venerdì 6 gennaio 2023

"Il caso Matteotti"

Concordo con TE! E bisogna avere SEMPRE davanti il quadro geopolitico generale. E come sempre l'Italia si trova, volente o nolente, al centro di questioni Mediterranee. In PRIMO LUOGO occorre far sempre riferimento al MIO TESTO FONDAMENTALE ( che vale anche per oggi): Anton Zischka: La guerra segreta PER IL PETROLIO, pubblicato in Italia da Bompiani, che vede lo scontro (segreto ma più eclatante di molte guerre palesi) fra il Cartello inglese, rappresentato dalla Shell, e quello Statunitense rappresentato dalla Esso, ovvero Rockefeller. Un altro aspetto che va ricordato perché pare superato, ma NoN lo è: si tratta del Caso Regeni. Il giovane è stato intenzionalmente sacrificato da "qualcuno" con una provocazione al Governo Egiziano, al fine di creare un Contenzioso fra Italia ed Egitto relativamente al famoso giacimento petrolifero di fronte all'Egitto. Giacimento scoperto dall'ENI ma che fa molto comodo ad altri. Per concludere, anche in epoca "atomica" il controllo dell'energia naturale fa parte integrante della guerra geopolitica. Come dimostra il conflitto attuale, che è il frutto dell'assedio occidentale alla maggior fonte energetica contemporanea, la Russia. Sarebbe utile, ad avere il tempo e la cultura necessari, scrivere un testo capace di mettere assieme gli aspetti geopolitici e bellici della guerra segreta per l'energia, che vede fronteggiarsi potenze apparentemente alleate. Beninteso, con la partecipazione in prima linea della MAFIA, come dimostrano il caso Mattei e quello ancora più eclatante della scomparsa di Mauro De Mauro. 
Giorgio Vitali

Caro Giorgio:

 ho comprato e letto, su tuo suggerimento, il libretto dei segreti d'Italia sul caso Matteotti il che mi ha consentito di svolgere le considerazioni che qui esprimo.

1) Per prima cosa, contesto che il "caso Matteotti" rientri nei "segreti d'Italia" perchè è ormai tutto chiaro, tranne la questione della Sinclair su cui commento a parte.


2) Il curatore del testo si guarda bene dal descrivere le origini sociali e familiari di Matteotti, che si trovano esposte anche su siti internet "antifascisti" (esempio: "www.nelfuturo.com").
     Apparteneva ad una famiglia "ricca", i cui antenati - provenienti dal Trentino e trasferitisi in Polesine - erano proprietari di una miniera di ferro, di terreni, e di un'officina/negozio dove
     lavoravano e vendevano materiali di rame e ferro. Il padre Girolamo aveva ereditato tutto ciò: inoltre, aveva acquistato a prezzi di favore i beni di istituzioni ecclesiastiche espropriate
     dal governo e - udite, udite! - traeva  guadagni da prestiti, inoltre, aveva sposato una ricca signora del posto: in tal modo, la famiglia Matteotti era la più agiata di quella zona.


3) Il giovane Giacomo ovviamente viveva anch'egli agiatamente, potè studiare all'Università (e non andare a lavorare nei campi o nelle fabbriche, come negli stessi anni faceva ad esempio Corridoni....), viaggiava all'estero, conosceva tre lingue (inglese, francese e tedesco). La sua adesione al socialismo era forse l'alibi per compensare il suo "status" sociale...

4) Dal punto di vista politico, egli nel Partito Socialista stava con i riformisti (socialdemocratici, diremmo oggi) e in tale posizione si trovò subito all'opposizione di Mussolini: sulla massoneria, in difesa di Bissolati, contro l'interventismo. C'era quindi una vecchia ruggine tra i due.

5) La scissione dei riformisti dal PSI, avvenuti nel 1922 poche settimane prima della Marcia, lo aveva reso inviso sia ai socialisti "storici" sia al PCI guidato da Gramsci, già distaccatosi dal PSI.

    Pur avendo avuto con se nella scissione del 1922 la maggioranza del gruppo parlamentare eletto nel 1921, alle successive elezioni maggioritarie del 1924 la consistenza del suo partito si assottigliò conseguendo il 5,9% dei voti contro il 5,03% del PSI e il 3,74% del PCI. Poichè alle elezioni del 1921 i tre gruppi erano uniti insieme, si nota che nel 1924 il PSU non aveva più la maggior parte dei deputati (la stessa cosa, in tempi più recenti, è avvenuto per il PSDI di Saragat e Democrazia Nazionale). Forse, fu la delusione dell'insuccesso elettorale a scatenargli la rabbia contro Mussolini anziché contro la divisione dei suoi ex-compagni.

6) Le modalità del delitto sono ampiamente note e ormai tutti concordano sul fatto che si è trattato di un omicidio preterintenzionale dimostrato dal fatto che i rapitori non sapevano dove   seppellire il corpo.


7) Ho lasciato per ultimo il caso della "Sinclair Oil", azienda americana, si noti bene. I molteplici rapporti di Matteotti con l'Inghilterra potrebbero far pensare che i petrolieri inglesi, assai attivi allora nel Medio Oriente che era passato sotto il loro controllo dopo le spartizioni di Versailles, non gradissero la concorrenza con gli USA tramite rapporti con l'Italia. Non dimentichiamo che allora la Libia era sotto sovranità italiana e probabilmente i geologi già sapevano dell'esistenza di giacimenti di petrolio. Com'è noto, tutte le vicende del secolo scorso hanno avuto per movente il petrolio, ed è probabile che
    Matteotti volesse attaccare e far cadere Mussolini con la scusa delle elezioni per interrompere possibili contatti con i petrolieri americani.
    Ricordiamo che all'epoca gli USA non erano un nemico per l'Italia (peraltro Wilson già non c'era più) mentre la concorrenza e l'ostilità sul Mar Mediterraneo veniva dall'Inghilterra. Chissà, forse poteva avere un significato che Dumini fosse nato negli USA dove, peraltro, esisteva una cospicua comunità italiana.
    Non si tratterrebbe di un banale caso di "tangenti" ma di un'operazione di politica economica di grande rilevanza strategica e geopolitica. Un'ipotesi...

8) Il redattore dell'opuscolo sorvola su due aspetti che dimostrano la debolezza dell'opposizione a Mussolini per il caso Matteotti: a) se l'indignazione popolare fosse stata così forte,  perchè non sono state organizzate grandi manifestazioni di protesta, anche se si fossero verificati scontri violenti e sanguinosi? b) oltre all'ormai condivisa inutilità politica della scissione dell'Aventino che ha solo rafforzato il governo Mussolini, è significativo il fatto che il PCI di Gramsci, peraltro in forte contrasto ideologico e politico con i riformisti del PSU e anche del PSI, se ne uscì dopo poche settimane, dal 27 giugno al 15 novembre).

Queste considerazioni penso che siano le più opportune su questa vicenda.

Un saluto

Nazzareno