Lo ho appena
scritto: la paura farebbe novanta. In parlamento e al governo fa 180 oppure
270.
Pinocchietto Letta
ha rullato il tamburo: “abolizione dei soldi pubblici ai partiti”.
Mi ricorda il
corvo che cercò di farsi bello con le penne del pavone, corvo restando a vita.
Per natura, per nascita.
Innanzi tutto…..
avanti adagio, quasi indietro.
Si interromperà il
rimborso elettorale solo nel 2017. Come dicono gli imbonitori, avete sentito e
letto bene: nel 2017. Cioè nel 2013, 2014, 2015, 2016 e forse anche nel 2017 i
parassiti continueranno a depredare le casse pubbliche ( tue, che leggi),
mangiando a quattro palmenti. Ricordo bene come nacque la famigerata legge sul
rimborso elettorale. Cacciata dalla porta la legge sul finanziamento pubblico,
cancellata da un referendum bulgaro, rientrò dalla finestra, grazie alle
alchimie dell’allora Segretario federale Amministrativo della Lega Nord, il fu
on.le Balocchi, che era sostenuto e spinto dal PCI di d’Alema, fra i suoi
sponsor più accesi. Lo so perché facevo parte del Consiglio Federale, e
Balocchi con me parlava. Risultato: al posto di 100 ogni partito riceveva 500,
cinque volte tanto.
Non hanno neppure
la vergogna di cancellarla subito, la legge infamia. Fino al 2017, per dar
tempo di aggiustare il tiro, di approntare altre forme di grassazione. Razza di
nidi di vipere.
Invece devono
restituire subito il maltolto. Devono essere immediatamente messi a stecchetto
pubblico.
Ma non solo.
Bisogna cancellare
immediatamente tutte le nomine “politiche” nelle banche e nelle fondazioni
bancarie.
In tutti gli enti
di qualsiasi grado e locazione: comunità montane, consorzi, agenzie, camere di
commercio, aziende sanitarie, università, tutta la pletora di stipendifici per
nullafacenti sparsi per lo Stivale.
E bisogna
promulgare immediatamente una legge che obblighi tassativamente le assunzioni
in qualsiasi funzione pubblica unicamente per concorso ad esame e titoli.
Niente di così
trascendentale: si chiama meritocrazia, cosa comune in Europa. Basta pensare che
qui da noi il 40% dei professori universitari è figlia di “baroni
universitari”. E nessuno dice nulla, ovviamente.
Ma non basta. I
parassiti (politici e dipendenti pubblici) che vengono presi con le mani nella
marmellata (si traduce con: corruzione, concussione, tangenti, latrocini vari)
devono essere immediatamente congelati per sei mesi almeno dallo stipendio (non
di più, visto la velocità delle cause nella “patria del diritto”). In caso poi
di condanna, perdita di tutti i diritti economici, e richiesta di congruo
risarcimento da parte dello Stato, della Comunità, di tutti noi, cioè. Legge
retroattiva, alla faccia della norma costituzionale.
Chi propone un
referendum deve presentare fideiussione: se il referendum non raggiunge il
quorum o viene bocciato lo Stato si riprende i soldi spesi.
E potrei
continuare: le scorte solo a una decina di personalità, più per
“rappresentanza” che per difesa: con uno Stato trasparente non ce ne sarebbe
bisogno. Chi vuole la scorta se la paghi.
Ed infine:
onestamente pensate che i parassiti rinuncino all’unica ragione della loro
vita? Pensate che i parassiti rinuncino ai nostri soldi ed alla loro bella e
non meritata vita? Se lo credete siete degli inguaribili ingenui.
Parassiti erano,
parassiti sono, parassiti inutili e dannosi restano.
Fabrizio Belloni