venerdì 6 marzo 2015

RISPONDE IL MAGNIFICO RETTORE DELLA ACCADEMIA DELLA LIBERTA'

Care, cari, la “logica monoteista” sembrerebbe inoppugnabile ma è l’assunzione stessa di un “dio” che contesto. Un dio separato dalla sua stessa creazione e che assume aspetti e impone dettami diversi a seconda delle convenienze dei seguaci delle varie religioni semite. Ma il mio non vuole essere propriamente un giudizio bensì il risultato di un discernere. La “Coscienza” non è ciò che appare nella coscienza, non è -per intenderci- sensazione, pensiero, emozione, intuizione, visione ma è quella luce che rende possibile ogni percepire. Ed infatti neanche questa spiegazione fatta di parole può qualificare o indicare la Coscienza. Questo mio è un futile tentativo di definire l’indefinibile… ogni definizione della “Coscienza” è contenuto e mai può essere contenitore. Come vedete non possiamo seguire un tracciato solido ma possiamo almeno stabilire ciò che “non” è Coscienza, neghiamo ogni costrutto, assioma, assunzione, pretesa di descrivere ed incarnare la Coscienza. Ed è proprio in questi termini che si configura la mia opposizione nei confronti delle religioni... - Continua:


QUEST'INDIZIO m'induce ad indugiare.....
Di fronte ai problemi da te posti attraverso le considerazioni sul rapporto UNO-DUE, occorre mettersi nella condizione dell'EPISTEMOLOGO. 
L'Epistemologia, infatti, NON si chiede se una certa legge della fisica sia vera o non vera. Si chiede da quali presupposti filosofici, culturali, ideologici e psicologici NASCE QUEL PROCESSO IDEATIVO E DI RICERCA CHE HA PORTATO ALLA CONFERMA DI UNA CERTA TESI ( sempre e comunque PRECEDENTE alla sperimentazione scientifica. L'analisi che siamo indotti a fare SEMPRE su queste argomentazioni ci pone inesorabilmente in una posizione DUALE: Noi ( intesi nell'interezza dei nostri INTERESSI,e nella nostra totalità psicofisiologica) e l'oggetto del nostro pensare. Siamo su una posizione duale ma che duale NON è nella misura in cui affrontiamo il pensiero nel suo ORIGINARSI. ( Considerazione che la LOGICA non fa mai.) da questo punto di vista possiamo affermare con sicurezza che il PENSIERO CONTEMPORANEO è andato più in là di quanto non si riesca a immaginare. Mi riferisco, ad esempio, all'idea di MEME. ( genetica e virologia di idde, credenze, mode). All'idea ( nata da ambienti scientifici ed epistemologici, di SINCRONICITA' ( il legame tra fisica e psiche espresso da Pauli, Jung, Chopra e dal nostro Vittorio Marchi), D'altra parte un noto filosofo storico come Giorgio Colli, ( La nascita della filosofia), ci documenta COME la filosofia, che per noi è una pura espressione del pensiero, in realtà consista nella forme letteraria introdotta inizialmente da Platone. E lo stesso Nietzche, all'origine della grande rivoluzione del pensiero che ci coinvolge tutti nolenti o volenti, in una delle sue opere più importanti: LA NASCITA DELLA TRAGEDIA...( scrive G.Colli)...<attraverso l'approfondimento estetico e metafisico dei concetti di dionisiaco ed apollineo delinea innanzitutto una dottrina sul sorgere e la decadenza della tragedia greca, poi un'interpretazione complessiva della grecità ed a ddirittura una NUOVA VISIONE DL MONDO. Ebbene, un'identica prospettiva sembra aprirsi quando, anziché la nascita della TRAGEDIA, si consideri l'origine della SAPIENZA>.
