mercoledì 22 ottobre 2014

L’epidemia di Ebola quale operazione di copertura





Il diffondersi della febbre emorragica Ebola in paesi e continenti sta provocando un’ondata di panico. Secondo vari esperti, l’atmosfera di panico andrà a gravare maggiormente sui sistemi sanitari nazionali dei paesi occidentali. Anzi comincerà paradossalmente a sviare l’attenzione dell’opinione pubblica dai problemi più incalzanti.

Primi segni del panico si sono delineati negli USA. A scaldare l’atmosfera di panico sono le autorità americane stesse. Nonostante l’apparente ottimismo e la riluttanza a ricorrere a provvedimenti isolazionistici, la Casa Bianca, a giudicare dai fatti, è determinata a farlo. La situazione è aggravata dal fatto che l’inverno sta arrivando quando nei paesi dell’emisfero boreale si sta sviluppando un’epidemia di malattie da raffreddamento.
È molto probabile che i salutisti, avvertendo un leggero malessere e fattasi una diagnosi mortale, si precipiteranno agli ospedali paralizzando il funzionamento delle strutture sanitarie. Negli USA sono già strati registrate decine di casi simili. Non è da escludersi che entro dicembre ce ne saranno molte centinaia. Poi si comincia ad applicare la legge dei grandi numeri. Il fatto è che i sintomi dell’influenza sono simili alle manifestazioni della febbre mortale: innalzamento della temperatura, febbre e dolori per tutto il corpo. Per questo motivo gli ospedali statunitensi si stanno già provvedendo a preparare locali supplementari per i pazienti raffreddati che ritengono di essere colpiti da Ebola.
Alcuni esperti sono dell’opinione che questo tema è sorto al momento giusto dal punto di vista geopolitico. Dice Andrey Manoylo, professore dell’Università Statale di Mosca:
Il virus di Ebola infatti è assai pericoloso. Ma la campagna informativa, che si sta sviluppando intorno all’epidemia, sta togliendo l’attenzione di una vasta area di opinione pubblica dagli eventi di interesse mondiale. Una situazione simile si è creata con l’epidemia di pneumonia atipica scatenata nel momento in cui alla coalizione anti-Saddam in Iraq erano sorti dei gravi problemi. È un’arma informativa in grado di gettare nel panico in poche settimane la popolazione anche di un grande paese.
Gli esperti invitano Washington a non commettere un eccesso di zelo se la Casa Bianca veramente ha in mente la lotta alla febbre emorragica e non sta tentando di utilizzare Ebola come mezzo di guerra informativa, la quale, secondo Andrey Manoylo, ha, al minimo, due aspetti:
Primo: la crisi in Ucraina la cui soluzione risulta essere bloccata dalle posizioni che hanno assunto le Parti interessate. Tutti stanno attendendo che a breve scadenza il conflitto può ripassare nella fase aperta. Certo, l’attenzione della comunità mondiale va distolta da questo. Secondo aspetto: il problema Ebola sta nel fatto che tra i cittadini degli USA già ora ci sono dei colpiti da questa malattia. In particolare, è giunta la notizia che si è infettato con il virus un militare di pelle scura delle forze armate statunitensi. È ricoverato in ospedale. Suo padre nella sua intervista ai mass-media ha detto, fra l’altro che il Governo sta utilizzando gli afroamericani come carne da cannone. Entro breve il Presidente Obama si può trovare ad affrontare una nuova sfida che minaccia di destabilizzazione totale all’interno del Paese.
Come si sa, la folla è facilmente spaventabile. Tanto più che gli americani hanno tutti i motivi per essere preoccupati per la loro vita: la febbre emorragica Ebola risulta letale al 90%. Il fatto che il virus abbia raggiunto gli USA sta gravando fortemente sulla psiche dei cittadini del Paese che tradizionalmente crede di essere totalmente protetto di fronte alle traversie del resto del mondo. C’è una grande tentazione di avvalersi di questa situazione per scopi politici. Gli avvenimenti dei prossimi mesi dimostreranno in quale misura si sono sbagliati nelle loro previsioni i sostenitori della nuova teoria del complotto.