nulla, dall'altra parte della barricata c'è il niente: il falò delle vanità in versione provinciale.
Sto parlando, naturalmente, dei radical chic, con figli all'università in Inghilterra, pronti ad una carriera internazionale, o, più probabilmente, a tornare senza parlare inglese nello studio professionale del padre; e mogli che si dedicano allo yoga, ma abbandonano prima della fine del corso, perché non si vedono tracce della tartaruga degli addominali.
Sono le stesse mogli che amano gli immigrati, con i quali i mariti sono contenti che si sollazzino, quando sono impegnati con le amanti.
Scrittori osannati come grandi autori, che girano con la scorta e rampognano il prossimo, dopo essere stati condannati per plagio.
Attempate turiste sessuali, sottoposte a chirurgia anale ricostruttiva, dopo aver mostrato estremo interesse per la cultura Masai.
Sono carriere nell'editoria o nelle comunicazioni di massa, senza conoscere neppure l'articolo uno della nostra Costituzione.
Sono appartenenze massoniche plurime, perché il trasformismo è applicato ad ogni sfera dell'esistenza e l'opportunismo deve avere sempre una giustificazione culturale.
Sono collezionisti di arte contemporanea, capaci di pagare decine - o addirittura centinaia di migliaia di euro- ciarpame neppure degno di riciclo in discarica.
Invertiti che hanno, finalmente, trovato in politica lo sfogo e la legittimazione pubblica al proprio narcisismo (una volta, si limitavano a fare gli attori e i cantanti e, in tempi remoti - da alcuni rimpianti - a soddisfare le voglie di giovanotti infoiati nelle ultime file dei cinema di periferia).
Una pletora di personaggi vuoti, in cerca di autore alla moda.
Pronti a tutto per distinguersi moralmente, anche all'utero in affitto, basta che sia a piazza di Spagna.
Del resto, non si può pretendere che un popolo la cui ignoranza è stata tanto tenacemente coltivata dalla Santa Chiesa, sia in grado di pensare autonomamente, di acculturarsi. L'analfabetismo, almeno quello funzionale, grazie alla scuola, è stato finalmente raggiunto.
Il vero successo della pornografia, nel nostro Paese, non dipende, come molti credono, dalla morale cattolica repressiva, ma dal fatto che le storie si possano seguire guardando solo le figure.
Il livello dell'accademia è talmente scaduto che persino Rocco Siffredi ha potuto aprire, qualche anno fa, una scuola per attori porno e chiamarla "università". Nessun coro di meraviglia o indignazione si è levato: anzi, si sono apprezzati i possibili sbocchi occupazionali.
E ciò spiega anche lo smodato successo della televisione. Un popolo che non sa leggere, può solo sbirciare. E, purtroppo, non può mai riflettere.
Americanizzazione a tappe forzate
All'epoca del senatur, il minacciato secessionismo leghista, surrettiziamente brandito, serviva ad impaurire Roma e a renderla più docile di fronte ai diktat di Bruxelles. Ma quale è, oggi, il ruolo del partito di Salvini?
L'americanizzazione a tappe forzate della nostra società procede spedita, di conserva col progetto di aggressione alla democrazia e al parlamentarismo – teorizzata già nel documento della commissione Trilaterale "crisi della democrazia", del 1973 - a partire dalla privatizzazione delle banche centrali - strappate al controllo democratico- e all'introduzione del sistema maggioritario, di pari passo con l'agenda della costruzione dell'Unione Europea, che prevede la cessione della sovranità statale ad organismi sovranazionali non elettivi, e l'approdo finale agli Stati Uniti d'Europa, terra promessa dell'oligarchia, sulla cui bandiera luccicheranno, di smorta luce riflessa, le stelle massoniche che già campeggiano sul vessillo americano.
All'indomani delle elezioni del 4 marzo, è stata proprio la Lega, la prima forza politica che l'ambasciatore americano ha voluto incontrare.
Un euforico Salvini, al termine dell'incontro, ha comunicato ai suoi seguaci l'identità di vedute e dei punti focali del programma leghista con quello portato avanti dall'amministrazione Trump: sicurezza, frontiere, abbassamento delle tasse.
