lunedì 17 settembre 2018

UN PAESE A SOVRANITA’ LIMITATA


Squillano le trombe, rullano i tamburi...si è scatenata la nuova caccia alle
streghe all’insegna del più lercio ed ipocrita buonismo. Due procure hanno
paventato per, nientepopodimenoche l’attuale Ministro dell’Interno Matteo
Salvini, l’accusa di “sequestro di persona”, per quanto riguarda la vicenda
della nave Diciotti assieme, a conclusione di una lunga inchiesta riguardante
le vicende della “Bossi family” e delle annesse corruttele, alla richiesta di un
mega-risarcimento di 40 e passa milioni di euro da pignorare direttamente
dalle casse della Lega; la qual cosa lascerebbe il partito a terra, privo delle
necessarie risorse economiche per svolgere una normale attività politica. La
concomitanza dei due eventi giudiziari, non è casuale: essa sembra proprio
aver come obiettivo l’azione del neoministro Salvini, sempre più scomoda e
pericolosa per i desiderata dei Poteri Forti al soldo della Globalizzazione.
Ambedue le vicende mostrano di possedere una costitutiva infondatezza:
difatti, se la prima con l’accusa di sequestro di persona, è volta a ledere e
condizionare pesantemente la legittima azione di un ministro della repubblica
che, dai cittadini ha ricevuto un legittimo mandato ad agire in una
determinata direzione, la seconda tende ad eliminare, tramite il pignoramento
dei suoi beni, dallo scenario una tra quelle forze politiche, tra le attualiin
campo, che ha raccolto un ampio consenso popolare. Subito torna a fare
capolino, la mai sopita polemica sulla magistratura e sui limiti della sua
azione, con annessa la tentazione di una riforma dell’ordinamento
giudiziario...Vuote ed inutili tentazioni queste, visto che qui il problema non è
relegabile ad un ambito meramente tecnico né può esser ricondotto ad una
pura e semplice questione di “bon ton” istituzionale, ma rientra, ahimè,
nell’ambito di una questione molto più seria e grave. Il nostro sta
dimostrando, ora più che mai, di essere un vero e proprio paese a “sovranità
limitata”.
Ogni qualvolta che qualcuno, da qualunque ambito ideologico
provenga, osi mettere in discussione quelli che sono i parametri portanti del
Pensiero unico, sia in Italia che in ambito occidentale, finisce inevitabilmente
con l’essere criminalizzato. Da noi, in particolare, una untuosa e viscida
dittatura catto-progressista tira le fila e fa da locale factotum del Pensiero
Unico Globale. Qualunque istanza, qualunque proposta, qualunque tentativo
di cambiare o di imprimere un altro ritmo a quegli equilibri determinatisi dalla
fine dell’ultimo conflitto mondiale, dà inevitabilmente luogo ad un’azione
giudiziaria, troppo spesso animata da quanto mai deboli e poco consistenti
motivazioni giuridiche che, inevitabilmente però, finisce con il condizionare
pesantemente l’intero scenario politico nostrano.
Ora, con la vicenda Salvini
si è, però, raggiunto il culmine. Non siamo più nella sonnolenta Italietta degli
anni ’60, né nella gaudente nazione di inizio anni ’90 e di Tangentopoli, né
nell’Italia degli anni pre-crisi del Nuovo Millennio, più presa alle vicende
berluschiste che non a cose più serie...siamo in un Paese sull’orlo del
declino, sconvolto da una crisi economica, forse senza precedenti, scossa dai
fremiti di ribellione di un’opinione pubblica che, di tasse, burocrazia, abusivi
stranieri e compagnia bella, non ne può proprio più e l’ha espresso a chiare
note, con un risultato elettorale senza precedenti. Per questo, oggi più che
mai, è bene parlare a chiare note. L’Italia non può certo definirsi un paese
libero e democratico, così come Lor Signori vorrebbero farci credere. L’Italia
è un paese democratico solo con chi la pensa in un certo modo, ovverosia
allineato alle parole d’ordine dei Poteri Forti. Privatizzazioni, Buonismo,
Accoglienza, Solidarietà, Globalizzazione, Parità di Genere, Diritti (solo per
certe categorie...per carità!), Pace (solo per chi la pensa come Loro...), sono
le magiche parole d’ordine che non bisogna osare contrastare, altrimenti si
viene ostracizzati, senza se e senza ma.
Che, ad oggi, questa legge valga
per l’Occidente intero, è un fatto acclarato. Ma che in Italia valga di più, pure.
Non dimentichiamoci. L’Italia è il paese dell’omicidio Mattei, delle connivenze
del Sistema con il terrorismo stragista e mafioso, degli scandali infiniti, delle
decine e decine di Tangentopoli, ma anche di una antica storia di repressione
inquisitoriale.L’Italia è il paese del caso Tortora, eretto a vicenda-simbolo, tra
le troppe, di un sistema giudiziario lento, ottuso e troppe volte unidirezionale
ed ingiusto. Quella di Matteo Salvini non è una vicenda giudiziaria isolata: è il
simbolo di uno stato di cose che, al di là di appartenenze ideologiche o
simpatie politiche, non può più andar avanti.
 Una democrazia non può vivere
sotto il continuo ricatto dell’azione giudiziaria. E il ricorso alle aule dei tribunali
ed alle carte bollate, non può essere uno strumento per orientare l’azione
politica che, nella sua vera essenza, deve essere libertà di proposta ed, in
seguito al raggiungimento di un maggioritario consenso popolare, libertà di
agire sulla falsariga di quanto precedentemente proposto ed annunciato. Per
questo, oggi più che mai, la parole d’ordine deve essere di non far passare
sotto silenzio queste vicende. Il Sistema-Italia, ovverosia quella congerie di
potentati burocratici, finanziari e politici che, sino ad ora non ne ha proprio
voluto sapere di lasciar le redini, deve essere denunciato e condannato per
quella che, altro non può definirsi, se non essere una palese violazione dei
diritti umani e di libera espressione (ed azione, sic!) politica. Un’ azione che
non potrà che, non esser affiancata da un lavoro di presa di coscienza sulla
necessità di una nuova etica nella vita pubblica. Al di là di appartenenze
ideologiche o simpatie politiche, quindi, bisogna spingere in questa direzione
che, ad oggi, rappresenta l’unica via d’uscita ad uno stato di cose che, ad
oggi, né proclami, né annunci, né riforme o riformette varie, potranno mai
scalfire.

 UMBERTO BIANCHI