Obiettivo Gorla
La missione era quella di bombardare la zona
industriale di Milano. Furono impiegati tre Bomb Group: 38 aerei B-24 del 461°
group diretti sugli stabilimenti Isotta Fraschini, 29 aerei B-24 del 484° group
per gli stabilimenti Alfa Romeo, 36 aerei B-24 del 451° per colpire gli
stabilimenti della Breda; in totale 103 bombardieri quadrimotori ciascuno
con 10 bombe da 220 Kg a bordo; in
totale 226,6 tonnellate di bombe liberatrici.
(Si
pone in rilievo che l’accordo, dietro pagamento 160 milioni mensili, con il
CLNAI era specificatamente quello di proteggere le risorse economiche e
industriali del Nord Italia! Ci si chiede, allora, come mai i partigiani non
corsero, a gara, ad arruolarsi nella
contraerea!) Gli aerei del 461° e del 484°
group, in assenza di aerei da caccia e di contraerea, raggiunsero gli obiettivi
senza difficoltà. Un certo numero di bombe
caddero fuori bersaglio colpendo alcuni palazzi in zona Fiera con molti
morti tra la popolazione. Gli aerei del 451°, raggiunto l'I.P. (l'initial point), a circa 4
Km. dall’obiettivo, cambiarono rotta dirigendosi verso gli
stabilimenti Breda. La prima ondata sganciò fuori bersaglio il proprio carico e
le bombe caddero in aperta campagna nella zona di Saronno. Dopo alcuni minuti,
la seconda ondata prese, senza apparente motivo, una rotta di attacco deviata
di 22 gradi verso destra invece che verso sinistra (linea rossa nella foto aerea); quando il leader della formazione si
accorse dell'errore, che aveva fatto "mancare" l’obiettivo degli
stabilimenti, decise di rientrare alla base. La missione era "fallita".
Sarebbe stato preciso dovere del comandante dare l’ordine di sganciare a mare le bombe, sulla via del ritorno, ma, non si sa se perché previsto dal piano operativo, si attuò uno dei peggiori crimini contro l'umanità nella guerra aerea di quegli anni. Le bombe furono sganciate sulle abitazioni civili che erano perfettamente visibili, date le favorevoli condizioni meteorologiche.
Sarebbe stato preciso dovere del comandante dare l’ordine di sganciare a mare le bombe, sulla via del ritorno, ma, non si sa se perché previsto dal piano operativo, si attuò uno dei peggiori crimini contro l'umanità nella guerra aerea di quegli anni. Le bombe furono sganciate sulle abitazioni civili che erano perfettamente visibili, date le favorevoli condizioni meteorologiche.
L'abitato di Gorla, si trasformò in un
inferno! Vennero distrutte case, negozi, officine e la scuola elementare
"Francesco Crispi" provocando una strage che avrebbe cambiato la vita
del quartiere per sempre: 184 scolari, i loro insegnanti ed alcuni genitori
che, al suono dell’ allarme erano accorsi per portarli a casa. Quel giorno, in
Milano, furono recuperati 614 corpi, di
molti altri non si ritrovarono nemmeno i resti dilaniati dalle esplosioni.
Nella foto aerea riprodotta più
in basso, sulla sinistra è visibile l'Initial Point, cioè il punto da dove si
diramano le rotte verso i diversi bersagli. Sul lato destro la sottile linea
quasi verticale è il viale Monza lungo il quale, in basso, è visibile il
quartiere di Gorla.
La linea verde al centro mostra
la rotta (118°) seguita dai bombardieri appartenenti al 461° group che centrò i
capannoni situati ad ovest del viale Monza.
In giallo è indicata la rotta di
096° del secondo gruppo di aerei (2nd
attack unit) che aveva, come bersaglio,
altri capannoni che vennero completamente mancati.
Quella rossa e la linea che
evidenzia la rotta di 140°, erroneamente (Vedi le osservazioni che seguono)
seguita dal terzo gruppo; il comandante, resosi conto troppo tardi di essere
finito fuori obiettivo, decise di lanciare il suo carico sul centro abitato.
La giornata era limpida, senza nebbia o smog, non c'era alcuna possibilità di confondere le fabbriche con le abitazioni. Il risultato è chiaramente visibile in basso a destra: i puntini bianchi rappresentano le bombe cadute sulle abitazioni e sulla scuola di Gorla.