Anche lo slogan, "Prima gli italiani", ammicca ad "America first", con dei fondamentali distinguo che vedremo più avanti.
E, dell'americanizzazione, temo che faccia parte anche la legge sulla legittima difesa, che aprirà la porta, piano piano, non ad una deterrenza del crimine, bensì a familiarizzare con le sparatorie che insanguinano le strade americane.
Il programma di cambiamento delle istituzioni politiche, fin dall'affacciarsi del maggioritario, mira alla riduzione della rappresentatività democratica tipica di un sistema parlamentare proporzionale, col fine di giungere ad un bipartitismo con rafforzamento dell'esecutivo. Meno parlamento, meno intralci e più velocità di esecuzione per gli ordini che provengono dai centri di comando sovranazionali non elettivi. Non vi ricorda la riforma di Renzi?
Un altro passo inevitabile sarà l'introduzione del presidenzialismo, del quale si parla prendendo le mosse dal caso Mattarella, che si è comportato come se tale regime fosse già in vigore, in quelle che appaiono, con tutta evidenza, le prove generali.
In questo disegno, c'è da scommettere che sia la Lega di Salvini il fulcro del partito destinato a divenire l'avatar italiano dei Repubblicani statunitensi.
Tuttavia, è pronto anche il piano B: Salvini, consumata l'esperienza "populista" del "governo del cambiamento", tornerà con Berlusconi nel centro-destra unito. La politica del piede in due staffe non è nemmeno nascosta, ma pubblicamente dichiarata.
Berlusconi – fedele alla linea almeno dal golpetto del 2011 - si mostra apparentemente accigliato, almeno a quanto si può decifrare dalla ridotta mobilità facciale, frutto di un accanimento estetico degno di miglior causa.
Quale "sovranismo"?
Quindi, tornando al passaggio del Rubicone, un partito nato con identità e forte radicamento territoriali, che ha fatto della secessione del Nord la sua bandiera, oggi si proclama "sovranista" e difensore dell'unità nazionale.
Ma con quale credibilità, quando sappiamo benissimo che il vecchio stato maggiore – e una parte non trascurabile dei militanti- non condivide queste posizioni e le accetta solo perché elettoralmente premiate?
Il senatur, lasciandosi andare, con il poco fiato rimastogli, ha addirittura affermato che "se per colpa sua [ di Salvini] saltavano le autonomie di Lombardia e Veneto, lo appendevano in piazza, come il suo amico Mussolini" e che "quelli del M5S hanno un programma vecchio dei tempi della Democrazia Cristiana, vogliono fare la cassa del Mezzogiorno per l'assistenzialismo, che è già fallito una volta".
Ma, soprattutto, su quali fondamenta culturali, in senso antropologico, dovrebbe sostenersi questo "sovranismo"?
Nemmeno Mussolini, avendo a disposizione tutti i mezzi (dalla scuola, alle comunicazioni di massa), riuscì a fare gli italiani. Secondo lo storico Renzo De Felice – uno dei massimi studiosi mondiali del fascismo - questo fallimento fu il suo grande rammarico.
Il consenso che Mussolini ebbe, tra il 1929 e il 1936, per De Felice si appoggiava sulla sicurezza, sul quieto vivere che assicurava agli italiani, mentre nel resto d'Europa imperversava la bufera (erano, pur quelli, anni di grandi sconvolgimenti: crisi di borsa del '29, fronte popolare in Francia, iperinflazione in Germania...).
Anche Salvini incentra il suo messaggio su questo recupero della "normalità", del quieto vivere italiano, perché, come scriveva Longanesi: "Gli italiani sono tutti estremisti per prudenza."
Riaffiora, serpeggia, in questi giorni di entusiasmi precoci (ma quale entusiasmo non lo è?), un concetto che potrebbe ispirare qualche speranza: "l'interesse degli italiani".
Ma è davvero l'interesse degli italiani?
