SI (Ma con riserva)
Affrontare l'argomento Dio da
profani è la cosa più difficile che si possa fare ma allo stesso tempo tutti
possono affrontare questo argomento in quanto quasi tutti almeno una volta
nella vita si sono fati questa domanda: "esiste dio?" Una prima
risposta senza tediare il lettore la possiamo dare subito, il fatto che tutti
gli abitanti del mondo in tutte le epoche in qualche modo hanno trattato
l'argomento anche nel dubbio, di fatto ne certifica l'esistenza della Teologia
(e non solo quella alta dei teologi TEOS- LOGOS discorso su dio) ossia
l'esigenza di parlare di Dio, e se vogliamo usure il principio di deduzione
tutta la popolazione sarebbe matta a parlare di qualcosa che non esiste.
Certamente non è questo piccolo sillogismo che può dimostrare l'esistenza di Dio,
ma certamente, qualche piccolo dubbio lo mette. Possiamo anche inserire il
concetto del pensiero creante, ossia noi siamo il nostro pensiero, e creiamo la
realtà secondo il nostro pensiero, ma rimane il fatto dell'esigenza innata di
parlare di qualcosa che trascende come altro da noi. Questo potrebbe dipendere
sopratutto se vediamo la materia come un forzatura del'infinito. L'essere e
l'esistenza dovevano passare necessariamente per la materia che si concretizza
nello spaziotempo con tutti gli errori del caso. L'energia vitale potrebbe aver
avuto necessità per la sua completezza di passare anche per l'espressione della
materia, ma portando con se il germe dell'energia, una energia che se spiegata
nell'ordine dello spaziotempo non può che degradare, diversamente non può che
conservarsi. Ora nel ricercare l'esistenza di Dio si sono percorse tante
strade, sia quella del negazionismo, sia quelle che invece ne affermano
l'esistenza. Entrambe le strade poi possono partire dal "definire qualcosa"
dicendo "cosa è", direttamente, oppure "cosa non è", ossia
per esclusione, facendo arrivare alla "verità"con la via di togliere
un velo per volta. Un po' come lo studio dei limiti ossia si può conoscere il
comportamento di una funzione nel suo intorno ma non direttamente. In ogni caso la ricerca di questa "entità"
è certamente un cammino interiore che può sboccare in una strada senza uscita o addirittura in un crocevia infinito di
ulteriori percorsi da intraprendere. Sconvolge l'esempio che sia la goccia che
il mare siano entrambi acqua, ed una delle strade per esempio del panteismo e
proprio quella di constatare che tutto è Dio ed in tutto c'è Dio. Il problema
nasce dopo quando a Dio si vogliono per forza dare dei connotati di buonismo
che potrebbero essere di fatto solo un antropomorfizzazione dell'immagine di
Dio. Se Dio è per tutti e di tutti non si comprende come solo alcuni (e vale
per tutte e religioni e sette) si arroghino il diritto di avere l'unica strada
e l'unica interpretazione della via della verità (posto che Dio sia la verità).