La giornata era limpida, senza nebbia o smog, non c'era alcuna possibilità di confondere le fabbriche con le abitazioni. Il risultato è chiaramente visibile in basso a destra: i puntini bianchi rappresentano le bombe cadute sulle abitazioni e sulla scuola di Gorla.
L'intestazione della foto indica il
bersaglio: MILAN BREDA WORKS ; Il numero della missione:
138; la data: 20 ottobre 1944; l'ora: 11,24 a.m.; il numero di bombe sganciate:
342 in totale dalle due ondate di bombardieri.
Fonte :
National Archives, Washington, G-2, Target damage file (Milan)
Il colonnello
Stefonowicz, da cui dipendeva il 451° group, autore dell’eccidio, criticò
aspramente l'operato dei piloti, non per il massacro ma per il danno d'immagine che lo scadente lavoro di
squadra aveva causato all'aviazione americana.
foto scattata dall'aereo che sganciò le bombe su Gorla
Nessuno venne
mai chiamato a rispondere di questo delitto che era costata la vita, oltre ad
altre centinaia di civili inermi, a 184 bambini italiani.
Osservazioni
Le didascalie che accompagnano la foto
degli obiettivi e dell’attacco sono, a parere dello scrivente, fuorvianti e,
con tutta probabilità, volte a cercare scusanti anche dove è difficile
trovarne. Come si fa a sostenere la panzana dell’errore quando, purtroppo, in
molti altri casi, si son visti gli aerei
abbassarsi per colpire la giostra, i ragazzi all’uscita da scuola o i
tram? Anche in quei casi non funzionava la bussola? Errori “collaterali”? Ma
fino a quando dovremo vivere nella ipocrisia e nella menzogna? Osservando la
foto, le rotte sono tracciate con tale simmetrica precisione che è difficile
capire in cosa sia consistito l’errore. La spiegazione fornita dai compiacenti
e ossequiosi cronisti nostrani è
che il
pilota invece di virare di 20° a sinistra, effettuò la virata a destra. Ora
bisogna davvero fare degli sforzi sovrumani per accettare l’idea che 36
piloti d’aereo e relativi equipaggi eseguano una manovra a destra invece che
a sinistra seguendo il capo squadriglia come le pecore il montone! Erano
tutti diplomati alla stessa scuola di Schettino? E cosa avrebbero fatto se ci
fosse stata la nebbia? Esiste al mondo un comandante pilota o un navigatore
cretino che confonde la destra con la sinistra? E come mai, essendo tre
gruppi, un gruppo doveva andare dritto e due gruppi a sinistra e nessuno a
destra? A che valeva formare tre gruppi? Bastava formarne due. Le tre rotte
indicate sulla foto che si diramavano a ventaglio dal punto di separazione
sembrano invece del tutto ovvie. A voler fornire, come sembra debba essere
d’obbligo, un improbabile alibi e una difesa d’ufficio a tutti i costi, visto
che i piloti interessati non hanno mai fornito alibi né provato a difendersi,
si potrebbe dire che la rotta era giusta, come sembra chiaramente dai
tracciati, ma le bombe avrebbero dovuto essere sganciate in anticipo per
colpire una zona prima di Gorla. Incomprensibile è poi il motivo per cui,
ammesso che sia stata sbagliata la rotta, le bombe non siano state scaricate
a mare, visto che la rotta prevista per il rientro ai campi pugliesi era
parallela alla costa e sopra l’Adriatico. La stessa cronaca della giornata
dice che i piloti avevano due scelte: l’aperta campagna o l’abitato (perché
non il mare?); scelsero l’abitato, tanto chi crepava erano italiani, mica
erano le preziose “human lives” americane!
E’ davvero
difficile tentare di dare spiegazioni pretestuose a eventi talmente tragici.
E’ stato
scritto: “singolare è il fatto che
dalla scelta degli obiettivi da colpire quel giorno venissero escluse grandi
fabbriche come le Acciaierie e Ferriere lombarde Falck e la Caproni
(produttrice di aerei) dove erano presenti produzioni belliche, mentre la
Breda, l'Alfa Romeo e la Isotta Fraschini, oggetto della missione, avevano
decentrato tutta la loro produzione in stabilimenti ombra nella provincia o
addirittura in Germania, dove furono costretti a trasferirsi molti operai
della Breda; probabilmente gli informatori degli americani non erano molto
"informati".
