martedì 16 settembre 2014

Democrazia alla maniera europea: tutto oltre la critica






In questi giorni uno dei temi centrali nei media europei è il rifiuto, annunciato dalla Eurocommissione, di registrare l’azione contro la firma dell’accordo sulla zona di libero scambio tra Ue ed USA (in inglese Transatlantic Trade and Investment Partnership, TTIP) ed anche contro l’analogo accordo con il Canada (CETA).

L’azione è stata dichiarata nell’ambito dell’“Iniziativa civica europea”, avviata ai sensi dell’accordo di Lisbona, che consente ai cittadini dell’Unione Europea di partecipare direttamente al processo legislativo. Al movimento contro il futuro accordo con gli USA sotto lo slogan “Stop TTIP!” hanno aderito circa 250 organizzazioni ed associazioni non governative europee.
L’intenzione di firmare l’accordo sul libero scambio tra Ue ed USA è stata per la prima annunciata dal presidente Barack Obama nel febbraio 2013 e i negoziati ufficiali sono stati avviati in luglio. Ne si sono già svolti già 6 round e il 7° round è fissato per la fine del settembre – inizio dell’ottobre 2014 a Washington. Stando agli esperti, Bruxelles a Washington contano di imprimere, grazie al futuro accordo, un nuovo impulso allo sviluppo delle due immense regioni del mondo, visto che l’accordo in questione toglie le limitazioni commerciali e doganali ed introduce norme e standard unici per i prodotti.
Dichiarando l’intenzione di aprire le chiuse commerciali tra i continenti il leader statunitense ha promesso di preparare una transazione globale improntata all’“onesta e trasparenza”. Ma già dai primi passi della maratona negoziale agli europei sono venuti dubbi circa la sincerità delle assicurazioni del partner maggiore. Infatti, tutti i negoziati si sono svolti a porte chiuse e ai partecipanti europei ai negoziati è stato di fatto nascosto il processo di preparazione del testo dell’accordo. L’alleato atlantico si è assunto completamente l’organizzazione di questo processo.
Dopo aver respinto, all’inizio di quest’anno, la richiesta dell’Eurocommissione di permettere ai deputati dei paesi membri dell’Ue di prendere conoscenza delle proposte preliminari degli esperti americani, Washington ha detto che i deputati possono prendere visione, nei locali segreti delle ambasciate americane nei relativi paesi, di alcuni punti già concordati dell’accordo in via di preparazione. Ma durante la lettura non possono usare nessun mezzo di registrazione e di fotografia e tutto quanto avranno visto dovrà essere tenuto in segreto assoluto. Dopo la lettura delle bozze di alcuni punti del futuro accordo negli europei è sorto, in particolare, il timore in merito al possibile afflusso sui mercati europei della carne degli animali clonati o allevati con l’impiego di ormoni, nonché dei prodotti geneticamente modificati, i cui standard negli USA sono notevolmente meno rigidi rispetto agli standard europei. Ed intanto si sensi del progetto della disposizione sulla protezione degli investimenti a trarre il vantaggio in questo caso sono di nuovo le compagnie americane.
Alla luce di tutto quanto esposto sopra l’associazione di 250 organizzazioni non governative e movimenti politici ha lanciato l’azione sotto lo slogan “Stop TTIP!”. Lo scopo dell’azione è di iniziare la preparazione da parte della Eurocommissione del relativo progetto di legge. Tale diritto come elemento della “democrazia diretta” è stato garantito ai cittadini europei dall’accordo di Lisbona sulle riforme dell’Ue. Per la registrazione dell’iniziativa è necessario raccogliere almeno un milione di firme in non meno di 7 paesi. Stando al portale web EurActiv, all’azione hanno aderito rappresentanti di 21 paesi e nella sola Germania sono stati già raccolti oltre 700.000 firme. Ma nonostante questo fatto la Eurocommissione si è rifiutata di registrare l’iniziativa. Come pretesto sono state citate alcune formali incongruenze giuridiche, in particolare l’impossibilità di registrare iniziative di “caratere negativo”.
Nella dichiarazione degli organizzatori dell’azione si rileva che il rifiuto di registrare il movimento “si iscrive nella strategia della Eurocommissione che mira ad escludere i cittadini e i parlamentari dal processo negoziale”. Non per caso Aleksandt Khramčikhin, vicedirettore dell’Istituto di analisi politica e militare, non è propenso a considerare l’Unione Europea un’organizzazione pienamente democratica:
L’Unione Europea, che include 28 paesi democratici, è diretta da organi la cui legittimità non è ovvia dal punto di vista della democrazia. Proprio in questo consiste la contraddizione globale che si sta solo approfondendo. Sebbene l’Europarlamento venga eletto dalla popolazione, l’affluenza alle urne è di regola molto bassa. Gli organi del potere esecutivo provengono non si capisce da dove. Pertanto questi organi sono distaccati non solo dalla popolazione ma anche dagli interessi dei paesi membri dell’Unione Europea.
A questo punto bisogna ricordare le sanzioni antirusse che colpiscono appunto gli interessi dei membri dell’Ue. Senza parlare poi del fatto che questi organi seguono la scia della politica degli USA.
Link per firmare la petizione contro il TTIP: http://action.sumofus.org/a/tpp-lawsuits/