Un prima ricerca potrebbe essere fatta
libera dai condizionamenti storici e filosofici e sopratutto teologici, per
cercare di dare qualche risposta, e qui certamente entriamo nella sfera
personale e spirituale per cui si arriva poi alle più disparate definizioni e
in questo caso certamente si entra nell'ambito della fede, l'altra ricerca
parte utilizzando lo strumento della mente ed in particolare della logica per
cercare delle "risposte razionali", o quanto meno delle "teorie
coerenti su Dio (ma un Dio che pretendiamo inutilmente razionale). La
razionalità potrebbe derivare da una elaborazione di "giusto" e
"vero" ma questa è solo una nostra elaborazione o se vogliamo una
nostra speranza, (se mai esistesse un Dio, dovrebbe essere razionale, giusto, e
quindi vero). Dalla lettura "oggettiva" del vecchio testamento
sopratutto il pentateuco, viene fuori un Dio tutt'altro che buono e razionale,
piuttosto si vede un dio paranoico, geloso, omicida, settario, vendicativo ecc
a tal punto da pensare che questo Dio (del pentateuco) per perfezionarsi ha
avuto la necessità di "umanizzarsi", ossia apprendere le qualità
della "umanità" che sono anche la "necessità della verità"
il "senso di giustizia" e la "razionalità". Una teoria affascinante nell'universo in
divenire e auto-creante potrebbe essere quella di un Dio che diventa vero dal
momento in cui nella mente si forma la domanda di dio e questo è sempre più presente
quanto più si rafforza l'idea che lo genera al punto che arriva anche a fare
miracoli veri, ma tutto ciò potrebbe rientrare nella teoria della regia della
nostra vita. Nasci con il germe della divinità per poi diventare tu stesso DIO
nella palestra dell'esistenza. Nasciamo con due possibili versioni (o il
miscuglio che ne può derivare) per cui o tutto accade secondo un destino,
oppure tutto accade in forza della nostre mani. La vita è una battaglia dove si
cerca di scegliere il più possibile con le nostre mani fino al 100% annientando
la parte che ci riserva il destino in questo caso si diventa Dio (o degno di
DIO). In questa forma di generazione della realtà, più io penso che una cosa
esista più questa si realizzerà perché io co-partecipe della generazione
continua dell'universo gioco a creare la realtà, ma qui ritorniamo al pensiero
creatore. Già il Gorgia da Leontini (384
ac) filosofo ellenico (Sicilia Magnagrecia) comprese che il tempo era un
problema, infatti l'esistenza benché fosse anche di dio doveva avere delle
caratteristiche di tangibilità, se uno è in tutti i luoghi ed in tutti i tempi
significa che non è in nessun luogo e in nessun tempo. Un Dio vivo prevede una
nascita in tempo, l'esistere, non è per forza presupposto di vita. (anche se
Kant molto tempo dopo presupponeva la necessità dell'esistenza) Un dio dovrebbe
essere vivo, ma se nasce, allora ha le dimensioni caduche del tempo. Saltiamo
Talete che vedeva l'inizio di tutto dall'acqua fonte di vita e ripartiamo
direttamente da Platone si potrebbe dire che Dio siamo ogni uno di noi, dentro
ogni uno di noi c'è un pezzo di anima che precede la materia "motore
immobile" che muove se stessa è da la vita ai corpi materiali. Il tempo
che è una forzatura dell'esistenza (si può esistere senza tempo?) diventa un
errore di Dio ma allo stesso tempo un completamento (un dio che mancherebbe di
parte materiale non sarebbe completo e perfetto direbbe S. Anselmo). L'umanità
è la parte materiale di Dio!? La stessa materia è il limite di dio che non può
gestire fuori dal tempo gli eventi. La nascita dell'universo per quanto
infinito (salvo che sia infinito veramente) è sempre un limite per un qualsiasi
Dio che si voglia chiamare eterno ed infinito. Il limite della mente ha la
necessità di istituire dei "luoghi", "Territori" reali,
materiali e sopratutto ideali, proprio perché la natura del tempo e la natura
storica non ci permette l'omni-comprenzione, noi per quanto ci sforziamo non
comprenderemo mai il concetto di "ogni luogo". Già il dono dell'ubiquità desta non pochi problemi
logici, figuriamoci l'onnipresenza che distrugge ogni principio di luogo
(materiale e intellettuale). La nostra
mente nasce bidimensionale e fa fatica a comprendere il tridimensionale ed il
quadridimensionale figuriamoci il multidimensionale. Nell'universo tutto sembra
avere una coerenza (apparente) ed una logica anche se per i principi di termodinamica tutto va
verso il disordine universale per poi forse compiere il processo inverso,