Difficile
comprendere questa tesi: gli americani male informati? Ma se i partigiani non
facevano altro che fungere da “Ufficio Informazioni”! E se si continua a dire
che, con codici di Ultra ed Enigma senza misteri, gli Alleati sapevano anche
se Kesserling aveva pranzato e se aveva digerito bene! Ma possibile che, a
settant’anni di distanza dai fatti ci si debba continuare a prendere in giro
con menzogne stupide e infinita ipocrisia?
E’
tempo di dire finalmente basta! La Verità è un cibo indispensabile per il
nutrimento degli intelletti. Ne abbiamo tutti urgente e inderogabile bisogno.
Per finire ci si deve porre una domanda: ma l’Italia non era “alleata” degli
Alleati? Perché bombardare gli italiani che si erano arresi e collaboravano
in vari modi con gli angloamericani? Forse era “il fuoco amico”? Ma che cari
e begli amici! E’ proprio vero il detto: “dai
nemici mi guardo io ma dagli amici mi guardi Dio!”
Gorla:
20 ottobre 1944
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La memoria
Il monumento ossario ai Piccoli Martiri
della scuola di Gorla è sorto per volontà dei genitori delle vittime di quel
tragico 20 ottobre 1944 nella
totale assenza dello Stato. Il terreno dove sorgeva la vecchia scuola, era stato destinato dal
Comune alla costruzione di un cinema. I genitori, indignati, si recarono a Palazzo
Marino e il sindaco, avvocato Antonio Greppi, commosso, disse: "Sono padre anch'io... fate del
terreno quello che volete".
I genitori si adoperarono in mille modi per
procurare i fondi necessari ai lavori. Il
governo italiano di allora non contribuì, nemmeno in parte, alle spese.
Il 20 ottobre 1947 si inaugurò il monumento
ma i problemi non erano finiti: i
responsabili dell'eccidio offrirono una forte somma perché il Monumento
venisse demolito in quanto era una prova evidente del loro crimine. Come aveva già detto il colonnello
Stefonowicz non era importante il massacro ma il
danno d'immagine che ne poteva derivare all'aviazione americana.
|
Per
i martiri di Gorla, non ci sono musei né “giorno della memoria”! Per
quelle vittime innocenti, solo
commemorazioni spontanee di pochi cittadini e parenti.
Una
modesta lapide, scritta in modo volutamente vago, ricorda il sacrificio dei
piccoli martiri. Se fosse stata scritta in modo più chiaro, stigmatizzando
l’orrore e gli autori del crimine, non ci sarebbe stata l’approvazione delle
autorità!
Moltissime
altre lapidi sono vietate oppure vengono distrutte dall’odio di vandali che non
vogliono che si ricordino certe efferatezze commesse; questi sono i “gendarmi
della memoria”, secondo la definizione di Gianpaolo Pansa!
La
lapide nella foto è significativa e molto eloquente. Non dalle bombe dei piloti
che non distinguevano la destra dalla sinistra (forse seguivano l’insegnamento
di Cristo….. “non sappia la destra…”)
non dai “liberators” , quindi, furono
uccisi i poveri piccoli innocenti ma dalla guerra. “Me possino cecamme” direbbero a Roma, se qualcuno avrà mai
l’onestà di dire “papale papale” che
le bombe erano dei “liberatori”, magari giustificando il fatto con sciocche
espressioni tipo, “fuoco amico” o
“perdite collaterali” .. No!, Nemmeno quello! E chi ha voluto la guerra? Mais ça va sans dir! I martiri di Gorla furono vittime di
Hitler e Mussolini! Sarebbero state usate le stesse vaghe parole commemorative
se i criminali fossero stati i “nazifascisti”?
