Venerdì sera,dopo lanostra conversazione che ha riguardato anche la ricerca da me fatta sul tema spin doctor e dove ti ho riferito che uno di loro , un certo bernays, vantava che tra i suoi maggiori estimatori vi era un certo Paul Joseph .
Goebbels,prorio quella sera mi hanno portato al cinema e l' unico film visibile aveva come protagonista Goebbels.La trama narrava l'avventura olimpionica di Jessy Owens e il grande sputtanamento mondiale subito da Hittler proprio nel momento di massima espansione del suo potere.Sospetto una certa propaganda americhese in questo film attualmente in distribuzione ove viè comunque un pò di autocritica sulla quetione raziale.Ma la cosa più interessante capitata quella sera è aver letto un inserto sul giornale locale ,tra l'altro il più letto a Legnano,sulla riproposizione editoriale di Renè Guènon,la crisi del mondo moderno,Edizioni Meditterranee.Ti racconto questo perchè nella presentazione e commento fatto da Gennaro Malghieri trovo trovo una coincidenza al tema da noi trattato poco prima sulla natura che tutto fa , anche se a noi può sembrare imperscrutabile,per mirare all'equilibrio e in ritrovo il tuo modo di vedere le cose in modo sempre positivo e coraggioso.Quindi nel salutarti ti trascrivo un pezzetto che è pure la conclusione dell'articolo.E naturale annoverare questo libro nella storia delle idee legate alla crisi dell'Occidente.Ma sarebbe ingiusto non ricordare che in esso l'autore si produce anche in formulazioni propositive circa la riapparizione dell'autorità,della religiosità,della spiritualità quali fondamenti della vita civile.Quindi non lo si può relegare tra le anticaglie intellettuali che non dovrebbero neppure più essere citate.Al contrario,la fioritura di studi attorno a Guènon verosimilmente testimonia la forza di un pensiero che s'impone malgrado il nichilismo morale e culturale dominante.Guènon era consapevole che una possibilità di rinascita tra le rovine del mondo moderno esisteva:"coloro che fossero tentati di cedere allo scoraggiamento-scriveva-debbono pensare che nulla di quanto viene compiuto in quest'ordine può andar perduto;che il disordine , l'errore e l'oscurità possono trionfare solo in apparenza e in modo affatto momentaneo;che tutti gli equilibri parziali e transitori debbono necessariamente concorrere alla costituzione del grande equilibrio totale e che nulla potrà mai prevalere in modo definitivo contro la potenza della verità".non era soltanto una speranza.
Caro, ottimo il tuo intervento a cui rispondo subito. Il libro di Guenon fu pubblicato dalle edizioni dell'Ascia nel 1953, assieme a GLI UOMINI E LE ROVINE di Evola. In un prossimo video lo farò vedere. Questo libro è stato ripropoosto dalle Mediterranee e la nuova edizione è stata presentata a Roma dalla Fondazione J.Evola il sabato 28 novembre 2015. Di questo libro ho una presentazione da parte di Massimo Scaligero con un articolo dal titolo: René Guenon e i simboli sacri. articolo tratto da una rivista il cui nome mi pare fosse COSTUME. Ne leggerò qualcosa. Per ora mi limito ad una riflessione, che vale per qualsiasi testo. ( Beninteso solo se quel testo ha una sua validità intrinseca). Dopo l'uscita del libro e la lettura, compresa l'esegesi, da parte di un gruppo di lettori capaci di comprenderne il senso, ci vogliono molti anni di DIGESTIONE. Ciò che in un primo tempo era ostico oggi NON lo è più. Ciò vale anche per i cosiddetti LIBRI SACRI che in tanto sono sacriin quanto si prestano a svariate interpretazioni ( quindi sono introiettati da tutti coloro che ne fanno una interpretazione proprio nel mentre si sforzano a dimostrarne il significato.)
Ciò serve a capire quanto fosse importante la comprensione, già nei primi tempi del cristianesimo nascente, ( ma forse qualcuno l'ha tentata e l'hanno tacitato per sempre) dello sforzo di Filone di Alessandria quando scrisse il testo col quale inserì la Bibbia nel "filone" della cultura ellenistica. Ultima nota: nei libri editi nel 1953 c'era già la presentazione del libro evoliano: Cavalcare la Tigre, uscito poi almeno un decennio dopo per i tipi di Scheiwiller . Anche questo testo ha lasciato il segno. GV