perché ho citato questo passo? Semplicemente per un approccio epistemologico all'origine di certi concetti. Si sa, infatti, che per sapienza si intende una MODALITA' del PENSARE e del PERCEPIRE che presuppone una VISIONE UNITARIA dell'UNIVERSO. Tale unitarietà peraltro, NON significa che il singolo, l'individuo, anche la particella debba percepirsi come un NULLA trascinato nel FIUME di un ipotetico ed ASTRATTO DIVENIRE. Si tratta sempre di una visione del MONDO che PRESCINDE dalla esistenza o meno ALL'ESTERNO DELL'ESSERE PENSANTE. 
In futuro invierò alcune considerazioni relative alla continuità di pensiero da Giordano Bruno a G.C. Vanini, che mi frulla da tempo nel cervello. In questi due formidabili pensatori NOI troviamo la SINTESI perfetta di una visione UNITARIA dell'Universo che proviene in via diretta dall'esperienza ESISTENZIALE del Rinascimanto Italiano.
Luca Olivieri ( GRAAL, settembre 1986) scrive in relazione al DEL PENSARE IN GIORDANO BRUNO...< CHE BRUNO TROVASSE IL PRINCIPIO NELLA MATERIA O NELL'IDEA ( quale disparità d'interpretazione! ) ALLA LUCE DI UNA ATTENTA E LETTERALE COMPRENSIONE DEI SUOI DIALOGHI, RISULTANO DEDUZIONI VIZIATE DAL PREGIUDIZIO INTELLETTUALE DI CHI LE ESPRESSE  e sono comunque indizio di una personalità, quella di Bruno, particolare e misteriosa. La sua intima linea NOETICA fu invece IN UN  puro e LIBERO movimento IDEALE che con piena libertà fosse il mobile incanto che dai CIELI - dallo Spirito- scendesse ad informare la materia, DALL'INTERNO, poiché essa, la materia, può essere in quanto Spirito. 
Una gnoseologia, ovvero, una VIVENTE PERCEZIONE DI CIò CHE VIVIFICA L'INTERO UNIVERSO, LO RENDE VIVO, ANIMATO.>
Ecco dimostrato come sia possibile il superamento della dualità in un  pensiero NON astratto e tantomeno scevro da suggestioni letterarie, filosofiche e religiose ( di "filosofia della religione ufficiale" espressa nella dottrina della Chiesa). La mia conclusione è semplice: il dualismo è superato da una visione unitaria dell'Universo, che però NON annulla la separazione fra osservante ed osservato, fra senziente e sentito. In questo superamento è il significato della contemporaneità vissuta ma anche STORICA. 
E CONCLUDIAMO CITANDO GOETHE CHE PIU' RECENTEMENTE H seguito gli stessi principi creatori di PENSIERO VIVENTE: Scrive ASCHEO ( La concezione goethiana del mondo, GRAAL, gennaio 1983): 
< ...qui è anche il fondamento della concezione artistica di Goethe, secondo cui la vera arte sta nel rivelare ciò che la NATURA E IL COSMO dicono nelle loro LEGGI OCCULTE nel far dire cioè alla natura ciò che ella fisicamente NON ESPRIME ma che si rivela all'uomo sotto FORMA DI IDEA: il bello per Goethe non è ciò che corrisponde ad uno scopo interiore (Kant), ma ciò che la natura vuole essere e NON può essere.
Scriveva difatti Schiller a Goethe (lettera 23.8.1794)..Se Voi foste nato in Grecia...e se fin dalla culla foste stato circondato da una natura eletta e da un'arte idealizzatrice, la Vostra via sarebbe stata infinitamente abbreviata, sarebbe stata forse perfino superflua......Ma poiché il vostro Spirito ellenico è stato spinto in questa creazione nordica, non avete altra scelta di diventare o un artista nordico oppure sostituire con l'aiuto della FORZA DEL PENSIERO nella vostra immaginazione, CIò DI CUI LA REALTà LA DEFRAUDA, E COSì, DALL'INTERNO, E SEGUENDO UNA VIA RAZIONALE, CREARE UNA NUOVA GRECIA.> 
Spero di aver spiegato il concetto, attraverso l'esempio di cercatori dell'UNO che NON hanno mai rinunciato al duale. Il DUE è nell'UNO  e questo NON sarebbe tale senza la intrinseca capacità di SINTESI. gv