Due
scarpette
La
televisione ha, di recente, mandato in
onda le lacrime di una giovane ragazza, reduce di una visita ad un museo dello
sterminio ebraico. Una visita, delle tante, organizzate dalle scuole a scopo
educativo, ormai come procedura di routine. Gli occhi della ragazza
intervistata erano gonfi di pianto ma anche di emozioni, di sentimenti, di
amore, forse anche un po’ di rabbia. Dalle sue parole fra i singhiozzi, si
sentiva che le sue erano lacrime genuine, sgorgavano spontanee dal cuore di una
fanciulla cresciuta nel mondo delle illusioni e della condanna della violenza
ribadita ad ogni discorso, ad ogni commemorazione. La fanciulla versava calde
lacrime al ricordo di ciò che aveva visto: un paio di scarpette di bambina
infante, scomparsa nella catastrofe. Ma non è una sola fanciulla a piangere per
le vittime di ingiustizie, per i perseguitati, per gli innocenti trasformati in
incolpevoli vittime di un odio implacabile, di una ferocia incomprensibile. Il
mondo intero piange per le vittime di una violenza insensata, senza alcun fine,
senza ragione, senza risultati che possano cambiare le sorti di una nazione, di
una guerra o del mondo. Quelle scarpette appartenevano a un essere indifeso, a
un angelo innocente, spazzato dal vento turbinoso della malvagità dell’uomo,
come tanti altri bambini innocenti. In quelle scarpette c’erano due piedini e
sopra di questi un sogno di vita; ancora
più su c’erano un dolce sorriso, due occhi ingenui, una bocca che poteva
pronunciare solo qualche parola e questa
non poteva che essere una parola d’amore: mamma o forse anche papà! Quelle
scarpette appartenevano al bocciolo di un fiore che avrebbe aperto i suoi
petali per sorridere alla vita, alla gioia, alla speranza. Invece no! Forze
titaniche, venti impetuosi, tempeste infernali, spazzarono via quel fiore con
tanti altri fiori e con tante piante lasciando un deserto selvaggio, una
desolazione epocale, distese aride dove manca la parte più preziosa delle
creature umane: l’Umanità. I piedini in quelle scarpe non avrebbero camminato mai
più, quel fiore non avrebbe più regalato la sua bellezza a chi lo ammirava,
quel sorriso innocente non avrebbe mai più allietato il cuore di madre o di
padre che gioivano solo a guardarlo, a sentirne la vicinanza e il calore. Il
fiore non avrebbe generato frutti, la pianta non sarebbe cresciuta, l’infante
non sarebbe diventato un impertinente ma delizioso bambino che doveva fare i
compiti a scuola, non avrebbe mai goduto delle gioie dell’amore, delle
illusioni, delle speranze, non avrebbe contribuito alla vita del mondo. Il
fiore è stato brutalmente reciso, poi schiacciato, annientato. Ha lasciato solo
una traccia di se, quel simbolo: due scarpette!
Quante
scarpette sono raccolte nei musei? E quanti musei conservano scarpette?
Non
molti musei, che io sappia, anche se molti milioni di bambini sono periti per
il cinismo, la mancanza di scrupoli e la carica di odio inculcati dai
responsabili della catastrofica guerra e dagli alti comandanti militari nelle
menti degli esecutori di quei crimini. Centinaia di migliaia di innocenti,
addirittura milioni se si allarga l’orizzonte dell’indagine, furono e sono
tuttora vittime di tanta malvagità ma nessuno raccolse le loro scarpette;
nessuno viaggio fu mai organizzato dalle scuole per condurre i giovani studenti
a visitare quei luoghi dove furono, con cinica determinazione e con
superficiale indifferenza, eseguite le distruzioni di massa che costarono la
vita a centinaia di migliaia di bambini. Molti milioni se si aggiungono le
vittime del napalm e delle radiazioni atomiche. Perché nessuna fanciulla versa
lacrime per le scarpette che non hanno l’onore e la riverenza di essere
conservate in un museo? Perché le scarpette conservate a Gerusalemme creano un
impatto emotivo più forte e diverso dallo sgomento per la tragica sorte dei
bambini di Gorla? Perché nessun membro del governo si reca su quei luoghi, che
furono i teatri silenti di tanto orrore, di tanto disprezzo della vita umana e
di tanta inutile, ineffabile ferocia?
