domenica 9 settembre 2012

CREDI IN DIO?


SI  (Ma con riserva)
 Affrontare l'argomento Dio da profani è la cosa più difficile che si possa fare ma allo stesso tempo tutti possono affrontare questo argomento in quanto quasi tutti almeno una volta nella vita si sono fati questa domanda: "esiste dio?" Una prima risposta senza tediare il lettore la possiamo dare subito, il fatto che tutti gli abitanti del mondo in tutte le epoche in qualche modo hanno trattato l'argomento anche nel dubbio, di fatto ne certifica l'esistenza della Teologia (e non solo quella alta dei teologi TEOS- LOGOS discorso su dio) ossia l'esigenza di parlare di Dio, e se vogliamo usure il principio di deduzione tutta la popolazione sarebbe matta a parlare di qualcosa che non esiste. Certamente non è questo piccolo sillogismo che può dimostrare l'esistenza di Dio, ma certamente, qualche piccolo dubbio lo mette. Possiamo anche inserire il concetto del pensiero creante, ossia noi siamo il nostro pensiero, e creiamo la realtà secondo il nostro pensiero, ma rimane il fatto dell'esigenza innata di parlare di qualcosa che trascende come altro da noi. Questo potrebbe dipendere sopratutto se vediamo la materia come un forzatura del'infinito. L'essere e l'esistenza dovevano passare necessariamente per la materia che si concretizza nello spaziotempo con tutti gli errori del caso. L'energia vitale potrebbe aver avuto necessità per la sua completezza di passare anche per l'espressione della materia, ma portando con se il germe dell'energia, una energia che se spiegata nell'ordine dello spaziotempo non può che degradare, diversamente non può che conservarsi. Ora nel ricercare l'esistenza di Dio si sono percorse tante strade, sia quella del negazionismo, sia quelle che invece ne affermano l'esistenza. Entrambe le strade poi possono partire dal "definire qualcosa" dicendo "cosa è", direttamente, oppure "cosa non è", ossia per esclusione, facendo arrivare alla "verità"con la via di togliere un velo per volta. Un po' come lo studio dei limiti ossia si può conoscere il comportamento di una funzione nel suo intorno ma non direttamente.  In ogni caso la ricerca di questa "entità" è certamente un cammino interiore che può sboccare in una strada senza uscita  o addirittura in un crocevia infinito di ulteriori percorsi da intraprendere. Sconvolge l'esempio che sia la goccia che il mare siano entrambi acqua, ed una delle strade per esempio del panteismo e proprio quella di constatare che tutto è Dio ed in tutto c'è Dio. Il problema nasce dopo quando a Dio si vogliono per forza dare dei connotati di buonismo che potrebbero essere di fatto solo un antropomorfizzazione dell'immagine di Dio. Se Dio è per tutti e di tutti non si comprende come solo alcuni (e vale per tutte e religioni e sette) si arroghino il diritto di avere l'unica strada e l'unica interpretazione della via della verità (posto che Dio sia la verità).  Un prima ricerca potrebbe essere fatta libera dai condizionamenti storici e filosofici e sopratutto teologici, per cercare di dare qualche risposta, e qui certamente entriamo nella sfera personale e spirituale per cui si arriva poi alle più disparate definizioni e in questo caso certamente si entra nell'ambito della fede, l'altra ricerca parte utilizzando lo strumento della mente ed in particolare della logica per cercare delle "risposte razionali", o quanto meno delle "teorie coerenti su Dio (ma un Dio che pretendiamo inutilmente razionale). La razionalità potrebbe derivare da una elaborazione di "giusto" e "vero" ma questa è solo una nostra elaborazione o se vogliamo una nostra speranza, (se mai esistesse un Dio, dovrebbe essere razionale, giusto, e quindi vero). Dalla lettura "oggettiva" del vecchio testamento sopratutto il pentateuco, viene fuori un Dio tutt'altro che buono e razionale, piuttosto si vede un dio paranoico, geloso, omicida, settario, vendicativo ecc a tal punto da pensare che questo Dio (del pentateuco) per perfezionarsi ha avuto la necessità di "umanizzarsi", ossia apprendere le qualità della "umanità" che sono anche la "necessità della verità" il "senso di giustizia" e la "razionalità".  