Dal 7 al 10 Giugno Torino ospita la riunione dell'ormai noto Club Bilderberg, i cui ambìti appuntamenti si tengono, tradizionalmente, proprio nel Paese bersaglio delle imminenti operazioni in calendario.
Rammentiamo che il cardine della politica estera americana, che il Bilderberg rappresenta, è sempre stato -e resta- quello di impedire che qualunque potenza antagonista possa emergere in Europa.
La partita europea è fondamentale, nel grade gioco geopolititico, per tentare di frenare il multipolarismo incipiente: l'Italia, con le sue rivendicazioni "sovranistiche", sarà ora utilizzata dall'amministrazione americana come pedina fondamentale, come spauracchio e arma di pressione per riequilibrare i rapporti, e frenare pericolose tendenze euroasiatistiche manifestate dalla Germania, in avvicinamento pericoloso a Cina e Russia.
Naturalmente, tale politica è a detrimento dell'Europa tutta, che deve –in modo imperativo - essere mantenuta sotto tutela e privata di politica autonoma: una gabbia per contenere ogni possibile minaccia all'egemonia a stelle e strisce.
Questa, purtroppo, è la vera sostanza dell'eterodiretto "sovranismo" italiano.
Come ha detto Bannon: "Ho convinto io Salvini a stringere con Di Maio".
Fate attenzione alle parole: Salvini può permettersi di gridare "Prima gli italiani", ma non "Prima l'Italia", come sarebbe più logico e in linea con una politica davvero sovranistica; perché "Prima l'Italia" non si potrà mai dire, dato che al nostro Paese non deve, in nessun caso - in ottemperanza alla "dottrina Churchill" - essere concesso di avere politica estera autonoma, basata su un proprio interesse nazionale.
Cosa potrebbe, presumibilmente accadere, allora?
I trattati europei possono essere modificati solo all'unanimità e ciò significa che, al di là della promesse da marinai, non possono essere riformati.
Nella migliore delle ipotesi, si allenteranno un po' i cordoni della borsa, si potrà spendere qualcosa a deficit, un po' di liquidità aggiuntiva circolerà.
Chissà, dopo la beat generation, sarà forse il turno della mini-bot generation, al grido di "Sesso, Draghi e rock'n'roll".
Ho paura che, ancora per un bel po', ai giovani, per emergere, resteranno soltanto i concorsi televisivi (chiamati talent con altro anglicismo da colonia); dopotutto non solo Salvini, ma anche Renzi è partito dalla televisione con La ruota della fortuna.
Per distrarsi, ci sarà ancora internet – certo, più censurato, ma state tranquilli che i video con le flatulenze, che ci piacciono tanto, continueranno ad allietarci e a farci compagnia con i sempre più onnipresenti smartphone: controllati più di deuecento volte al giorno dagli utenti, fanno la gioia dei controllori, che così non ci perdono mai d'occhio.
Nascono nuove terapie per nuove forme di dipendanza, ma l'imbecillità non si può ancora curare e, anzi, ha davanti a sé un grande futuro.
"Lo sa che con whatsapp si può telefonare gratis?" mi ha detto una signora, in sala d'attesa al Monte di Pietà; era lì ad impegnare le fedi nuziali, perché doveva cambiare il suo iPhone ogni sei mesi per non sembrare una poveraccia.
"L'Italia" – scrisse Flaiano - "è un paese di cantanti e di giocatori di totocalcio"; ma ora abbiamo fatto un passo avanti: c'è anche il Superenalotto, il Lotto istantaneo e il Sovranismo.
In qualche modo, abbiate fede, si dovrà pur vincere...
Francesco Mazzuoli
domenica 23 settembre 2018
sabato 22 settembre 2018
venerdì 21 settembre 2018
giovedì 20 settembre 2018
TRE LIBRI INTERESSANTI
Sono reperibili TRE libri che si dovrebbe leggere.
Il primo è un'edizione concisa sui retroscena della politica italiana: Stefania Limiti, Poteri occulti, Rubbettino, 10 euro.
Dalle notizie qui pubblicate viene la conferma di quanto avessimo ragione noi della fncrsi a NON fidarci di asserzioni, proposizioni, proposte politiche, dichiarazioni ad effetto da qualsiasi parte provenissero.