Non
si può fare a meno di fare dei paragoni. Le scarpette di un bambino ebreo
valgono più delle scarpette di un bambino cristiano? E in quale rapporto? Basta
un rapporto di uno a dieci o dobbiamo pensare a uno a cento o mille? Hanno le
lacrime una nazionalità o un credo religioso? Quanto valgono i bambini bruciati
come torce a Dresda con le bombe al fosforo? Non è un pensiero accettabile,
ecco perché l’unico modo di non far pesare i crimini commessi contro “gli
altri” sono coperti da una coltre di oblio, di silenzio. Dovendone parlare, si
finirebbe per dire ciò che si è più volte detto in simili occasioni: “Peggio per loro! Se la sono cercata! La
lezione se la sono meritata!”. No, questo non si può dire in modo così
arrogante ed allora, contro gli sguardi di accusa delle madri, contro quegli
ostinati epigoni di una generazione passata che, con le loro insinuazioni
velenose, tendono a sminuire i valori della libertà riconquistata, ecco entrare
in scena il medico con gli antidoti sicuri: il silenzio, la disattenzione, la
dimenticanza, la lapide anonima, l’oblio.
Finché
si continueranno a condannare le nefandezze commesse solo dai vinti, sottacendo
le infamità dei vincitori, che per aver compiuto questi atti criminali furono
premiati e decorati come eroi e sono ancora elogiati ad ogni ricorrenza o
commemorazione, la pace sarà sempre una parola vana e vuota. Non ci sarà mai
pace ma un sordo risentimento che con il tempo potrà emergere anche se, da
ormai settanta anni, si cerca in ogni modo di assuefare le menti e gli animi al
credo del “male assoluto” finalmente sconfitto dal “bene assoluto”. Questa
teoria idiota risale alla guerra dei Giganti contro Saturno, ripresa dalla
Bibbia con la sconfitta degli angeli ribelli precipitati nell’Inferno. Eppure
il male, pur essendo continuamente sconfitto, continua a dilagare, a
impadronirsi delle menti, delle anime. Il male prende forme diverse ma sempre
ostili e pericolose, sempre da abbattere e sconfiggere in una rincorsa tipo
guardia e ladro. Il male colpisce e fugge, la guardia rincorre e punisce. Ma
quando finirà questo infinito carosello? Esiste una soluzione possibile al di
la delle vuote parole ripetute alla
noia?
Si
potrà mai far si che si smetta di vedere il male negli altri, nei nemici
crudeli e spietati e il bene negli amici?
Il
grosso guaio è che nessuno vuole ammettere i propri torti e i responsabili di
governo non vogliono disilludere le masse, insostituibili serbatoi di preziosi
voti, dopo averle spudoratamente ingannate.
Ma
c’è ancora qualcosa di più grave, di più disumano. E questo è ciò a cui si è
accennato nelle righe precedenti. Le vittime non sono considerate alla pari;
esse hanno un valore diverso: occorrerebbe stabilire un macabro tabulato come
si fa per le azioni in borsa, dove si stabilisce che i morti di una nazione o
religione o etnia, valgono dieci o forse anche mille volte più dei morti di
un’altra nazione. Si potrebbe stabilire un “borsino” così sarebbe noto a tutti
che l’ambasciatore americano assassinato di recente in Libia vale almeno cento
volte più di Obama Bin Laden a cui è stata negata perfino una pietra: “damnatio
memoriae! Si saprebbe che i morti di Sabra e Shatila hanno quotazioni vicine
allo zero, che i bond dei civili vietnamiti, irrorati di napalm, non hanno
mercato e che lo spread degli arabi, centrati da un missile per rallegrare una
festa di matrimonio, è molto alto. La mente dello scrivente cerca
ossessivamente una risposta alla domanda: “Usque tandem”?
Queste
scarpette troveranno mai posto in un museo?
Ma
questa è una storia molto vecchia che si aggiorna col tempo secondo il valore
delle azioni stabilite dal “borsino”. Quanto valevano le vittime vietnamite del
napalm o quelle del fosforo a Dresda? O quelle di una semplice bomba di Gorla?
Queste
vittime non valgono nulla! E’ perfino peccato mortale ricordarle; è una
questione di educazione, se si dicono certe cose poi qualcuno si offende!
