martedì 18 settembre 2018

SINISTRA OSPITALITA'




In un assolato pomeriggio d'estate papà Gino sta per aprire la porta di casa dopo aver trascorso una pesante giornata di lavoro nella sua azienda. Come infila la chiave nella toppa già sente le urla della moglie e anche delle percosse. Aperta la porta subito domanda: "Che succede?"  E la moglie, brandendo in mano la sua ciabatta: " tuo figlio, come al solito, si accascia sul divano…oggi ha fatto dal letto alla sedia per il pranzo e dalla sedia al divano", così continuando a percuoterlo sulla natica gli urla: " alzati disgraziato che hai 35 anni e ancora non ti sei trovato un lavoro." Il figlio Leo, cercando di scansare i colpi di ciabatta della madre, risponde: " vi ho già detto che il lavoro me lo deve trovare lo Stato e anche la casa." Il padre che ha appena richiuso la porta e appoggiato la sua 24h su una sedia, sente suonare il campanello d'ingresso. Apre la porta e si trova davanti due ragazzi di colore, alti e magrissimi. "Buonasera signore, dal centro di accoglienza ci hanno mandato a questo indirizzo". Uno dei due consegna a Gino un foglio stampato. Egli inizia a leggerlo, poi rivolto alla moglie: " Angela, ma noi siamo di destra o di sinistra?" E lei a denti stretti: " dissinistra". Poi rivolto ai due ragazzi: " Ah, scusate è che da un po' di anni ho perso l'orientamento".  La moglie avvicinatasi all'ingresso: " Cosa interessa a loro?" E vedendo il loro colore di pelle: " Dì' che non ci serve niente." Il marito: "non sono qui per venderci qualcosa" "E allora?" Lui, porgendole in mano il documento: "leggi". Angela, visto il contenuto e strabuzzando gli occhi, sbotta: " Ma non ci hanno avvertito!" Il figlio che ha sentito tutto: "Sì è per l'ospitalità, l'avviso l'ho ricevuto io qualche settimana fa, mi sono scordato di dirvelo, è previsto nella nuova legge che le famiglie di sinistra che ne hanno la possibilità ospitino almeno due extracomunitari, dai fateli entrare."  I due coniugi si guardano in faccia sbigottiti e si fanno da parte per far entrare in casa gli ospiti inaspettati. I due ragazzi, entrambi con un borsone tipo sport in spalla, timidamente varcano l'uscio e sono dentro casa. Il marito alla moglie: " falli accomodare" "Dove?" Le sedie erano tutte occupate con oggetti vari, non resta che il divano. "Nel divano" Il figlio: "Nel divano ci sono già io." La madre: "il divano ha tre posti, se tu anziché startene sbracato ti siedi composto, ci stanno anche loro due: " Prego, prego, venite a sedervi a fianco a mio figlio, come vi chiamate?" "Madì" "Krim". "Io sono Angela, mio marito Gino e mio  figlio Leo" "Piacere, piacere" E si accomodano nel divano con Leo che è più grande di loro di qualche anno. Gino si siede su una sedia davanti a loro ed inizia l'interrogatorio: "Da quale Stato provenite?" Risponde Madì che è il più grande fra i due e parla meglio l'italiano. "Io vengo dal Mali e sono qui in Italia da tre anni, lui arriva dal Gabon ed è qui da soli 9 mesi." Gino un po' ingenuamente chiede: " Siete venuti in Italia per cercare lavoro?" Madì: " Per cercare lavoro saremmo andati in Germania, qui da voi abbiamo tutto quello che ci serve per vivere, grazie Italia." Gino: "E qui da noi, nella nostra casa quanto tempo si dovreste restare?" "Non lo sappiamo, io sono stato un po' di tempo in albergo e in due centri di accoglienza, lui proviene da un centro di accoglienza." A questo punto il figlio Leo si alza in piedi e sbotta: " Basta con questo terzo grado, dai che usciamo ragazzi." La madre: " prima accompagnali nella stanza degli ospiti che poi io sistemerò." Dopo aver portato le loro borse nella camera i due ragazzi si accingono ad uscire con Leo. Il padre: "Dove li porti?" "Al Centro Sociale!" "E ti pareva…Hai preso i preservativi, che di nipotina per ora ce ne basta una". Leo infatti è già padre di una bambina di tre anni di nome Yala che ha avuto con una ragazza di colore conosciuta al Centro Sociale. A tarda sera i tre ragazzi rientrano, cenano e poi si siedono a guardare la TV.  Mentre Gino e sua moglie Angela salutano e se ne vanno a letto. Prima di addormentarsi il loro argomento notturno non è più sulle ingiustizie nel mondo e nell'Italia in particolare, né sulla politica, ma stavolta verte sul problema dell'immigrazione e dell'accoglienza che ora li riguarda da vicino, molto vicino. Gino: "prima avevamo in casa un solo scansafatiche, adesso ne abbiamo tre" Angela: " perché non te li porti in azienda e li metti a fare qualcosa?" "Non hai sentito che non sono venuti in Italia per lavorare, spero solo che non ce li lascino per mesi. Buonanotte." "Notte".  