A denti stretti cominciano a rendersene conto. Ma non hanno la virilità di ammettere di aver sbagliato tutto da 70 anni. La diga ha ceduto..... Fabrizio Belloni
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Sul “Corriere
della Sera” di oggi, 11 Settembre 2013,
l’editoriale a firma di Michele Ainis
recita, non so se volente o meno, il de profundis della democrazia rappresentativa. Il titolo è
“la solitudine al potere”.
L’opinionista analizza
la situazione socio-politica contemporanea. E ne trae una lucida conseguenza:
non esistono più nelle loro funzioni gli organismi che erano stati messi in
essere per far vivere, partecipata, la cosiddetta democrazia. Parlamento,
partiti, sindacati, finanche il governo stesso non rappresentano più, se non
marginalmente ed in modo trascurabile, la volontà del Popolo. Che li sfiducia
in modo crescente ad ogni consultazione.
Alla buon ora!
La nostra Costituzione, che è la Carta fondante del <<Patto
fra gli Italiani>>, amo dire che è nata male, è durata troppo ed è finita
peggio. Nata contro “il male assoluto”, uscito sconfitto da
una Guerra di 54 Stati contro 3 (tre, più un paio di contorno), la Costituzione fu
imposta da occupanti armati (tuttora presenti sul territorio Nazionale in oltre
100 basi e con 118 testate nucleari, per gradire); fu un compromesso fra tre potenze straniere: gli occupanti Americani, l’Unione Sovietica attraverso il P.C.I. ed i Vaticano, con il suo braccio secolare, la balena bianca, la D.C. (non a caso chiamata
anche “Direttive Cardinalizie”). Il risultato mostra
inevitabilmente il trascorrere degli anni, con rughe, afflosciamenti vari,
inattuabilità e sterilità, incapacità congenita a gestire la vita Nazionale,
più simile ad una larva strisciante, ad uno zombie deambulante che ad un
<<Patto fra Uguali>>.
Finita. Kaputt.
Ma è finita non
solo per caducità intrinseca, ma soprattutto per la irreale base sulla quale
era stata ideata e costruita: la democrazia. Costruire sulla sabbia, sull’acqua
di palude, su terreno franoso è tempo perso e foriero di tragedie. Si è voluto
prendere come fondamento una irrealtà scientifica, la democrazia, spacciandola
come valore positivo, come panacea di tutti i mali. Si è cercato di spacciare un’illusione
-fraudolenta ed ipocrita- come soluzione alla domanda di dignità e di futuro di
ogni essere normale.
I furbi ci hanno
sguazzato, concusso, grassato, corrotto, depredato, spogliato, arraffato per
quasi settanta anni. I democratici rappresentanti del Popolo si sono arricchiti
a spese dei rappresentati. Oggi, non sapendo più a che santo votarsi, si
aggrappano, ultima trave nel mare in burrasca, alla “Casa”, il bene supremo del
Popolo Italiano, in assoluto al mondo quello con la più alta percentuale di
“proprietari” di casa, sogno e sacrificio di una vita. Fa ribollire il sangue,
ma è inevitabile: il potere,democratico può spogliarsi di tutte le sue
sovranità (Europa imperante) tranne della
sovranità impositiva. E’ nella sua natura, è obbligato dall’ordine democratico ad agire in questo sporco
modo. Il costo del consenso sale in modo esponenziale, ed il consenso bisogna
comprarlo. Di ridurre gli sprechi (Corte dei Conti: circa 60/70 miliardi
l’anno), non se ne parla. Di combattere ed azzerare la corruzione (Corte dei Conti:
70/80 miliardi l’anno): manco morti. Di cancellare la malavita organizzata
(Corte dei Conti: 120 miliardi l’anno) sembra barzelletta da Zelig o simili. In
altri termini, la democrazia rappresentativa dimostra di non poter esistere nei
modi e nelle forme che erano state strombazzate e propagandate dai cosiddetti
vincitori della Seconda Guerra Mondiale, più propriamente una vera Guerra
Civile Europea, allargata al Mondo.
Il fatto semplice
ed evidente consiste nell’inesistenza della <<democrazia>>.
Semplicemente è una bufala, una mistificazione, una bugia, una costruzione
falsa e fuorviante. Addirittura assistiamo alla pretesa di esportarla sulla
punta delle baionette in luoghi e a Popoli che dichiaratamente non ne vogliono
sapere.
Oggi assistiamo ad
un tragico e macabro balletto: le teste d’uovo ammettono che la monade amebica
chiamata democrazia non esiste, non c’è. Ma gli stessi che ne denunciano la
fine, che officiano il funerale, non propongono alternative.
Non hanno il coraggio di ammettere che quanto incarnato dal “male assoluto” il secolo scorso era, già a quei tempi, futuribile ed era la risposta –unica- alle necessità dell’Uomo moderno. Almeno all’Uomo bianco, libero e civile. I due Innominabili che dominarono la scena del XX° Secolo avevano anticipato i tempi, avevano superato la contrapposizione Lavoro-Capitale in una sintesi che oggi , piaccia o non piaccia, sta di fatto riaffacciandosi sul proscenio della Storia.
Non hanno il coraggio di ammettere che quanto incarnato dal “male assoluto” il secolo scorso era, già a quei tempi, futuribile ed era la risposta –unica- alle necessità dell’Uomo moderno. Almeno all’Uomo bianco, libero e civile. I due Innominabili che dominarono la scena del XX° Secolo avevano anticipato i tempi, avevano superato la contrapposizione Lavoro-Capitale in una sintesi che oggi , piaccia o non piaccia, sta di fatto riaffacciandosi sul proscenio della Storia.
La scelta è
semplice: “loro” crederono di aver vinto, con le armi. Oggi sono allo sbando ed
allo sfacelo. Morti, finiti, kaputt.
I due “Innominabili” sono nel cielo
dell’Europa e non solo, come luce e riferimento per la Società d’oggi.
E, dato che non ho
mai avuto aura né delle parole, né delle idee, i due Innominabili si chiamavano e saranno per sempre Benito ed Adolfo. Diversi, se vogliamo.
Ma simili nello sforzo di costruzione e di affermazione.
Europa, in piedi!
Europa, erwache!
Fabrizio Belloni