giovedì 6 febbraio 2014

TUTTI FIGLI ILLEGITTIMI SOPRATUTTO SE IL PADRE E' L'OSS

Questa domanda, che ho visto solo ora, alla quale ha ben risposto Giorgio Vitali, può essere ulteriormente integrata, cercherò di farlo senza alcuna pretesa di essere esaustivo, né tanto meno categorico.
In effetti il Fascismo è stato un fenomeno politico che ha improntato di sé circa 26 anni (1919 – ‘45), molto importanti della vita italiana ed è strettamente legato al pensiero, all’azione e alla prassi politica di Mussolini un uomo che non solo lo concepì come una sorta di socialismo da realizzarsi nella nazione, valutando anche le componenti combattentistiche uscite dall’Interventismo e dalla guerra, ma come una Idea forza da porre al servizio della realizzazione della grandezza della Patria,  una specie di compimento del Risorgimento.
Questi presupposti fecero dell’azione politica di Mussolini un evidente pragmatismo, che passò dalla iniziale tendenza socialista, anticlericale e repubblicana, ad una conservatrice e di destra, la sola che gli consentiva, dal 1921 in avanti, di avere le forze e i mezzi per raggiungere il potere. Il delitto Matteotti, come sappiamo, gli precluse la possibilità di quella apertura a sinistra che vagheggiava, per ridimensionare i Ras e per sbarazzarsi delle componenti non certo edificanti dello squadrismo reazionario (disse che avrebbe voluto strozzarle con le sue mani) e lo costrinse  alla dittatura del ventennio, nel quale i caratteri conservatori erano evidenti, anche perché necessari allo sviluppo del paese.
Eccezionalmente libero dai legami della Chiesa, della Corona, della grande Industria e di altre forze reazionarie, Mussolini colse l’occasione con la RSI di portare a compimento il percorso politico ideologico di un fascismo che veniva a realizzare in Italia l’unica forma di socialismo possibile, quella dentro la nazione e al di fuori della ideologia marxiana.
Tutto questo per dire che le traversie storiche del fascismo gli hanno fatto avvicinare e inglobare tante componenti,  che con  la sconfitta militare e la morte del Capo, si sono poi indirizzate ognuna per conto proprio.
Cosicchè nel dopoguerra ci siamo ritrovati varie forme di pensiero fascista, spesso con una loro legittima validità, ma oramai impossibilitate a ricomporsi in un progetto unitario.
A questo si sono aggiunte due situazioni che hanno poi condizionato il futuro di quel che rimaneva del r e dei reduci RSI. Per prima cosa la nascita del Movimento Sociale Italiano,, già ideato con fini subdoli da parte di alcuni dirigenti collusi con ambienti industriali, vaticani e dell’Oss americano, che costrinse i reduci della RSI ad attestarsi a destra, con tutte le conseguenze reazionarie che questo comportava. Ma del resto il Msi era appunto nato con prseupposti di contrastare il comunismo per necessità soprattutto atlantiche e per far questo, venne emarginata quella componente della Salò nera che costituiva l’essenza del fascismo repubblicano, a vantaggio della Salò tricolore improntata da quel moderatismo, essenzialmente conservatore e qualunquista che caratterizzò poi tutta la politica missista.
Un secondo condizionamento che subì il mondo neofascista fu l’avvento in esso del pensiero di Evola (emarginato nel ventennio, anche se dobbiamo riconoscere che le critiche di Evola al tempo erano validissime) un pensiero che pur aveva portato enormi contributi alla precisazione ideologica del fascismo, in un certo senso rimasta incompiuta e legata al contingente storico, della Dottrina del fascismo.
Evola contribuì a introdurre nel fascismo i valori della Sapienza antica che precisavano le specificità e attutudini della ineguaglianza umana, oltre a certi valori spirtuali che nel fascismo non si erano ben  enunciati, nonostante gli sforzi della Scuola di Mistica fascista.
Purtroppo però la validità del pensiero di Evola, trasposta in politica, con i presupposti del suo “Il fascismo visto da Destra” (quando invece la Dottrina del Fascismo specificava chiaramente che “indietro” non si poteva tornare) introdusse il concetto del “male minore” per il quale la lotta al comunismo assumeva il primo posto, considerando lo stesso Stato, pur democratico e antifascista e il cosiddetto “mondo libero” un male minore rispetto al comunismo. Era questa una interpretazione sbagliata, che oltretutto contraddiceva lo stesso Evola che pur aveva ben inquadrato gli aspetti deleteri sia delle democrazie liberiste che del bolscevismo, e non teneva soprattutto conto che invece erano proprio il modernismo, il mondo Occidentale, le democrazie, il vero nemico dell’uomo e del fascismo.