E’
davvero sconvolgente dover prendere atto che le stragi di civili innocenti
siano considerate come banalità non degne di nota, come se fosse cosa
normalissima, ed insignificante quando si tratta di popolazioni, per così dire,
arretrate o comunque che non accettano il verbo del più forte; fanatici che
seguono la Jihad o cose simili. Ma i Vietnamiti non erano fanatici di nessun
particolare credo religioso e forse neppure ideologico. Erano soltanto cattivi
demoni ed occorreva sterminarli. Poi lo sterminio finì; oggi i vietnamiti non
sono più malvagi e pericolosi ma, al contrario, sono ricercati come operai e
lavoratori a basso costo. Anche qui una forma di schiavismo di questo secolo!
Basta leggere le lapidi poste a
ricordo di tante altre vittime innocenti per rendersi conto della stridente
differenza; ad esempio quelle in memoria delle vittime uccise alle Fosse
Ardeatine o a Marzabotto, parlano di vittime “della guerra”? Quella della
strage alla stazione di Bologna, attribuita “d’ufficio” ai “criminali fascisti”
parla di “incidente” o di “errore”? Ma perché e per qual motivo si deve
continuare a batter cassa e far squillare le trombe solo per alcuni morti e far
finta di niente per altri? Non ci si rende conto che, nello stesso momento in
cui si cerca di dare una bandiera o un colore politico alle vittime e si
attribuiscono a queste diversa valenza e importanza, quando ci si ostina a
porre in evidenza i crimini di una parte e nascondere gli stessi o peggiori
crimini dell’altra parte, il sacrificio delle vittime viene declassato e
vanificato? Cui prodest? A chi è di
vantaggio questo?
Si
potrà sperare che, un giorno, le vittime innocenti dell’odio, della crudeltà,
del cinismo, della vendetta e della brutalità dell’uomo siano tutte
considerate allo
stesso modo? I bambini non hanno lo stesso sorriso? Lo stesso sguardo innocente
e dolce? Le stesse scarpette?
Non
si fa che versare abbondanti lacrime esclusivamente per i perseguitati ebrei,
per le vittime delle torri gemelle, per i soldati caduti in Normandia e per
quelli della testa di ponte di Anzio senza pensare a quanti altri innocenti, in
massima parte donne vecchi e bambini, furono sacrificati sull’altare di un Dio
spietato e crudele ad Amburgo, a Napoli, a My Lay, a Nagasaki, a Sabra y Chatila e in migliaia o
forse milioni di altri posti ove la sciagura della violenza genera solamente
fiumi di sangue, efferatezze, orrore e morte.
Per non
dimenticare i piccoli martiri di Gorla caduti sotto le bombe dei liberatori
anglo-americani.
I Bambini :
ABBONDANTI Ernesta, di anni 7
ALQUA' Dolores, di anni 9
ANDREONI Edvige, di anni 6
ANDREONI Franco, di anni 6
ANDENA Vanda, di anni 7
ANDENA Giorgio, di anni 9
ANGIOLINI Cesarina, di anni 10
ASSANDRI Marisa, di anni 10
AVANZI Lucia, di anni 8
BACCINI Luciana, di anni 10
BACILIERI Giancarlo, di anni 11
BALDO Bruno, di anni 7
BALUCI Teresa, di anni 7
BALUCI Concetta, di anni 9
BERTOLESI Piera, di anni 7
BERTONI Valter, di anni 9