Trascorrono due settimane, mentre la famiglia allargata di Gino stava per  sedersi a tavola per il pranzo, suonano alla porta. Angela va ad aprire: si trova davanti una ragazza con in braccio un bambino di circa due anni ed un'altra ragazza di circa 16 anni, tutti di colore: "Buongiorno signora, io sono la compagna di Madì e questo è nostro figlio, lei è la sorella di Krim, ci hanno mandato qui per la legge sul ricongiungimento famigliare." Dopo il primo attimo di smarrimento Angela li fa entrare e subito li vanno  incontro i loro congiunti. Baci e abbracci, poi tutti a tavola, quello che c'è si mangia. I nuovi arrivati sono l'argomento nell'alcova prima di addormentarsi. Gino: " Adesso credo che gli ospiti comincino ad essere un po' troppi" Angela: " Ricordati che abbiamo dato la nostra disponibilità, noi non siamo né razzisti, né egoisti, gran parte dei governi europei invitano all'accoglienza di questi poveracci e anche il Papa esorta le famiglie italiane ad ospitare gli extracomunitari." " I politici ed il Papa si riempiono sempre la bocca di belle parole: è facile dire di fare beneficienza quando sono gli altri che la debbono fare, è facile dire di fare sacrifici quando sono gli altri che se li devono accollare…prendi il nostro caso: abbiamo, anzi avete dato la disponibilità, la nostra casa è grande, ma la convivenza con questa gente non è facile e non è facile neanche la loro integrazione perché non abbiamo né i mezzi, né le capacità, né la mentalità, poi per usi, costumi, religione, diritti civili, ecc. siamo molto diversi, l'altra sera Madì mi ha raccontato che la loro tribù vive ancora nelle capanne di fango, intonacate con lo sterco di mucca, che suo fratello si fa la doccia sotto la pisciata di un dromedario, che i suoi genitori non li ha mai visti lavarsi, che alle bambine praticano ancora l'infibulazione. I nostri antenati europei di 3000 anni fa erano molto più avanti." Angela: " ma loro sono più poveri e più sfortunati di noi, hanno fatto dei sacrifici, rischiato la vita per venire qua, e noi non possiamo sbattere loro la porta in faccia, hanno speso tutti i loro risparmi per fare questo viaggio della speranza." Gino appoggia la sua mano sul braccio della moglie e la blocca: "Madì mi ha rivelato che ne lui né i suoi compagni di viaggio hanno pagato, ma sanno che qualcuno ha pagato per loro e che molti hanno una missione da compiere in Europa…" "Che tipo di missione?" "Mi ha risposto che lo sapremo fra qualche anno…Secondo me alcuni governanti nordafricani, molto più furbi dei nostri europei, mandano questi disperati per poterci ricattare, chiedere sempre più soldi sotto la minaccia di una invasione di massa, e questo particolare, forse ai nostri politici ed al clero, sfugge. Come sfugge a me il fatto che 1000 anni fa i nostri antenati europei hanno combattuto e sono morti per respingere gli invasori musulmani mentre i governanti di oggi aprono loro le porte." "Ma ora si tratta di una invasione pacifica" "Le invasioni fra etnie diverse non sono mai pacifiche." "Gino, tu sei sempre catastrofico questa non è altro che povera gente affamata." "Affamata di potere, e se non si mette un freno a questi sbarchi, qui arriveranno decine di milioni di individui che colonizzerà l'Europa, in quanto alla fame, ci sono anche 5 milioni di italiani in totale povertà."  Trascorrono alcuni giorni e la convivenza con i quattro ragazzi comincia a pesare anche ad Angela, che anche se è una brava casalinga, sei persone vogliono accudite. Mentre Gino è sempre più insofferente e a letto si  sfoga con la moglie: "Cara Angela io non ce la faccio più" e lei: "caro Gino cominciano a pesare anche a me" "A te pesano fisicamente, a me pesa il fatto che questi, compreso mio figlio, non fanno nulla dalla mattina alla sera e hanno preso questa casa come un albergo." " Senti Gino io stavo pensando, se tu sei d'accordo, di mandarli a stare nella nostra casa al mare, dove ci andiamo solo un mese all'anno." "Ah, io sarei anche d'accordo, lì c'è tutto, ma al mangiare, pulizie e lavarsi la roba ci dovranno pensare loro…già la casa al mare, ma sei sicura che noi siamo sempre comunisti?" "Perché?" "Scusa, abbiamo una bella casa ai Parioli, una bella casa al mare, un reddito abbastanza elevato,  io ho una bella macchina, una decina di dipendenti, ma che cazzo di comunisti siamo, questi "lussi" li puoi avere solo grazie al capitalismo, che facciamo sputiamo nel piatto dove mangiamo?" "Il comunismo è un ideale" "Oggi, più che un ideale è un'utopia, e qui in Italia