Il secondo libro è stato per me una piacevolissima sorpresa,trovato casualmente fra libri usati in un negozio di Roma: Alessandro Giuli: Il passo delle oche. L'identità irrisolta dei postfascisti. Almirante, Fini, La Russa, Storace e gli altri. Einaudi, 2007. Il Giuli è giornalista de Il Foglio. Ha pubblicato il racconto: Nigredo, Settimo Sigillo, 2002.
Un libro che promette bene è questo: Adriano Scianca: La nazione fatidica. Ed. Altaforte, 2018. Lo Scianca dirige il mensile Il Primato Nazionale, di cui consiglio la lettura. E' anche giornalista del quotidiano La verità.
mercoledì 19 settembre 2018
martedì 18 settembre 2018
SINISTRA OSPITALITA'
In un assolato pomeriggio d'estate papà Gino sta per aprire
la porta di casa dopo aver trascorso una pesante giornata di lavoro nella sua
azienda. Come infila la chiave nella toppa già sente le urla della moglie e
anche delle percosse. Aperta la porta subito domanda: "Che
succede?" E la moglie, brandendo in
mano la sua ciabatta: " tuo figlio, come al solito, si accascia sul
divano…oggi ha fatto dal letto alla sedia per il pranzo e dalla sedia al divano",
così continuando a percuoterlo sulla natica gli urla: " alzati disgraziato
che hai 35 anni e ancora non ti sei trovato un lavoro." Il figlio Leo,
cercando di scansare i colpi di ciabatta della madre, risponde: " vi ho
già detto che il lavoro me lo deve trovare lo Stato e anche la casa." Il
padre che ha appena richiuso la porta e appoggiato la sua 24h su una sedia,
sente suonare il campanello d'ingresso. Apre la porta e si trova davanti due
ragazzi di colore, alti e magrissimi. "Buonasera signore, dal centro di
accoglienza ci hanno mandato a questo indirizzo". Uno dei due consegna a
Gino un foglio stampato. Egli inizia a leggerlo, poi rivolto alla moglie:
" Angela, ma noi siamo di destra o di sinistra?" E lei a denti
stretti: " dissinistra". Poi rivolto ai due ragazzi: " Ah,
scusate è che da un po' di anni ho perso l'orientamento". La moglie avvicinatasi all'ingresso: "
Cosa interessa a loro?" E vedendo il loro colore di pelle: " Dì' che
non ci serve niente." Il marito: "non sono qui per venderci
qualcosa" "E allora?" Lui, porgendole in mano il documento:
"leggi". Angela, visto il contenuto e strabuzzando gli occhi, sbotta:
" Ma non ci hanno avvertito!" Il figlio che ha sentito tutto:
"Sì è per l'ospitalità, l'avviso l'ho ricevuto io qualche settimana fa, mi
sono scordato di dirvelo, è previsto nella nuova legge che le famiglie di
sinistra che ne hanno la possibilità ospitino almeno due extracomunitari, dai
fateli entrare." I due coniugi si
guardano in faccia sbigottiti e si fanno da parte per far entrare in casa gli
ospiti inaspettati. I due ragazzi, entrambi con un borsone tipo sport in
spalla, timidamente varcano l'uscio e sono dentro casa. Il marito alla moglie:
" falli accomodare" "Dove?" Le sedie erano tutte occupate
con oggetti vari, non resta che il divano. "Nel divano" Il figlio:
"Nel divano ci sono già io." La madre: "il divano ha tre posti,
se tu anziché startene sbracato ti siedi composto, ci stanno anche loro due:
" Prego, prego, venite a sedervi a fianco a mio figlio, come vi
chiamate?" "Madì" "Krim". "Io sono Angela, mio
marito Gino e mio figlio Leo"
"Piacere, piacere" E si accomodano nel divano con Leo che è più
grande di loro di qualche anno. Gino si siede su una sedia davanti a loro ed
inizia l'interrogatorio: "Da quale Stato provenite?" Risponde Madì
che è il più grande fra i due e parla meglio l'italiano. "Io vengo dal
Mali e sono qui in Italia da tre anni, lui arriva dal Gabon ed è qui da soli 9
mesi." Gino un po' ingenuamente chiede: " Siete venuti in Italia per
cercare lavoro?" Madì: " Per cercare lavoro saremmo andati in
Germania, qui da voi abbiamo tutto quello che ci serve per vivere, grazie
Italia." Gino: "E qui da noi, nella nostra casa quanto tempo si
dovreste restare?" "Non lo sappiamo, io sono stato un po' di tempo in
albergo e in due centri di accoglienza, lui proviene da un centro di
accoglienza." A questo punto il figlio Leo si alza in piedi e sbotta:
" Basta con questo terzo grado, dai che usciamo ragazzi." La madre:
" prima accompagnali nella stanza degli ospiti che poi io sistemerò."
