Federazione fra le
associazioni ed i sindacati nazionali dei dirigenti, vicedirigenti, funzionari,
professionisti e pensionati della Pubblica Amministrazione e delle imprese
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COMUNICATO
STAMPA
PENSIONI - La Corte Costituzionale
non ha invaso il campo del Governo: è il contrario!
Roma, 6 maggio 2015 – L’intervista
sul Corriere della Sera, di ieri 5 maggio, rilasciata dal Vice Presidente del
Senato la pidiessina
On. Linda Lanzillotta, è sconcertante, fuorviante, priva di fondamento giuridico
e per certi versi contraddittoria.
Infatti la Corte Costituzionale ,
ricordiamo, emette le proprie sentenze (che vanno applicate e non sono soggette a soluzioni pasticciate) in
nome del popolo italiano.
Il
richiamo poi all’art. 81 della Costituzione da parte della Parlamentare per “un
sano equilibrio di bilancio” è una affermazione a senso unico da parte di chi
non può non sapere, per esperienza diretta, come stanno realmente le cose.
A tale proposito siamo costretti a
rammentare all’Onorevole che l’art. 36 della Costituzione (non a caso posto
cronologicamente prima dell’art. 81) recita:
Il lavoratore ha
diritto ad una retribuzione proporzionale alla quantità e qualità del suo
lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia
un’esistenza libera e dignitosa.
Per essere più
espliciti e rendere meglio l’idea non è tollerabile che la “quadratura del
bilancio” dello Stato NON debba tenere conto della situazione esistente nel
mondo del lavoro ove vi sono moltissimi e tantissimi casi (specialmente i nostri
rappresentanti del popolo che già godono di un trattamento fiscale di favore sulle
indennità parlamentari) che cumulino, pensioni, vitalizi, redditi di lavoro dipendente,
indennità parlamentari e via dicendo, superiori anche a 400/500 mila euro
all’anno, e nel coacervo reddituale familiare, superino anche il doppio tale
cifra: è questo il vero scandalo a cui assiste la nazione.
Una soluzione ci sarebbe e sarebbe quella equa (e non censurabile
costituzionalmente), già maturata in passato negli ambienti vicini alla
Presidenza della Repubblica.
Presente sempre l’art. 36 della
Costituzione e l’iniziativa del Governo (che ha posto il limite di 240.000 euro all’anno
per l’appannaggio al Presidente della Repubblica), tutti i redditi oltre il
predetto limite andrebbero sottoposti ad una più incisiva leva fiscale.
Parliamo non a caso di redditi non solo di pensioni.
UFFICIO STAMPA DIRSTAT