domenica 1 marzo 2015

Della conoscenza e della sovranità - (ARCHIVIO)

Della conoscenza e della sovranità
"cercare la conoscenza ovunque sia, questo è il mio credo, questa è la mia fede" (RUMI anno 1200)

Mettere dei punti fermi in un mondo cangiante, ma sopratutto cangiante per quel che ci appare, è una illusione che ci conforta e rassicura. La tecnologia, sovrastruttura necessaria all'evoluzione umana, passa sempre per immagini, archetipi e linguaggio anche questi in continua evoluzione. La battaglia di mettere rocce nel fiume che scorre sempre più impetuoso è  una lotta impari, che i partecipanti alla mutazione osano chiamare conservatori, allo stesso modo, i trasformatori della realtà, per un'ansia di rincorrere il tempo, quando invece è questo che ci divora ed uccide, vengono chiamati progressisti dai primi, ma entrambi perdono la concezione della sovranità umana che li accomuna nella loro intrinseca natura. Fermare il modno al conosciuto, o proiettarno nel futuro? Ma mentre si svogle questa "democratica" dialettica qualcuno conoscendo la debolezza umana gestisce comunque le sorti materiali del mondo. Figli di uno "spirito intelligente", ci allontanammo dalla "coscienza collettiva" per dare sfogo al materialismo che fu anche storico, uccidendo l'altra parte della nostra natura, che invece ci avrebbe esaltato, poiché l'unica che avrebbe potuto fare i conti con il potere del "tempo" in quanto di "natura superiore". Ciò che concepisce  il concetto di infinto, non può finire, cosi come il nulla avendo di già comunque una definizione non può essere niente in quanto la definizione stessa è di già qualcosa, se il principio di contradizione non si contraddice. Un viaggio che dall'infinito universale si manifesta in uno scorcio di spazio temporale che ci è conscesso vivere con il nostro valore dell'esserci, per poi rifuggine e scappare via alla nostra flebile attenzione nell'infinitesimale sconosciuto. Tanto grande ed incomprensibile cosi come tanto piccolo ed incomprensibile, ma solo nella totalità ed il dettaglio, cosi come nel caos e nella complessità, che attraverso la nostra percezione tutto esiste altrimenti niente assumerebbe valore, tra lo sforzo di leggere tutto atraverso leggi fisiche che di volta in volta vengono smentite. Il particolare assume forza nell'insieme, cosi come l'insieme nulla può senza il singolo potere dell'essere. Il concetto di valore, in forza alla vita solo nel tempo che trascorre, e solo perché la natura umana, per non ricominciare il suo percorso di conoscenza sempre dall'inizio, come virtù che lo distingue dall'animale,  offe il forziere della memoria e conoscenza; la "mente"  unico strumento di dominio dello spazio, ma non del tempo a cui invece è deputato lo spirito che lo trasale, ma questo scondo aimè non è conosciuto ai più, e sopratutto non è utilizzato per le sue funzioni trascendentali. Lo sviluppo della natura dell'uomo, può avvenire solo se insieme allo "sviluppo concettuale" di ordine materiale, vi è anche una "innovazione spirituale", che completano la conoscenza naturale, e questa potrà essere tale solo se tutti possono accedere e partecipare alla intelligenza collettiva. Se mai vi possono essere delle pietre da mettere in mezzo al fiume per fermare l'inutile distruzione che avanza, non può che orientarsi alla "sovranità umana" che si realizza solo nella "sovranità collettiva" che detiene la conoscenza e la consapevolezza della sovranità del proprio valore. Chi, compreso questo potere, lo eserciterà sulle masse diventando " discendenza superiore" e nessuna democrazia potrà  nulla se non solo nelle definizioni che rimangono sulla carta. Giuseppe Turrisi