Una teoria affascinante nell'universo in divenire e auto-creante potrebbe essere quella di un Dio che diventa vero dal momento in cui nella mente si forma la domanda di dio e questo è sempre più presente quanto più si rafforza l'idea che lo genera al punto che arriva anche a fare miracoli veri, ma tutto ciò potrebbe rientrare nella teoria della regia della nostra vita. Nasci con il germe della divinità per poi diventare tu stesso DIO nella palestra dell'esistenza. Nasciamo con due possibili versioni (o il miscuglio che ne può derivare) per cui o tutto accade secondo un destino, oppure tutto accade in forza della nostre mani. La vita è una battaglia dove si cerca di scegliere il più possibile con le nostre mani fino al 100% annientando la parte che ci riserva il destino in questo caso si diventa Dio (o degno di DIO). In questa forma di generazione della realtà, più io penso che una cosa esista più questa si realizzerà perché io co-partecipe della generazione continua dell'universo gioco a creare la realtà, ma qui ritorniamo al pensiero creatore. Già il Gorgia  da Leontini (384 ac) filosofo ellenico (Sicilia Magnagrecia) comprese che il tempo era un problema, infatti l'esistenza benché fosse anche di dio doveva avere delle caratteristiche di tangibilità, se uno è in tutti i luoghi ed in tutti i tempi significa che non è in nessun luogo e in nessun tempo. Un Dio vivo prevede una nascita in tempo, l'esistere, non è per forza presupposto di vita. (anche se Kant molto tempo dopo presupponeva la necessità dell'esistenza) Un dio dovrebbe essere vivo, ma se nasce, allora ha le dimensioni caduche del tempo. Saltiamo Talete che vedeva l'inizio di tutto dall'acqua fonte di vita e ripartiamo direttamente da Platone si potrebbe dire che Dio siamo ogni uno di noi, dentro ogni uno di noi c'è un pezzo di anima che precede la materia "motore immobile" che muove se stessa è da la vita ai corpi materiali. Il tempo che è una forzatura dell'esistenza (si può esistere senza tempo?) diventa un errore di Dio ma allo stesso tempo un completamento (un dio che mancherebbe di parte materiale non sarebbe completo e perfetto direbbe S. Anselmo). L'umanità è la parte materiale di Dio!? La stessa materia è il limite di dio che non può gestire fuori dal tempo gli eventi. La nascita dell'universo per quanto infinito (salvo che sia infinito veramente) è sempre un limite per un qualsiasi Dio che si voglia chiamare eterno ed infinito. Il limite della mente ha la necessità di istituire dei "luoghi", "Territori" reali, materiali e sopratutto ideali, proprio perché la natura del tempo e la natura storica non ci permette l'omni-comprenzione, noi per quanto ci sforziamo non comprenderemo mai il concetto di "ogni luogo".  Già il dono dell'ubiquità desta non pochi problemi logici, figuriamoci l'onnipresenza che distrugge ogni principio di luogo (materiale e intellettuale).  La nostra mente nasce bidimensionale e fa fatica a comprendere il tridimensionale ed il quadridimensionale figuriamoci il multidimensionale. Nell'universo tutto sembra avere una coerenza (apparente) ed una logica anche se  per i principi di termodinamica tutto va verso il disordine universale per poi forse compiere il processo inverso, l'unico errore ed eccezione è proprio l'uomo che paradossalmente "dotato di ragione" (ma cosa è la ragione?), è l'unica entità che pretende di dare delle regole e delle leggi a tutto, per poi scoprire che aveva sbagliato tutto e ricomunicare da capo. Ma lo stesso uomo che pretende di essere sapiens sapiens di fatto è l'unico  che non si sa "autoregolare" rispetto a tutti gli altri enti del creato. Se una pianta o una specie animane non ha più le condizioni di vita si estingue, l'uomo invece non accetta questa regola e tenta di sfidare le condizioni