TROPPO POCO TEMPO PER
TROPPA CONOSCENZA
La conoscenza è troppa per questo
buco di vita che ti concede uno scorcio di tempo dentro un pezzo biologico in
un fazzoletto di terra, un elemosina di
luce della grande illuminazione universale. Una umiliazione infernale che ti fa
solo pregustare la pienezza della
consapevolezza eterna. L'umana natura è un inferno, un gabbia, per categorie infinite come l'amore, la
conoscenza, la potenza. La costrizione temporale e spaziale, o meglio
spaziotemporale è il limite fisico del processo naturale della continua
generazione dell'universo, che a sua volta continua a generare vita ed energia
stessa nelle varie forme. La consapevolezza eterna nel mondo materiale non ti è
concessa, la si può solo intravedere, ma non comprenderla. La comprensione
significa prendere con se. Contenere, quale conoscenza potrebbe mai essere
contenuta nella nostra piccola mente che genera il tempo ma allo stesso tempo
lo distrugge. La battaglia infernale della memoria dell'uomo che tenta di
fissare sui libri tutta l conoscenza che può affinché la materia non distrugga
il suo grado di consapevolezza e di conseguenza il suo tempo. Tutta la
conoscenza nel mondo materiale può coesistere nello stesso tempo, ma non può
coesistere nello stesso spazio, ecco perché rispetto alla piena consapevolezza
il tempo è un errore dello spazio, per la mente. La materia è una necessità
della mente che senza riferimenti fissi si troverebbe senza significato
ontologico. La mente ha necessità di "ridurre" le fenomenologia
trascendentali in fenomenologia immanente, proprio per comprenderla,
diversamente non riuscirebbe ad essere. Lo spazio ed il tempo solo l'alibi
della mente per non farla impazzire. Nella vita dell'uomo c'è il germe
dell'energia dell'infinto, ma questa non può "essere" nel limite
dello spaziotempo, sarebbe una contraddizione o meglio sarebbe un sistema non
coerente. Forse dopo una serie di passaggi, sconosciuti alla mente legata al
proprio tempo storico, ma l'altra parte
del cervello non conosciuta (l'altro emisfero) che non dialoga con la
mente e neanche sa della sua esistenza, salvo rare sinapsi che generano
visioni, dejavu, illuminazioni, raccoglie informazione per ogni livello di
consapevolezza raggiunto, fino a raggiungere la consapevolezza universale che
non ha più bisogno di tempo e quindi di spazio. L'energia pura non ha necessità della materia, e la materia che
nel suo limite ha necessità di nuova energia decadute per ritrasformarsi. La
ristrettezza della mente limita nel tempo l'apprendimento, mentre la conoscenza
avrebbe bisogno di eternità. Essa sarà raggiungibile solo dopo aver conosciuto
l'assenza del limite del tempo. Perché mai un individuo cellula prima della
energia nasce in un tempo storico e non in un altro? Non c'è ragione logica se
non nel divenire della continua generazione ed espansione, e mentre lo spirito
nella continua morte e resurrezione va verso la sintesi e la perfezione, la
materia va verso la espansione ed il disordine universale, in una melma di
energie La consapevolezza dell'essere, anche se può passare dal buco della
mente, è prima di ogni tempo, e prima della mente. La materia che è una
fenomenologia dell'energia, costringe la consapevolezza ad avere dei limiti
dimensionali. Per la consapevolezza universale la vita terrestre (i diversi
passaggi) è un inferno poiché restringe e costringe le vere facoltà della vita
assoluta che è consapevolezza universale. Il tempo cosi come lo spazio è una
visione di contesto che delimita e limita la visione generale, per questo la
vita ha due strumenti per raggiungere al conoscenza la mente puramente come
determinazione e misura del mondo rappresentativo del materiale e lo spirito che è lo strumento della
conoscenza che esula dalla necessità spazio-temporale per esistere, la mente e
lo spirito non lavorano insieme perché lavorano su categorie fondamentalmente
diverse, per esempio la mente usa la logica che per estrinsecarsi ha necessita
di un processo e come ogni processo ha un inizio ed una fine ossia di tempo, lo
spirito invece usa l'illuminazione che non ha necessità di utilizzare la
logica, e che può arrivare in un contesto anche temporale, ma solitamente in
una unità di tempo cosi infinitesimale che risulta assolutamente atemporale se
non per il fatto che in quel momento è arrivata l'illuminazione per la
conoscenza. La doppia natura per chi ne comprende di possederle entrambi sono un inferno per la parte
spirituale, poiché utilizzare la mente in lunghi processi di logica per
arrivare alla conoscenza, significa perdere essenza (possibilità di essere) per
la conoscenza dell'illuminazione. La distanza si misura in centimetri, ma
questi non bastano e si ricorre ai metri poi a Chilometri poi alle unita
astronomiche (150 milioni di km) ed in fine per misurare lo spazio enorme è
necessario utilizzare il tempo. Se ritorniamo in dietro nella varie scale di
misurazione ma lasciando il tempo ci renderemo conto che la nostra casa si può
esprimere in secondi al metro quadro? Cosi la nostra massa corporea si può
esprimere in secondi o millisecondi al cubo. Non solo ma se la nostra vita che
dura 60/80 anni è misurata in tempo per il principio di equivalenza
corrisponderà uno spazio, spazio che ha fatto alla allargare (espandere)
l'universo di qualche centimetro, possiamo anche dire senza essere incolpati di
incoerenza che se l'intera umanità muore, muore tutto il tempo,e quindi anche
lo spazio a questo legato. Una dimostrazione che il tempo è un errore dello
spazio è la presenza dei sinestesiti
dello spazio dove l'allocazione del tempo ha un'altro significato rispetto
alla normalità (se normalità può esistere). La nostra mente (salvo
nell'attività onirica) ricorda percepisce ed immagina sempre "spazi"
mai il tempo. Lo spazio ed il tempo è
come una coppia di forze che lavorano in opposizione l'una all'altra e la
risultante è proprio la natura fisica. Già ai primi del novecento sia la teoria
della relatività di Einstein (o chi per lui) e la teoria di quanti di Planck,
non che il principio di indeterminazione di Heisenberg
e
Schrödinger mettono a dura prova
tutto ciò che di chiaro era la percezione del tempo rispetto allo spazio. Un tempo "determinato" (limitato)
ma indeterminabile sulla costante cosmica, che determina di fatto una materia
non precisamente misurabile se non solo grossolanamente. Giuseppe Turrisi