Dopo aver portato le loro borse nella camera i due ragazzi si accingono ad
uscire con Leo. Il padre: "Dove li porti?" "Al Centro
Sociale!" "E ti pareva…Hai preso i preservativi, che di nipotina per
ora ce ne basta una". Leo infatti è già padre di una bambina di tre anni
di nome Yala che ha avuto con una ragazza di colore conosciuta al Centro
Sociale. A tarda sera i tre ragazzi rientrano, cenano e poi si siedono a
guardare la TV. Mentre Gino e sua moglie
Angela salutano e se ne vanno a letto. Prima di addormentarsi il loro argomento
notturno non è più sulle ingiustizie nel mondo e nell'Italia in particolare, né
sulla politica, ma stavolta verte sul problema dell'immigrazione e
dell'accoglienza che ora li riguarda da vicino, molto vicino. Gino: "prima
avevamo in casa un solo scansafatiche, adesso ne abbiamo tre" Angela:
" perché non te li porti in azienda e li metti a fare qualcosa?"
"Non hai sentito che non sono venuti in Italia per lavorare, spero solo
che non ce li lascino per mesi. Buonanotte." "Notte". Trascorrono due settimane, mentre la famiglia
allargata di Gino stava per sedersi a
tavola per il pranzo, suonano alla porta. Angela va ad aprire: si trova davanti
una ragazza con in braccio un bambino di circa due anni ed un'altra ragazza di
circa 16 anni, tutti di colore: "Buongiorno signora, io sono la compagna
di Madì e questo è nostro figlio, lei è la sorella di Krim, ci hanno mandato
qui per la legge sul ricongiungimento famigliare." Dopo il primo attimo di
smarrimento Angela li fa entrare e subito li vanno incontro i loro congiunti. Baci e abbracci,
poi tutti a tavola, quello che c'è si mangia. I nuovi arrivati sono l'argomento
nell'alcova prima di addormentarsi. Gino: " Adesso credo che gli ospiti
comincino ad essere un po' troppi" Angela: " Ricordati che abbiamo
dato la nostra disponibilità, noi non siamo né razzisti, né egoisti, gran parte
dei governi europei invitano all'accoglienza di questi poveracci e anche il
Papa esorta le famiglie italiane ad ospitare gli extracomunitari." "
I politici ed il Papa si riempiono sempre la bocca di belle parole: è facile
dire di fare beneficienza quando sono gli altri che la debbono fare, è facile
dire di fare sacrifici quando sono gli altri che se li devono accollare…prendi
il nostro caso: abbiamo, anzi avete dato la disponibilità, la nostra casa è
grande, ma la convivenza con questa gente non è facile e non è facile neanche
la loro integrazione perché non abbiamo né i mezzi, né le capacità, né la
mentalità, poi per usi, costumi, religione, diritti civili, ecc. siamo molto
diversi, l'altra sera Madì mi ha raccontato che la loro tribù vive ancora nelle
capanne di fango, intonacate con lo sterco di mucca, che suo fratello si fa la
doccia sotto la pisciata di un dromedario, che i suoi genitori non li ha mai
visti lavarsi, che alle bambine praticano ancora l'infibulazione. I nostri
antenati europei di 3000 anni fa erano molto più avanti." Angela: "
ma loro sono più poveri e più sfortunati di noi, hanno fatto dei sacrifici,
rischiato la vita per venire qua, e noi non possiamo sbattere loro la porta in
faccia, hanno speso tutti i loro risparmi per fare questo viaggio della
speranza." Gino appoggia la sua mano sul braccio della moglie e la blocca:
"Madì mi ha rivelato che ne lui né i suoi compagni di viaggio hanno
pagato, ma sanno che qualcuno ha pagato per loro e che molti hanno una missione
da compiere in Europa…" "Che tipo di missione?" "Mi ha
risposto che lo sapremo fra qualche anno…Secondo me alcuni governanti
nordafricani, molto più furbi dei nostri europei, mandano questi disperati per
poterci ricattare, chiedere sempre più soldi sotto la minaccia di una invasione
di massa, e questo particolare, forse ai nostri politici ed al clero, sfugge.