imposte dalla natura. L'uomo non si adatta al contesto ma cerca di adattare il contesto alla sua natura. (I padroni del mondo stanno facendo in modo che rispetti la natura e che, almeno una parte, si estingua). L'uomo è un errore del tempo in quanto non c'è niente di razionale in tutto quello che fa è più lo si fa notare, più ci si arrocca sull'alibi della intelligenza e della razionalità. Le masse assoggettate che rispettano un dio rafforzano l'idea di Dio, l'individualismo invece distrugge la rappresentazione di dio e potrebbe aumentare la consapevolezza dell'essere se stessi Dio. Il problema nasce nel fatto che la consapevolezza di essere Dio deve crescere anche nell'altro. Se io sono Dio ma so che anche l'altro è Dio tratterò l'altro come tratterei me stesso. Questo è un concetto molto conosciuto sopratutto nel cristianesimo platonico. Vedere negli altri la presenza di Dio, ma la cosa è reciproca. La forza del messaggio evangelico è indiscutibile a prescindere di come ci sia arrivata, anche se sempre più si fa strada l'idea che certamente il cristianesimo non ha niente a che fare con l'ebraismo. Gesù non è il messia che gli ebrei aspettavano, e questo credo che anche molti cristiani ormai lo abbiano capito. Quindi la matrice di questo messaggio, quale è? La sintesi, la summa di regole di vita tirate fuori da un personaggio di nome Gesù che però andò in india a studiare nei monasteri e poi torno? Oppure è la sintesi della filosofia socratica e platonica per le nuove generazioni? Certamente c'è una pulsione interna di divino che tutti conosciamo (gli umani almeno) che ci porta a studiare il trascendente e a farci immaginare un trascendentale. Nessuno può dimostrare l'esistenza, ma nessuno può dimostrarne neanche l'inesistenza, soprattutto sotto il profilo logico della "necessità dell'esistenza". Rimane il percorso interiore da realizzare disconnettendo la ragione ed interrogano direttamente la luce dell'induzione, ma fare questo è molto pericoloso, poiché non siamo abituati, infatti si rischia di entrare in dimensioni sconosciute in cui ogni parametro materiale e spaziotemporale sparisce per cui si rischia di perdersi e non ritornare mai più o ritornare molto malridotti. Molti scomparsi, o pazzi di cui abbiamo notizia potrebbero essere individui che non preparati hanno tentato di intraprendere questa strada senza nessuna precauzione. Passare in un contesto multidimensionale con le proprietà spaziotemporali è uno stress energetico enorme per il fisico mortale. L'uscita (il punto spazio-temporale-energetico) verso l'altra dimensione è conosciuto in quanto in un preciso momento di questa dimensione con intense prove di meditazione si riesce ad entrarci ma quando ci si trova  già alla periferia dell'altra dimensione cambiano tutti i parametri e la stessa meditazione potrebbe non essere più utile per ritornare. Per questo motivo queste esperienze per quanto siamo un percorso assolutamente individuali, necessitano di un supporto continuo e graduale.
Dio esiste o meno, è un quesito dentro l'uomo ma sopratutto di utilità, nella paura di essere piccolo e solo dentro un universo di dimensioni incomprensibili, per la semplice natura umana di 70/80 anni. Forse la domanda di dio diventa una evasione da una domanda prima, chi è l'uomo, perché l'uomo, l'uomo è dio?
Perché dovrebbe esserci un dio supremo unico buono quando tutto il mondo è quanto meno dualeed in continua contrapposizione? Allora i Greci (e non solo) erano più coerenti nel ritenere l'esistenza di più dei, dalle caratteristiche più antropomorfe, che ideali e pure.
Spesso si ha paura di essere soli, di essere solo uomini, e di essere uomini soli. Dio ha bisogno degli uomini per completare la sua perfezione, l'uomo essendo imperfetto non ha bisognio di nessun dio per essere solo se stesso.
Anche avere un Dio è un ricatto per l'uomo. L'uomo che possiede degli averi è controllabile, l'uomo senza interessi è veramente libero
Giuseppe Turrisi