BIANCHET Chiara, di anni 10
BIFFI Pierluigi, di anni 6
BOERCHI Silvano, di anni 8
BOLZONI Gianfranca, di anni 6
BOMBELLI Giuseppe, di anni 9
BONFIGLIO Celestina, di anni 8
BORACCHI Vilma, di anni 6
BORGATTI Elena, di anni 9
BANDIERA Valter, di anni 9
BECCARI Vilma, di anni 10
BECCARI Stefania, di anni 8
BELLUSSI Ambrogio, di anni 8
BENZI Bice, di anni 6
BERETTA Giuseppe, di anni 6
BERNAREGGI Tullio, di anni 8
BERSANETTI Loredana, di anni 6
BERTOLENI Vincenzo, di anni 7
BREMBATI Giovanna Elisabetta, di anni 8
BREMMI Maria, di anni 11
BRIOSCHI Paolo, di anni 9
BRIOSCHI Gianni, di anni 6
BRIVIO Giovanna, di anni 12
BURATTI Rosalba, di anni 7
CACCIATORI Ernestina, di anni 6
CALABRESE Loredana, di anni 6
CALETTI Giancarla, di anni 6
CAUDA Rosangela, di anni 12
CARANZANO Margherita, di anni 7
CARRERA Carlo, di anni 11
CARRETTA Renata Teresa, di anni 9
CARRETTA Luigi, di anni 8
CARRETTA Anna, di anni 7
CASATI Giuliano, di anni 7
CASLINI Adriano, di anni 10
CASSI Giordano, di anni 9
CASSUTTI Ida Santina, di anni 10
CASTELLI Lorenzo Omobono, di anni 6
CASTELLINO Claudia, di anni 9
CASTOLDI Rolando, di anni 7
CATTANEO Carlo, di anni 5
CAVAGNOLI Giuliana Maria,
di anni 6
CAZZANIGA Antonio, di anni 9
CELIO Anna, di anni 7
CERUTI Giancarlo, di anni 7
CINQUETTI Felice, di anni 10
COLOMBANI Adriano, di anni 9
COLOMBANI Rosanna, di anni 7
COLOMBO Annamaria, di anni 7
COLOMBO Maria, di anni 10
COMPITI Agostina, di anni 9
CONCARDI Giancarlo, di anni 7
CONSIGLIO Riccardo, di anni 11
CONTATO Rosalia, di anni 6
CONTI Mirella, di anni 10
DALLA DEA Marina, di anni 9
DALLA DEA Vittore Paolo Ambramo, di anni 7
DALL'ORA Emilia, di anni 10
DANIELI Gianna, di anni 10
DE CONCA Luisa, di anni 10
DIDONI Fausta, di anni 10
DIDONI Teresina, di anni 11
DONEDA Giulia, di anni 6
DORDONI Giancarla, di anni 11
FALCO Franco, di anni 6
FARINA Gaetano, di anni 10
FARINA Mario, di anni 6
FARINELLA Giovanna, di anni 8
FERRARIO Luigi, di anni 6
FERRE' Margherita, di anni 8
FERRI Natalino, di anni 8
FERRONI Pierino, di anni 7
FONTANA Oscar, di anni 8
FONTANA Vittoria, di anni 10
FOSSATI Adele, di anni 6
FRANCHI Dario, di anni 7
FRANZI Angelo, di anni 6
FREZZATI Rosalia, di anni 6
FRONTI Angelo, di anni 6
FUZIO Ezio, di anni 9
GALLINA Clelia, di anni 12
GARULLI Giovanni, di anni 8
GAVOLDI Antonio, di anni 9
GHELFI Pasquale, di anni 10
GILARDI Silvana, di anni 6
GIOVANNINI Villiam, di anni 7
GIULIANI Aldo, di anni 8
GOI Eleonora, di anni 11
GORETTI Edoardo, di anni 6
GRANDI Enrico, di anni 7
LAMBERTI Lamberto, di anni 9
LANDINI Peppino, di anni 8
LIBANORI Giancarlo, di anni 6
LIBRIZZI Maria, di anni 11
LOMBARDI Giuliana, di anni 3
MAESTRONI Giuliano, di anni 6
MAESTRONI Luigi, di anni 12
MAJO Giuliano, di anni 9
MAJO Santino, di anni 7
MAROLI Ruggiero, di anni 8
MARZORATI Roberto, di anni 8
MASCHERONI Nella, di anni 9
MASIERO Gianfranco, di anni 8
MASSARO Antonio, di anni 9
MASSAZZA Natale, di anni 10
MEREGALLI Mirella, di anni 6
MERONI Adriano, di anni 9
MIGLIORINI Maria, di anni 9