Come sfugge a me il fatto che 1000 anni fa i nostri antenati europei hanno
combattuto e sono morti per respingere gli invasori musulmani mentre i
governanti di oggi aprono loro le porte." "Ma ora si tratta di una
invasione pacifica" "Le invasioni fra etnie diverse non sono mai
pacifiche." "Gino, tu sei sempre catastrofico questa non è altro che
povera gente affamata." "Affamata di potere, e se non si mette un
freno a questi sbarchi, qui arriveranno decine di milioni di individui che
colonizzerà l'Europa, in quanto alla fame, ci sono anche 5 milioni di italiani
in totale povertà." Trascorrono
alcuni giorni e la convivenza con i quattro ragazzi comincia a pesare anche ad
Angela, che anche se è una brava casalinga, sei persone vogliono accudite.
Mentre Gino è sempre più insofferente e a letto si sfoga con la moglie: "Cara Angela io non
ce la faccio più" e lei: "caro Gino cominciano a pesare anche a
me" "A te pesano fisicamente, a me pesa il fatto che questi, compreso
mio figlio, non fanno nulla dalla mattina alla sera e hanno preso questa casa
come un albergo." " Senti Gino io stavo pensando, se tu sei
d'accordo, di mandarli a stare nella nostra casa al mare, dove ci andiamo solo
un mese all'anno." "Ah, io sarei anche d'accordo, lì c'è tutto, ma al
mangiare, pulizie e lavarsi la roba ci dovranno pensare loro…già la casa al
mare, ma sei sicura che noi siamo sempre comunisti?" "Perché?"
"Scusa, abbiamo una bella casa ai Parioli, una bella casa al mare, un
reddito abbastanza elevato, io ho una
bella macchina, una decina di dipendenti, ma che cazzo di comunisti siamo,
questi "lussi" li puoi avere solo grazie al capitalismo, che facciamo
sputiamo nel piatto dove mangiamo?" "Il comunismo è un ideale"
"Oggi, più che un ideale è un'utopia, e qui in Italia un retaggio
culturale, uno snobismo." "Comunque domani parliamo prima con nostro
figlio e se anche lui è d'accordo, spediamo gli ospiti nella casa al
mare." Il giorno seguente l'idea della casa al mare è piaciuta a tutti e
si organizza subito il trasloco. Dopo un mese, gli ospiti vivono per conto loro
e anche Leo si è trasferito in pianta stabile nel Centro Sociale e convive con
la sorella di Krim, mentre Krim convive con la ex di Leo nella casa al mare ed
è incinta, forse da Krim. Una sera Gino e Angela decidono di andare a trovare i
ragazzi ospitati nella loro casa al mare. Già al cancello, di cui hanno ancora
le chiavi, sentono un frastuono proveniente dall'interno; alla porta d'ingresso
suonano il campanello, bussano, ma nessuno risponde. Decidono quindi di aprire
anche la porta con le loro chiavi. Man mano che l'anta si apre aumenta il
frastuono: musica araba ad alto volume che mette a dura prova i loro timpani. E
a mettere a dura prova il loro olfatto ed il loro sistema nervoso è l'odore
acre di spezie e di fumo. Poi un via vai di gente di ogni età e razza, almeno
una quindicina. Essi si avviano shockati ed ammutoliti fra ragazzi e ragazze in
atteggiamenti discinti che non si curano di loro. Mobili, arredi e
suppellettili in totale disordine, pareti sporche, il pavimento unto e
appiccicoso dove quasi si incollano le loro scarpe. I due coniugi inorriditi
continuano a camminare a stento, quasi storditi da farli sembrare in un incubo.