un retaggio culturale, uno snobismo." "Comunque domani parliamo prima con nostro figlio e se anche lui è d'accordo, spediamo gli ospiti nella casa al mare." Il giorno seguente l'idea della casa al mare è piaciuta a tutti e si organizza subito il trasloco. Dopo un mese, gli ospiti vivono per conto loro e anche Leo si è trasferito in pianta stabile nel Centro Sociale e convive con la sorella di Krim, mentre Krim convive con la ex di Leo nella casa al mare ed è incinta, forse da Krim. Una sera Gino e Angela decidono di andare a trovare i ragazzi ospitati nella loro casa al mare. Già al cancello, di cui hanno ancora le chiavi, sentono un frastuono proveniente dall'interno; alla porta d'ingresso suonano il campanello, bussano, ma nessuno risponde. Decidono quindi di aprire anche la porta con le loro chiavi. Man mano che l'anta si apre aumenta il frastuono: musica araba ad alto volume che mette a dura prova i loro timpani. E a mettere a dura prova il loro olfatto ed il loro sistema nervoso è l'odore acre di spezie e di fumo. Poi un via vai di gente di ogni età e razza, almeno una quindicina. Essi si avviano shockati ed ammutoliti fra ragazzi e ragazze in atteggiamenti discinti che non si curano di loro. Mobili, arredi e suppellettili in totale disordine, pareti sporche, il pavimento unto e appiccicoso dove quasi si incollano le loro scarpe. I due coniugi inorriditi continuano a camminare a stento, quasi storditi da farli sembrare in un incubo. Dopo quei primi momenti di sconcerto, prendono coscienza della triste realtà dei fatti e chiedono ad una ragazza, che passa loro davanti, di poter parlare con Madì. La ragazza esce sul retro della casa e rientra poco dopo con Madì che li saluta: " Ciao Gino, ciao Angela, come state?" Gino, trattenendo a stento la sua rabbia: " Male, molto male!" "Perché?" "Ma guarda come ci avete ridotto la casa, e poi quanti siete, quindici, venti, noi l'avevamo lasciata a voi quattro…" "Sì, scusa, ma non potevamo lasciare i nostri fratelli musulmani per strada, noi siamo brava gente come voi, anche voi ci avete accolti." "Sì, se tu vuoi la medaglia dell'ospitalità li ospiti a casa tua, voi avete dato ospitalità in casa d'altri, senza manco chiedere il permesso ai proprietari che siamo noi, così avete trasformato la nostra casa in una sorta di comune multietnica, ma io vi do lo sfratto!" " E no, caro Gino, noi ci siamo informati, voi lo sfratto non ce lo potete dare, qui ci sono dei profughi in attesa di asilo ed anche dei bambini, mi dispiace, ma tanto voi una casa dove vivere ce l'avete, noi, se ci mandate via, no, tra fratelli musulmani: quello che è mio è tuo e quello che è tuo è mio." "Beh, da noi non funziona così!" Nel frattempo che i due parlano un ragazzo di colore, un po' intontito forse dalla droga, forse dall'alcool, tenta di palpeggiare Angela che subito si scansa, mentre Gino, che l'ha visto con la coda dell'occhio, gli si avvicina e gli da uno spintone facendolo cadere a terra. Subito si avvicinano davanti a Gino altri due ragazzi e una ragazza con fare minaccioso. Interviene Madì che esorta i ragazzi ad allontanarsi dicendo loro che Gino ed Angela sono suoi amici. Così Gino afferra la mano di Angela e si avvia svelto verso l'uscita della casa senza manco salutare Madì. Saliti in macchina Gino si sfoga: " Ecco l'accoglienza come va a finire: tendi la mano e quelli ti portano via il braccio e il  nostro buonismo va a farsi fottere!" Poi, sbattendo i pugni sul volante: " Ora ci perdiamo la disponibilità della nostra casa, comprata con i risparmi di una vita di lavoro e sacrifici…" Gli occhi di Gino a questo punto si inumidiscono di lacrime, lacrime di rabbia. Angela cerca di consolarlo: "Ma dai, qualcosa si potrà pur fare.." "Certo, andare per vie legali, spendere soldi per poi sentirti dire che non possono essere sfrattati, e qui in Italia a rimetterci sono sempre i coglioni come me, che si fanno un culo lavorando, dando lavoro, pagando un casino di tasse per poi essere inculato da chi non lavora, da chi truffa e dalla stessa giustizia." Rientrati a casa Gino non rivolge per un bel po' di tempo la parola alla moglie, ritenendola corresponsabile di quanto accaduto. Trascorrono alcuni  mesi e finalmente una buona notizia: il giudice dei minori ha concesso l'affido esclusivo della piccola Yala a Gino ed Angela, perché il loro figlio Leo e la sua ex compagna sono stati ritenuti inidonei. La giustizia sociale, almeno in questo caso, ha soddisfatto le aspettative di due nonni traditi, in altre circostanze, dai loro ideali e dalla loro generosa ospitalità.