Accanto a questa “deviazione”,  che di fatto legittimava l’anticomunismo viscerale e dava sostanza ideologica alla scelta atlantista, si innestava l’invadenza e la egemonizzazione delle “tradizioni nordiche” nell’ambiente neofascista. Ora si da il caso che il fascismo era nato essenzialmente da tradizioni italiche, alle quali si era poi aggiunta la “romanità” sebbene il mito di Roma e del paganesimo non avesse  più oramai nel popolo italiano una sua continuità etnica e spirituale, laddove gli stessi romani, nulla avevano più a che fare con gli “antichi romani”. Tuttavia il mito di Roma era pur sempre compenetrato della cultura italica, era parte essenziale della nostra storia  e poteva benissimo sposarsi con il fascismo, mentre invece le tradizioni nordiche non solo non avevano riferimenti etnici e razziali nel nostro paese, ma neppure un aggancio culturale. E qui non possiamo non dar ragione a chi vede in Reghini, fautore di una “Tradizione italica”, opposto ad Evola, fautore di una “Tradizione nordica”, la svolta più consona ad un fascismo italico, anche se, a nostro parere Evola e Reghini non sono opposti e sono  invece complementari.
Fatto sta che l’introduzione di croci celtiche, asce bipenne e richiami a Wotan, erano del tutto estranei alle nostre tradizioni storiche e, ad accezione di qualche reperto di antiche vestigia celtiche nel nord est, nulla poteva consentire di riallaciarle alle nostre tradizioni. Il paganesimo poi era ovvio che non poteva rispollverarsi dall’oggi al domani, facente parte di ben delimitati cicli cosmici, ed infatti abb, oiamo visto che hanno fatto tanti “figli del sole”, tanti evoliani e pagani esaltati degli anni ’70, oggi tutti placidi borghesi con mogli, figli e miserie quotidiane al seguito. Mentre quelli che sono dipartiti hanno avuto il loro bel funerale in Chiesa. Proprio la stessa fine delle allora femministe esagitate, che andando contro natura, le ritroviamo oggi madri di famiglia tutte casa, letto e Chiesa, tutto al più con la neoradicale La Repubblica nella borsa.
Le Tradizioni nordiche quindi, che trovavano un loro valore nella alleanza con la Germania Nazionalsocialista, avrebbero dovuto essere prese come  importante riferimento di un'unica Tradizione primordiale, riferimento di un corso Tradizionale degli eventi storici, ma non come simboli e peggio ancora  Idea forza di un progetto politico. Ed infatti abbiamo visto che fine hanno fatto croci celtiche, rune  e asce bipenne.
Come vedesi ho cercato di riassumere, con obiettività, senza estremismi e con buon senso la situazione oggettiva del neofascismo al quale però bisogna aggiungere un particolare importante, un segno distintivo che traccia il divario tra chi può considerarsi veramente fascista e chi no.
E non si tratta, come accennato, delle diversità politiche di correnti di DESTRA o di SINISTRA, che sono naturali in un movimento storico di ampia portata come il Fascismo e che poi, a veder bene, sono superate dal fatto che il fascismo aveva trasceso queste distinzioni ideali. Ma dal fatto che mentre le correnti di SINISTRA  nel neofascismo, sono rimaste emarginate e inconcludenti, lasciando un segno minimale, quelle di DESTRA, invece, hanno rappresentato il tradimento totale del principale presupposto del fascismo stesso: quello di una sua attestazione e legittimità, nella difesa gelosa e prioritaria della indipendenza nazionale, alla quale attitudine e subordinata anche la sua impronta ideologica.
E le Destre invece, tutte le correnti di destra, a cominciare dal Msi, per finire alle sue appendici “extra”, che non a caso oggi le documentazioni desecretate e innumerevoli testimonianze (del resto gli atti politici parlano chiaro) ci dicono erano tutte, fin dal primissimo dopoguerra in tasca all’Oss americano di J. J. Angleton, hanno rappresentato il tradimento, continuato nel tempo senza soluzione di continuità, degli interssi nazionali che sono stati subordinati all’anticomunismo, divenendo quindi truppe cammellate delle strategie atlantiche, come il criminale periodo della strategia della tensione e dello stragismo  hanno dimostrato. Venuta meno Jalta e la necessità di un anticomunismo oramai inservibile, le Destre si palesavano per quello che erano: tendenze di potere clienterale al servizio della reazione, della conservazione dei peggiori aspetti retrogradi della società.  Era conseguenziale che finissero  a Gerusalemme a definire il fascismo quale male assoluto, tanto più che oramai, per ragioni anagrafiche, il serbatoio nostalgico da cui attingere gonzi per eventuali elezioni, si era esaurito.
Spero di aver fornito un modesto contributo
MAURIZIO BAROZZI