Dopo quei primi momenti di sconcerto, prendono coscienza della triste realtà
dei fatti e chiedono ad una ragazza, che passa loro davanti, di poter parlare
con Madì. La ragazza esce sul retro della casa e rientra poco dopo con Madì che
li saluta: " Ciao Gino, ciao Angela, come state?" Gino, trattenendo a
stento la sua rabbia: " Male, molto male!" "Perché?"
"Ma guarda come ci avete ridotto la casa, e poi quanti siete, quindici,
venti, noi l'avevamo lasciata a voi quattro…" "Sì, scusa, ma non
potevamo lasciare i nostri fratelli musulmani per strada, noi siamo brava gente
come voi, anche voi ci avete accolti." "Sì, se tu vuoi la medaglia
dell'ospitalità li ospiti a casa tua, voi avete dato ospitalità in casa
d'altri, senza manco chiedere il permesso ai proprietari che siamo noi, così
avete trasformato la nostra casa in una sorta di comune multietnica, ma io vi
do lo sfratto!" " E no, caro Gino, noi ci siamo informati, voi lo
sfratto non ce lo potete dare, qui ci sono dei profughi in attesa di asilo ed
anche dei bambini, mi dispiace, ma tanto voi una casa dove vivere ce l'avete,
noi, se ci mandate via, no, tra fratelli musulmani: quello che è mio è tuo e
quello che è tuo è mio." "Beh, da noi non funziona così!" Nel
frattempo che i due parlano un ragazzo di colore, un po' intontito forse dalla
droga, forse dall'alcool, tenta di palpeggiare Angela che subito si scansa,
mentre Gino, che l'ha visto con la coda dell'occhio, gli si avvicina e gli da
uno spintone facendolo cadere a terra. Subito si avvicinano davanti a Gino
altri due ragazzi e una ragazza con fare minaccioso. Interviene Madì che esorta
i ragazzi ad allontanarsi dicendo loro che Gino ed Angela sono suoi amici. Così
Gino afferra la mano di Angela e si avvia svelto verso l'uscita della casa
senza manco salutare Madì. Saliti in macchina Gino si sfoga: " Ecco
l'accoglienza come va a finire: tendi la mano e quelli ti portano via il
braccio e il nostro buonismo va a farsi
fottere!" Poi, sbattendo i pugni sul volante: " Ora ci perdiamo la
disponibilità della nostra casa, comprata con i risparmi di una vita di lavoro
e sacrifici…" Gli occhi di Gino a questo punto si inumidiscono di lacrime,
lacrime di rabbia. Angela cerca di consolarlo: "Ma dai, qualcosa si potrà
pur fare.." "Certo, andare per vie legali, spendere soldi per poi
sentirti dire che non possono essere sfrattati, e qui in Italia a rimetterci
sono sempre i coglioni come me, che si fanno un culo lavorando, dando lavoro,
pagando un casino di tasse per poi essere inculato da chi non lavora, da chi
truffa e dalla stessa giustizia." Rientrati a casa Gino non rivolge per un
bel po' di tempo la parola alla moglie, ritenendola corresponsabile di quanto
accaduto. Trascorrono alcuni mesi e
finalmente una buona notizia: il giudice dei minori ha concesso l'affido
esclusivo della piccola Yala a Gino ed Angela, perché il loro figlio Leo e la
sua ex compagna sono stati ritenuti inidonei. La giustizia sociale, almeno in
questo caso, ha soddisfatto le aspettative di due nonni traditi, in altre
circostanze, dai loro ideali e dalla loro generosa ospitalità.
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