giovedì 8 ottobre 2015

DEGENERAZIONE MANIPOLAZIONE E DEMOCRAZIA (lettera aperta a Diego Fusaro)

In un epoca di decadimento e di degenerazione anche del  minimo sindacale livello di decenza ma sopratutto di buon senso, in quanto la saggezza si è persa oramai da tempo, c'è da aspettarsi di tutto, dalle classi gerontocratiche che soffrono di una malattia poco conosciuta ma molto diffusa i cui sintomi sono: pensare di avere sempre ragione, pensare di essere indispensabili, pensare di essere i soli a poter ricoprire quel ruolo, pensare di essere onnipotenti, pensare di essere inamovibili, pensare di essere eterni, pensare di essere più intelligenti di tutti, oltre naturalmente ad un sano attaccamento alla sedia e alle gratificazioni che questo ruolo porta. Confondono la verità con l'autorità, ma la cosa più grave non è la loro posizione in quanto da sempre il "potere" si auto referenzia e si auto difende, la il prono silenzio e l'atteggiamento della base che ha la sindrome del "coniglio", una radicata convinzione di impotenza, di non potere far nulla contro il sistema, ma questo atteggiamento è proprio l'alimentazione prima del potere.
Il potere è sempre una relazione, se c'è qualcuno che "fa" ce sempre qualcuno che "lascia fare". Se la "massa" che non ha una coscienza se non quella che viene fuori dalla "manipolazione" esercitata senza soluzione di continuità dal "quarto" potere" ossia i media, avessero un vera "coscienza di classe" le cose sarebbero diverse. Oggi sappiamo che la coscienza di classe, e solo un vana illusione di sapore marxista, almeno quella che dovrebbe essere il risultato di una esperienza evolutiva del cammino di consapevolezza,  invece si riduce sempre nel migliore dei casi ad un branco animale che si muove solo quando gli si toccano i bisogni primari (probabilmente Marx lo aveva sempre saputo, ma doveva sostituire la religione con la lotta di classe come oppio dei popoli, al netto delle speculazioni - tutte postume-). La massa purtroppo si muove per emozioni e per bisogno, solo una minima parte trova motivazione nelle sue scelte a carattere logico e filosofico. Oggi la società, in mano alle riforme lente degradanti e continue, va verso un modello che è prono alla economia finanziaria folle e sfrenata che vede come unico e solo obbiettivo la sua sovranità calpestando quella di ogni individuo società o nazione. Non esistono modelli democratici evoluti dal basso, sono tutti nati da guerre e rivoluzioni, la massa non ha coscienza democratica, poiché la "democrazia" è una sovrastruttura imposta con la manipolazione.  E per carità non portatemi l'esempio "democratico" della svizzera sede dell'impero bancario mondiale, dove sono nato e dove hanno trattato mio padre come un "terrone". Il "modello democratico", figlio indiretto della "lotta di classe marxista", è la migliore macchina da guerra in mano alle oligarchie gerontocratiche (e psicopatiche) per assoggettare ogni popolo al volere finanziario. La democrazia come ho detto tante volte è un tarlo che buca da dentro, è un cavallo di troia, che una volta contratto ti porta alla morte. C'è una vana e fortemente illusoria prospettiva che la massa "un giorno" (che non verrà mai) sia pronta a gestirsi - auto-gestirsi - la "demos-cratos- (lao-crazia) il governo del popolo, ma questa è solo una pia illusione (non credo che ci sia oramai il bisogno di dimostrare questa affermazione) Chi ci "regala" la democrazia sa perfettamente che è un "giocattolo" truccato. Certamente è un bel miraggio, a cui ancora oggi molti credono perdutamente, e sono ancora inebriati di questo modello nonostante sia proprio il virus che sta uccidendo la società occidentale. Basti pensare che i fautori di questo modello spendono miliardi per imporre "democrazie" in giro per il mondo. Anche quei la logica viene meno anche alle più raffinate menti, nel capire che se qualcuno investe tanto per imporre un modello societario quale è quello della "democrazia", vorrà il suo tornaconto. Chi è cosi imbecille da spendere cosi tanti soldi è vite umane per riscattare la lotta di classe e di liberazione se non ha un preciso tornaconto? La più grande dimostrazione è l'Italia che è stata "liberata" (manipolazione, perché il termine esatto è colonizzata) dagli americani ed oggi ci troviamo con la "democrazia" a dover ubbidire ciecamente ad ogni loro stranutto, fino al punto di andare a bombardare paesi storicamente amici (Libia) e anche li per portare la "democrazia". La "democrazia" per quanto sembri una evoluzione "naturale" dell'organizzazione della società di fatto è una architettura ben studiata a tavolino che produce aberrazioni che però non sono percepibili immediatamente. In nome di una salvaguardia collettiva o classe generale (che non esiste) si opprimono continuamente diritti individuali e di minoranze, ma almeno abbiamo la grande religione della "democrazia " a cui credere (oppio dei popoli) e guai se non ci credi, rischi di fare la fine di Giordano Bruno. Eppure non funziona, lo capiscono oramai quasi tutti, che non funziona, ma tutti continuano ancora a crederci. Non c'è nessuno che abbia il coraggio di sperimentare, nemmeno in via di ricerca e studio, nuove forme di governo su diritti reali e concreti in cui il bene per l'uomo e la sua società stiano al centro,  che non partano da questa assurda fede nella democrazia  che oramai è morta e che giustamente Hand-Hermann Hoppe hanno definito "il dio che ha fallito". Servono modelli economici, sociali ma soprattutto culturali che siano liberati da questi fantasmi del passato che tanto ci piacciono per fare pura speculazione intellettuale, ma che ci riducono sempre ad una dialettica fine a se stessa. Servono certamente i riferimenti di Gramsci, di Gentile, di Marx ma per escludere gli errori, conoscendo soprattutto la natura umana, non per riproporli in chiave moderna. Ho molte speranze su Diego Fusaro, sperando che modelli qualcosa di nuovo sopratutto culturalmente e filosoficamente per un progetto futuro che non ricada nelle logiche perverse di guarire la "democrazia" in quanto questa è una malattia, applicata "coartatamente" alla società, non si può guarire una malattia, si può guarire il malato togliendogli la malattia. 

Giuseppe Turrisi