l'unico errore ed eccezione è proprio l'uomo che paradossalmente "dotato
di ragione" (ma cosa è la ragione?), è l'unica entità che pretende di dare
delle regole e delle leggi a tutto, per poi scoprire che aveva sbagliato tutto
e ricomunicare da capo. Ma lo stesso uomo che pretende di essere sapiens
sapiens di fatto è l'unico che non si sa
"autoregolare" rispetto a tutti gli altri enti del creato. Se una
pianta o una specie animane non ha più le condizioni di vita si estingue,
l'uomo invece non accetta questa regola e tenta di sfidare le condizioni
imposte dalla natura. L'uomo non si adatta al contesto ma cerca di adattare il
contesto alla sua natura. (I padroni del mondo stanno facendo in modo che
rispetti la natura e che, almeno una parte, si estingua). L'uomo è un errore
del tempo in quanto non c'è niente di razionale in tutto quello che fa è più lo
si fa notare, più ci si arrocca sull'alibi della intelligenza e della
razionalità. Le masse assoggettate che rispettano un dio rafforzano l'idea di
Dio, l'individualismo invece distrugge la rappresentazione di dio e potrebbe
aumentare la consapevolezza dell'essere se stessi Dio. Il problema nasce nel
fatto che la consapevolezza di essere Dio deve crescere anche nell'altro. Se io
sono Dio ma so che anche l'altro è Dio tratterò l'altro come tratterei me
stesso. Questo è un concetto molto conosciuto sopratutto nel cristianesimo
platonico. Vedere negli altri la presenza di Dio, ma la cosa è reciproca. La
forza del messaggio evangelico è indiscutibile a prescindere di come ci sia
arrivata, anche se sempre più si fa strada l'idea che certamente il cristianesimo
non ha niente a che fare con l'ebraismo. Gesù non è il messia che gli ebrei
aspettavano, e questo credo che anche molti cristiani ormai lo abbiano capito.
Quindi la matrice di questo messaggio, quale è? La sintesi, la summa di regole
di vita tirate fuori da un personaggio di nome Gesù che però andò in india a
studiare nei monasteri e poi torno? Oppure è la sintesi della filosofia
socratica e platonica per le nuove generazioni? Certamente c'è una pulsione
interna di divino che tutti conosciamo (gli umani almeno) che ci porta a
studiare il trascendente e a farci immaginare un trascendentale. Nessuno può
dimostrare l'esistenza, ma nessuno può dimostrarne neanche l'inesistenza,
soprattutto sotto il profilo logico della "necessità dell'esistenza".
Rimane il percorso interiore da realizzare disconnettendo la ragione ed
interrogano direttamente la luce dell'induzione, ma fare questo è molto
pericoloso, poiché non siamo abituati, infatti si rischia di entrare in
dimensioni sconosciute in cui ogni parametro materiale e spaziotemporale sparisce
per cui si rischia di perdersi e non ritornare mai più o ritornare molto
malridotti. Molti scomparsi, o pazzi di cui abbiamo notizia potrebbero essere
individui che non preparati hanno tentato di intraprendere questa strada senza
nessuna precauzione. Passare in un contesto multidimensionale con le proprietà
spaziotemporali è uno stress energetico enorme per il fisico mortale. L'uscita (il
punto spazio-temporale-energetico) verso l'altra dimensione è conosciuto in quanto
in un preciso momento di questa dimensione con intense prove di meditazione si
riesce ad entrarci ma quando ci si trova
già alla periferia dell'altra dimensione cambiano tutti i parametri e la
stessa meditazione potrebbe non essere più utile per ritornare. Per questo
motivo queste esperienze per quanto siamo un percorso assolutamente
individuali, necessitano di un supporto continuo e graduale.
Dio esiste o meno, è un quesito
dentro l'uomo ma sopratutto di utilità, nella paura di essere piccolo e solo
dentro un universo di dimensioni incomprensibili, per la semplice natura umana
di 70/80 anni. Forse la domanda di dio diventa una evasione da una domanda
prima, chi è l'uomo, perché l'uomo, l'uomo è dio?
Perché dovrebbe esserci un dio
supremo unico buono quando tutto il mondo è quanto meno dualeed in continua
contrapposizione? Allora i Greci (e non solo) erano più coerenti nel ritenere
l'esistenza di più dei, dalle caratteristiche più antropomorfe, che ideali e
pure.
Spesso si ha paura di essere
soli, di essere solo uomini, e di essere uomini soli. Dio ha bisogno degli uomini
per completare la sua perfezione, l'uomo essendo imperfetto non ha bisognio di
nessun dio per essere solo se stesso.
Anche avere un Dio è un ricatto
per l'uomo. L'uomo che possiede degli averi è controllabile, l'uomo senza
interessi è veramente libero
Giuseppe Turrisi