MINGUZZI Graziano, di anni 10
MOCCIA Carmela, di anni 6
MODESTI Giancarlo, di anni 6
MOIOLI Umberto, di anni 6
MONFRINI Bruno, di anni 6
MORETTI Licia, di anni 6
MUTTI Giuseppina, di anni 10
NASI Cesarino , di anni 8
ORLANDI Graziella Maddalena, di anni 7
PAGANINI Giorgio, di anni 6
PAGLIOLI Guido, di anni 9
PAGOT Francesca, di anni 5
PANIZZA Armida, di anni 6
PANIZZA Maria, di anni 13
PANNACCESE Antonio, di anni 8
PAVAN Gualtiero, di anni 6
PAVANELLI Maria Luisa, di anni 10
PEDUZZI Rosa Rachele, di anni 8
PETROZZI Sergio, di anni 7
PIAZZA Mario Adolfo, di anni 6
PIERIN Giuseppe, di anni 9
PIOLTELLI Anna, di anni 6
PIROTTA Annunziata Ornella, di anni 6
PIROVANO Adele, di anni 6
PONTI Abele, di anni 6
PORRO Emilio, di anni 6
POZZI Elisa, di anni 6
PUTELLI Anna, di anni 6
PUTELLI Pierina, di anni 7
RAVANELLI Pierluigi, di anni 6
REDAELLI Franco, di anni 9
RELLANDINI Franco, di anni 8
RESTELLI Rosanna, di anni 6
RHO Pierangelo, di anni 6
RIZZOLI Gerardo, di anni 6
ROMANDINI Maria Gabriella Federica, di anni 6
RUMI Rinaldo, di anni 8
RUMI Gabriella, di anni 6
RUSCELLI Marisa, di anni 6
SALA Maria, di anni 7
SALETTI Giancarla, di anni 6
SCOTTI Luigia, di anni 10
SIRONI Ambrogio, di anni 7
SONCINI Antonietta, di anni 9
STOCCHIERO Armando, di anni 9
STOCCHIERO Rinaldo, di anni 6
STRANIERI Erminia, di anni 7
TAMIAZZO Gianfranco, di anni 6
TENCA Teresa, di anni 8
TERMINE Giannina, di anni 7
TROYER Giuseppe, di anni 12
VALLI Antonio, di anni 7
VELATI Giuliano, di anni 10
VELATI Maria, di anni 7
VERDERIO Ennio, di anni 6
VERGANI Giovanni, di anni 12
VICENTIN Mario, di anni 10
VIGANO' Ernestina, di anni 7
VIGENTINI Alberto, di anni 10
VILLA Lidia, di anni 6
VOLPIN Rina, di anni 7
ZAMBONI Andrea Lorenzo, anni 9
ZANABONI Lidia, di anni 11
ZANELLATI Rosa Maria, di anni 6
ZELI Italo, di anni 7
ZUCCHETTI Luigi, di anni 8
ZUCCHETTI Giovanni, di anni 10
La Direttrice della scuola :
TAGLIABUE Isabella Ved. Castelnuovo
I Maestri e collaboratori
:
COLOMBO Bianca
CONSONNI Giulia
CONSONNI Silvio
CONTRERAS Aurora ARMANI
FIOCCHI Alicia
FOLLI Piera MERATI
GAZZINA Norma
LISSANDRINI Ester BENEDETTI
MAGNOLFI Giovanna LUZI
NOSETTO Piera Maddalena
PERONE Eugenio
PISTONE Teresa PEZZOTTA
POZZOLI Luisa
REDAELLI Maddalena
SANGALLI Maria Maddalena BIRAGHI con la
figlia Riccardina di anni 14
VALZELLI Ida Ved. FUMAGALLI
VERGANI Cesare
ZACCHIA Dorotea QUARANTELLI
ZAMBONI Sara
CONTE Vittoria, di anni 4
FRANCO Domenico, di anni 3
GALBIATI Rosa, di anni 3
GALBIATI Rolando, di mesi 11
PEREGO Maria Grazia, di mesi 22
SIFARELLI Biagio, di anni 4
SORMANI Isabella Paola, di anni 4
SORRAVIA Alberto Salvatore, di anni 5
VILLA Franca, di anni 4
La stessa bomba uccise altri
piccoli non ancora in età scolare:
AMBROSINI Marisa Vanda, di mesi 16
BACILIERI Silvano, di anni 2
BALLADORI Annamaria, di mesi 15
BAZZANELLA Giancarlo, di mesi 18
BECCARI Lilia, di anni 2
BIRAGO Silvana Adele, di anni 4
BONATI Carlo, di mesi 12
CAVALLI Ornella, di anni 2
CLAPES Franca, di mesi 12





