martedì 1 marzo 2022

ESSENZA AUTENTICA DELLE COSE E UN RICORDO DI SILVANO BORRUSO




Carissimi Amici, a cinquant’anni comincio a comprendere il senso di quasi tutte le cose. La differenza fra il mondo antico e quello di adesso. Da giovane leggevo gli aforismi di Lao Tze, ne comprendevo il senso teorico, ma non ne avevo conoscenza fisica, l’unica autentica. Sono occorsi molti anni, un po’ di kung fu, di yoga, di zen, molte altre letture e soprattutto molta vita, per capire, per sentire che “wei wu wei”, “agire senza agire” è l’essenza stessa delle cose: agire in modo sottile, battito d’ali di farfalla che genera uragani dall’altra parte del mondo, potere segreto di una preghiera sussurrata. Niente televisione che confonde, ma ascolto attento del silenzio e del rumore impercettibile di sfere che si muovono. Non c’era molta differenza fra Oriente e Occidente: la visione tradizionale delle cose, ossia quella vera, era uguale ovunque: così ad Atene si diceva che i riti religiosi salvavano ogni giorno la città.

Concentriamoci. Il nostro coro di sentimenti sta per spazzare via il nemico, che fino ad un attimo fa era convinto di poter eliminare con la forza bruta la mirabile ed eterna delicatezza della perfezione, dell’impalpabile, della natura: il suo destino si è già compiuto da tempo, nel mondo metafisico, ma egli continua ad agitarsi come un moribondo che non si rassegni alla propria fine: si ostina a dare strattoni, e più si aggrappa con le unghie e con i denti alla materia, più l’anima delle cose gli sfugge.

“Reset”, in antico egizio, vuol dire “risveglio”: il nostro. Un intero mondo fasullo, un completo infingimento sulla realtà sta crollando per sempre, e noi dobbiamo prepararci a rivedere le stelle. Mi sono a lungo domandato quale senso potesse avere il mio vivere in quest’epoca, ma in fondo era chiaro sin dall’inizio: mi è stato concesso il privilegio di assistere alla fine della menzogna.

Al termine di un ciclo di storia, i Maestri che ci hanno a lungo preparato ci lasciano, come Virgilio lascia Dante prima della sua salita verso l’alto. Il grande Silvano ci ha trasmesso la sua conoscenza granitica del pensiero aristotelico-tomistico, ha dato ordine al nostro sapere, ha sfatato i luoghi comuni sulla medicina, ci ha mostrato Bechamp che ingoiava una provetta col colera e non moriva, perché il virus non è niente e il terreno è tutto, ci ha raccontato la verità sulle scoperte geografiche e sulla storia dell’uomo, a partire dalle caverne: grazie a lui è come se i grandi filosofi del passato, i giganti, avessero avuto uno sguardo più lungo nel tempo.

Perdonate la mia sensibilità, Amici, ma sono ancora sgomento per il fatto che Gigliola se ne sia andata, che una donna così bella dentro e fuori sia andata via: mi manca e mi fa male, e da allora non son riuscito più a scriverVi una sola riga. Questo, però, forse riguarda anche il mio rapporto con la natura femminile, che ha qualcosa che io non ho, che io non sono e di cui ho bisogno. Per Silvano è diverso; no, lui non mi manca, perché lui c’è, è nel mio pensiero perché lui lo ha strutturato, è in tutto il pensiero antico e ci sarà sempre, tutte le volte che penseremo in modo equilibrato. Ma lo dico singhiozzando, per Dio.

Un abbraccio forte a tutti.

                                                                                                                         Giancarlo D’Addabbo